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XVIII

Rime

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1.1Molto illustre signor, quel che iersera
1.2ne recai mio capitolo a mostrarvi,
1.3scritto di mia invenzion non era;
2.1ma non per tanto di ringraziarvi
2.2non cesso, ch'avvertita voi m'abbiate
2.3che, ch'io nol mandi a quell'amico, parvi;
3.1e vi so grado che mi consigliate
3.2di quello c'ho da far, quando a voi vengo
3.3perché i miei versi voi mi correggiate.
4.1Grand'obligazione al cielo tengo
4.2ch'un vostro pari in protezzion m'abbia,
4.3e più da voi di quel ch'io merto ottengo.
5.1La gelosia, che dentro 'l cor m'arrabbia,
5.2mi fece scriver quello ch'io non dissi;
5.3ma fu del mio signor martello e rabbia.
6.1Egli pria mi narrò quello ch'io scrissi,
6.2e molte cose mi soggiunse appresso,
6.3perché di lui 'n sospetto non venissi.
7.1Non so quel che sia in fatto, ma confesso
7.2ch'io mi sento morir da passione
7.3di non averlo a ciascun'ora presso:
8.1e questi versi scritti a tal cagione,
8.2con scusa di mandargli quei saluti
8.3di iersera, inviarli il cor dispone.
9.1Prego la mercé vostra che m'aiuti
9.2in racconciarli, e in far ch'a me ne venga
9.3il mio amante e lo sdegno in pietà muti:
10.1gli altri versi di ieri ella si tenga,
10.2ch'io farò poi di lor quel ch'a lei piace;
10.3e, pur ch'umil l'amante mio divenga,
11.1d'ogni altra avversità mi darò pace.
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