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1.1Qual peregrin falcon quand'il capello
1.2gli leva il falconier, che mira il sole
1.3e se stringe in le penne e se fa bello
1.4e dimostra ch'al cielo alzar se vòle
1.5ne i gesti suoi, sì viddi preparare
1.6il Simoneta al fin de le parole;
1.7e così entrava poi: – Chi vòl negare
1.8che civil concordanza non sia quella
1.9che faccia le cità degne e preclare,
1.10e tanto l'una sempre l'altra eccella,
1.11quanto è musica in lei più celebrata,
1.12e ruinar qualunque gli è rebella?
1.13Se iustamente esser de' accordata,
1.14quattro consone parti convenienti
1.15bisognan; se non, sempre è distonata:
1.16il basso sian gli artesi e inferior genti,
1.17i mercatanti il fermo e bon tenore,
1.18l'alto i magnati e citadin potenti,
1.19e sì dolce il sovran facci 'l segnore,
1.20che non soverchi l'altre voci, e uscire
1.21l'armonia pàra d'un sol corpo fuore.
1.22Ma se questo ordin vedi preterire,
1.23ch'essere il basso suol, l'alto far voglia,
1.24musica eletta già non pòi sentire;
1.25e uno che 'l sovran sempre far soglia,
1.26non par che possi far tenor perfetto,
1.27però che del suo abbito se spoglia.
1.28Chi vòl componer contrapunto eletto
1.29che la cità ne godi e stia in letizia,
1.30cominciando al magior fin a l'abietto,
1.31la prima consonanza sia iustizia,
1.32che i citadini tanto accorda insieme
1.33quanto suol discordarli la avarizia;
1.34prudenza fra le voci alte e suppreme
1.35deve esser, ma fortezza in mezzo stia
1.36terzia con ambe, e quinta sien l'estreme
1.37per compir la celeste sinfonia
1.38le gravi e basse voci temperanza,
1.39sì che 'l dïapasòn perfetto sia.
1.40Se la cagion che fa la discordanza
1.41de li animi civil saper v'è grato,
1.42la crea la falsa e irregular distanza,
1.43come ambizion che l'animo elevato
1.44fa sì che 'l diapasòn d'un tono eccede,
1.45il quale è d'otto voci fabricato:
1.46una nona vien poi, da qual procede
1.47pessima dissonanza e tanto dura,
1.48che tutta l'armonia conturba e lede;
1.49però il compositor deve aver cura
1.50le parti tutte insieme accordar bene,
1.51in tono consonanti e in la misura.
1.52Udite, amici, quanto male avene
1.53ai citadin che musica non hanno,
1.54quanto son sempre travagliati e in pene.
1.55D'una bona cità due triste fanno
1.56per la discordia lor, ch'ognuno attende
1.57usare a l'altro a suo potere inganno;
1.58l'un contra l'altro l'arme in mano prende,
1.59né se recordan più sian de lei nati
1.60e quel ch'aitar la de', quel più l'offende.
1.61O spirti senza norma e distonati,
1.62reducetivi un poco a la memoria
1.63quanto a la patria vostra sete ingrati!
1.64E quale egregia laude e che gran gloria
1.65de voi al mondo restarà immortale,
1.66se nel suo sen l'un fratel l'altro escoria?
1.67Ma sono gran cagion de questo male
1.68la povertà schernita e la ricchezza
1.69che accordio non san far fra loro equale:
1.70il ricco ch'esser crede in grand'altezza,
1.71per sua opulenza tiensi un semidio
1.72e 'l sfortunato povero desprezza,
1.73quell'altro, acceso poi de mal desio,
1.74commetteria ogni scelo e grave eccesso
1.75per starli a par, però diventa rio;
1.76da sdegnoso furore è così oppresso
1.77che come cieco dove vòle il mena,
1.78né alcun de lor cognosce al fin se stesso.
1.79Quella citate inferma e tutta piena
1.80d'animi discordati a questo modo,
1.81come può aver temperie mai serena?
1.82E io che queste cose e vedo e odo,
1.83dal distonato vulgo io me alontano
1.84e l'armonia con pochi o solo io godo.
1.85Donque giongendo l'una a l'altra mano,
1.86rengrazio il ciel che musica in noi sento
1.87la qual non può gustar omo profano:
1.88e ora ha fatto qui dolce concento,
1.89a cui, come vedete, ognuno applaude,
1.90e ne fu prima causa e movimento
1.91il rosignol, e sua sia 'ncor la laude –.
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