about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1— Sacro di patria amor che forza acquista,
1.2ed eterno rivive oltre l'avello
1.3(cominciò l'alto insubre economista),
2.1desìo che pure ne' sepolti è bello
2.2di visitar talvolta ombra romita
2.3le care mura del paterno ostello,
3.1e con gli affetti della prima vita
3.2le vicende veder di quel pianeta
3.3che l'alme al fango per patir marita,
4.1mi fean poc'anzi abbandonar la lieta
4.2region delle stelle: e il patrio nido
4.3fu dolce e prima del mio vol la meta.
5.1Per tutto armi e guerrier, tripudio e grido
5.2di libertà; per tutto e danze e canti,
5.3ed altari alle Grazie ed a Cupido,
6.1e operose officine, e di volanti
6.2splendidi cocchi fervida la via,
6.3e care donne e giovinetti amanti,
7.1sclamar mi fenno a prima giunta: Oh mia
7.2gentil Milano, tu sei bella ancora!
7.3Ancor bella e beata è Lombardia!
8.1Poi nell'ascoso penetrai (ché fuora
8.2sta le più volte il riso e dentro il pianto),
8.3e venir mi credei nell'Antenora,
9.1nella Caìna, o s'altro luogo è tanto
9.2maladetto in inferno ove raccoglia
9.3tutte insieme le colpe Radamanto.
10.1Dell'albergo fatal guardan la soglia
10.2le Cabale pensose e l'Impostura
10.3che per vestirsi la Virtù dispoglia,
11.1la Fraude che si tocca il petto e giura,
11.2la fallace Amistà che sul tuo danno
11.3piange e poi t'abbandona alla ventura.
12.1Carezzanti negli atti in volta vanno
12.2le bugiarde Promesse, accompagnate
12.3dalle garrule Ciance e dall'Inganno.
13.1Sta fra le valve a piè profan vietate
13.2il Favor che bifronte or apre or chiude
13.3e dice all'un: Non puossi; e all'altro: Entrate.
14.1Su e giù sospinte le Speranze nude
14.2van zoppicando, e inseguele per tutto
14.3colei che tutte le speranze esclude.
15.1Con umil carta in man lurido e brutto
15.2grida il Bisogno, e sua ragione apporta;
15.3ma duro niego de' suoi gridi è il frutto:
16.1ché voce di ragion là dentro è morta,
16.2e de' pieni scaffali tra le borre
16.3dorme Giustizia in gran letargo assorta;
17.1né dall'alto suo sonno la può sciorre
17.2che il sonante cader di quella piova
17.3che fe' lo stupro dell'acrisia torre.
18.1Quest'io vidi nell'antro in cui si cova
18.2della patria il dolor, che con grand'arte
18.3tutto giorno si affina e si rinnova;
19.1tal che guasta il bel corpo d'ogni parte,
19.2trae già l'ultimo fiato e muore in culla
19.3la figlia del valor di Buonaparte.
20.1Circuisce la misera fanciulla
20.2multiforme di mostri una congrega
20.3che la sugge la spolpa e la maciulla:
21.1il Furto, ch'al Poter fatto è collega,
21.2Tirannia, che col dito entro gli orecchi,
21.3scòstati, grida alla Pietà che prega;
22.1Ignoranza che losca fra gli specchi
22.2banchetta, e l'osso che non unge, arcigna
22.3getta al Merto giacente in su gli stecchi:
23.1e la patria frattanto, empia matrigna,
23.2nega il pane a' suoi figli, e a tal lo dona
23.3stranier, cui meglio si darìa gramigna.
24.1Mossi più addentro il piede; e in logra zona
24.2vidi l'inferma che Finanza ha nome,
24.3che scheletro pareva e non persona.
25.1Colle man disperate entro le chiome
25.2guarda i vuoti suoi scrigni, e stupefatta
25.3cerca e non trova dell'empirli il come.
26.1Or la Forza le invia fusa e disfatta
26.2la pubblica sostanza; or la meschina
26.3perdendo merca e supplicando accatta.
