about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1– Per me si va ne la Città piacente.
1.2Per me si va fra singular piacere.
1.3Per me si va fra la amorosa gente.
1.4Dal gran Motore de le eterne sfere
1.5io fui creata, ben che in primamente
1.6da lo infinito eterno suo sapere
1.7in grembo a Caos il mio gran signore
1.8fu retrovato e è chiamato Amore.
2.1Per quel tutte le cose fur create,
2.2che hanno vita mortale in questo mondo.
2.3Lasciate ogni tristezza, o voi che intrate –.
2.4Queste parole de un color iocondo
2.5sopra la porta di la gran cittate
2.6de or vidi scritte in un marmoreo tondo.
2.7E le mura d'intorno eran sì belle,
2.8che ritrovar non so simile a quelle.
3.1Di pietra verde lucida murata
3.2era d'intorno la città regale.
3.3Da alcuni arcier la porta era guardata
3.4fanciulli, e l'arco in man teneano e il strale,
3.5a ciò che gente dentro bandegiata
3.6non intrasse per far qualche gran male,
3.7cioè la Mala-lingua e Mal-pensiero,
3.8che dice e pensa mal senza esser vero,
4.1Fraudi, False-lusinghe e Finto-riso,
4.2Parole stravestite di dolcezza,
4.3da ingannare ogni core a l'improviso,
4.4la Invidia de altrui ben dolersi avezza,
4.5lo Odio larvato sotto amico viso,
4.6e la Stultizia bestia da cavezza,
4.7e dimolti altri assai, sì come intesi,
4.8che nei bandi de Amor sono compresi.
5.1Tenendomi per man la giovenetta,
5.2passammo dentro la città preclara,
5.3né domandato fu di la boletta,
5.4però che in fronte io la portava chiara,
5.5che da ciascuno poteva esser letta:
5.6quando perdei la libertà mia cara
5.7e preso fui dal magno capitano,
5.8Fede la scrisse allor con la sua mano.
6.1Dentro passando senza più contesa,
6.2a caso come vòlse la Fortuna,
6.3qual quando vuol favor dà ad ogni impresa,
6.4come vòlse ella, i' me incontrai con una
6.5amicissima mia, di virtù accesa
6.6in questa nostra età quanto altra alcuna,
6.7fra le altre rara e di bellezza insolita,
6.8chiamata da ciascun la bella Ippolita.
7.1Ammirativa mi guardava, io lei.
7.2– Non so se io sogna, tu mi par pur desso –.
7.3Poi mi diceva: – Mai pensato arei
7.4di reincontrarti, o Filerèmo, adesso.
7.5Deh dimmi, come qui venuto sei?
7.6Qual stella in ciel benigna me ha concesso
7.7ch'io te abbi retrovato in questo loco?
7.8Ben gran camino hai fatto in tempo poco –.
8.1E io a lei: – Dirvi chi fu Mirina
8.2superflüo mi pare e che fu serva
8.3(voi lo sapete) di la gran regina
8.4di castità, qual l'ha mutata in cerva
8.5e piena di furor con gran ruina
8.6scacciata fuori di la sua caterva.
8.7E a caso doi mei cani l'han trovata
8.8e in caccia posti, sempre seguitata –.
9.1Disse ella: – Non dir più, ché el tutto ho inteso.
9.2Menata è in la città la Cerva bianca,
9.3non son sei giorni ancor, senza aver leso
9.4pur un sol pel, vero è che era assai stanca,
9.5e l'uno e l'altro cane è stato preso.
9.6Tenela come in man l'avesti franca;
9.7e i toi cagnoli arai (crede a me) certo.
9.8Non te incresca lo affanno che hai sofferto –.
10.1Con quella carità qual debbe e vuole
10.2essere in amicizia onesta e vera,
10.3insieme ragionando assai parole,
10.4la bella donna se inviò primera.
10.5Io la seguiva stupido, qual suole
10.6un rozzo montanaro in su la fera,
10.7che per la magna copia de le cose,
10.8fa viste nel guardar maravigliose.
11.1Per tutte le boteche io vidi Amori,
11.2artefici ammirandi e naturali,
11.3che per signal di l'arte sua di fuori
11.4tenevan de ogni specie de animali:
11.5orsi, tigri, leon superbi e tori
11.6e d'ogni sorte ancor di quei ch'han l'ali,
11.7per mostra che dil seme in casa avevano
11.8e vivi a ogni piacer suo ne facevano.
