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1221

Rime

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1.1Già spiegava l'insegne oscure ed adre
1.2Morte nel freddo e tenebroso volto
1.3d'alta regina e non parea superba,
1.4benché lo spirto abbia nel fin disciolto
1.5e renda il corpo a la sua antica madre
1.6e tronchi il fiore e mieta il frutto in erba:
1.7perché quel viso estinto in sé riserba
1.8il primo onore, e maestà non fugge
1.9da quel candor ch'impallidito agghiaccia,
1.10né la disperde o caccia
1.11l'ombra crudel che lui d'intorno adugge;
1.12ma, come fra le spoglie e fra le palme
1.13sovente il vincitor di nobil terra
1.14i costumi de' vinti ancor non sdegna,
1.15par che sì mansueta in lei divegna
1.16chi vinse il suo mortal con lunga guerra
1.17e scosse lei di belle e care salme;
1.18e mentre fra le caste e nobili alme
1.19la più nobile e casta al ciel ritorna,
1.20Morte spietata di pietà s'adorna.
2.1Morte ogni duro core accende e spetra
2.2e sembra un dolce sonno in que' begli occhi,
2.3un bel silenzio in quella fredda lingua,
2.4materia da coturni e non da socchi.
2.5Né fu scolpita mai gelida pietra
2.6d'atto sì vivo che 'l dolor distingua
2.7e desti mille affetti e mille estingua,
2.8come 'l volto real mentre ella giace
2.9e si riposa tra 'l dolente coro
2.10su la porpora e l'oro
2.11in placida quiete e 'n santa pace;
2.12e le meste Virtù, ch'a piè le stanno,
2.13le fur compagne in terra; e chi più s'ange,
2.14è la più lagrimosa e la più bella;
2.15e fra 'l pianto de gli altri e la procella
2.16par soave armonia quant'or si piange;
2.17pur tempra la sua lode il loro affanno,
2.18e, se repente dopo lei non vanno,
2.19solo quella che 'l velo onora e guarda
2.20l'incominciato volo affrena e tarda
3.1E ne l'invitto Alfonso arde e sfavilla
3.2con vari modi e 'l duol s'avanza e l'empie,
3.3e cresce amore e 'nsieme il suo tormento.
3.4Né 'l fato accusa o l'aspra sorte o l'empie
3.5Parche; né freme tra Cariddi e Scilla,
3.6né 'n duro scoglio mormorando il vento,
3.7come il dolor che trova al suo lamento
3.8ogni varco rinchiuso e dentro ferve,
3.9ove non è chi loda o chi risponda;
3.10né la ragion v'affonda
3.11perch'ogni voglia al fin s'acqueta e serve;
3.12ma pur membrando i tempi lieti e i mesti,
3.13gli atti benigni e gravi e le sembianze,
3.14e quel lume del cielo in terra apparso
3.15e poi del mondo dileguato e sparso,
3.16e 'l desio de' figliuoli e le speranze
3.17che la gloria immortal gl'infiammi e desti
3.18de l'uno e l'altro Alcide, alme celesti,
3.19e 'l suo vedovo albergo e l'alta reggia,
3.20in gran tempesta di pensieri ondeggia.
4.1Ma l'Italia di stridi il cielo empiendo
4.2e sparsi i crini e gli occhi in lei conversi
4.3squallida pianse e miserabil vecchia:
4.4"Barbara è morta, oimè! quai casi avversi
4.5o qual percossa più mortale attendo?
4.6Che minaccia Fortuna ed apparecchia?
4.7Ma se affanno e martir di rado invecchia,
4.8questo m'uccida e sia l'estremo colpo
4.9che mi trafigga l'alma e passi il core
4.10col pungente dolore,
4.11ché se mi trae di vita io non l'incolpo.
4.12Oimè! l'alma real di puro velo
4.13vedendo cinta e di leggiadri nodi
4.14sperai già troppo: or se ne scinge e spoglia
4.15perché rimanga in me perpetua voglia,
4.16ché di veri miei pregi e d'alte lodi
4.17serbo amara memoria e non la celo,
4.18benché sia fatta sì odiosa al cielo;
4.19e sotto al sol turbato, a l'aura fosca
4.20a gran pena me stessa e lui conosca.
5.1Io veggio frali in me, se non inferme,
5.2le membra afflitte e son domata e vinta,
5.3ed amo il peso che più volte ho scosso.
5.4Archi e teatri e simulacri e terme
5.5mirai distrutti e quella gloria estinta
5.6ch'adombrava l'imperio allor commosso.
5.7Metalli e marmi io più drizzar non posso
5.8a gloriosi; anzi tra 'l mare e l'Alpe
5.9respingo a pena e 'n su gli alpestri gioghi
5.10i barbarici gioghi,
5.11e già facea tremare Abila e Calpe,
5.12Atlante, Olimpo, e tolsi e diedi i regni,
5.13vidi insegne e trofei giacer, deposto
5.14a la statua d'Augusto il gran diadema:
5.15la Spagna m'inchinava e l'India estrema,
5.16le parti d'Austro e d'Aquilone opposto,
5.17e tranquillai quell'ire e quelli sdegni;
5.18onorai d'alti premi i chiari ingegni;
5.19cinsi la terra e quasi il mar profondo
5.20di schiere e d'arme, e fei le mura al mondo.
6.1Ma, qual incendio che s'infiammi e sparga,
6.2da gli aspri monti ne' miei dolci campi
6.3più volte si versò spietato orgoglio
6.4perch'una volta appresso l'altra avvampi
6.5e sempre sia di sangue altrui più larga;
6.6e vidi presa Roma e 'l Campidoglio,
6.7né rupe in Apennino o 'n mare scoglio
6.8da' barbari sicuro, e intorno 'ntorno
6.9piene tutte le piagge e tutti i lidi
6.10d'orrida morte i' vidi,
6.11e vergognoso oltraggio e grave scorno.
