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1.1Come face al mancar dell'alimento
1.2lambe gli aridi stami e di pallore
1.3veste il suo lume ognor più scarso e lento,
2.1e guizza irresoluta, e par che amore
2.2di vita la richiami, infin che scioglie
2.3l'ultimo volo, e sfavillando muore;
3.1tal quest'alma gentil, che morte or toglie
3.2all'italica speme e su lo stelo
3.3vital che verde ancor fiorìa la coglie,
3.4dopo molto affannarsi entro il suo velo,
3.5e anelar stanca su l'uscita, alfine
3.6l'ali aperse e raggiando alzossi al cielo.
4.1Le virtù, che diverse e pellegrine
4.2la vestir mentre visse, il mesto letto
4.3cingean, bagnate i rai, scomposte il crine:
5.1della patria l'amor santo e perfetto,
5.2che amor di figlio e di fratello avanza,
5.3empie a mille la bocca, a dieci il petto:
6.1l'amor di libertà, bello se stanza
6.2ha in cor gentile, e, se in cor basso e lordo,
6.3non virtù, ma furore e scelleranza;
7.1l'amor di tutti, a cui dolce è il ricordo
7.2non del suo dritto ma del suo dovere,
7.3e l'altrui bene oprando al proprio è sordo:
8.1umiltà, che fa suo l'altrui volere:
8.2amistà, che precorre al prego e dona,
8.3e il dono asconde con un bel tacere:
9.1poi le nove virtù che in Elicona
9.2danno al muto pensier con aurea rima
9.3l'ali il color la voce e la persona;
10.1colei che gl'intelletti apre e sublima,
10.2e col valor di finte cifre il vero
10.3valor de' corpi immaginati estima;
11.1colei che li misura, e del primiero
11.2compasso armò di Dio la destra, quando
11.3il grand'arco curvò dell'emispero
12.1e spinse in giro i soli, incoronando
12.2l'ampio creato di fiammanti mura,
12.3contro cui del caosse il mar mugghiando
13.1e crollando le dighe entro la scura
13.2eternità rimbomba e paurosa
13.3fa del suo regno dubitar natura.
14.1Eran queste le Dee che lamentosa
14.2fean corona alla spoglia che d'un tanto
14.3spirto di vita nel cammin fu sposa.
15.1— Ecco il cor, dicea l'una, in che sì santo
15.2sì fervido del giusto arse il desiro; —
15.3e la man pose al core, e ruppe in pianto.
16.1— Ecco la dotta fronte onde s'apriro
16.2sì profondi pensieri — un'altra disse;
16.3e la fronte toccò con un sospiro.
17.1— Ecco la destra, ohimè! che li descrisse, —
17.2venìa sclamando un'altra; e baci ardenti
17.3su la man fredda singhiozzando affisse.
18.1Poggia intanto quell'alma alle lucenti
18.2sideree rote, e or questa spera or quella
18.3di sua luce l'invita entro i torrenti.
19.1— Vieni, dicea del terzo ciel la stella:
19.2qui di Valchiusa è il cigno, e meno altera
19.3la sua donna con seco, e assai più bella;
20.1qui di Bice il cantor, qui l'altra schiera
20.2de' vati amanti: e tu, cantor lodato
20.3d'un'altra Lesbia, ascendi alla mia spera. —
21.1— Vien, di Giove dicea l'astro lunato:
21.2qui riposa quel grande che su l'Arno
21.3me di quattro pianeti ha coronato.
22.1Vien quegli occhi a mirar, che il ciel spiarno
22.2tutto quanto e, lui visto, ebber disdegno
22.3veder oltre la terra e s'oscurarno.
23.1Tu, che dei raggi di quel divo ingegno
23.2filosofando ornasti i pensier tui,
23.3vien; tu con esso di goder se' degno. —
24.1Ma di rincontro folgorando i sui
24.2tabernacoli d'oro apriagli il sole;
24.3e — Vieni, ei pur dicea, resta con nui.
25.1Io son la mente della terrea mole,
25.2io la vita ti diedi, io la favilla
25.3che in te trasfuse la giapezia prole.
26.1Rendimi dunque l'immortal scintilla
26.2che tua salma animò; nelle regali
26.3tende rientra del tuo padre e brilla.