12.1E suoni e balli in mezzo de ogni via
12.2e canti ne le piazze eran per tutto:
12.3la gran città tutta era melodia.
12.4Così fra feste e giochi i' fui condutto
12.5da la eccellente bella guida mia
12.6dove di mercadanti era il redutto,
12.7come a Milano il ricco suo Broletto,
12.8a simile esercizio loco eletto.
13.1Non di sete, di lana o di cottoni
13.2fra lor si ragionava o di baratti;
13.3elegie di amor, stramotti e suoni
13.4eran gli avisi soi e soi contratti.
13.5Qui non convien che di altro si ragioni,
13.6se non degli amorosi eccellenti atti.
13.7Qui sol si compran cori de gli amanti,
13.8con bei costumi e placidi sembianti.
14.1– In qual città moneta tal si spende –,
14.2dicea la bella Ippolita, – o Fregoso,
14.3sì come qui, che un fido cor si vende
14.4per uno atto gentile e virtüoso? –.
14.5Ad altra mercanzia qui non si attende,
14.6se non esser fra gli altri il più famoso,
14.7e qui più ricca è quella e più estimata,
14.8che ha più nobil costumi e più agraziata.
15.1Poi che di quei leggiadri mercadanti
15.2la bella piazza i' vidi a mio piacere,
15.3indi partimmo con la dama inanti.
15.4Così andando e ardendo di vedere
15.5(sì come è usanza) i lochi più prestanti,
15.6ché per natura ognun desia sapere,
15.7uno edificio eccelso io vidi, il quale
15.8era di la città il magno ospitale.
16.1Vago di novità con la mia scorta
16.2a questo santo ospizio i' gionsi presto,
16.3la giovenetta mia compagna accorta
16.4lassando in piazza, il che mi fu molesto.
16.5Così arrivando a la infelice porta
16.6ne ricolse con atto assai modesto
16.7Speranza dil gran loco curatrice,
16.8conforto de ogni amante ch'è infelice.
17.1Dove gli infermi stanno essendo intrati,
17.2vidi in una gran sala intorno intorno
17.3di bel verde sandàl letti apparati,
17.4e dentro amanti gli facean sogiorno
17.5non sani, da sue ninfe abandonati,
17.6spettando resanar col suo retorno.
17.7De gli amalati si sentian per tutto
17.8suspir, lamenti e amoroso lutto.
18.1Da l'altra banda mi mostrava ancora
18.2i letti tutti accortinati a bruna,
18.3dove gli amanti infermi fan dimora,
18.4quali han tanto nemica la Fortuna
18.5che non gli vuol prestare un poco de ora
18.6da poter ragionare in parte alcuna
18.7con la sua cara amica, e stan sì male
18.8che la infirmità sua quasi è mortale.
19.1A questi apresso, infermi d'altra sorte,
19.2in letti di taneto circondati,
19.3vidi giacer con barbe e faze smorte,
19.4come de ogni salute disperati,
19.5però che la immatura e empia morte
19.6de la unica sua diva gli ha privati;
19.7né più remedio ha la sua estrema doglia,
19.8mentre il suo spirto arà terrena spoglia.
20.1In questo amplo ospitale un gran vecchione
20.2era medico sol, Tempo chiamato.
20.3E ditto ne fu poi da assai persone,
20.4che alcun meglior di lui non fu trovato
20.5nel mondo mai in ogni gran passione,
20.6quantunque il caso fusse disperato.
20.7E nel curar, persona è assai discreta
20.8perché medica sol con la dïeta.
21.1Speranza nel gran loco era infermera,
21.2ché la vivanda gli vedea portare
21.3per nutricarli la matina e sera.
21.4Dolce promesse in cibo gli suol dare
21.5ma gli amalati in questa ultima schiera
21.6per modo alcun non ne potean gustare,
21.7anzi gli era in orrore un simil pasto,
21.8ché 'l stomaco il gran mal gli aveva guasto.
22.1Sollicitava la mia bella guida
22.2il dipartirse dal predetto loco.
22.3– Melancolico è il stare in tante strida –,
22.4diceva, – andiamo dove è festa e gioco,
22.5ché 'l dimorar più qui par che me occida –.
22.6E però lì fermarmi potei poco,
22.7né vedere altro, poi ch'io mi partiva
22.8seguendo quella chiara stella viva.
