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1.1Ruppemi l'alto sonno ne la testa
1.2un greve truono, sì ch'io mi riscossi
1.3come persona ch'è per forza desta;
2.1e l'occhio riposato intorno mossi,
2.2dritto levato, e fiso riguardai
2.3per conoscer lo loco dov'io fossi.
3.1Vero è che 'n su la proda mi trovai
3.2de la valle d'abisso dolorosa
3.3che 'ntrono accoglie d'infiniti guai.
4.1Oscura e profonda era e nebulosa
4.2tanto che, per ficcar lo viso a fondo,
4.3io non vi discernea alcuna cosa.
5.1"Or discendiam qua giù nel cieco mondo",
5.2cominciò il poeta tutto smorto.
5.3"Io sarò primo, e tu sarai secondo".
6.1E io, che del color mi fui accorto,
6.2dissi: "Come verrò, se tu paventi
6.3che suoli al mio dubbiare esser conforto?".
7.1Ed elli a me: "L'angoscia de le genti
7.2che son qua giù, nel viso mi dipigne
7.3quella pietà che tu per tema senti.
8.1Andiam, ché la via lunga ne sospigne".
8.2Così si mise e così mi fé intrare
8.3nel primo cerchio che l'abisso cigne.
9.1Quivi, secondo che per ascoltare,
9.2non avea pianto mai che di sospiri
9.3che l'aura etterna facevan tremare;
10.1ciò avvenia di duol sanza martìri,
10.2ch'avean le turbe, ch'eran molte e grandi,
10.3d'infanti e di femmine e di viri.
11.1Lo buon maestro a me: "Tu non dimandi
11.2che spiriti son questi che tu vedi?
11.3Or vo' che sappi, innanzi che più andi,
12.1ch'ei non peccaro; e s'elli hanno mercedi,
12.2non basta, perché non ebber battesmo,
12.3ch'è porta de la fede che tu credi;
13.1e s'e' furon dinanzi al cristianesmo,
13.2non adorar debitamente a Dio:
13.3e di questi cotai son io medesmo.
14.1Per tai difetti, non per altro rio,
14.2semo perduti, e sol di tanto offesi
14.3che sanza speme vivemo in disio".
15.1Gran duol mi prese al cor quando lo 'ntesi,
15.2però che gente di molto valore
15.3conobbi che 'n quel limbo eran sospesi.
16.1"Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore",
16.2comincia' io per voler esser certo
16.3di quella fede che vince ogne errore:
17.1"uscicci mai alcuno, o per suo merto
17.2o per altrui, che poi fosse beato?".
17.3E quei che 'ntese il mio parlar coverto,
18.1rispuose: "Io era nuovo in questo stato,
18.2quando ci vidi venire un possente,
18.3con segno di vittoria coronato.
19.1Trasseci l'ombra del primo parente,
19.2d'Abèl suo figlio e quella di Noè,
19.3di Moïsè legista e ubidente;
20.1Abraàm patrïarca e Davìd re,
20.2Israèl con lo padre e co' suoi nati
20.3e con Rachele, per cui tanto fé,
21.1e altri molti, e feceli beati.
21.2E vo' che sappi che, dinanzi ad essi,
21.3spiriti umani non eran salvati".
22.1Non lasciavam l'andar perch'ei dicessi,
22.2ma passavam la selva tuttavia,
22.3la selva, dico, di spiriti spessi.
23.1Non era lunga ancor la nostra via
23.2di qua dal sonno, quand'io vidi un foco
23.3ch'emisperio di tenebre vincia.
24.1Di lungi n'eravamo ancora un poco,
24.2ma non sì ch'io non discernessi in parte
24.3ch'orrevol gente possedea quel loco.
25.1"O tu ch'onori scïenzïa e arte,
25.2questi chi son c'hanno cotanta onranza,
25.3che dal modo de li altri li diparte?".
