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1388

Rime

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1.1Te, Sisto, io canto, e te chiamo io cantando,
1.2non Musa o Febo, a le mie nove rime;
1.3come potrei senza tua aita o quando
1.4d'Elicona salir l'eccelse cime
1.5o del tuo monte, e teco al ciel poggiando
1.6co' detti alzarmi e col pensier sublime?
1.7Questo degg'io tentar, s'ogni altro or falle,
1.8da sollevarmi erto e sicuro calle.
2.1Dica altri il modo onde l'amica guerra,
2.2anzi il discorde Amor congiunga e tempre
2.3con l'aria il foco e con l'umor la terra
2.4in sì maravigliose e varie tempre;
2.5e come il ciel, che li circonda e serra,
2.6per tai contrari non si strugga e stempre
2.7e con legge immortal si volga intorno,
2.8di chiare stelle e di candore adorno.
3.1E come l'altre spere in giro porte
3.2la grandissima spera e la superna,
3.3e 'ncontra mova il sol per vie distorte
3.4tra mostri e fere a la fatica eterna;
3.5ch'ora tenebre, or luce, or vita, or morte
3.6nel suo partirsi e nel tornare alterna,
3.7tal che manca una cosa e l'altra avanza,
3.8e muta il mondo al variar sembianza.
4.1E che più affretti il sol di segno in segno
4.2a gir precipitando i giorni algenti,
4.3o qual intoppo tardi, o qual ritegno
4.4di fredda notte i lunghi corsi e lenti;
4.5o quel che volga il mare e 'l suo disdegno
4.6quasi ristringa, e mova e freni i venti,
4.7e vapori le nubi e quasi appenda,
4.8l'arco dipinga e le comete accenda.
5.1Ch'io nel parlar di te voci e parole
5.2tutte ineguali or trovo a quel ch'io penso,
5.3tanto penna d'ingegno avvien che vole
5.4sovra questo aer tenebroso e denso,
5.5sovra l'errante luna e sovra il sole,
5.6sovra ogni luce che risplende al senso
5.7in angelico tempio, ov'è lucente
5.8il sol che illustra ogni beata mente.
6.1Quinci religion, che il mondo a l'empio
6.2culto sottrasse ed a' fallaci inganni,
6.3per farsi del tuo petto un vivo tempio,
6.4scese volando a te sul fior de gli anni;
6.5e ti fece seguir il santo esempio
6.6di Francesco, vestendo i bigi panni,
6.7e consacrando a Dio la mente e 'l core
6.8t'accese tutto di celeste amore.
7.1E come duce suol che l'alte mura
7.2difende e schifa ingiuriosi oltraggi,
7.3così de l'alma tua candida e pura
7.4pose ella in guardia i pensier casti e saggi
7.5tra sensi lusinghieri, onde sicura
7.6di rea morte scacciò mille messaggi,
7.7e del superbo nostro empio nemico,
7.8che l'odio serba e 'l suo veneno antico.
8.1E poi con trionfale e grande insegna
8.2accampasti felice incontra il mondo
8.3con povertà, ch'ei tanto abborre e sdegna,
8.4sprezzando or, gemme, quasi inutil pondo,
8.5e la sua gloria, ond'abbagliar s'ingegna
8.6le nostri menti, e 'l suo piacer immondo;
8.7sete e fame soffristi, ardore e gelo,
8.8stanchezza e sonno, ed aspirasti al cielo.
9.1Qual mai di Sparta antica o ver di Roma
9.2faticoso guerrier cotanto valse,
9.3che sotto il fascio e sotto iniqua soma
9.4repente apparve ed improvviso assalse?
9.5Quei, benché fusse soggiogata e doma
9.6la barbarica terra e l'onde salse,
9.7ebber premio terren, corona e palma.
9.8Tu gloria eterna t'acquistasti a l'alma.
10.1E di mille trofei memoria appena
10.2riman senza vestigio in piaggia o 'n monte
10.3o 'n qualche solitaria inculta arena,
10.4tal che paventan Lete e Flegetonte;
10.5ma in parte più lucente e più serena,
10.6in cui non caggia il sole e non sormonte,
10.7i tuoi saranno ove il tuo duce avvampa,
10.8segnato ancor de la spietata stampa.