23.1Di pietà ancora pieno avendo il core,
23.2fatti vicini a la eccellente corte
23.3di lo ammirando e natural signore,
23.4qual tanto aviva quanto occide morte,
23.5già vedevamo un gran fratel de Amore
23.6con mille arcieri intorno in su le porte
23.7dil gran palaggio eccelso e trionfale,
23.8con face in mano ardente e l'arco e il strale.
24.1– Ahimè, donna gentil, che turba è questa? –,
24.2io dissi ad ella, – e come intrarem mai,
24.3che tal gente a l'intrar non ci sia infesta? –.
24.4E ella a me respose: – Vederai
24.5che arma di lor non ci sarà molesta.
24.6E come ben costor cognoscerai,
24.7la sua amicizia piaceratti tanto
24.8che gli darai nel mondo eterno vanto.
25.1Questo si chiama Amor preservativo,
25.2che conserva de Amor l'immenso regno
25.3con il suo sacro ardor potente e vivo.
25.4Questo è de ogni animal vero sostegno,
25.5ché non è alcun sì vile e de ardir privo
25.6che non glie dia ardir, potere e ingegno
25.7a nutrire e servare i figli cari,
25.8come esempli ogni dì si vedon chiari.
26.1E è sua face in noi tanto potente
26.2che se donna gentile un cor degno ama,
26.3non teme morte e alcun dolor non sente,
26.4per conservar l'onor di quella dama,
26.5quantunque ogni martìr veda presente,
26.6tanto gli giova de acquistargli fama.
26.7Questo di la gran guardia è capitano;
26.8intriam, ché chi Amor serve, è sempre umano –.
27.1Io stava pien di maraviglia estrema,
27.2ché mi pareva sopranaturale
27.3sentir donna parlar di sì alto tema;
27.4però fra me diceva: – O sacro strale
27.5di Amor, quale hai virtù così suprema,
27.6che fai divino lo ingegno mortale,
27.7come or vedo in la Ippolita la prova,
27.8che quasi una Dïotima par nova –.
28.1Ne la ampla piazza dil palaggio eterno
28.2per mezzo intrassem de la guardia invitta,
28.3che ha in sé tanta modestia e tal governo,
28.4che una trista parola non fu ditta.
28.5Ma come mai narrato il gaudio interno,
28.6e la ammirazïon come mai scritta
28.7sarà da me, di quel ch'io vidi allora,
28.8ché a repensarlo io me confondo ancora?
29.1Era il cortil dil bel castel rotondo
29.2con portici e colonne intorno intorno,
29.3che non fu visto mai il più iocondo.
29.4Quelle colonne quale il fan sì adorno,
29.5hanno virtù che fa l'omo fecondo,
29.6e lucen sì che par sempre di giorno;
29.7di Paneros mirabil gemma tutte
29.8(che vuol dir tutto Amor) sono costrutte.
30.1Il magno principal mur castellano
30.2edificato è de una Encardia pietra,
30.3che simile mai forse al mur tebano
30.4non ne mosse Anfïon con la sua cetra.
30.5E perché il nome suo vi faccia piano,
30.6piena di cori ognuno lo interpètra.
30.7Di Acate poi per tutto è il pavimento,
30.8che solicito fa chi è pigro e lento.
31.1In mezzo la ampla piazza un fonte chiaro
31.2da una imagine stilla in un gran vaso
31.3de un lucido cristal tanto preclaro,
31.4che Castalïo forse là in Parnaso
31.5invidia arebbe avuto al fonte raro.
31.6Certo non mi sarei mai persuaso
31.7virtù in acqua trovar tanto potente,
31.8come in quella dil fonte sì eccellente.
32.1La onda soave, anzi divin liquore,
32.2Nepentes si domanda da ciascuno:
32.3a cui ne beve, scaccia fuor dil core
32.4ogni mestizia e pensier tristo e bruno.
32.5A Ulisse, che pel mondo in tanto errore
32.6peregrinò, come saper può ognuno,
32.7Elena greca fuor dil petto mesto
32.8ogni ansia cura licenziò con questo.
33.1Poi che dil dolce umor quanto a me piacque
33.2bevuto ebbi e lavato mani e volto
33.3da ogni pensier molesto, poi ch'io nacque,
33.4non mi sentei così libero e sciolto.
