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1.1I leti giorni e delettosi giochi
1.2del cornigero Bacco eran passati
1.3in suoni e balli e fra facelle e fochi
1.4e eravamo nei dì sacri entrati
1.5nei quali par se volga a Dio più 'l core
1.6e con digiuni al ciel se facian grati,
1.7quando per star dal popular rumore
1.8lontan quei giorni e da la turba ignara,
1.9povera de virtù, ricca d'errore,
1.10una sì dolce compagnia e sì rara,
1.11ch'un'altra tal non ha forse Milano,
1.12virtuosa, gentil, però a me cara,
1.13venne al mio solitario Culturano:
1.14el Brembano, el Tilesio e 'l Simoneta,
1.15dotto morale ognun, facondo e urbano;
1.16e per menar fra noi vita più lieta,
1.17musica e poesia sempre s'udiva
1.18o novelletta recitar faceta.
1.19Stando a seder sopr'una erbosa riva
1.20un giorno, in uno aprico e bel giardino
1.21sotto un'arbor procèra che fioriva,
1.22e sentendo cantare a noi vicino
1.23il rosignol, un familiar mio ch'era
1.24musico sufficiente e perusino,
1.25cominciò dir: – O blanda primavera,
1.26stagion suave in qual credo che sia
1.27de la musica umana origen vera,
1.28io tengo questa ferma fantasia,
1.29che a scriverne Pitagora movesse
1.30de simil augellin la melodia;
1.31né pensar posso tanta forza avesse
1.32el picchiar de martelli, che una mente
1.33a sì degno pensiere alzar potesse:
1.34principio questo par più conveniente
1.35e più conforme a tant'alto subietto,
1.36per trattar de matteria sì eccellente.
1.37Se pur el mio parlar non fia recetto
1.38d'alcun, per vero basteramme assai
1.39da voi, spirti gentil, non sia reietto.
1.40Creder non posso a chi ne scrisse mai
1.41ch'un strepito diletti più l'audito
1.42che de questo augelleto i dolci lai:
1.43questo fra melodie sempre è nutrito
1.44e è stata maestra la Natura
1.45che in cusì grati accenti l'ha erudito.
1.46Voi me porresti dir: – Non gli è misura,
1.47né armonia può chiamarsi 'l suo cantare,
1.48ch'altro non s'ode ch'una voce pura –.
1.49Concedo ben che 'l numer singulare
1.50da sé per alcun modo consonanza,
1.51come or sentite qui, non possa fare,
1.52ma spesse fiate ho udito in gabbia o in stanza
1.53molti augei chiusi che facean concento
1.54e resultarne alcuna concordanza;
1.55e s'error ve par forse quel ch'io sento,
1.56qual prima fusse pensarete alquanto
1.57la voce viva o quella de istrumento.
1.58Sapendo qual fu prima, o 'l suono o 'l canto,
1.59me par ch'alora giudicar porrete
1.60meglio e poi dare a chi ve piace il vanto.
1.61Dico che Amore, come qui vedete,
1.62spira ora in lui le melodie suavi
1.63e fuor le spinge la venerea sete:
1.64i dotti greci inde le accute e gravi
1.65voci han trovate, e su la man distinte
1.66in numero, misura e tempo e chiavi,
1.67ottave, terzie, unison, seste e quinte,
1.68e la gran division del monocordo,
1.69e toni e semitoni e voce finte.
1.70Amore è donque causa e primo esordo
1.71dei dolci canti in gli amorosi petti,
1.72per quai son poi al generar d'accordo:
1.73udite intorno qui tanti augelletti
1.74scoprir cantando le sue fiamme nove,
1.75come gli ha fatti musici perfetti?
1.76Ma che bisogna dir né far più prove:
1.77'scoltate l'amorosa villanella
1.78con quanta grazia la sua voce move:
1.79così chi vòl componer d'aria bella,
1.80convien d'Amore la suave vena
1.81abbia o per natural da la sua stella,
1.82come essa de lasciva fiamma piena
1.83canta senz'artificio, e Amor col strale
1.84la fa cantando esprimer la sua pena.
1.85Secondo il mio iudizio naturale,
1.86chi ben tutti li effetti suoi reguarda,
1.87fra l'altre scienze questa è principale,
1.88ché non è mente così ottusa e tarda,
1.89che non l'ecciti e mova a suo piacere
1.90e nelle imprese sue facci gagliarda,
1.91tanto nei petti umani ha gran potere –.
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