11.1Perch'ogni voglia a la ragion rubella,
11.2in guisa d'uom che miglior parte elegge,
11.3tu la rendesti ubbidiente ancella
11.4e la frenasti con severa legge:
11.5tal che d'ira o di sdegno atra procella
11.6non crollò l'alto imperio ov'ella regge,
11.7né di pronti desiri avida turba
11.8che 'l seren de la mente anco perturba.
12.1Qual fondamenti di mirabil opra
12.2loca architetto in parte ima e profonda,
12.3poi dove s'erga al ciel, dove si copra
12.4di peregrini marmi orna e circonda,
12.5e tutto d'or lucente è quel di sopra,
12.6né di ricchezze men che d'arte abbonda,
12.7tale al tuo contemplare anco facesti
12.8sostegni d'opre e di costumi onesti.
13.1E 'n contemplando il tuo divin pensiero
13.2non cercò falso onor, né gloria volse,
13.3non colorito di menzogne il vero,
13.4ma nudo e bello, e non coprillo o 'nvolse;
13.5e del parlar fallace e lusinghiero
13.6tutte l'arti conobbe e i nodi sciolse
13.7tutte l'oblique vie del laberinto,
13.8benché altri od erri o cada al laccio avvinto.
14.1Né pur scegliesti e quinci e quindi il meglio,
14.2come ape i fiori onde il suo nel si faccia,
14.3ma, quel che rado avvenne al tempo veglio,
14.4in quella luce onde ogni orror si scaccia
14.5vedesti Iddio non come forma in speglio,
14.6ma per sua rara grazia a faccia a faccia,
14.7non ben contento di vederne il tergo,
14.8poggiando in parte ov'ei si fece albergo.
15.1Ove non giunse Enoch, e meno intese
15.2forse di sua natura al ciel translato;
15.3non Elia, che pur anco al cielo ascese,
15.4come si stima, ad immortale stato;
15.5non sì alto Esaia mirando intese,
15.6non colui che descrive il carro alato;
15.7e più sublime il seggio e stabil chiostra
15.8più eccelsa sovra a tutt'a voi si mostra.
16.1Ed oltre l'ale, ond'egli intorno ascoso
16.2ed occulto si sta, mirare osasti
16.3quasi per sacro velo e velo ombroso;
16.4e col suo foco il tuo desir purgasti,
16.5de la sua gloria e de l'amor bramoso,
16.6l'alma pudica avendo e i pensier casti;
16.7e salisti con Paolo ove s'infiamma
16.8il nostro cor de la divina fiamma.
17.1E qual sublime augel che spiega il volo
17.2non temendo che rete il prenda o tardi,
17.3la mente peregrina alzossi a volo,
17.4e nel suo vero Sol fissò gli sguardi:
17.5anzi di tre gran Soli un Sol non solo
17.6scorgesti amando, onde t'illustri ed ardi,
17.7ed entrasti con Dio l'alta tenebra,
17.8quasi lucente al suo splendor latebra.
18.1Ma l'alma che sostenne eterna luce
18.2non s'abbaglia ne l'altre e non s'adombra,
18.3e le cose che fuori Iddio produce
18.4meglio comprende e nullo error l'ingombra;
18.5come imago del sole in mar riluce,
18.6e la veggiamo al dipartir de l'ombra,
18.7così mira ella i magisteri e i modi
18.8de l'opre sante, onde l'adori e lodi.
19.1E 'ntende, no 'l turbando invido affetto
19.2come il bel si comparte e si diffonde,
19.3e nel maraviglioso alto concetto,
19.4in cui fece la terra e 'l cielo e l'onde,
19.5e diede al mondo il suo lucente aspetto
19.6ch'involto fu di oscurità profonde;
19.7gli angeli pensi, e i suoi pensier sian opre
19.8in cui la gloria sua rivela e scopre.
20.1E come de' secondi almi splendori
20.2il più bello oscurò divin sembiante
20.3e si coprì di tenebrosi errori,
20.4fatto superbo e di se stesso amante;
20.5e contese nel ciel d'eterni onori
20.6fra l'angelo rubello e 'l più costante,
20.7e quel cader, quasi balen ch'avvampi,
20.8folgoreggiando da' celesti campi.
