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517

Rime

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1.1Già s'era intorno la novella udita
1.2de la morte d'Alcide, a le cui spalle
1.3la Chiesa il suo gran peso avea commesso:
1.4l'Italia si dolea ché 'n dubbio calle
1.5vedea di Dio la greggia errar smarrita
1.6e gl'inimici lupi aver già presso.
1.7E qual è di dolor segno sì espresso
1.8che non mostrasse allor? Dicanlo i rivi,
1.9a cui col suo gran pianto accrebbe l'onde;
1.10ditel voi, che di fronde
1.11con gli accesi sospir, boschi, vi ha privi;
1.12Eco, dì 'l tu, ch'altronde
1.13tanti mai non udisti aspri lamenti,
1.14né l'iterasti in sì pietosi accenti.
2.1Ma ne l'alma città ch'inonda il Tebro,
2.2com'ella maggior parte ebbe nel danno,
2.3così di duolo maggior segno apparse,
2.4qual mostrò allor che 'l suo fiero tiranno,
2.5di furore e di sdegno insano ed ebro,
2.6lei di voraci fiamme intorno sparse
2.7e le colonne e gli archi e i templi le arse,
2.8e ciò che prima alzar gli antichi Augusti,
2.9ché memoria del fatto anco non langue;
2.10e sol poscia col sangue
2.11forse bramò de gl'innocenti e giusti
2.12(ahi, più crudel d'ogni angue!)
2.13spegner l'incendio rio, che 'n un sol punto
2.14l'opre di tanti lustri avea consunto.
3.1Or nel danno comun, nel novo lutto
3.2de l'umil plebe e de gli eccelsi padri,
3.3fra querele e sospir sì spesse e tanti,
3.4dentro premendo i pensier foschi ed adri
3.5sol mostra il gran Francesco il ciglio asciutto
3.6ed assai men turbati atti e sembianti.
3.7Ma pur, benché di nero il mondo ammanti
3.8l'ombra che fuor del terren grembo sorge,
3.9e 'l ciel spieghi i bei lumi in lui contesti,
3.10egli tien gli occhi desti,
3.11né quiete a le membra afflitte porge
3.12ned a gli spirti mesti;
3.13e, mentre pensa a l'aspre sue sventure,
3.14ondeggia in ampio mar d'acerbe cure.
4.1Al fin quando ogni lampa in cielo appare
4.2più fosca, quasi lume a cui già manche
4.3il nutritivo umor che lo mantiene,
4.4gli serpe a forza il sonno entro le stanche
4.5luci e i sogni n'apporta, onde gli pare
4.6d'esser translato in parti alte e serene.
4.7Ed ecco quivi intanto a lui ne viene
4.8il sacro Alcide: oh, come gli occhi e 'l volto
4.9venerando ed altero, e come queto
4.10vista! oh, come lieto
4.11in atti! oh, come in quei dimostra sciolto
4.12del suo core il secreto!
4.13Cinto ha d'ostro le membra e 'l crin di stelle,
4.14e quinci e quindi sparge auree fiammelle.
5.1Repente un novo orror per l'ossa scorre
5.2al saggio suo nipote e gli s'agghiaccia
5.3il sangue intorno al core e si costringe;
5.4pur distende ver quel l'amiche braccia;
5.5ma quel, che cerca tra le man raccorre
5.6gli atomi, sol il vento e l'aria stringe:
5.7onde nel volto di rossor si pinge,
5.8poi dice: "Padre, a me chi ti riduce?
5.9Forse ritorni ad abitar là giuso?
5.10o pur ha noi deluso
5.11vano rumore, e tu d'umana luce
5.12godi nel corpo chiuso?
5.13Ché pura forma e di materia scossa
5.14com'è ch'esser de gli occhi oggetto possa?"
6.1Allora quel da luogo eccelso e chiaro
6.2e di lucenti e spesse stelle adorno,
6.3le quai mente divina informa e move,
6.4incominciò: "Verace fama intorno
6.5di me si sparse, e 'l passo altrui sì amaro
6.6lieto varcai, ch'i piè mi resse Giove.
6.7Or vuoi l'amor, ch'a mille segni altrove
6.8già d'averti dimostro a te rimembra,
6.9che te de' fatti tuoi renda presago.
