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Discorsi cottidiani non vulgari de Antonio Fileremo Fregoso Cavaliero a l'ornatissimo Bartolomeo Simoneta da ogni banda erudito

Silve

PoeTree.it

1.1Soglio discorrer col pensier sovente
1.2e incontrarme spesso in tal subietto
1.3che gran trastullo prendo in la mia mente;
1.4ma a ciò che sol non goda del diletto,
1.5per quanto sia l'ingegno mio potente,
1.6esprimer chiaro cercarò il concetto
1.7de questi mei discorsi, non per gloria,
1.8ma per darte di me qualche memoria.
2.1Stando a considerare infra me stesso
2.2sopra l'opre mirabil de Natura
2.3con quel iudizio che m'ha 'l ciel concesso,
2.4avendo ad indagar il ver gran cura,
2.5senz'alcun dubbitar cognobbi espresso
2.6che come il sigil stampa la figura
2.7in cera, così il sole in terra imprime
2.8le varie effigie de le idee prime.
3.1Se eternamente il raggio suo lavora
3.2ad informar quella preditta pasta,
3.3la materia a la terra torna ancora
3.4el tempo edace, quale il tutto guasta
3.5co l'eterno girar senza dimora,
3.6e chi altramente dice, al ver contrasta,
3.7sì che certo dal ciel la forma scende,
3.8la terra la materia in sé comprende.
4.1E però donque questa massa immensa,
4.2dal sol già tanti seculi informata,
4.3non può negar, qualunque ben li pensa,
4.4che non sia poc'a poco viva stata:
4.5vedi la prova in la campagna densa
4.6de grano, che poi in breve trasmutata
4.7in sustanzïa viva d'animale,
4.8sperma se fa de bruto o razionale.
5.1Il cibo quale ogni vivente pasce
5.2da terra vien, la terra lo produce,
5.3e però pòi veder ch'ancor renasce,
5.4che 'l pasto in seme, il seme torna in luce:
5.5e così dal ferètro anco a le fasce
5.6questa revoluzion longa il reduce;
5.7se Natura fa questo, al parer mio,
5.8quanto più presto e meglio il può far Dio!
6.1Taccia donque chi nega il tornar vivo
6.2e questa eterna e gran revoluzione:
6.3chi non la crede, è de l'ingegno privo;
6.4ma un altro mio pensiero in confusione
6.5spesso m'ha posto e fatto ammirativo
6.6de questa nostra umana opinïone,
6.7qual credo un spirto sia molto potente
6.8ch'entra a' mortali in mezzo de la mente,
7.1come vogliono i Greci demon detto,
7.2il che sapiente in nostra lingua suona.
7.3De questi ad ogni uman entran nel petto,
7.4e quando è bon, ne induce a l'opra buona,
7.5e s'è maligno, fa contrario effetto,
7.6ché ad ogni male istiga la persona,
7.7perché de questi démoni, benigni
7.8alcuni gliene sono e de' maligni.
8.1Due voluntate ha ognun ch'al mondo vene,
8.2ch'altro non son che i doi angeli, i quali
8.3volgon gli animi nostri al male e al bene,
8.4che sempre son compagni a noi mortali:
8.5ch'un ne stimula, l'altro ne retene;
8.6e fanno come solen doi rivali,
8.7che la dama tenta un d'amor lascivo,
8.8l'altro del vero e d'ogni vizio privo.
9.1Sì come quello adultero amatore
9.2con fallace lusenghe l'incatena
9.3e la tien spesso in manifesto errore,
9.4così maligno demon talor mena
9.5una falsa opinion ne l'uman core,
9.6ch'è infamia manifesta e al fin pena,
9.7e mal s'estirpa, anzi al morir consente
9.8quello a chi abito ha fatto nella mente.
10.1Se questa opinïon sua gran potenza
10.2mostra nel mondo a ognun sì manifesta,
10.3ch'altro dir deggio sia che intelligenza,
10.4qual ne suade or quella cosa or questa?
