1.1Non mi fece risposta quell'acerbo,
1.2ma riguardommi colla testa eretta
1.3a guisa di leon queto e superbo.
2.1Qual uomo io stava che a scusar s'affretta
2.2involontaria offesa, e più coll'atto
2.3che col disdirsi, umìl fa sua disdetta.
3.1e lo spirto parea quei che distratto
3.2guata un oggetto, e in altro ha l'alma intesa;
3.3finché dal suo pensier sbattuto e ratto
4.1gridò con voce d'acre bile accesa:
4.2— "Oh d'ogni vizio fetida sentina,
4.3dormi, Italia imbriaca, e non ti pesa
5.1ch'or questa gente, or quella è tua reina
5.2che già serva ti fu? Dove lasciasti,
5.3poltra vegliarda, la virtù latina?
6.1La gola e 'l sonno ti spogliar de' casti
6.2primi costumi, e fra l'altare e 'l trono
6.3co' tuoi mille tiranni adulterasti
7.1e mitre e gonne e ciondolini e suono
7.2di molli cetre abbandonar ti fenno
7.3elmo ed asta, e tremar dell'armi al tuono.
8.1Senza pace tra' figli e senza senno,
8.2senza un Camillo, a che stupir, se avaro
8.3un'altra volta a' danni tuoi vien Brenno?
9.1Or va! coltiva il crin, fatti riparo
9.2delle tue psalmodìe; godi, se puoi,
9.3d'aver cangiato in pastoral l'acciaro!
10.1Taque ciò detto il disdegnoso. I suoi
10.2liberi accenti, e al crin gli avvolti allori,
10.3de' poeti superbia e degli eroi,
11.1m'eran già del suo nome accusatori,
11.2all'intelletto mio manifestando
11.3quel grande che cantò l'armi e gli amori.
12.1Perch'io la fronte e 'l ciglio umìl chinando,
12.2Oh gran vate, sclamai, per cui va pare
12.3d'Achille all'ira la follia d'Orlando!
13.1Ben ti disdegni a dritto, e con amare
13.2parole Italia ne rampogni, in cui
13.3dell'antico valore orma non pare.
14.1Ma dimmi, o padre: chi da' marmi bui
14.2suscitò l'ombra tua? — Concittadino
14.3amor, rispose, e dirò come il fui.
15.1Fra i boati di barbaro latino
15.2son tre secoli omai ch'io mi dormìa
15.3nel tempio sacro al divo di Cassino.
16.1Pietosa cura della patria mia
16.2qui concesse più degna e taciturna
16.3sede alla pietra che il mio fral coprìa.
17.1Fra il canto delle Muse alla diurna
17.2luce fui tratto; e la mia polve anch'essa
17.3riviver parve e s'agitò nell'urna.
18.1Ma desto non foss'io, che manomessa
18.2non vedrei questa terra, e questi marmi
18.3molli del pianto di mia gente oppressa!
19.1Oh! qualunque tu sia, non dimandarmi
19.2le sue piaghe, e, per Dio! ma trar m'aita
19.3di lassù la vendetta a consolarmi.
20.1Di ragion, di pietade hanno schernita
20.2i tiranni la voce; e fu delitto
20.3supplicare e mostrar la sua ferita.
21.1Fu chiamato ribelle ed interditto.
21.2anche il sospiro, e il cittadin fedele
21.3or per odio percosso, or per profitto;
22.1e le preghiere intanto e le querele
22.2derise e storpie gemono alle porte
22.3inesorate di pretor crudele. —
23.1Mentr'egli sì dicea, ferinne un forte
23.2muggir di fiumi, che tolte le sponde
23.3s'avean sul corno, orror portando e morte.
24.1Stendean Reno e Panàr le indomit'onde
24.2con immensi volumi alla pianura;
24.3e struggendo venìan le furibonde
25.1la speranza de' campi già matura:
25.2co' piangenti figliuoi fugge compreso
25.3di pietade il villano e di paura:
26.1ed uno in braccio e un altro per man preso,
26.2ad or ad or si volge, e studia il passo,
26.3pel compagno tremando e per lo peso;
27.1ch'alto il flutto l'insegue, e con fracasso
27.2le capanne ingoiando e i cari armenti,
27.3fa vortice di tutto e piomba al basso.
28.1Ed allora un rumor d'alti lamenti,
28.2un lagrimare, un dimandar mercede,
28.3con voci che farìan miti i serpenti.
29.1Ma non le ascolta chi in eccelso siede
29.2correttor delle cose, e con asperso
29.3auro di pianto al suo poter provvede.
30.1Mentre che d'una parte in mar converso
30.2geme il pian ferrarese, ecco un secondo
30.3strano lutto dall'altra e più diverso.
31.1In terra, in mare e per lo ciel profondo
31.2ecco farsi silenzio; il sol tacere
31.3all'improvviso, e parer morto il mondo.
32.1Le nubi in alto orribilmente nere
32.2altre stan come rupi, altre ne miri
32.3senza vento passar basse e leggere.
