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1.1Io dicea: — Mio cor, se ciò mi fanno
1.2l'armi mie proprie, quelle, onde mi punge
1.3la fortuna crudel, che mi faranno? —
2.1S'io stessa, col fuggir dal mio ben lunge,
2.2sento che 'l duol via più mi s'avvicina,
2.3che la partenza mia mel ricongiunge;
3.1al mio languir contraria medicina
3.2certo avrò preso al vaneggiar del core,
3.3che per misera strada m'incamina.
4.1Lassa, or mi pento del commesso errore,
4.2anzi non mossi così tosto il passo
4.3dal dolce loco, ov'abita 'l mio amore,
5.1ch'io dissi: — Oimè! dunque è pur ver ch'io lasso
5.2quella terra e quell'acque, ove 'l mio sole
5.3di splendor rende ogni altro lume casso? —
6.1E, se ridir potessi le parole,
6.2che volgendomi indietro al caro suolo
6.3dissi, qual chi lasciar ciò ch'ama suole,
7.1vedrei gli augelli ancor con lento volo
7.2seguirmi ad ascoltar il mio lamento,
7.3alternando in pia voce il mio gran duolo;
8.1vedrei qual già. fermarsi a udirmi 'l vento,
8.2e quetar le procelle, e i boschi e i sassi
8.3moversi a la pietà del mio tormento.
9.1Ma per troppo gridar afflitti e lassi
9.2sono i miei spirti, onde già. i pesci e l'onde
9.3le mie miserie a meco pianger trassi.
10.1Tanta rena non han d'Adria le sponde,
10.2quante volte il suo nome allor chiamai,
10.3com'or qui 'l chiamo, ov'Eco sol risponde.
11.1Co' sospiri arsi e col pianto bagnai
11.2l'amate spoglie, e di lui in vece accolte
11.3al seno me le strinsi e le basciai,
12.1dicendo: — O spoglie, che già. foste avvolte
12.2intorno a quelle membra, che da Marte
12.3sembrano in forma di Narciso tolte;
13.1se 'l ciel mi riconduce in quella parte
13.2onde stolta parti', non sarà mai
13.3che quinci 'l fermo piè volga in disparte. —
14.1Non fu pietra né pianta, ov'io passai,
14.2che non piangesse meco, e forse allora
14.3non mi dicesse: — Folle! ove ne vai? —
15.1Dal cerchio estremo, ove fan la dimora
15.2scintillando le stelle, certamente
15.3meco pianger mostrár la notte ancora.
16.1Ben vidi 'l sol levar chiaro e lucente;
16.2ma, perché gli occhi ad abbagliarmi e 'l core
16.3un più bel lume impresso avea la mente,
17.1scorso del sol mi parve lo splendore;
17.2o fu, forse, ch'udendo 'l mio gran pianto,
17.3anch'ei si scolorì del mio dolore.
18.1Oh com'è privo d'intelletto, e quanto
18.2colui s'inganna, che nel patrio nido
18.3viver può lieto col suo bene a canto,
19.1e va cercando or l'uno or l'altro lido,
19.2pensando forse che la lontananza
19.3ai colpi sia d'Amor rifugio fido!
20.1Fugga pur l'uom, se sa: la rimembranza
20.2del caro obbietto sempre gli è d'intorno,
20.3anzi porta in cor viva la sembianza.
21.1S'io veggo l'alba a noi menar il giorno,
21.2mirando i fiori e le vermiglie rose,
21.3che le cingon la fronte e 'l crin adorno,
22.1— Tal — dico, — è 'l mio bel viso, in cui ripose
22.2tutti i suoi doni il cielo, e la natura
22.3la sua eccellenza più ch'altrove espose. —
23.1Poi, quando scorgo per la notte oscura
23.2accendersi là su cotante stelle,
23.3Amor, ch'è meco, sì m'afferma e giura
24.1che quelle luci in cielo eterne e belle
24.2tante non son, quante virtù in colui,
24.3che poi crudo del sen l'alma mi svelle.
25.1E, per far i miei dì più tristi e bui,
25.2dal mio raggio lontan, sempre al cor vivo
25.3ho 'l sole ardente, onde pria accesa fui:
26.1al qual piangendo e sospirando scrivo.
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