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1.1Sollecita nel ciel l'alba sorgea
1.2Che su i flebili colli di Quirino
1.3La gran partenza illuminar dovea;
1.4E intrepido anelando al suo cammino
1.5Già stavasi prostrato all'ara innante
1.6Della chiesa l'augusto pellegrino.
1.7La voce il gesto il mover delle piante
1.8Non d'uom mortale, ma parea d'un dio:
1.9Foco eran gli occhi, e foco era il sembiante.
1.10Squallide e con lugùbre mormorío
1.11Affollate le turbe in Vaticano
1.12Traeansi a dirgli il doloroso addio;
1.13Somiglianti ad un mar che da lontano
1.14Fremer s'ode, o a gemente aura notturna
1.15Che fa le selve lamentar pian piano.
1.16Là dove nell'orror sacro dell'urna
1.17Dorme di Pietro in sotterranea sede
1.18L'apostolica polve taciturna,
1.19Sul marmo trionfal sedea la Fede:
1.20Più che la neve immacolato e schietto
1.21Coprìala un velo dalla fronte al piede:
1.22Ma la bellezza del celeste aspetto
1.23Traspar più vaga da quel velo, e spira
1.24Riverenza ed amor, tema e diletto.
1.25Essa lo sguardo che penétra e gira
1.26Fin sopra i cieli, e l'infernal trapassa
1.27Ampia vorago di tormento e d'ira,
1.28Profondamente sospirando abbassa,
1.29E colla man la guancia si sostiene
1.30Da pensier grave affaticata e lassa;
1.31Ma di reina nel suo duol ritiene
1.32La maestà pur anco, ed infiammarse
1.33Il cuor si sente d'ardimento e spene.
1.34Surse tosto, e sembrò nel suo levarse
1.35La bianca nube che dal ciel caduta
1.36Sul tabernacol folgorante apparse.
1.37Corre all'eroe d'incontro, e lo saluta;
1.38E, poichè in atto di gentil clemenza
1.39Stettesi alquanto e riguardollo muta,
1.40— O uom, disse, cui l'alta Intelligenza
1.41Per me tragge a pugnar, per me che sono
1.42Diva in ciel nata e d'immortal potenza,
1.43Guardami, uom forte: io son che ti ragiono,
1.44Io la figlia di Dio: guardami; e cura
1.45D'un'afflitta ti prenda e del suo trono.
1.46Piena è l'impresa di perigli e dura:
1.47Ma fia bello il patir, begli i cimenti,
1.48Se il mio spirto ti guida e t'assicura.
1.49Le inspirate da me parole ardenti
1.50Sono una spada che ferisce e sana,
1.51E d'ambe parti penetrar la senti.
1.52La ragion, che l'error doma ed appiana
1.53E l'alme inonda de' bei raggi suoi,
1.54È mia scorta e compagna, è mia germana.
1.55Ella sul labbro degl'invitti eroi
1.56Su la cui tomba io seggo, e per cui stetti
1.57E del cui sangue mi nutría da poi,
1.58Contro l'orgoglio degli umani affetti
1.59Parlò sicura, e per le vie del vero
1.60I cuor più schivi attrasse e gl'intelletti.
1.61Or la mente dell'uom, per lo sentiero
1.62Di fallace sofia, fattasi ancella
1.63Di ree dottrine che vagar la fêro,
1.64Somiglia a un mar cui torbido flagella
1.65Assiduo soffio di contrario vento,
1.66Che mesce il ciel coll'onda e la procella:
1.67Ma su l'irato instabile elemento
1.68E camminar su le tempeste io soglio,
1.69Come sopra ben saldo pavimento.
1.70Al mio grido pietoso al mio cordoglio
1.71I mortali indurar l'alme sedotte,
1.72E si formar nel petto un cuor di scoglio:
1.73Ma uscir dal fianco delle balze rotte
1.74I fonti io faccio limpidi e sinceri,
1.75E traggo il giorno dalla fosca notte.
1.76Per me confonde li Nabucchi alteri
1.77Daniel fanciullo, e placan le tremanti
1.78Donzelle gl'inflessibili Assueri.
1.79Tu vanne, ardisci e parla. De' regnanti
1.80Sta il cor nel pugno di quel Dio che frena
1.81L'ale del lampo e i turbini sonanti. —
1.82Disse; e sul volto dell'eroe serena
1.83Rifulse, e raddoppiògli entro le ciglia
1.84Mirabilmente del veder la lena.
1.85Già più bianca si fea l'alba vermiglia
1.86Ch'a tergo i corridor sentía del giorno:
1.87Ei guarda, e il fere un'alta maraviglia.
1.88D'ombrose vigne e di ruscelli adorno
1.89Appargli un campo. Collinette apriche,
1.90Verdi boschetti gli fan cerchio intorno.