27.1Scorre a fiumi il danaro, e la Rapina
27.2di color mille a cento man l'ingozza
27.3e giù nell'ampio ventre lo ruina
28.1con sì gran fretta, che talor la strozza
28.2tutto nol cape, e il vome, e vomitato
28.3lo ricaccia nell'epa e lo rimpozza:
29.1né del pubblico sazia, anco il privato
29.2aver divora; e il vede e lo consente
29.3suprema e muta Autorità di Stato. —
30.1— Chiusa e stretta da Forza prepotente
30.2(dolce interruppe allor Lorenzo), e in forse
30.3di maggior danno, e inerme e dependente,
31.1che far poteva Autorità? Deporse,
31.2gridò fiero Parini: e, steso il dito,
31.3gli occhi e la spalla brontolando torse.
32.1Strinse allora le labbia in sé romito
32.2dei delitti il sottil ponderatore;
32.3e, — Fu giusto, poi disse, il tuo garrito.
33.1Forza li vinse: e che può Forza in core
33.2che verace virtute in sé raduna?
33.3Cede il giusto la vita e non l'onore;
34.1l'onor su cui né strale di fortuna,
34.2né brando né tiranno né lo stesso
34.3onnipossente non ha possa alcuna. —
35.1Qual madre che del figlio intende espresso
35.2grave fallo, si tace e non fa scusa,
35.3ma china il guardo per dolor dimesso,
36.1e tuttavolta col tacer l'escusa;
36.2tal si fece Lorenzo, mansueta
36.3alma cortese a perdonar sol usa.
37.1Ma col cenno del capo il fier poeta
37.2plause a quel dir, che il generoso fiele
37.3de' bollenti precordii in parte acqueta.
38.1Aprì di nuovo al ragionar le vele
38.2Verri frattanto, e — Non ancor, soggiunse,
38.3tutto scorremmo questo mar crudele.
39.1Poiché protetta la Rapina emunse
39.2del popolo le vene, e di ben doma
39.3putta sfacciata il portamento assunse;
40.1la meretrice che laggiù si noma
40.2libertà depurata iva in bordello
40.3coi vizi tutti che dier morte a Roma.
41.1Alla fronte lasciva era cappello
41.2il berretto di Bruto, ma di serva
41.3avea gli atti, il parlare ed il mantello.
42.1E la seguìa di drudi una caterva,
42.2che da questa d'Italia a quella fogna
42.3a fornicar correa colla proterva.
43.1Altri perduta nel peccar vergogna,
43.2fuggì la patria no ma il manigoldo;
43.3altri è resto di scopa, altri di gogna:
44.1qual repe e busca ruffianando il soldo;
44.2qual è spia; qual il falso testimonio
44.3vende pel quarto e men d'un leopoldo.
45.1Quei chiede un Robespier che il sangue ausonio
45.2sparga, e le funi e la Senavra impetra
45.3con questo che biscazza il patrimonio.
46.1V'ha, ventoso raschiator di cetra,
46.2il pudor caccia e sé medesmo in brago,
46.3e segnato da Dio corre alla Vetra.
47.1V'ha chi salta in bigoncia dallo spago;
47.2v'ha chi versuto ciurmador le quadre
47.3muta in tonde figure, e non è mago.
48.1Disse rea d'adulterio altri la madre,
48.2e di vile semenza di convento
48.3sparso il solco accusò del proprio padre.
49.1Altri è schiuma di prete, e, fraudolento
49.2de' galeotti aringator, per fame
49.3va trafficando Cristo in sacramento.
50.1Tutto è strame letame e putridame
50.2d'intollerando puzzo, e lo fermenta
50.3tutto quanto de' vizi il bulicame.
51.1E questa ciurma ell'è colei che addenta
51.2i migliori, colei che tuona e getta
51.3d'Itala libertà le fondamenta?
52.1Oh inopia di capestri! oh maladetta
52.2lue cisalpina! oh patria! oh giusto Iddio!
52.3Perché pigra in tua mano è la saetta?
53.1Terror mi prese a tanto; e nell'obblìo
53.2del mio stato immortale, al patrio tetto
53.3per celarmi, tremante il piè fuggìo.
54.1Oh mia dolce consorte! oh mio diletto
54.2fratello! Oh quanto nell'udir mi piacqui
54.3da voi nomarmi coll'antico affetto,
55.1e ricordar siccome amai né tacqui
55.2la pubblica ragion, sin che già franta
55.3de' buon la speme, addio vi dissi, e giacqui!
56.1Piansi di gioia nel veder cotanta
56.2carità della patria, e come intera
56.3de' miei figli nel cor la si trapianta.
57.1Ed io vana allor corsi ombra leggera,
57.2e gli strinsi, e sentii tutta in quel punto
57.3la dolcezza di padre, e più sincera.