33.5Intorno a queste chiare e fatale acque
33.6era infinito numero raccolto
33.7di dame, ché nel gran castel iocondo
33.8era de ogni nazion di tutto il mondo.
34.1Quale per ber, qual per portarne via
34.2eran con vasi intorno radunate.
34.3Dissemi allor la bella scorta mia:
34.4– Quante trovar si suoleno ingannate,
34.5che 'l spargeranno in mezzo de la via,
34.6ché tal grazie dal ciel raro son date,
34.7poterne sempre avere al suo piacere
34.8e darne a i cari amici soi a bere –.
35.1Partiti dal bel fonte onde io bevei,
35.2sotto a le logge al mur vidi suspesi
35.3li glorïosi spogli e gran trofei,
35.4per quali chiaramente allor compresi
35.5esser vinti de Amore omini e dei
35.6e già nel trionfo suo menati presi.
35.7Di Giove il fulmen vidi paventoso,
35.8che par menaci ancor così fumoso;
36.1l'arco di Febo e la faretra gli era;
36.2la celata di Marte e il scudo immenso,
36.3che non vedesti mai cosa più fiera:
36.4ancora orrore io n'ho, quando repenso
36.5a quella foggia inusitata e altiera;
36.6di Nettuno il tridente gli è suspenso;
36.7e di Mercurio il caduceo e le arpe
36.8gli erano affisse e le sue alate scarpe.
37.1Seguiva poi il bel tirso di Bacco;
37.2di Ercule forte senza parangone
37.3la clava con la quale occise Cacco
37.4vidi e la pelle dil nemeo leone.
37.5Io era quasi dil guardar già stracco,
37.6anzi pur vinto da la ammirazione,
37.7quando mi accorsi doi star lì in disparte,
37.8l'arme superbe a contemplar di Marte.
38.1Vedendo di doi l'un con tal diletto
38.2mirar le orrende essuvie, io dissi allora:
38.3– Questo è ne l'arte militare eletto,
38.4ché ognun dil suo esercizio se innamora –,
38.5ch'io non lo avea ben visto ne lo aspetto,
38.6come poi vidi chiaramente ancora.
38.7E approssimato al degno capitano
38.8il salutai e gli toccai la mano.
39.1Disse il signore: – E qual propizio fato
39.2te ha qui condutto? o qual secondo vento
39.3a l'intrar questo loco te ha aspirato?
39.4Oh, quanto di vederte io son contento,
39.5e quanto il favellar teco me è grato!
39.6Io stava a contemplar queste arme intento
39.7e con esse escusava il nostro errore,
39.8vedendo un tanto dio vinto da Amore –.
40.1E io resposi: – Amor che è sì gran dio,
40.2credo possa assai più che voi non dite,
40.3o caro e eccellente signor mio.
40.4A gli elementi, che hanno eterna lite,
40.5comanda e quelle poner fa in oblio
40.6e stare in pace con sue forze unite;
40.7e di questa concordia poi succede
40.8la vita in ogni vivo che si vede.
41.1Sì che, signor, non vi maravigliate,
41.2si ha vinto i dei e a gli umani impera,
41.3se poi supera voi alcune fiate,
41.4né aitar vi può vostra feroce schiera –.
41.5Allor mi fece molte gran brazzate,
41.6poi ch'io ebbi detto, e se saper vòi chi era,
41.7di La Palissa il gran Signor si chiama
41.8Iacobo, che ha ne l'arme tanta fama.
42.1Dopo queste parole al suo compagno
42.2la man toccar mi fece e salutare,
42.3e poi suggionse: – Un singular guadagno
42.4sappi, Fregoso, ch'io ti faccio or fare
42.5de la amicizia d'un famoso e magno,
42.6qual credo che abbi udito recordare.
42.7Questo è quel degno Amante de la Rosa,
42.8che scrisse già sì ben l'Arte amorosa –.
43.1– Ancor di questa dolce compagnia
43.2e di questa amicizia –, io dissi allora,
43.3– nascerne fama eterna a voi potria,
43.4se 'l ciel non mi festina a l'ultima ora –.
43.5Dir volea più, ma che la guida mia
43.6cognobbi non voler far più dimora,
43.7il che nel volto suo chiaro compresi,
43.8e però da ambidoi licenza presi.
