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1.1Poi ch'ebbe espresso il nobil suo concetto
1.2el musico Brembano, a l'alta impresa
1.3entrò il Tilesio poi fra gli altri eletto.
1.4– Socio –, disse ei, – se chiaramente ho intesa
1.5tua dotta e elevata fantasia,
1.6la musica dicesti dal ciel scesa;
1.7e tal fu sempre ancor l'opinion mia,
1.8ché chi reguarda ben l'umane menti
1.9sforzato convien dir che così sia,
1.10perché non son composte de elementi
1.11ma d'armonia celeste, e alterate
1.12son spesso sì che discordar le senti.
1.13Così amicizie e inimicizie nate
1.14per musica anche se cognosce espresso,
1.15che l'opre fa fra noi odiose e grate,
1.16come vedete prova chiara adesso
1.17de la fraternità nostra sincera,
1.18ch'in lei de discordanza non gli è eccesso:
1.19però che qui non trovi mente altera
1.20che 'l nostro musicale accordio ecceda
1.21quale è perfetta consonanza e vera,
1.22né voce falsa alcuna che mai leda
1.23de questi animi nostri il bel concento,
1.24sì che discordia alcuna in lor se veda.
1.25E spesso accade poi ch'un parlar sento
1.26e distonar così con la mia mente,
1.27ch'a darli udienza me dà gran tormento,
1.28ma 'l vostro è al mio desio sì conveniente,
1.29che leto ad ascoltar sempre starei,
1.30sì nostra consonanza è in noi potente.
1.31Come udir con diletto io non porrei
1.32un improbo crudele, un om profano
1.33parlar de' suoi costumi iniqui e rei,
1.34così ad ognuno credo parà strano
1.35sentir un ragionar fuor de suo tono,
1.36siando quel duro e il suo molle e piano;
1.37non altramente due citare sono
1.38che l'una trista sia, l'altra perfetta:
1.39sonando insieme fan noioso suono,
1.40ché l'armonia è sì alterata e infetta
1.41per quelle voci dissone che ancora
1.42par perder sua bontà quella ch'è 'letta.
1.43Ma se siamo armonia, perché talora
1.44odo parole dire e tanti mali
1.45come s'uscisser fuor de l'Antenora?
1.46Musica non è in lor e razionali
1.47non se ponno chiamar, porresti dire
1.48ma orrendi e dispiacevoli animali.
1.49Per meglio donque il dubio mio chiarire,
1.50io dico ch'agli umani proprio avene
1.51come a citre, laùti, organi e lire:
1.52ben che dal fabro sian formate bene,
1.53mai sinfonia perfetta non faranno
1.54chi accordati e con cura non li tene;
1.55quantunque bon principio dal mastro hanno,
1.56se poi con diligenza non gli è atteso,
1.57perden lor perfezione e se disfanno.
1.58Così chi fanciullin non è represo,
1.59sì ch'armonia gentil porti nel seno,
1.60tanto che quel bono abito abbia preso,
1.61de lite e disonanze sempre è pieno
1.62e un istrumento discordato resta
1.63in tuto da la musica alïeno.
1.64E la vera armonia vedo esser questa:
1.65fede, speranza, carità e modestia
1.66moderatrici d'ogni cura infesta,
1.67né credo poter dar magior molestia
1.68a una mente accordata con misura
1.69ch'usar con chi costumi ha in lui de bestia;
1.70e però ogni mortal deve aver cura
1.71portar un dolce accordio sempre in core,
1.72ché l'uso se converte poi in natura:
1.73così alcun mai non sentirà dolore
1.74de sua conversazion grata e attrativa,
1.75ché de tal consonanze nasce amore.
1.76Donque possiam chiamar quest'alma diva
1.77celeste Vener, quale ha Amor creato,
1.78che tien nel mondo ogni amicizia viva,
1.79anzi non pòi sentire un parlar grato,
1.80ch'abbi Vener in lui come se dice,
1.81se avien che sia de musica privato.
1.82Ahi, quanto nostra età seria felice,
1.83se sua virtute a ognun fusse sì nota
1.84come non è, se a l'opre creder lice!
1.85Fortuna cieca e d'ogni pietà vota,
1.86con men furore assai ch'ella non suole
1.87volgeria forse la sua instabil rota.
1.88Se 'l sì e 'l no, due sillabette sole,
1.89vediamo travagliar li uman sì forte
1.90come alcun'altra cosa sotto il sole,
1.91pensate quanto dissonanza importe –.
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