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1.1Ridente in vista e con parlar umìle,
1.2Filelio disse: – Crudeltà e fierezza
1.3in te trovar me parea un atto vile,
1.4ma la persona a mal costumi avezza
1.5el seguita talor senz'altra cura,
1.6qual conoscendo poi, spesso lo sprezza.
1.7Donque s'io te ripresi, in te natura
1.8gentil però conobbi, ma dubbiai
1.9di mal'usanza, che l'ingegno fura,
1.10sì che tua dotta scusa ametto omai,
1.11poi te rengrazio che m'hai fatto udire
1.12cosa da me più non udita mai;
1.13ma teco voglio alquanto conferire
1.14de questo caso inusitato e strano,
1.15el qual narrando, fatto m'hai stupire.
1.16Io non so imaginar ch'alcuno umano
1.17ascender possa a tanta intelligenza,
1.18s'altri l'arduo camin non li fa piano:
1.19con tanti studi e tanta diligenza,
1.20con tanti precettori raro vedo
1.21alzarse alcuno al grado de eccellenza,
1.22però sì facilmente io non concedo
1.23che questo avesse in sé sì bei discorsi
1.24come dicesti, e a ragion sol credo.
1.25Che se de quel ch'io dico hai dubbio forsi,
1.26mira il villan de i boschi abitatore,
1.27che par silvaggio poco men de gli orsi:
1.28e questo, de l'uman consorzio fuore,
1.29nella solitaria isola educato,
1.30non deve esser d'ingegno inferïore? –.
1.31E io a lui: – Tu sai che l'omo è nato
1.32fra gli animali sol contemplativo,
1.33però da' Greci è àntropo chiamato;
1.34questo era solo e non d'ingegno privo,
1.35vedeva il cielo sopra sé girare,
1.36el chiaro Apollo e ogni fulgente divo
1.37l'ordine eternamente suo servare:
1.38non avendo altro obietto che 'l sviasse,
1.39che devea alora del suo ingegno fare?
1.40Forza è pur che qualcosa imaginasse
1.41de quelle quale avea sempre presente
1.42volgendo le sue luci or alte or basse,
1.43sì che, Filelio, io credo facilmente
1.44discurresse assai più ch'io non t'ho detto,
1.45essendo sol segnor de la sua mente.
1.46Era il pensar il primo suo diletto,
1.47non ambizion, lascivia, odio, avarizia,
1.48né vigil cure erangli entrate in petto,
1.49però del cielo meritò amicizia,
1.50però dal primo Sol credo ascendesse
1.51luce in la mente sua molto propizia.
1.52Né credo ch'altramente Adam facesse,
1.53quando col mio discorso adietro io torno,
1.54prima che 'l grave eccesso commettesse:
1.55la puritate e Dio perse in un giorno,
1.56da poi che 'l miser ebbe compagnia
1.57che fu de l'uman seme il grave scorno.
1.58Piègate donque a la sentenza mia
1.59e tien per certo che ciascun mortale
1.60per sua natura de saper desia,
1.61e una informazione naturale
1.62ha ognun de voltarse al ciel con prieghi,
1.63quando per sorte avvien che patì male;
1.64però, Filelio mio, si tu me neghi
1.65ch'aver potesse in sé tal cognizione,
1.66incontra il vero le bandiere spieghi.
1.67Non sai che la fatal stella dispone
1.68tanto talor alcun, che da sé imprende
1.69quel facilmente ove l'ingegno pone,
1.70ché 'l raggio suo celeste in cor gli accende
1.71un desio tal de l'arte a quale inclina,
1.72ch'in quella di poi fa prove stupende?
1.73Com'a la rondinella peregrina
1.74è natural far nido e il leve volo,
1.75così a noi li discorsi e la dottrina.
1.76Beato è chi ben opra il suo star solo
1.77e de la vulgar turba non fa stima,
1.78piena de vanitate, errore e dolo,
1.79e se revolge a quella causa prima
1.80che sparge i raggi dal suppremo mondo
1.81in questo nostro e ancor nella parte ima.
1.82Come alor fece 'l giovenetto mondo
1.83di cure, che se volse al gran pianeta
1.84che la terra fa viva e 'l ciel giocondo,
1.85così cercar de' ognun vita quïeta,
1.86volgendo il pensier suo a quelle cose
1.87che l'anima puon far sapiente e lieta,
1.88non a imprese bestiale e sanguinose –.
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