27.1D'italo nome troverai qui tali
27.2che dell'uman sapere archimandriti
27.3al tuo pronto intelletto impennar l'ali;
28.1colui che strinse ne' suoi specchi arditi
28.2di mia luce gli strali e fe' parere
28.3cari a Marcello di Sicilia i liti;
29.1primo quadrò la curva del cadere
29.2de' proietti creata, e primo vide
29.3il contener delle contente sfere.
30.1Seco è il calabro antico, che precide
30.2alle mie rote il giro e del mio figlio
30.3la sognata caduta ancor deride.
31.1Qui Cassin, che in me tutto affisse il ciglio,
31.2fortunato così, ch'altri giammai
31.3non fe' più bello del veder periglio;
32.1qui Bianchin, qui Riccioli, ed altri assai
32.2del ciel conquistatori, ed Oriano
32.3l'amico tuo qui assunto un dì vedrai;
33.1lui che primiero dell'intatto Urano
33.2co' numeri frenò la via segreta,
33.3Orian degli astri indagator sovrano. —
34.1Questi dal centro del maggior pianeta
34.2uscìan richiami; e: — Vieni, anima dìa —
34.3par ch'ogni stella per lo ciel ripeta.
35.1Sì dolce udìasi intanto un'armonia,
35.2che qual più dolce suono arpa produce
35.3di lavoro mortal mugghio saria.
36.1E il sol sì viva saettò la luce,
36.2che il più puro tra noi giorno sereno
36.3notte agli occhi saria quando è più truce.
37.1Qual tra mille fioretti in prato ameno,
37.2vago parto d'april, la fanciulletta,
37.3disiosa d'ornar le tempia e il seno,
38.1or su questo or su quel pronta si getta,
38.2vorria tutti predarli, e li divora
38.3tutti con gli occhi ingorda e semplicetta;
39.1tal quell'alma trasvola, e s'innamora
39.2or di quel raggio ed or di questo, e brama
39.3fruir di tutti, e niun l'acqueta ancora;
40.1perocché più possente a sé la chiama
40.2cura d'amore di quei cari in traccia
40.3che amò fra' vivi e più fra gli astri or ama.
41.1Ella di Borda e Spallanzan la faccia
41.2e di Parin sol cerca; ed ogni spera
41.3n'inchiede, e prega che di lor non taccia.
42.1Ed ecco a suo rincontro una leggiera
42.2lucida fiamma, che nel grembo porta
42.3una dell'alme di cui fea preghiera.
43.1Qual fu suo studio in terra, iva l'accorta
43.2misurando del cielo alle vedette
43.3l'arco che l'ombra fa cader più corta.
44.1— Oh mio Lorenzo! — oh Borda mio! — Fur dette
44.2queste, e non più, per lor, parole: il resto
44.3disser le braccia al collo avvinte e strette.
45.1— Pur ti trovo. — Pur giungi. — Io piansi mesto
45.2l'amara tua partita, e su latino
45.3non vil plettro il mio duol fu manifesto. —
46.1— Io di quassù l'intesi, o pellegrino
46.2canoro spirto; e desiai che ratto
46.3fosse il vol che dovea farti divino. —
47.1— Anzi tempo, lo vedi, fu disfatto
47.2laggiù il mio frale. — Il veggo, e nondimeno
47.3qual di te lungo qui aspettar s'è fatto!
48.1Così confusi l'un dell'altro in seno,
48.2e alternando il parlar, spinser le piume
48.3là dove fa la lira il ciel sereno;
49.1d'Orfeo la lira, che il paterno nume
49.2d'auree stelle ingemmò, mentre volgea
49.3sanguinosa la testa il tracio fiume,
50.1e — misera Euridice — ancor dicea
50.2l'anima fuggitiva, ed — Euridice,
50.3Euridice, — la ripa rispondea.
51.1Conversa in astro quella cetra elice
51.2sì dolci suoni ancor, che la dannata
51.3gente gli udendo si farìa felice.
52.1Giunte a quell'onda d'armonia beata
52.2le due celesti peregrine, un'alma
52.3scoprir che grave al suon si gode e guata;
53.1sovra un lucido raggio assisa in calma,
53.2l'un su l'altro il ginocchio, e su i ginocchi
53.3l'una nell'altra delle man la palma.
54.1Torse ai due che venieno i fulgid'occhi,
54.2guardò Lorenzo, e in lei del caro aspetto
54.3destarsi i segni dall'obblio non tocchi.