58.1Ma il tenero lor petto al mio congiunto
58.2ahi! quell'amplesso non intese, e invano
58.3vivi corpi abbracciai spirto defunto.
59.1Mi staccai da' miei cari; e di Milano
59.2ratto fuggendo, a quel sordo mi tolsi
59.3delle lagrime altrui gonfio oceàno.
60.1Città discorsi e campi; e pria mi volsi
60.2al longobardo piano, ove superbe
60.3strinser catene al re de' Franchi i polsi,
61.1e il villan coll'aratro ancor tra l'erbe
61.2urta le gallic'ossa, e quell'aspetto
61.3par che 'l natìo rancor gli disacerbe.
62.1Vidi 'l campo ove Scipio giovinetto
62.2contro i punici dardi allo spirante
62.3padre fe' scudo del roman suo petto.
63.1Vidi l'umil Agogna intollerante
63.2del suo fato novel: vidi la valle
63.3cui nome ed ubertà fa la sonante
64.1Sesia. Di là varcai per arduo calle
64.2l'Alpe che il nutritor di molte genti
64.3Verbano adombra colle verdi spalle.
65.1Quindi del Lario attinsi le ridenti
65.2rive e la terra ove alla luce aprìrsi
65.3i solerti di Plinio occhi veggenti,
66.1ed or l'odi di Volta insuperbirsi,
66.2che vita infonde pe' contatti estremi
66.3di due metalli (maraviglia a dirsi!)
67.1nei membri già di pelle e capo scemi
67.2delle rauche di stagno abitatrici,
67.3e di Galvan ricrea gli alti sistemi.
68.1I placidi cercai poggi felici
68.2che con dolce pendìo cingon le liete
68.3dell'Eupili lagune irrigatrici;
69.1e nel vederli mi sclamai: Salvete,
69.2piagge dilette al Ciel, che al mio Parini
69.3foste cortesi di vostr'ombre quete,
70.1quando ei fabbro di numeri divini,
70.2l'acre bile fe' dolce, e la vestìa
70.3di tebani concenti e venosini.
71.1Parea de' carmi tuoi la melodìa
71.2per quell'aure ancor viva, e l'aure e l'onde
71.3e le selve eran tutte un'armonìa.
72.1Parean d'intorno i fior, l'erbe, le fronde
72.2animarsi e iterarmi in suon pietoso:
72.3il cantor nostro ov'è? chi lo nasconde?
73.1Ed ecco in mezzo di ricinto ombroso
73.2sculto un sasso funébre che dicea:
73.3AI SACRI MANI DI PARIN RIPOSO.
74.1E donna di beltà che dolce ardea
74.2(tese l'orecchio, e fiammeggiando il Vate
74.3alzò l'arco del ciglio, e sorridea)
75.1colle dita venìa bianco–rosate
75.2spargendolo di fiori e di mortella,
75.3di rispetto atteggiata e di pietate.
76.1Bella la guancia in suo pudor; più bella
76.2su la fronte splendea l'alma serena,
76.3come in limpido rio raggio di stella.
77.1Poscia che dati i mirti ebbe a man piena,
77.2di lauro, che parea lieto fiorisse
77.3tra le sue man, fe' al sasso una catena:
78.1e un sospir trasse affettuoso, e disse:
78.2Pace eterna all'Amico: e te chiamando
78.3i lumi al cielo sì pietosi affisse,
79.1che gli occhi anch'io levai, certa aspettando
79.2la tua discesa. Ah qual mai cura, o quale
79.3parte d'Olimpo ratteneati, quando
80.1di que' bei labbri il prego erse a te l'ale?
80.2Se questa indarno l'udir tuo percuote,
80.3qual altra ascolterai voce mortale?
81.1Riverente in disparte alle devote
81.2ceremonie assistea colle tranquille
81.3luci nel volto della donna immote,
82.1uom d'alta cortesia, che il ciel sortille,
82.2più che consorte, amico. Ed ei che vuole
82.3il voler delle care alme pupille,
83.1ergea d'attico gusto eccelsa mole,
83.2sovra cui d'ogni nube immacolato
83.3raggiava immemor del suo corso il sole.
84.1E AMALIA la dicea dal nome amato
84.2di costei che del loco era la Diva,
84.3e più del cor che al suo congiunse il fato.
85.1Al pio rito funébre, a quella viva
85.2gara d'amor mirando, già di mente
85.3del mio gir oltre la cagion m'usciva.