33.1Tutti dell'aure i garruli sospiri
33.2eran queti, e le foglie al suol cadute
33.3si movean roteando in presti giri.
34.1D'ogni parte al coperto le pennute
34.2torme accorrono, e in tema di salvarse
34.3empiono il ciel di querimonie acute.
35.1Fiutan l'aria le vacche, e immote e sparse
35.2invitan sotto alle materne poppe
35.3mugolando i lor nati a ripararse.
36.1Ma con muso atterrato e avverse groppe
36.2l'una all'altra s'addossano le agnelle,
36.3pria le gagliarde e poi le stanche e zoppe.
37.1Cupo regnava lo spavento; e in quelle
37.2meste sembianze di natura il core
37.3l'appressar già sentìa delle procelle:
38.1quando repente udissi alto un rumore
38.2qual se a' tuoni commisto giù da' monti
38.3vien di molte e spezzate acque il fragore.
39.1Quindi un grido: — Ecco il turbo: — e mille fronti
39.2si fan bianche, e le nebbie e le tenèbre
39.3spazza il vento sì ratto, che più pronti
40.1vanno appena i pensier. S'alza di crebre
40.2stipe un nembo e di foglie e di rotata
40.3polvere che serrar fa le palpebre.
41.1Mugge volta a ritroso e spaventata
41.2dell'Eridano l'onda, e sotto i piedi
41.3tremar senti la ripa affaticata.
42.1Ruggiscono le selve, ed or le vedi
42.2come fiaccate rovesciarsi in giuso,
42.3e innabbissarsi se allo sguardo credi;
43.1or gemebonde rialzar diffuso
43.2l'enorme capo, e giù tornarlo ancora,
43.3qual pendolo che fa l'arco all'insuso.
44.1Batte il turbo crudel l'ala sonora,
44.2schianta uccide le messi e le travolve;
44.3poi con rapido vortice le vora,
45.1e tratte in alto le diffonde e solve
45.2con immenso sparpaglio. Il crin si straccia
45.3il pallido villan, che tra la polve
46.1scorge rasa de' campi già la faccia,
46.2e per l'aria dispersa la fatica
46.3onde ai figli la vita e a sé procaccia;
47.1e percosso l'ovil, svelta l'aprica
47.2vite appiè del marito olmo, che geme
47.3con tronche braccia su la tolta amica.
48.1Oh giorno di dolor! giorno d'estreme
48.2lagrime! E crudo chi cader le vede
48.3e non le asciuga, ma più rio le spreme!
49.1E chi le spreme? Chi in eccelso siede
49.2correttor delle cose, e con ôr lordo
49.3di sangue e pianto al suo poter provvede.
50.1Poi che al duol di sua gente ogni cor sordo
50.2vide il cantore della gran follìa,
50.3e di pietà sprezzato ogni ricordo,
51.1mise un grido e sparì. Mentre fuggìa,
51.2si percotea l'irata ombra la testa
51.3col chiuso pugno, e mormorar s'udìa.
52.1Già il sol cadendo raccogliea la mesta
52.2luce dal campo della strage orrenda;
52.3ed io, com'uom che pavido si desta
53.1né sa ben per timor qual via si prenda,
53.2smarrito errava, e alla città giungea
53.3che spinge obliqua al ciel la Carisenda.
54.1Cercai la sua grandezza; e non vedea
54.2che mestizia e squallor, tanto che appena
54.3il memore pensier la conoscea.
55.1Ne cercai l'ardimento; e nella piena
55.2de' suoi mali esalava ire e disdegni
55.3che parean di lion messo in catena.
56.1Ne cercai le bell'arti e i sacri ingegni
56.2che alzar sublime le facean la fronte
56.3e toccar tutti del sapere i segni;
57.1ed il Felsineo vidi Anacreonte
57.2cacciato di suo seggio, e da profani
57.3labbri inquinato d'eloquenza il fonte.
58.1Vidi in vuoto liceo spander Palcani
58.2del suo senno i tesori, e in tenebroso
58.3ciel la stella languir di Canterzani;
59.1e per la notte intanto un lamentoso
59.2chieder pane s'udìa di poverelli
59.3che agli orecchi toglieva ogni riposo.
60.1Giacean squallidi, nudi, irti i capelli,
60.2e di lampe notturne al chiaror tetro
60.3larve uscite parean dai muffi avelli.
61.1Batte la Fame ad ogni porta, e dietro
61.2le vien la Febbre, e l'Angoscia, e la dira
61.3che locato il suo trono ha sul ferétro.
62.1Mentre presso al suo fin l'egro sospira,
62.2entra la Forza, e grida — Cittadino,
62.3muori, ma paga: — e il miser paga e spira.
63.1Oh virtù! come crudo è il tuo destino!
63.2Io so ben, che più bello è mantenuto
63.3pur dai delitti il tuo splendor divino:
64.1so che sono gli affanni il tuo tributo;
64.2ma perché spesso al cor che ti rinserra,
64.3forz'è il blasfema proferir di Bruto?