21.1E tutti quei, che 'l tergo a Dio rivolto,
21.2il ben fuggendo, fabbricaro il male,
21.3in caligine densa il chiaro volto
21.4cangiati e 'n negre le già candide ale;
21.5sapesti poi che 'n luogo ombroso e colto
21.6Dio pose l'uom, che diventò mortale,
21.7benché immortal fosse creato in prima,
21.8perché la data legge ei poco stima.
22.1Non potendo frenar l'ardito gusto,
22.2de l'arbore vietato il pomo coglie:
22.3però cacciato fu quell'uom vetusto
22.4di paradiso e la fallace moglie.
22.5Giusto il divieto, e quel gastigo è giusto,
22.6in cui prima vestir le rozze spoglie:
22.7la morte entrò nel mondo, e sparse il sangue
22.8l'empio fratel del suo fratello esangue.
23.1Contaminata de la colpa antica,
23.2l'umana stirpe empié cittadi e regni,
23.3sentì il tauro l'aratro e la fatica
23.4ed impresse ne' campi i lunghi segni;
23.5e gente a gente, oltre il dover nemica,
23.6fabbricò l'arme e conservò gli sdegni,
23.7anzi furo arme i cerri e l'alte querce;
23.8passò la nave il mar con ricca merce.
24.1Nacquer giganti, e smisurata possa
24.2gli fece a l'ira ed al furor sì pronti,
24.3e perché Etna non sia da lor commossa,
24.4come par che la fama orni e racconti,
24.5torre forse maggior di Pelio e d'Ossa
24.6e d'Olimpo innalzar, famosi monti,
24.7torre superba, in cui di varie lingue
24.8confuso è il suon che nulla età distingue.
25.1Già la terra di vizi in guisa è carca,
25.2che 'l diluvio l'inonda e calle asciutto
25.3non lascia, e salva è sol mirabil arca
25.4fra il ciel turbato e 'l minaccioso flutto,
25.5come la nave or tua, che l'onde varca;
25.6ma quella non conduce il popol tutto
25.7e molti esclude, e tu ciascuno accogli,
25.8e tra sirti gli scampi e duri scogli.
26.1Or qual fra gli altri ne l'antiche note
26.2celebrati misteri io volgo appresso,
26.3per cui scorgano l'alme a Dio devote
26.4come fusti dal cielo a noi promesso?
26.5Dirò di antico re, di sacerdote,
26.6lo qual figura Cristo e poi te stesso,
26.7che sacrifichi il pane, e giungi intanto
26.8il sommo sacerdozio al regno santo.
27.1O pur dirò di lui che 'l figlio offerse
27.2a Dio nel sacrifizio? e tu di quello
27.3in vece offristi il core, ed ei lo scerse,
27.4e lo gradì co 'l benedetto Agnello;
27.5te somigliò colui che 'l monte aperse
27.6con la sua verga al fonte, e 'l suo fratello
27.7che diè le scritte leggi, e tu l'adempi
27.8di grazia, e d'ambedue rinnovi esempi.
28.1Ma dove lo mio stil veloce è scorso
28.2per giunger di tue lodi a l'alma meta?
28.3Ché per troppo spronare è tardo il corso,
28.4né vengo in parte ove il desio s'acqueta;
28.5ma torno indietro, e te veggio io precorso
28.6ne' sacri studi tuoi, ché nulla il vieta
28.7quinci e quindi cercar doppio tesauro,
28.8di saper vago e non di gemme e d'auro.
29.1Ed or ne l'ombra de l'antica istoria,
29.2dove l'eterno Padre il Figlio accenna,
29.3or ne la viva luce e ne la gloria
29.4dove risplende, e con ben dotta penna
29.5lascia l'unico figlio alta memoria,
29.6e l'ali di volare al ciel n'impenna,
29.7contempli il vero, or dove altrui rivela
29.8suo spirto che s'oscura altrove e cela.
30.1E pria che d'alta parte al dolce suono
30.2la dotta lingua a ragionar tu sciolga,
30.3di saper t'empi, anzi di santo dono,
30.4d'ardente spirto onde si snodi e volga,
30.5e desti l'alme sorde al chiaro tuono
30.6e da gli occhi appannati il velo tolga;
30.7cominci poi come sonora tromba,
30.8per cui l'onor di Cristo alto rimbomba.