6.12Ma 'n questa mia gentile e vaga parte
6.13dove l'Adria s'allaga e 'l re de' fiumi,
6.14la stirpe d'Azzo ebbe sì il cielo amico
6.15che difese l'onore e 'l nome antico,
6.16la sua fé, le sue leggi e i suoi costumi;
6.17e son di lei tante vestigia sparte,
6.18tante illustri memorie in vive carte,
6.19onde vecchia sperai, che più s'apprezza,
6.20caduco onor di giovenil fortezza.
7.1Tu d'augusti e di re sorella e figlia,
7.2d'alta progenie che l'imperio accrebbe
7.3e duo mondi domò, ma vinse a Cristo,
7.4né per Cristo donarli ancor gl'increbbe,
7.5speranza m'aggiungesti e meraviglia,
7.6tal ch'obliava ogni mio vano acquisto,
7.7e col tuo sangue al mio confuso e misto
7.8credeva alzarmi al cielo: or teco insieme,
7.9Barbara, i' caggio, e teco giaccio e teco
7.10ogni mio lume è cieco:
7.11oh credenza fallace, oh falsa speme!
7.12Per te barbaro nome amai pur dianzi
7.13ch'era odioso, or me 'n rimembro e torpo;
7.14per te stimai vil danno ogni ruina.
7.15Or faccian sacra tomba, alta regina,
7.16ogni sparso edificio al nobil corpo,
7.17ogni mole caduta, e i monti avanzi
7.18quanti ne fian, quanti ne furo innanzi;
7.19e se 'l mio grembo stretto e picciol sembra
7.20sia l'Europa sepolcro a queste membra".
8.1Così disse l'Italia; e del suo pianto
8.2corse torbido il Po su l'alta riva,
8.3e lagrime spargea con dogliose urne,
8.4e gran rimbombo e sospiroso usciva
8.5da la Parma e dal Taro e Mincio e Manto;
8.6e Barbara sonar l'aure diurne,
8.7Barbara risonar l'aure notturne,
8.8e Barbara fremean le selve e i colli,
8.9Barbara mormorava il mar vicino,
8.10Barbara l'Apennino
8.11pur come turbo i tronchi offenda e crolli
8.12e 'naspri il verno e cresca il nembo, o come
8.13si veggia senza il sole il ciel rimaso;
8.14e mugghiava il Tirren che l'onde imbianca
8.15or su la destra sponda or su la manca,
8.16e piangean le sorelle il mesto occaso;
8.17donne e donzelle con incolte chiome
8.18su l'Arno sospirar l'amato nome;
8.19e 'n suon, qual non udì Cefiso ed Ebro,
8.20Barbara ancor chiamò gemendo il Tebro.
9.1E le voci d'Italia e i mesti accenti
9.2oltra l'Alpe nevose ancor s'udiro,
9.3e la funebre pompa e le facelle
9.4sol quelle somigliar che 'n lungo giro
9.5il gran re de la Persia a varie genti
9.6già dispose fra l'India e 'l varco d'Elle;
9.7col grande annunzio pur d'alte novelle
9.8così tosto affrettò la Fama il passo,
9.9anzi 'l volo spiegò con l'ali impigre,
9.10appo cui lenta è tigre
9.11e 'l volar d'ogni augello è tardo e basso;
9.12mille sonanti lingue ancor disciolse
9.13Cesare invitto, e i gloriosi regi
9.14ne l'occidente empié d'amaro lutto;
9.15né Germania ritenne il viso asciutto,
9.16ma senza l'or, senza ornamenti e fregi
9.17vestissi a bruno e duol con duolo accolse;
9.18e come rimbombò mentre si dolse
9.19l'Istro e l'Ercinia e via più lunge Ardenna,
9.20scriver non può questa mia stanca penna.
10.1Ma tu, salita da gli oscuri abissi
10.2di questo umano oblio, da l'orrid'ombre
10.3fra cui s'oscura ogni celeste raggio,
10.4di maraviglia e di piacer t'ingombre
10.5mirando i lumi erranti e i lumi fissi
10.6sotto a' be' piedi, e 'l sole e 'l suo viaggio
10.7che ne ritoglie e torna aprile e maggio,
10.8che ti par strada obliqua e strada angusta,
10.9mentre vola il tuo spirto e ti conduce
10.10al ciel ch'è pura luce,
10.11ed incontri per via l'anima augusta
10.12e l'altre così belle e così degne
10.13che già portaro in terra il grave incarco
10.14di corone e di scettri, e 'nsieme ascendi;
10.15ed ambo gli emisperi a scherno prendi,
10.16e stimi l'oceano un picciol varco
10.17dove spiegar le gloriose insegne;
10.18e 'nfiammi in Dio ciò che raffredda e spegne
10.19la morte al mondo; e già del Re superno
10.20vedi la gloria in quel trionfo eterno.
11.1Canzon, se fama antica oggi non mente,
11.2bebbe Artemisia, con lodato esempio,
11.3il cener freddo; il mio signor la fiamma
11.4mandò nel casto petto e se n'infiamma,
11.5e non arse più bella in sacro tempio:
11.6non dirlo a lei, che d'amor vero ardente
11.7fra que' divini cori il vede e sente;
11.8ma il narra a la sorella: essa ti prenda,
11.9e i miei lamenti e l'altrui lodi intenda.
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