10.5E chi negar vorrà la mia sentenza,
10.6se l'operetta mia non gli è molesta,
10.7legga più avante e intenderà li effetti
10.8che fa questo demòn ne gli uman petti.
11.1Lettor mio degno, se considri bene,
11.2ch'altro son nostre leggi che opinione
11.3che nel consenso de la gente vene
11.4e fatto abito ha poi nelle persone?
11.5Se quel ch'io dico alcun per ver non tene,
11.6se cerca, troverà ch'ogni regione
11.7ha diversi statuti, e alcun bello
11.8in l'una par, che in l'altra è iniquo e fello.
12.1I'nello Egitto a pena capitale
12.2è dannato colui che occide 'l toro,
12.3per esser un tanto utile animale,
12.4e dicon che adorato era da loro
12.5quel Ibin bove come dio immortale,
12.6ma nel nostro paese per ristoro
12.7de le fatiche sue ha mala sorte,
12.8ch'in vece de mercede li dàn morte;
13.1né basta questo: il latte e 'l figlio ancora
13.2tuole a la matre poi l'impio villano
13.3ingrato, avaro, o il vende o lo divora,
13.4né se recorda il perfido profano
13.5de quella servitù ch'ha fatto ognora;
13.6ma questo atto crudel non ne par strano,
13.7perché nel vulgo l'opinione è tale
13.8che persuade ognun che non è male.
14.1Questo demòn de noi quel che gli piace
14.2fa spesso e, credi a me ciò che te dico,
14.3quella fazion nel cuor sì pertinace
14.4è sola opinïon, qual fa nimico
14.5l'uno omo a l'altro e non ce lassa in pace;
14.6e de far sètte è suo costume antico:
14.7ch'altro è la religion macomettana
14.8che in quella cieca gente opinion vana?
15.1Un scelerato spesso ancor se vede
15.2esser tenuto un om santo e onesto,
15.3ché per l'opinïone ognun il crede,
15.4ma poi tal volta sotto quel pretesto
15.5l'adito a far del mal se gli concede,
15.6ben che sia pien de vizio e immodesto;
15.7così 'l medico fa che occide altrui:
15.8non è punito, ch'ha 'l credito in lui.
16.1Quel demone ch'assai è manco rio,
16.2volge li umani a glorïosa impresa:
16.3de l'anima, del ciel, del mondo e Dio
16.4gl'induce a far fra lor nobil contesa,
16.5e gli accende nel cor un bel desio,
16.6ch'egli ha sol de saper la mente accesa:
16.7filosofi per quel ognun li chiama,
16.8perché ciascun de lor la sapienza ama.
17.1Chi sanità, ricchezza il summo bene,
17.2chi la virtute e chi la voluttate,
17.3e chi del ciel l'eterna gloria tene,
17.4e chi dice che l'alma morte pate
17.5e chi immortale e senta gaudio e pene,
17.6e numer sé movente Xenocrate
17.7crede e di poi Pitagora armonia,
17.8Aristotel la chiama entelechìa,
18.1che in nostra lingua è dir forma perfetta,
18.2ma vòle lo Epicuro che sia mista
18.3d'aere e de foco e poss'esser infetta,
18.4Empedoclé che nel sangue consista
18.5afferma, e Critolao, d'un'altra setta,
18.6che quinta essenza sia com'alchimista
18.7dice, e tene Democrito per certo
18.8che spirto mobil sia d'atomi inserto;
19.1del mio divin Platon taceren noi,
19.2che vòl ch'essenza sia de sé motrice,
19.3e Eraclito fisico di poi
19.4de stella una sentilla esser la dice,
19.5ma se, dotto lettor, intender vuoi
19.6che fa quest'opinion qual è inventrice
19.7de tante gran discordie, legge assai,
19.8che molte d'altre ancor ne troverai.