31.1E segui altrui d'eterna e santa pace
31.2spargendo il seme, il qual s'avanzi e cresca,
31.3e richiamando dal sentier fallace
31.4al dritto calle ond'a buon fin riesca;
31.5e quel ch'a l'alme giova e quel che piace
31.6temprando insieme, e lor prendendo a l'esca
31.7o ne le reti, che per farne acquisto
31.8cinser il mondo e fecer preda a Cristo.
32.1Ed or come maestro, or come padre
32.2emendi quegli errori ond'uom vaneggia,
32.3e d'opre giuste esempio e di leggiadre
32.4fai ch'in altri s'onori e 'n te si veggia;
32.5duce diventi alfin di sante squadre
32.6e diventi pastor di fida greggia,
32.7e poggi, al ciel mostrando il calle aperto,
32.8di grado in grado, e più di merto in merto.
33.1E sicura si sta la mandra umile,
33.2mentre cade la pioggia e 'l vento spira,
33.3da' fieri morsi e da l'inganno ostile
33.4del gran nemico suo, ch'acceso d'ira,
33.5come lupo rapace al chiuso ovile
33.6ne l'aer tenebroso intorno gira.
33.7E la profonda fame è il suo tormento
33.8perché tu vegli a la sua guardia intento.
34.1E tu risani ancor l'agnello infermo
34.2perch'altri non ammorbi, e tu 'l diparti;
34.3e se travia per loco incolto ed ermo,
34.4tu 'l riconduci a più sicure parti;
34.5tu dai salute e tu difesa e schermo;
34.6sai tutti di pastore i modi e l'arti,
34.7tu 'l guidi al pasco e tu lo scorgi al rivo,
34.8tu 'l meni a l'ombre ancor nel caldo estivo.
35.1Tal ch'ad opre maggiori eletto alfine
35.2ove sia meglio il tuo valor dimostro
35.3e 'l tuo saper insieme, intorno il crine
35.4cingesti in Vatican di lucid'ostro;
35.5e mentre paventò morti e ruine
35.6o pur giogo e catene il popol nostro,
35.7seco al governo de l'antica nave
35.8t'assise Pio, di senno e d'anni grave.
36.1E ne' secondi casi e ne gli avversi
36.2teco partia il timor, teco la speme;
36.3teco i consigli, e furo in te conversi
36.4gli occhi d'Italia e de le genti estreme,
36.5tanti pregi veggendo e sì diversi
36.6e sì rare virtù congiunte insieme,
36.7e 'n te speraro, e non speraro indarno,
36.8la Senna e 'l Reno, e non pur Tebro ed Arno.
37.1Quinci sublime al sommo grado ascendi,
37.2a l'altissimo seggio, e più non lece,
37.3se non se al cielo, onde le chiavi or prendi
37.4che ponno aprirlo, e sei di Pietro in vece;
37.5e reggi il mondo e più felice il rendi,
37.6simigliando colui che in prima il fece,
37.7di tre corone adorno in manto sacro,
37.8de la sua gloria lume e simulacro.
38.1Tu sei monte in cui l'arca e 'n cui la prisca
38.2legge si diè tra fulmini spiranti,
38.3perché il profan sia lunge e non ardisca
38.4tra i folgori e le nubi andar avanti;
38.5e monte in cui si veggia e riverisca
38.6divinità nel tramutar sembianti,
38.7come al trasfigurar lucente apparse
38.8e i raggi di sua gloria intorno sparse.
39.1E se a l'opre discendi, al ciel vicino
39.2s'erge il sacro metallo in sculti marmi,
39.3di barbarica mole in suol latino
39.4alzan le maraviglie or prose, or carmi,
39.5s'adornan templi e drizza ampio cammino,
39.6sono i tesori accolti in mezzo l'armi,
39.7perché doppia difesa è, s'io non erro,
39.8contra il doppio nemico e l'oro e 'l ferro.
40.1E mentre d'oriente ancor minaccia
40.2il barbaro tiranno ai lidi nostri,
40.3che fuggì dianzi, quasi belva in caccia,
40.4d'aquile o di leoni artigli o rostri;
40.5e là donde Aquilone il mondo agghiaccia
40.6spargono in noi venen tartarei mostri,
40.7tu al nostro scampo intendi a nessun parco,
40.8sprezzando del crudel gli strali l'arco.