1.91Pascono al rezzo delle piante amiche
1.92Ben cento greggi, e quinci e quindi ingombra
1.93Fuma la spiaggia di capanne antiche.
1.94L'aria era queta e di vapori sgombra:
1.95Ma turbossi ad un tratto l'orizzonte,
1.96E di pallore si coperse e d'ombra.
1.97Pria diè vento la terra, e poi dal monte
1.98Con orrendo silenzio orrenda emerse
1.99Nube e giù scese in procellosa fonte.
1.100Ahi quant'era terribile a vederse!
1.101Di Dio lo spirto le gonfiava il grembo,
1.102E tale al muto campo si converse.
1.103E già squarciato d'ogni parte il lembo
1.104Piovea grandine e fuoco: e palpitando
1.105Fuggìan le genti dall'irato nembo.
1.106Solo fra tanta tema un venerando
1.107Pastor si stette, e denudò la testa,
1.108Le palme al ciel pietosamente alzando.
1.109Voce di tuono allor gridò: — T'arresta,
1.110Angelo punitor: lungi la spada
1.111Torci dal campo, e scendi alla foresta. —
1.112Tacque: e il turbo al furor mutò la strada.
1.113E qual recisa dalle curve ronche
1.114Cader sul solco fa il villan la biada,
1.115Tal fea quello balzar divelte e tronche
1.116Le selve: e tutte per diversa via
1.117Le fiere abbandonâr l'atre spelonche.
1.118Cotal portento al pellegrin s'offría;
1.119E mentre fise ei tienvi le pupille,
1.120Dispar l'oggetto, e un altro lo disvía.
1.121Immantinente ei mille vede e mille
1.122Pronte a seguirlo angeliche figure
1.123Affrettarsi e gittar lampi e faville.
1.124Vede d'abisso le potenze oscure
1.125Sbarrargli il passo, e in questo lato e in quello
1.126Di fantasmi assalirlo e di paure.
1.127Smunta il volto e con torvo occhio rubello
1.128V'è l'invidia di lui vecchia nemica,
1.129E primo degli eroi vanto e flagello:
1.130V'è del vario Tarpéo tiranna antica
1.131Maledicenza, che, il pugnal deposto,
1.132L'anime di segreti odi nutrica:
1.133V'è il falso zelo, che d'amor s'è posto
1.134Una larva sul volto, e un cuor nel seno
1.135Di demone crudel tiensi nascosto;
1.136Ed altri mostri che diverse avieno
1.137Di prudente virtù forme mentite
1.138E le labbra stillanti di veleno.
1.139Come alla voce di Gesù smarrite
1.140Là nell'orto fatal caddero al suolo
1.141Le turbe al grande tradimento uscite;
1.142Così davanti al pellegrin d'un solo
1.143Sguardo percosso sul negato calle
1.144Cadde rovescio il temerario stuolo,
1.145Che non osò seguirlo, ed alle spalle
1.146A bestemmiar rimase e di sfacciato
1.147Susurro empiè del Tevere la valle.
1.148L'angel di Roma dalla fè chiamato
1.149Alto allor si levò sul Vaticano,
1.150E largo diede alla sua tromba il fiato;
1.151Tromba a quelle simìl che del Giordano
1.152Arrestâr l'onde stupefatte e fêro
1.153Gerico rovinar spezzata al piano.
1.154L'angelo della Senna e dell'Ibero,
1.155E quel del Reno e quel dell'Alpi udillo,
1.156E fecer plauso al difensor di Piero.
1.157L'angel dell'Istro anch'esso al forte squillo
1.158Destasi, e l'altro ad incontrar se 'n viene,
1.159Pace gridando per lo ciel tranquillo.
1.160Fin dentro il lago dell'eterne pene
1.161Giunse il suon della tuba; e un cupo udissi
1.162Doppio stridor di denti e di catene.
1.163Trascorse ancor fra i lumi erranti e fissi:
1.164E degli spirti a cui fur dati in cura
1.165Forte l'orecchio rintronar sentissi.
1.166Allor de Uriele più lucente e pura
1.167Uscir del die la lampa imperatrice,
1.168Bella nemica della notte oscura.
1.169D'improvviso tepor dispensatrice
1.170La gran face del sol tosto si mira
1.171Rallegrar la pianura e la pendice.
1.172Ovunque il passo imprime o il guardo gira
1.173L'illustre viator, nuova virtude
1.174Sente natura e la stagion respira.
1.175Volea del verno le sembianze crude
1.176Depor la terra innanzi tempo e presta
1.177D'erbe e fiori ammantar le spiagge ignude;
1.178Ogni arbor rinverdir volea la vesta,
1.179E le nevi, del gel rotto il rigore,
1.180Alle montagne liberar la testa:
1.181Ma vietollo umiltà che del pastore
1.182Venìa scorta e compagna; e intorno a lui
1.183Parve del verno raddoppiar l'orrore.