20.1Ma quelle ch'io t'ho detto son bastante
20.2de confonder non solo il mio pensiero,
20.3ma de qualunque ingegno alto e prestante,
20.4ché chi più cerca de trovare il vero,
20.5s'aretra quando crede andar più inante,
20.6tanto che molte volte or temo or spero
20.7e dico come Socrate sapiente:
20.8– Questo uno solo so, ch'al fin so niente –.
21.1Io vo talor così dicendo meco:
21.2– Che forza hanno in un cor uman pensieri!
21.3Ché l'un fa parer l'om de mente cieco,
21.4a un altro gli entran poi così severi
21.5che par sempre abbia Salamone seco,
21.6e altri fanno sì bestiali e feri
21.7che a praticar con loro è una paura,
21.8tanto contaminata è sua natura –.
22.1Ma nella dolce etate de le fasce
22.2vedi esser pari in noi tutti gli affetti:
22.3a un modo ognuno bisognoso nasce,
22.4a un grado tutti alor siamo imperfetti;
22.5de latte, sonno e pianto ognun se pasce,
22.6e come un poco più sono provetti,
22.7li suole entrar nel cor vario il giudizio:
22.8chi segue la virtù, chi segue il vizio.
23.1Dui iudizi aver l'om certo me pare
23.2e l'un de questi sol da i sensi vene
23.3con le bestie comun, che iudicare
23.4puon s'una cosa nuoce o li fa bene
23.5al gusto, al viso, al tatto, a l'odorare;
23.6seguon la voluttà, fugon le pene,
23.7come te può insegnar quella paura
23.8ch'ha 'l pullicin del nibbio per natura;
24.1l'altro iudizio poi, de la ragione,
24.2per il qual l'om se chiama razionale,
24.3come fa il servo bono al suo patrone,
24.4apresenta a la mente bene e male,
24.5e de tutto a suo modo essa dispone
24.6come governatrice principale,
24.7e come piace a lei, quel ch'ha concetto
24.8esprime con parole o con effetto.
25.1Io non posso pensar ch'altro sian questi
25.2nostri pensier che démoni, ch'in lei
25.3entrano, alcun benigni, alcun molesti,
25.4il che già scriver qui non ardirei
25.5s'io non vedessi indizi manifesti;
25.6e se presti le orecchie ai ditti mei
25.7coniettura sì chiara in essi arai
25.8che quel ch'io scrivo forse crederai.
26.1Le gran facende e l'amirande prove
26.2che fa ambizione, si considri un poco,
26.3tu vederai ch'a suo piacer commove
26.4il mondo tutto e accende in guerra e in foco,
26.5e ogni giorno getta fiamme nove
26.6sì come pòi veder in qualche loco:
26.7sì che non può negar, chi ben gli pensa,
26.8che demone non sia de possa immensa.
27.1De le tre orrende Furie de l'inferno
27.2una n'è questa e forse la magiore,
27.3se con il mio veder il ver discerno;
27.4semina infra' mortali tanto errore
27.5ch'in pace alcun non lassa state o verno:
27.6questa semente è un smisurato ardore
27.7de dominare che li sparge in seno,
27.8al gusto saporosa, al cor veneno.
28.1E se considri l'esizial sua corte
28.2e la ria compagnia che seco mena,
28.3rapine vederai, travaglie e morte,
28.4esili, incendi, invidie e fraude e pena
28.5e tradimenti e insidie d'ogni sorte,
28.6cupiditate mai non sazia o piena,
28.7che de regnar li dà brama sì intenta
28.8che l'om d'un mondo sol non se contenta.
29.1Se la malvagia turba loggiamento
29.2avien che prenda in la infelice mente,
29.3credi tu sia quïeto o mai contento
29.4colui che 'l gran tumulto in quella sente?