55.1Non assurse però; ma con diletto
55.2le man protese, e balenò d'un riso
55.3per la memoria dell'antico affetto.
56.1E — ben giunto, lui disse: alfin diviso
56.2ti se' dal mondo, dal quel mondo u' solo
56.3lieta è la colpa ed il pudor deriso.
57.1Dopo il tuo dipartir dal patrio suolo
57.2io misero Parini il fianco venni
57.3grave d'anni traendo e più di duolo.
58.1E, poich'oltre veder più non sostenni
58.2della patria lo strazio e la ruina,
58.3bramai morire, e di morire ottenni.
59.1Vidi prima il dolor della meschina
59.2di cotal nuova libertà vestita,
59.3che libertà nomossi e fu rapina.
60.1Serva la vidi, e, ohimè!, serva schernita,
60.2e tutta piaghe e sangue al ciel dolersi
60.3che i suoi pur anco i suoi l'avean tradita.
61.1Altri stolti, altri vili, altri perversi,
61.2tiranni molti, cittadini pochi,
61.3e i pochi o muti o insidiati o spersi.
62.1Inique leggi, e per crearle rochi
62.2su la tribuna i gorgozzuli, e in giro
62.3la discordia co' mantici e co' fuochi,
63.1e l'orgoglio con lei l'odio il deliro
63.2l'ignoranza l'error, mentre alla sbarra
63.3sta del popolo il pianto ed il sospiro.
64.1Tal s'allaccia in senato la zimarra,
64.2che d'elleboro ha d'uopo e d'esorcismo;
64.3tal vi tuona, che il callo ha della marra;
65.1tal vi trama, che tutto è parossismo
65.2di delfica manìa, vate più destro
65.3la calunnia a filar che il sillogismo;
66.1vile! e tal altro del rubar maestro
66.2a Caton si pareggia, e monta i rostri
66.3scappato al remo e al tiberin capestro.
67.1Oh iniqui! E tutti in arroganti inchiostri
67.2parlar virtude, e sé dir Bruto e Gracco,
67.3Genuzii essendo Saturnini e mostri.
68.1Colmo era in somma de' delitti il sacco;
68.2in pianto il giusto, in gozzoviglia il ladro,
68.3e i Bruti a desco con Ciprigna e Bacco.
69.1Venne il nordico nembo, e quel leggiadro
69.2viver sommerse: ma novello stroppio
69.3la patria n'ebbe e l'ultimo soqquadro.
70.1Udii di Cristo i bronzi suonar doppio
70.2per laudarlo che giunto era il tiranno:
70.3ahi! che pensando ancor ne fremo e scoppio.
71.1Vidi il tartaro ferro e l'alemanno
71.2strugger la speme dell'ausonie glebe
71.3sì che i nepoti ancor ne piangeranno.
72.1Vidi chierche e cocolle armar la plebe,
72.2consumar colpe che d'Atreo le cene
72.3e le vendette vincerìan di Tebe.
73.1Vidi in cocchio Adelasio, ed in catene
73.2Paradisi e Fontana. Oh sventurati!
73.3Virtù dunqu'ebbe del fallir le pene?
74.1Cui non duol di Caprara e di Moscati?
74.2Lor ceppi al vile detrattor fan fede
74.3se amar la patria o la tradir comprati.
75.1Containi! Lamberti! o ria mercede
75.2d'opre onorate! ma di re giustizia
75.3lo scellerato assolve e il giusto fiede.
76.1Nella fiumana di tanta nequizia,
76.2deh! trammi in porto, io dissi al mio Fattore:
76.3ed ei m'assunse all'immortal letizia.
77.1Né il guardo vinto dal veduto orrore
77.2più rivolsi laggiù, dove soltanto
77.3s'acquista libertà quando si muore.
78.1Ma tu, che approdi da quel mar di pianto,
78.2che rechi? Italia che si fa? L'artiglia
78.3l'aquila ancora? O pur del suo gran manto
79.1tornò la madre a ricoprir la figlia?
79.2E Francia intanto è seco in pace? O in rio
79.3civil furore ancor la si periglia? —
80.1Tacquesi: e tutta la pupilla aprìo
80.2incontro alla risposta alzando il mento.
80.3Compose l'altro il volto, e quel desìo
81.1fe' del seguente ragionar contento.
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