44.1A l'ampla sala dove ha posto Amore
44.2il regal seggio essendo approssimati,
44.3io mi sentei cangiar sì di colore,
44.4come fan quelli in villa sempre stati:
44.5se nel cospetto poi de alcun signore
44.6vengano, a tal spettacol non usati,
44.7il sangue per coprir la lor vergogna
44.8gli scorre al volto dove più bisogna.
45.1Grata-accoglienza di lo augusto loco
45.2portinara era, a ciò Pensier-molesto
45.3non intrasse a sturbar sue feste e gioco.
45.4Vedendone, con atto umìle e onesto
45.5ne aperse, e intrando, venni in viso un foco,
45.6ché trono alcuno mai simile a questo
45.7non avea visto, e nel stupor summerso
45.8io stava sbigotito in tutto e perso.
46.1De lo atrio immenso in capo, il tribunale
46.2era di gemme e de oro sì lucente
46.3che ingegno uman non ne farà mai tale;
46.4e sotto passegiava molta gente,
46.5che in viso certo non parea mortale.
46.6Pensa se ammirativa avea la mente.
46.7Sopra il palco tre sedie eran sì belle
46.8che radïavan come proprie stelle.
47.1Fissi mei occhi io non potea tenere
47.2intento a contemplar sì gran chiarezza;
47.3come l'augel di Giove suole avere,
47.4desiava a mia vista tal fortezza;
47.5a la fin pur io cominciai vedere,
47.6poi che in la luce ebbi mia luce avezza.
47.7E compresi nel chiaro e gran splendore
47.8Voluttà in mezzo a Citerea e Amore.
48.1Voluttà in mezzo de ambidoi sedeva,
48.2e una matrona veneranda molto
48.3tutti tre in grembo a sé gli reccoglieva.
48.4Poi vidi Amor specchiarse nel bel volto
48.5de una, il cui viso come il sol luceva,
48.6che in dolce fiamma il cor gli aveva avolto:
48.7Bellezza ha nome, e Pasitea con quella
48.8scherzava e l'una e l'altra sua sorella.
49.1Era sì veneranda la figura
49.2di la matrona che pel sacro aspetto
49.3a dimandar di lei con molta cura
49.4ad alcun circostanti i' fui costretto.
49.5E resposto mi fu: – Questa è Natura,
49.6magna matre de ognun, nel cui cospetto
49.7sempre gli è Amor con la sua calda face,
49.8Venere e Voluttà, che tanto piace –.
50.1Di varie stelle e animali adorno
50.2il manto suo il tribunal copriva;
50.3gente da poi per tutto intorno intorno
50.4stavano ad onorar quella alma diva:
50.5non ebbi mai il più felice giorno.
50.6E la presenza sua sì me nutriva,
50.7sì da i spiriti sciolto il terreno velo
50.8era ch'io parea ratto al terzio cielo.
51.1Poi la Ippolita bella non lontano
51.2da quel predetto loco mi mostrava
51.3Concordia, che doi cor teneva in mano,
51.4quali con stretto nodo ambi legava.
51.5E un giovenetto poi con viso umano
51.6vidi, che assai vicino a quella stava:
51.7uno annelletto e face in man teneva.
51.8– Quello è Imeneo –, la Ippolita diceva.
52.1Apresso a questo con suo sguardo pio
52.2gli era una leggiadretta damigella,
52.3che ognuno esser suo amico avea desio
52.4e volontieri se accostava a quella;
52.5Gran Maestra era in corte al parer mio,
52.6di Vener tesorera ognun l'appella,
52.7Commodità la giovenetta vaga,
52.8che i fidi amanti con breve ore paga.
53.1E Zefiro gentil pittor de Amore
53.2la bella donna mi mostrava ancora,
53.3con le ale drieto, varie di colore;
53.4e a canto gli era la sua amante Flora,
53.5che tesseva ghirlande de ogni fiore.
53.6Questo a pingere il mondo esce poi fuora
53.7portato da gran venti genitali,
53.8quali Amor crea quando move le ali.
54.1Un garzonetto in viso rubicondo
54.2in la gran sala passegiava al basso,
54.3che non vedesti mai il più iocondo,
54.4con face in mano e era alquanto grasso.
54.5Amor questo ministro per il mondo
54.6spesse fïate suol mandare a spasso,
54.7però che è dio di balli e di conviti
54.8e visita le spose con mariti.