26.1E quelli a me: "L'onrata nominanza
26.2che di lor suona sù ne la tua vita,
26.3grazïa acquista in ciel che sì li avanza".
27.1Intanto voce fu per me udita:
27.2"Onorate l'altissimo poeta;
27.3l'ombra sua torna, ch'era dipartita".
28.1Poi che la voce fu restata e queta,
28.2vidi quattro grand'ombre a noi venire:
28.3sembianz'avevan né trista né lieta.
29.1Lo buon maestro cominciò a dire:
29.2"Mira colui con quella spada in mano,
29.3che vien dinanzi ai tre sì come sire:
30.1quelli è Omero poeta sovrano;
30.2l'altro è Orazio satiro che vene;
30.3Ovidio è 'l terzo, e l'ultimo Lucano.
31.1Però che ciascun meco si convene
31.2nel nome che sonò la voce sola,
31.3fannomi onore, e di ciò fanno bene".
32.1Così vid'i' adunar la bella scola
32.2di quel segnor de l'altissimo canto
32.3che sovra li altri com'aquila vola.
33.1Da ch'ebber ragionato insieme alquanto,
33.2volsersi a me con salutevol cenno,
33.3e 'l mio maestro sorrise di tanto;
34.1e più d'onore ancora assai mi fenno,
34.2ch'e' sì mi fecer de la loro schiera,
34.3sì ch'io fui sesto tra cotanto senno.
35.1Così andammo infino a la lumera,
35.2parlando cose che 'l tacere è bello,
35.3sì com'era 'l parlar colà dov'era.
36.1Venimmo al piè d'un nobile castello,
36.2sette volte cerchiato d'alte mura,
36.3difeso intorno d'un bel fiumicello.
37.1Questo passammo come terra dura;
37.2per sette porte intrai con questi savi:
37.3giugnemmo in prato di fresca verdura.
38.1Genti v'eran con occhi tardi e gravi,
38.2di grande autorità ne' lor sembianti:
38.3parlavan rado, con voci soavi.
39.1Traemmoci così da l'un de' canti,
39.2in loco aperto, luminoso e alto,
39.3sì che veder si potien tutti quanti.
40.1Colà diritto, sovra 'l verde smalto,
40.2mi fuor mostrati li spiriti magni,
40.3che del vedere in me stesso m'essalto.
41.1I' vidi Eletra con molti compagni,
41.2tra ' quai conobbi Ettòr ed Enea,
41.3Cesare armato con li occhi grifagni.
42.1Vidi Cammilla e la Pantasilea;
42.2da l'altra parte, vidi 'l re Latino
42.3che con Lavina sua figlia sedea.
43.1Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino,
43.2Lucrezia, Iulia, Marzïa e Corniglia;
43.3e solo, in parte, vidi 'l Saladino.
44.1Poi ch'innalzai un poco più le ciglia,
44.2vidi 'l maestro di color che sanno
44.3seder tra filosofica famiglia.
45.1Tutti lo miran, tutti onor li fanno:
45.2quivi vid'ïo Socrate e Platone,
45.3che 'nnanzi a li altri più presso li stanno;
46.1Democrito, che 'l mondo a caso pone,
46.2Dïogenès, Anassagora e Tale,
46.3Empedoclès, Eraclito e Zenone;
47.1e vidi il buono accoglitor del quale,
47.2Dïascoride dico; e vidi Orfeo,
47.3Tulïo e Lino e Seneca morale;
48.1Euclide geomètra e Tolomeo,
48.2Ipocràte, Avicenna e Galïeno,
48.3Averoìs, che 'l gran comento feo.
49.1Io non posso ritrar di tutti a pieno,
49.2però che sì mi caccia il lungo tema,
49.3che molte volte al fatto il dir vien meno.
50.1La sesta compagnia in due si scema:
50.2per altra via mi mena il savio duca,
50.3fuor de la queta, ne l'aura che trema.
51.1E vegno in parte ove non è che luca.
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