65.1Con la sventura al fianco su la terra
65.2Dio ti mandò, ma inerme ed impotente
65.3de' tuoi nemici a sostener la guerra.
66.1E il reo felice, e il misero innocente
66.2fan sull'eterno provveder pur anco
66.3del saggio vacillar dubbia la mente.
67.1Come che intorno il guardo io mova e 'l fianco,
67.2strazio tanto vedea, tante ruine,
67.3che la memoria fugge, e il dir vien manco.
68.1Langue cara a Minerva e alle divine
68.2Muse la donna del Panàr, né quella
68.3più sembra che fu invidia alle vicine:
69.1ma sul Crostolo assisa la sorella
69.2freme, e l'ira premendo in suo segreto,
69.3le sue piaghe contempla e non favella.
70.1Freme Emilia, e col fianco irrequieto
70.2stanca del rubro fiumicel la riva
70.3che Cesare saltò, rotto il decreto.
71.1E de' gemiti al suon che il ciel feriva,
71.2d'ogni parte iracondo e senza posa,
71.3l'adriaco flutto ed il tirren muggiva.
72.1Ripetea quel muggir l'Alpe pietosa,
72.2e alla Senna il mandava, che pentita
72.3dell'indugio pareva e vergognosa.
73.1E spero io ben che la promessa aita
73.2piena e presta sarà, ché la parola
73.3di lui che diella non fu mai tradita:
74.1spero io ben che il mio Melzi, a cui rivola
74.2della patria il sospiro... — E più bramava
74.3quel magnanimo dir; ma nella gola
75.1spense i detti una voce che gridava:
75.2— Pace al mondo: — e quel grido un improvviso
75.3suon di cetere e d'arpe accompagnava.
76.1Tutto quanto l'Olimpo era un sorriso
76.2d'amor; né dirlo né spiegarlo appieno
76.3pur lingua lo potrìa di paradiso.
77.1Si rizzar tutte e quattro in un baleno
77.2l'alme lombarde in piedi; e vêr la plaga,
77.3d'onde il forte venìa nuovo sereno,
78.1con pupilla cercar intenta e vaga
78.2quest'atomo rotante, ove dell'ire
78.3e degli odii sì caro il fio si paga.
79.1E largo un fiume dalla Senna uscire
79.2vider di luce, che la terra inonda,
79.3e ne fa parte al ciel nel suo salire.
80.1Tutto di lei si fascia e si circonda
80.2un eroe, del cui brando alla ruina
80.3tacea muta l'Europa e tremebonda.
81.1Ed ei l'amava: e nella gran vagina
81.2rimesso il ferro, offrì l'olivo al crudo
81.3avversario maggior della meschina,
82.1e col terror del nome e coll'ignudo
82.2petto e col senno disarmollo, e pose
82.3fine al lungo di Marte orrido ludo.
83.1Sovra il libero mar le rugiadose
83.2figlie di Dori uscìr, che de' metalli
83.3fluttuanti il tonar tenea nascose:
84.1Drimo, Nemerte, e Glauce de' cavalli
84.2di Nettuno custode, e Toe vermiglia,
84.3di zoofiti amante e di coralli;
85.1Galatea, che nel sen della conchiglia
85.2la prima perla invenne, e Doto e Proto,
85.3e tutta di Neréo l'ampia famiglia,
86.1tra cui confuse de' Tritoni a nuoto
86.2van le torme proterve. In mezzo a tutti
86.3dell'onde il re, da' gorghi imi commoto,
87.1sporge il capo divino, e al carro addutti
87.2gli alipedi immortali, il mar trascorre
87.3su le rote volanti e adegua i flutti.
88.1Cade al commercio, che ritorte abborre,
88.2il britannico ceppo, e per le tarde
88.3vene la vita che languìa ricorre.
89.1Al destarsi, al fiorir delle gagliarde
89.2membra del nume, la percossa ed egra
89.3Europa a nuova sanità riarde.
90.1Nuova lena le genti erge e rintegra:
90.2e tu di questo, o patria mia, se saggio
90.3farai pensiero, andrai più ch'altri allegra;
91.1e le piaghe tue tante, e l'alto oltraggio
91.2emenderai, che fêrti anime ingorde
91.3di libertà più ria che lo servaggio;
92.1anime stolte, svergognate e lorde
92.2d'ogni sozzura. Or fa che tu ti forba
92.3di tal peste, e il passato ti ricorde.
93.1E voi che in questa procellosa e torba
93.2laguna di dolore il piè ponete,
93.3onde il puzzo purgarne che n'ammorba;
94.1voi ch'alla mano il temo vi mettete
94.2di conquassata nave (e tal vi move
94.3senno e valor, che in porto la trarrete);
95.1voi della patria le speranze nuove
95.2tutte adempite, e di giustizia il telo
95.3animosi vibrando, udir vi giove
96.1che disse in terra, e che poi disse in cielo
96.2lo scrittor dei delitti e delle pene:
96.3ei di parlarvi, e voi rimosso il velo
97.1d'ascoltar degni il ver che v'appartiene.
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