55.1Comus si chiama il giovenetto lieto;
55.2piacegli molto il nostro carnevale;
55.3far lume con sua face è consüeto
55.4in nozze per le camere e per sale.
55.5Sempre ha di fanciulletti un stuolo drieto,
55.6chi fa moresca, chi sgambetta e sale
55.7battendo il suon con ambedue le mani
55.8concave e con sonagli e gesti strani.
56.1E in queste dolce e amorose feste
56.2(come da la mia guida io me informai)
56.3lo amante ne la amata si traveste,
56.4il che non vidi in altro loco mai;
56.5né adoprare altre larve san che queste,
56.6e tale usanza mi piaceva assai.
56.7Ma mentre che costui fisso mirava,
56.8nel loco adorno un cortegiano intrava.
57.1Disse la guida mia di virtù accesa:
57.2– Ecco, Fregoso, il cacciator garzone,
57.3dal qual la Cerva in caccia è stata presa.
57.4Questo è quel vago e quel formoso Adone.
57.5Ben credo che abbi la sua fama intesa,
57.6che sparsa è ormai per tutte le persone.
57.7Questo è di Vener bella il favorito,
57.8però da ognuno il vedi reverito.
58.1Toi fidi cagnoletti ha questo ancora,
58.2però se seco favellar ti piace,
58.3accostiamosi a lui senza dimora –.
58.4O vile, o ignavo, i' non fui tanto audace,
58.5che avesse ardire di parlargli allora:
58.6stava qual poverel che mira e tace,
58.7né ardisce chieder quel che gli bisogna,
58.8ché in lui desio combatte e la vergogna.
59.1Pur a la fine tanto animo io presi,
59.2che i mei cari cagnoli addimandai
59.3in seguir quella fiera tanto accesi
59.4e di la Cerva il tutto gli narrai,
59.5tanti perigli e tanti passi spesi.
59.6E mia procuratrice ivi lassai
59.7la bella donna, qual reebbe il tutto,
59.8unde ebbe fine il mio amoroso lutto.
60.1Ma perché edificato è il magno loco
60.2di Pirite, che è pietra di natura,
60.3che chi la tocca scalda come il foco,
60.4e avendo io de accendermi paura,
60.5in la sala potei fermarmi poco;
60.6e però fuora uscei da le alte mura
60.7per altra porta in una bella via,
60.8la quale ognuno al sacro templo invia.
61.1Mentre ch'io caminava al templo altiero
61.2lieto, ma senza compagnia veruna,
61.3per quel netto, securo e bel sentiero,
61.4sì come volse il cielo e mia Fortuna,
61.5Ragion, che per il mal regno di Antero
61.6mi avea condutto senza offesa alcuna,
61.7inanti a gli occhi mei vidi apparere,
61.8dil che ne presi singular piacere.
62.1Noi eravamo dentro la cittate,
62.2però che 'l loco già non è di fuore,
62.3ma non gli eran le case sì serrate,
62.4ché quivi sono i bei giardin de Amore.
62.5E a ciò che 'l tutto chiaro ben sapiate,
62.6di quei sono ortolane le tre Ore,
62.7quale il seme de le erbe e de arbori hanno
62.8e abondante di questo il mondo fanno.
63.1Di loro non saprei ben dirvi il nome,
63.2ma sua insegna farovi manifesta:
63.3la prima per ornar sue belle chiome
63.4porta di rose una ghirlanda in testa,
63.5l'altra di spiche, l'altra di uve e pome;
63.6e de oro un cerchio in man per gioco e festa
63.7ognuna gira, e alcuni poi ditto hanno
63.8denotar questo il circuir de l'anno.
64.1Parlando insieme de diverse cose,
64.2venimmo al templo su la costa amena,
64.3quale ha le mura tanto luminose
64.4che occhio mortale può mirarle a pena.
64.5Però la gran matrona allor me impose,
64.6per far la vista mia chiara e serena,
64.7che a un fonte vivo i' me lavasse il volto,
64.8da lo edificio non discosto molto.
65.1Con l'acqua al viso fatta purgazione,
65.2diceva la madonna: – Or vederai
65.3dil templo e la cittate il parangone;
65.4e veramente so che tu dirai
65.5questo esser vero e quella fizïone.
65.6Qui sta quel divo Amore al qual giurai
65.7de consignarte e mi obligai per Fede:
65.8questo è creato in la celeste sede –.