1.184Languido un'altra volta i raggi sui
1.185Contrasse il sole, e il capo aureo lasciosse
1.186Imbrunir da vapori erranti e bui.
1.187Dal suo speco l'acquoso austro si mosse
1.188E dalle nubi che la man stringea
1.189E nevi e piogge furibondo scosse.
1.190Tutta qual pria tornò contraria e rea
1.191La gelata stagion, posta in obblìo
1.192La deitade che passar dovea.
1.193Le sue porte l'olimpo intanto aprío,
1.194E calossi di fumo e foco mista
1.195Nube che l'aria di fragranza empío:
1.196L'ignea colonna imíta, che fu vista
1.197Il ramingo guidar stanco Israello
1.198Per lo deserto alla fatal conquista.
1.199Ma la nube nel sen porta un drappello
1.200D'invisibili altrui spirti moventi
1.201Quale l'occhiute rote d'Ezechiello;
1.202Spirti che di soavi almi concenti
1.203Van ricreando l'aure innamorate
1.204E raddolcendo della via gli stenti.
1.205Pria le cure il travaglio e l'umiltate
1.206Del buon pastor cantaro, che la vita
1.207Pone in periglio per le agnelle amate:
1.208Poi, stendendo a più grave arpa le dita,
1.209Cantar quell'alto sdegno onde la terra
1.210Fu sepolta nel pelago e punita;
1.211E come l'arca fra l'orrenda guerra
1.212Degl'irati elementi alto sul flutto
1.213Galleggia e salva le montagne afferra:
1.214Indi il roveto rammentar, che tutto
1.215D'Orebbe apparve al pastorel famoso
1.216Dalle fiamme ravvolto, e non distrutto:
1.217Nè quel vello obliâr, che in rugiadoso
1.218Molle terren su l'alba raccogliesti
1.219Secco ed asciutto, o Gedeon dubbioso;
1.220Onde di sangue madianito festi
1.221Rosse le glebe, e di Giudea cattiva
1.222Le pentite pupille alfin tergesti.
1.223Tal era il canto e l'armonía festiva
1.224Che al sacro pellegrino il cuor molcendo
1.225Soavemente dalla nube usciva.
1.226E già la balza del Soratte orrendo
1.227Scoprìasi tutta, e nebuloso il piede
1.228Il padre Tebro le venìa lambendo.
1.229Dimentica del ciel spesso ivi riede
1.230Di Silvestro a vagar l'ombra pensosa,
1.231Innamorata dell'antica sede:
1.232Onde il verno alla rupe erta e petrosa
1.233Per riverenza a tanto ospite nume
1.234Di nevi il capo più coprir non osa,
1.235E zefiro gentil scuoter le piume
1.236In sua stagion vi lascia, e folte al basso
1.237Pender le spiche e tremolar sul fiume.
1.238Sul limitar dello scavato sasso,
1.239Ove al furor barbarico sottratto
1.240Raccolse un tempo fuggitivo il passo,
1.241Stavasi il veglio venerando in atto
1.242D'uom che qualcuno attende e impaziente
1.243Per soverchio aspettare omai s'è fatto;
1.244Ed ecco che apparir vede repente
1.245La portentosa nube, e più vicina
1.246Farsi l'ascosa melodìa già sente.
1.247Qual da un fiume talor la vespertina
1.248Nebbia s'estolle, e dopo breve istante
1.249Giù nella valle rotasi e declina;
1.250Tal, la cima radendo delle piante,
1.251D'un venticel portata in su le penne,
1.252La celeste discese ombra aspettante.
1.253Lieve d'incontro al pellegrin se 'n venne,
1.254E lampeggiando in un gentil sorriso
1.255Gli sfavillò su gli occhi e lo trattenne.
1.256Videro dalle nubi l'improvviso
1.257Splendor gli spirti ascosi, e ravvisaro
1.258L'antico cittadin del paradiso.
1.259Tosto il canto e le dolci arpe fermaro,
1.260Chè agli atti al volto in lui desío cortese
1.261Di favellar gran cose argomentaro.
1.262S'appressâr tutte ad ascoltarlo intese
1.263Quelle dive potenze. Allor di zelo
1.264Fe l'ombra scintillar le labbra accese,
1.265E a parlar cominciò. Spirti del cielo
1.266Che dappresso l'udiste e di vostre ali
1.267All'uman guardo gli faceste un velo,
1.268Piacciavi di ridir, spirti immortali,
1.269Ad un mortal le sue parole, e darmi
1.270Lingua ed accenti al gran subbietto eguali
1.271Se lice col pensier tanto levarmi.
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