6.10Io di lieve aer vago
6.11formato a me medesmo ho queste membra,
6.12del corpo vana imago;
6.13ma, perché punto il tempo unqua non tarda,
6.14miei detti accogli e serba, e 'n giù risguarda,
7.1Mira là quella turba in un ridutta
7.2da più parti, e 'n più parti e 'n sé divisa
7.3ed in somma discordia, or sì concorde,
7.4com'ella il cielo ad espugnar s'avvisa
7.5col valor de' giganti ond'è condutta,
7.6né di se stessa par che si ricorde.
7.7Oh, quante incontra Dio profane e lorde
7.8lingue son mosse! oh, quante inique spade!
7.9oh, quanti monti un sovra l'altro eretto!
7.10Ove ed a qual effetto
7.11ne vanno? onde tal rabbia? onde in lor cade
7.12sì reo, sì folle affetto?
7.13Deh! qual confusion in voi si vede
7.14di lingue sì, ma più d'opre e di fede?
8.1T'armerà Dio di folgori tremendi
8.2la forte destra a ciò che i sacri tempi
8.3securi sian da questi iniqui e stolti.
8.4Ecco, io tonar già t'odo; ecco già gli empi
8.5smarriti al fiammeggiar de' lampi orrendi;
8.6eccoli già percossi e in fuga volti.
8.7Saran tra le ruine altri sepolti
8.8de le gran moli a danno lor composte;
8.9fian da le fiamme in polve altri conversi,
8.10altri n'andran dispersi;
8.11altri, con l'alme al ben oprar disposte,
8.12da lo stuol de' perversi
8.13si ridurran sotto tue fide scorte,
8.14e tu loro aprirai del ciel le porte.
9.1Ma, pria che questo avvenga, al tuo destino
9.2tu medesmo un sentier largo prepara
9.3e 'n sino ad or t'infiamma a nobil guerra;
9.4e perché possi ogni superba avara
9.5voglia sprezzar, tien giù lo sguardo chino
9.6e vedrai quanto è angusta e vil la terra,
9.7e in quanto breve giro in lei si serra
9.8la vostra gloria e la potenza umana,
9.9che così par ch'ogni mortale apprezze.
9.10Deh! saran sempre avvezze
9.11le vostre menti in seguir l'ombra vana
9.12del ben, fama e ricchezze,
9.13ch'acquistate in molti anni e ch'in brev'ora
9.14l'ingordo tempo al fin strugge e divora?
10.1Vedi come la terra in cinque cerchi
10.2distinta giace, e che ne son due sempre
10.3per algente pruina orridi e inculti;
10.4deserto è il terzo ancora, e che si stempri
10.5pare e si sfaccia ne gli ardor soverchi.
10.6Restan sol quelli frequentati e culti,
10.7ma sono a l'un de l'altro i fatti occulti.
10.8Quante interposte in loro e vaste e nude
10.9solitudini scorgi, e 'n ogni parte,
10.10quasi macchie cosparte,
10.11lor come isole il mare intorno chiude!
10.12E quel che 'n voce e 'n carte
10.13è oceano chiamato ed ampio e magno,
10.14che sembra or se non un picciol stagno?
11.1Omai dunque da l'ime a le supreme
11.2parti il cor volgi e lieto al ciel aspira,
11.3onde l'animo nostro origin prende
11.4ché questo, il qual de' globi intorno gira
11.5ordin meraviglioso unito insieme
11.6per man del Mastro eterno, in sé t'attende.
11.7E questa, che del cielo il moto rende
11.8dolce armonia mista d'acuto e grave,
11.9a cui pur dianzi chiusi eran tuoi sensi,
11.10ti desti; e quindi accensi
11.11tuoi spirti sian di sacro ardor soave,
11.12sin ch'altro miri e pensi".
11.13Così detto ei disparve; a quegli il seno
11.14restò di gioia e di stupor ripieno.
12.1Piangano gli altri il chiaro Alcide estinto:
12.2canzon, tu canta lui che 'n cielo è divo,
12.3e vive in terra ancor nel gran nepote:
12.4questi è ben tal che puote
12.5far che 'l mondo di lui non paia privo;
12.6né fian d'effetto vuote
12.7l'alte speranze già da noi concette,
12.8s'egli è pur ver che Febo il ver ne dette.
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