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Resposta de la Probità

Silve

PoeTree.it

1.1La gran regina ch'ha sì piccol stato,
1.2non per demerti suoi, ma per defetto
1.3del mondo avaro, empio, superbo e ingrato,
1.4essendo ancor sdegnata nello aspetto
1.5per lo incivil parlar ch'aveva inteso
1.6da me, che me tenea per bon sugetto,
1.7– Donque stime –, dicea, – de tanto peso
1.8le ingiurie de costor, che son de sorte
1.9che quel ch'a' mei le fa, resta esso offeso?
1.10Se fusse cortegian de la mia corte
1.11vero, come ch'in te sempr'ebbe fede,
1.12pria che lasciarme elegereste morte.
1.13Ch'in mei decreti iusti e santi crede,
1.14se per me pate, il ciel per lui vendetta
1.15in qualche tempo sempre far se vede;
1.16né son però fra lor così reietta
1.17che chi 'ngannar la gente umana vòle,
1.18non finga d'esser un de la mia setta,
1.19del che certo me pesa molto e dole,
1.20che sotto mio pretesto alcun mortale
1.21schernito sia con fatti o con parole.
1.22Ma l'utile e 'l piacer con spiegate ale
1.23de tale acquisto passeno qual vento,
1.24e l'infamia di poi resta immortale,
1.25e nel seno non ha minor tormento
1.26che Tizio lacerato dal vultore,
1.27quel che talor de fuor par sia contento.
1.28Non è così sfacciato traditore
1.29che chi l'esalta e lauda e de' mei 'l chiama,
1.30non dimostri letizia aver nel core:
1.31donque ch'importi la mia bona fama,
1.32a questo segno sol tu pòi vedere,
1.33ch'un scelerato al suo despetto l'ama.
1.34Descesa son da le celeste sfere
1.35per abbitare nell'umana mente,
1.36e chi in essa m'alberga, ha gran piacere,
1.37conforto nelli affanni per me sente,
1.38conscio de l'opre sue, non ha paura
1.39de iniusto biasmo e scorno fra la gente.
1.40Contrario vento poi sempre non dura:
1.41se agitata sono or e vo dispersa
1.42per la procella nebulosa e scura,
1.43non son però, Fileremo, summersa,
1.44e la dolce speranza de salute
1.45vive pur franca e ancor non l'ho mai persa,
1.46e non perisce l'inclita virtute,
1.47si ben talora fluttua in tempesta,
1.48ch'un nume par ch'al fin sempre l'aiute.
1.49Se a la gran turba ignara ora è molesta
1.50la mia fameglia, ancora serà grata
1.51in qualche loco o tempo o a chi poi resta:
1.52sarà come talor arbor piantata,
1.53che tardi cresce e 'l frutto god'in pace
1.54con gran piacer la descendenza amata;
1.55ma quelli a chi amicizia mia non piace,
1.56com'i denti de Cadmo ancor faranno,
1.57seme a se stesso nato empio e audace,
1.58ché 'l fine in lor ritornerà ogni danno,
1.59e come la virtù premio è a se stessa,
1.60così a l'oposto i vizi suoi seranno.
1.61Da magior doglia fia lor mente oppressa,
1.62quando da iusto merto aran la pena,
1.63ch'e' mei che paten per iniuria espressa:
1.64però repiglia, o mio Fregoso, lena,
1.65né te smarire a seguitar l'impresa,
1.66ch'un'ora contentar te può serena;
1.67fatica alcuna a' mei per me non pesa,
1.68anzi in quella cità dove mie leggi
1.69sono osservate, non è mai contesa;
1.70ma si pensi altrimenti, tu vaneggi,
1.71e seguendo costor, se la quïete
1.72cerchi nel viver tuo, via trista eleggi.
1.73Estingue donque l'ambiziosa sete
1.74con la dolce acqua che da' studi scende
1.75nelle menti e le fa serene e lete:
1.76e chi a ben cultivar l'animo attende,
1.77se nel cor ha pensier amar nocivo,
1.78questa lo purga, il sana e dolce il rende;
1.79mai non arai alcun desio eccessivo,
1.80con questa temperando le tue voglie,
1.81tal che l'animo tuo se farà divo.
1.82Ma a' mei nimici sempre un pensier boglie
1.83pestilente nel petto e sì morboso
1.84che offende a chi quel alito recoglie:
1.85però vive da lor longe e ascoso
1.86e in le travaglie tue più che pòi leto,
1.87ch'ancora arai per me qualche reposo,
1.88se fallace non è divin decreto –.
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