66.1Tacerò la beltà dil sacro fano,
66.2perché narrarla non sarei potente
66.3per carestia dil parlare umano.
66.4E quel che ad una impresa non si sente
66.5degno, per certo è reputato insano
66.6intrargli poi sì temerariamente;
66.7e sarà assai più onore al magno loco
66.8tacer sue laudi che laudarlo poco.
67.1Bastavi sol saper che le alte mura
67.2erano di Piropo fiammegiante
67.3di quella eccelsa e ampla architettura;
67.4e quando Apollo si alza da levante,
67.5gli sparge dentro la sua luce pura,
67.6e come uno altro sol par radïante.
67.7Intrando in questo, intorno alzai le ciglia:
67.8oh, quanto vidi allor gran maraviglia!
68.1Intorno intorno a questo templo gli era,
68.2come de la Regina eterna e immensa
68.3a Loreto si vede molta cera
68.4in chiesa per miracoli suspensa,
68.5così le effigie quasi de ogni fiera,
68.6anzi pur essa fiera ivi era appensa.
68.7Stupido a la matrona addimandai:
68.8– Che vuol dir questo? Fammi chiar, se 'l sai –.
69.1– Questi furno già umani e trasmutati
69.2in bruti poi per alcun suo diffetto,
69.3e a questo sacro loco son votati
69.4per reaver la sua forma e umano aspetto,
69.5da la face de Amor siando purgati,
69.6che ogni bestialità scazza del petto.
69.7Per segno che lor preghi Amore ha inteso,
69.8le essuvie de quei mostri han qui suspeso.
70.1Questa face de Amor pura e immortale
70.2se accende una alma, ha in sé virtù sì rara
70.3che per volare al ciel gli presta le ale;
70.4e così ben la purga e falla chiara,
70.5che macchia alcuna in lei di terren male
70.6non resta –, mi dicea mia scorta cara.
70.7Desiai la Cerva allora in compagnia,
70.8per ritornarla al stato bel de pria.
71.1A mio diletto gli ammirandi voti
71.2veduto che ebbi, per il santo coro
71.3passai de i venerandi sacerdoti:
71.4coronati eran de uno eterno aloro,
71.5e cantava de amor inni devoti
71.6alternamente il dotto concistoro:
71.7più dolce melodia mai non ho udita
71.8di voci e istrumenti a la mia vita.
72.1Approssimati al principale altare,
72.2in una chiara luce io vidi Amore,
72.3né offesa fu mia vista nel mirare,
72.4ché era purgata al fonte vivo fuore.
72.5Ragion mi fece allora ingenochiare
72.6supplice inante a quel divino ardore,
72.7e volta a me diceva: – Ho satisfatto
72.8al mio parere ad ogni nostro patto.
73.1Ecco qua Amore in la sua eterna sede,
73.2ecco te ho appresentato al suo cospetto,
73.3qual di chiarezza ogni altra luce eccede.
73.4Mandato ho le promisse mie ad effetto,
73.5de le qual mi obbligai allor per Fede.
73.6Questo è quel vero Amor sincero e netto,
73.7al qual menarti sempre mai intesi,
73.8quando scioglier ve feci, essendo presi.
74.1Mira che da' bei fianchi non gli pende
74.2faretra alcuna, e lo arco e stral pongente
74.3in man non ha, perché nïuno offende.
74.4In la man destra ha sol la face ardente,
74.5con quale a la virtù la anima accende,
74.6poi l'alza al ciel, tanto è suo ardor potente.
74.7Quattro corone in la sinistra tiene,
74.8che son premio a ciascun chi 'l serve bene –.
75.1Quivi ministran sette donne ornate
75.2al sacrificio per antiqua usanza.
75.3Fede prima da un canto e Caritate
75.4con la cara sorella sua Speranza;
75.5da l'altra banda poi eran parate
75.6Prudenza, Fortezza e Temperanza
75.7e la Iustizia, e sempre stan d'intorno
75.8al sacro Amore, e sempre par di giorno.
76.1– Quando ha servito un fido servo bene,
76.2una di queste quattro una corona
76.3de le quattro che Amore in sua man tiene
76.4per premio dil servire al fin gli dona.
76.5Chi vuol servire a questo Amor, conviene
76.6donargli il spirto donque e la persona –.
76.7E altre cose mi diceva assai,
76.8ma in quelle melodie me adormentai.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)