86.1Mossi al fine; e quei colli ove si sente
86.2tutto il bel di natura, abbandonai,
86.3l'orme segnando al cor contrarie e lente.
87.1Vagai per tutto: nel tugurio entrai
87.2dell'infelice, e il ricco vidi in grembo
87.3dell'auree case più infelice assai.
88.1Salii discesi e risalii lo sghembo
88.2sentier di balze e fiumi, e il mio cammino
88.3oltre l'Adda affrettando ed oltre il Brembo,
89.1alla tua patria giunsi, o pellegrino
89.2di Bergamo splendor, che qui m'ascolti;
89.3e mesta la trovai del repentino
90.1tuo dipartire, e lagrimosi i volti
90.2su la morte di Lesbia illustre salma,
90.3che al cielo i vanni per seguirti ha sciolti.
91.1Brillò di gaudio a quell'annunzio l'alma
91.2dell'amoroso geomètra, e uscire
91.3parve alcun poco dell'usata calma:
92.1e già surto partìa, per lo desire
92.2di riveder quel volto che le penne
92.3di Pindo ai voli gli solea vestire;
93.1ma dignitosa coscienza il tenne,
93.2e il narrar grave di quell'altro saggio,
93.3che, precorso un sorriso, così venne
94.1seguitando il suo dir. — Dritto il viaggio
94.2di là volsi al terren che il Mella irriga,
94.3ricco d'onor di ferro e di coraggio.
95.1Quindi al Benàco che dal vento ha briga
95.2pari al liquido grembo d'Amfitrite
95.3quando irato Aquilon l'onde castiga;
96.1quindi al fiume, ove tardi diffinite
96.2fur l'italiche sorti, e non del duce,
96.3ma de' condotti il cor vinse la lite.
97.1E l'Adige seguii fino alla truce
97.2Adria, ove stanchi già del lungo corso
97.3trenta seguaci il re de' fiumi adduce.
98.1Tutto in somma il paese ebbi trascorso
98.2che alla manca del Po tra 'l mare e 'l monte,
98.3sente de' freni cisalpini il morso.
99.1E di dolore di bestemmie e d'onte
99.2per tutto intesi orribili favelle,
99.3che le chiome arricciar ti fanno in fronte:
100.1pianto di scarna plebe a cui la pelle
100.2si figura dall'ossa, e per le vie
100.3famelica suonar fa le mascelle;
101.1pianto d'orbi fanciulli e madri pie
101.2d'erba e d'acqua cibate, onde di mulse
101.3e d'orzo sagginar lupi ed arpie:
102.1pianto d'attrite meschinelle, avulse
102.2ai sacri asili, e con tremanti petti
102.3di porta in porta ad accattar compulse;
103.1pianto di padri, ahi lassi! a dar costretti
103.2l'aver la dote e tutto, anche le poche
103.3care memorie de' più sacri affetti:
104.1cupi sospiri e voci or alte or fioche
104.2di tutte genti, per gridar pietade
104.3e per continuo maledir già roche.
105.1D'orror fremetti; e venni alla cittade
105.2che dal ferro si noma. O dalle Muse
105.3abitate mai sempre alme contrade,
106.1onde tanta pel mondo si diffuse
106.2Itala gloria e tal di carmi vena
106.3che non Ascra, non Chio la maggior schiuse,
107.1d'onor di cortesia nutrice arena,
107.2come giaci deserta! e dal primiero
107.3splendor caduta, e di squallor sol piena!
108.1Questi sensi io volgea nel mio pensiero,
108.2quando un'ombra m'occorse alla veduta
108.3mesta sì, ma sdegnosa e in atto altero.
109.1Sovresso un marmo sepolcral seduta
109.2stava l'afflitta, e della manca il dosso
109.3era letto alla guancia irta e sparuta.
110.1Ombrata avea di lauro non mai scosso
110.2la spaziosa fronte, e sui ginocchi
110.3epico plettro, che dall'aura mosso
111.1dir fremendo parea: Nessun mi tocchi.
111.2Vêr lei mi spinsi, e dissi: O tu che spiri
111.3dolor cotanto e maestà dagli occhi,
112.1sodisfammi d'un detto a' miei desiri;
112.2parlami 'l nome tuo, spirto gentile,
112.3parlami la cagion de' tuoi sospiri,
113.1se nulla puote onesto prego umile. —
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)