29.5Non sai che se confuso è il reggimento
29.6d'una citate, vedi l'altra gente
29.7andar dispersa senz'alcuna legge
29.8e ruinar quando non ha chi regge?
30.1La fame del guadagno e il piacer fedo,
30.2l'ambizïon l'Eumenide profane
30.3me pareno esser certo, a quel ch'io vedo,
30.4che soleno agitar le menti umane
30.5con tal furor ch'uno omo alor io credo
30.6ogni mal fêsse qual rabbioso cane
30.7o lupo o tigre indiferentemente,
30.8che de maligni spirti ha pien la mente.
31.1Che pensi tu che sia quel'ira immensa,
31.2qual cieco dal furor mena un mortale
31.3a occider l'altro e 'l grave error non pensa,
31.4e quel crudel rapace e omicidiale
31.5che sta qual lupo nella selva densa
31.6per occider, predar, fare ogni male?
31.7Altro non è quel rio voler ch'ha in petto
31.8ch'un pessimo demòn che 'l tien subietto.
32.1Io dico poi fra me: – L'è pur divina,
32.2venuta in noi per contemplare eletta
32.3e de l'alma e del corpo esser regina,
32.4e che talor la veda così infetta,
32.5che del suo albergo sia total ruina
32.6altro non so che sia, se non che acetta
32.7questi rei spirti in sé, ma non li vede,
32.8cieca senza discorso, e non se 'l crede,
33.1ché la fan con suoi sordi ruginosa,
33.2qual d'acciar lama che non è polita
33.3e de recever luce ha virtù ascosa,
33.4ma non può entrarli, se non è burnita:
33.5così la nostra mente luminosa
33.6esser non potrà mai, fin ch'è impedita
33.7da machie oscure e abbia inante il velo
33.8che non li lassa entrar luce dal cielo.
34.1Ch'ha tenebrosa vista e non ben netta,
34.2veder non può le cose in sua natura,
34.3e quel ch'è da fugir tal volta affetta,
34.4e fa come la mula ch'ha paura,
34.5perché non scerne il vero in sé rastretta:
34.6tremando se ne fugge e 'l fren non cura,
34.7e spesso avien, per piccoletta frasca,
34.8che d'alto precipizio al fondo casca –.
35.1Candido mio lettor, ho in fantasia
35.2che de spirti maligni ogni mortale
35.3e de angellici ancor recetto sia,
35.4ché sempre a un modo in noi ragion non vale,
35.5ma vedo ognuno aver la sua pazzia,
35.6e certo a quello il ciel non gli vòl male
35.7che cognosce se stesso e chiaro intende
35.8il bon remedio contra a chi l'offende.
36.1E per seguire li discorsi mei,
36.2io dico che alcuni angeli eccellenti
36.3entrano in noi sì come i demon rei;
36.4perché giovorno a quelle prische genti,
36.5furono da gli antiqui ditti dei,
36.6ma se a questo ch'io dico non consenti
36.7e del ver chiaro meglio far te piace,
36.8a Roma ancora el tempio de la Pace
37.1e 'l venerando fano de Virtute
37.2gli era, e quel de Vittoria e de l'Onore,
37.3e quel de Libertate e de Salute,
37.4e del placido Sonno e quel d'Amore;
37.5ma tante vane religion perdute
37.6sono, di poi ch'è 'stinto il longo errore;
37.7e per esser in quei sì ferma fede,
37.8il ciel gli ne rendea qualche mercede.
38.1Chi vòl negar ch'angelica potenza
38.2Pace non sia e che non venga in terra
38.3da Dio mandata in noi per sua clemenza,
38.4secondo il mio parer fortemente erra:
38.5el Furor cieco e la bestial Licenza
38.6fuora de le citate e ville serra,
38.7e remette Iustizia in la sua sede
38.8e seco Carità, Speranza e Fede.
39.1Tante bell'arti, tante varie scienze
39.2che vediamo abbitar ne i nostri ingegni,
39.3chi negarà non siano intelligenze
39.4in noi infuse da' celesti regni?