41.1Tal valor tu conosci e tanta fede
41.2nel tuo buon duce e ne' guerrieri eletti,
41.3a la cui guardia l'auro ancor si crede,
41.4da spender poscia in sì lodati effetti,
41.5perch'adorin la santa e stabil sede
41.6novi popoli e regi, altri soggetti;
41.7e pria vedrem crollare Abila e Calpe
41.8ch'ella si scuota, ovver Pirene ed Alpe.
42.1E come agguaglia dal balcon sovrano
42.2il dì chiaro a la notte il sole in Libra,
42.3così le colpe del volere umano
42.4la tua giusta bilancia e i merti libra;
42.5e tai la tua severa e santa mano
42.6folgori di giustizia accenna e vibra,
42.7che 'l reo disgombra e 'l vizio si dilegua,
42.8né fra se stesso ancor ha posa o tregua.
43.1Non tenebrosa notte od aer fosco
43.2può coprir le rapine, od ampia torre
43.3od orrida spelonca o folto bosco,
43.4ove il ladron solea le prede accorre;
43.5spalma la nave e dal mar d'Adria al Tosco
43.6muta sicuro altri le merci o corre,
43.7seccasi la palude, e fonti ed urne
43.8son fatte a l'acque e vie quasi notturne.
44.1Roma abbonda e risplende e 'n lei favilla
44.2non è di guerra o ne l'Italia accesa,
44.3ma in lieta libertà pace tranquilla
44.4acqueta ogni discordia, ogni contesa,
44.5simile a quella che nel ciel tranquilla
44.6le menti: or chi più loda ardita impresa?
44.7chi prepone al canuto alto consiglio
44.8la sanguigna vittoria e 'l suo periglio?
45.1Qual provvedere in terra è più sicuro
45.2del tuo, che miri da sublime parte?
45.3Come Tifi tra l'onde o Palinuro
45.4od altro illustre per famose carte,
45.5Orion d'oro armato e 'l pigro Arturo
45.6veggendo e l'altre stelle in ciel cosparte,
45.7e i venti udendo mormorare in grembo
45.8al mar, predici la tempesta o 'l nembo.
46.1O voi, che l'Appenino e l'Alpe alberga
46.2ed inonda il mar d'Adria e 'l mar Tirreno,
46.3greggia ben sete de la santa verga;
46.4e voi, che lava Senna ed Istro e Reno,
46.5e quell'onde ove par che 'l dì sommerga
46.6la chiara luce, e lor s'acqueti in seno;
46.7e voi, che 'l sol mirate uscir di Gange
46.8appresso il lido ch'ei percuote e frange;
47.1e voi gelidi Sciti e Mauri adusti,
47.2e voi che date il Nilo al verde Egitto,
47.3e voi che sete oltre i confini angusti
47.4che pose a' naviganti Alcide invitto,
47.5a voi sante vestigia e passi giusti
47.6segna e di andarne al ciel il cammin dritto
47.7il vicario di Cristo; a voi sì lunge
47.8la sua infinita provvidenza or giunge.
48.1Voi che volgete il ciel, menti superne,
48.2sì ch'un passo non erra in suo viaggio
48.3o luna, o sole, o l'altre stelle eterne,
48.4né spunta a caso in oriente un raggio,
48.5or lui mirate, e chi ben dritto scerne
48.6non meno è giusto in governando o saggio,
48.7e ne gli ordini suoi non vede alcuna
48.8colpa d'arte o di caso o di fortuna.
49.1Ma tu, padre e signor, che freni e reggi
49.2quei che lor fallo non indura e 'mpetra
49.3con le divine e con l'umane leggi,
49.4con podestà fondata in salda pietra,
49.5tu che gli erranti indrizzi e lor correggi,
49.6tu grazia mi concedi e grazia impetra,
49.7ch'io son per merto indegno e gelo e tremo:
49.8così manca il vigor nel corso estremo.
50.1Né già chiedo io mercé d'opere illustri,
50.2né, se fosse mercé, grazia sarebbe,
50.3ma dopo il vaneggiar d'anni e di lustri
50.4perdono a quelle colpe onde m'increbbe;
50.5e le tenebre mie la gloria illustri
50.6che santa lingua e santa penna accrebbe,
50.7perch'io te miri al sol con gli occhi affissi
50.8premer vestigia d'infiniti abissi.
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