39.5Senza ch'io 'l dica, vedi l'esperienze
39.6per manifesti e indubbitati segni
39.7che manda il cielo i'nell'umana prole,
39.8ché splende un om fra gli altri com'il sole.
40.1Mirabil cose in la natura immensa
40.2sono, ma per averle sempre inante,
40.3rari o pur quasi nullo uman li pensa;
40.4uno idïota artese o mercatante
40.5in altri studi il suo pensier dispensa,
40.6ma peggio li avertisce uno ignorante
40.7ch'ha la mente e l'ingegno così ottusi,
40.8che par che sempre stia con gli occhi chiusi.
41.1Talor de maraviglia io resto pieno,
41.2quando a questa aria col pensier me vòlto
41.3che spira e che respira il nostro seno,
41.4da la qual ogni corpo è circunvolto;
41.5e quando canto alcun dolce e ameno
41.6o ver qualche parlar suave ascolto
41.7e fuor de' petti in tante forme uscire,
41.8comencio infra me stesso così a dire:
42.1– Con questa se suspira e se ragiona,
42.2con questa se lusinga e se minaccia,
42.3con lei se ride e piange e canta e sona,
42.4con lei ogni concetto che l'om faccia
42.5esprime e fallo chiaro a ogni persona,
42.6con questa il bon se chiama e 'l rio se scaccia,
42.7e le coniurazion de' nigromanti
42.8sono de questa el murmurar d'incanti.
43.1Di lei le sacratissime e stupende
43.2parole son composite in quel'ora
43.3ch'a celebrare il sacerdote attende,
43.4con questa il summo Dio se cole e onora,
43.5con questa parimente ancor se offende –.
43.6E per più non tenervi qui a dimora,
43.7io dico ch'ogni bombo e ogni tono
43.8e tutti i favellar de quella sono.
44.1Come la terra è la materia in quale
44.2informa con la sua virtute il sole
44.3ogni erbetta, ogni pianta, ogn'animale,
44.4così de l'aria forma le parole
44.5la mente, e fuor l'esprime o bene o male
44.6la lingua poi, sì come quella vòle,
44.7e n'ha creati la bontà infinita
44.8de limo con spiracul de la vita;
45.1così edificio d'ambedue eccellente
45.2alor costrusse con mirabil arte
45.3a la razional anima e a la mente,
45.4ben che Natura ancora la sua parte
45.5ha fatto a' bruti e ogn'animal che sente;
45.6se vòi de quel ch'io dico chiaro farte,
45.7ascolta l'ugellin cantando in rami
45.8a l'amica sua dir quanto arda e l'ami:
46.1senz'alcun dubbio seco esso favella
46.2col parlar che Natura gli ha insegnato;
46.3questo comprendi chiar quando l'apella,
46.4ché gli la vedi alor volare a lato,
46.5blandirgli e festeggiarlo e farse bella,
46.6e ambi far fra lor l'inamorato,
46.7e voci sento in molti al parer mio
46.8de odio, d'amor, paura e de desio.
47.1Il che me pare uno evidente segno
47.2che la Natura a lor abbia provisto
47.3per li bisogni suoi tanto d'ingegno,
47.4quanto che 'l lor concetto or leto or tristo
47.5esprimer ponno e le blandizie e 'l sdegno;
47.6come nel cane credo ch'abbi visto
47.7una natural fede e cognizione
47.8ch'a gli altri fero il fa, fido al patrone.
48.1Essendo questo campo senza fine
48.2pel qual col mio pensier discorrer soglio,
48.3qui 'l termine per ora e le confine
48.4a le mie inculte rime poner voglio,
48.5per fin ch'a più quïete me destine
48.6il cielo e de Fortuna il fero orgoglio
48.7reprima e il furor suo bestiale e rio,
48.8tanto che liber sia e 'l senta mio.
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