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1.1èignor, ha molti giorni, ch'io non fui
1.2(come doveva) a farvi riverenza:
1.3di che biasmata son forse d'altrui;
2.1ma, se da far se n'ha giusta sentenza,
2.2le mie ragioni ascoltar pria si denno
2.3da me scritte, o formate a la presenza:
3.1che, quanto dritte ed accettabili enno,
3.2non voglio ch'altri s'impedisca, e solo
3.3giudicar lascerò dal vostro senno.
4.1Con questo in tanti mali mi consolo,
4.2che non sète men savio che cortese,
4.3e che pietà sentite del mio duolo;
5.1sì che, s'alcun di questo mi riprese,
5.2ch'a voi d'alquanto tempo io non sia stata,
5.3prodotte avrete voi le mie difese.
6.1Io so pur troppo che da la brigata
6.2far mal giudizio de le cose s'usa,
6.3senza aver la ragion prima ascoltata.
7.1èignor, non solo io son degna di scusa,
7.2ma che ciascun, c'ha gentil cor, m'ascolti
7.3di tristo pianto con la faccia infusa.
8.1Non posso non tener sempre rivolti
8.2i sentimenti e l'animo e l'ingegno
8.3ai gravosi martìr dentro a me accolti,
9.1sì ch'ora, ch'a scusarmi con voi vegno,
9.2entra la lingua a dir del mio dolore,
9.3e di lui ragionar sempre convegno;
10.1benché quest'è mia scusa, che l'amore,
10.2ch'io porto ad uom gentile a maraviglia,
10.3mi confonde la vita e toglie il core;
11.1anzi pur dal girar de le sue ciglia
11.2la mia vita depende e la mia morte,
11.3e quindi gioia e duol l'anima piglia.
12.1Permesso alfine ha la mia iniqua sorte
12.2che 'n preda del suo amor m'abbandonassi,
12.3di che fien l'ore del mio viver corte:
13.1ed ei, crudel, da me volgendo i passi,
13.2quando più bramo la sua compagnia,
13.3fuor de la nostra comun patria vassi:
14.1senza curar de la miseria mia,
14.2a far l'instanti ferie altrove è gito,
14.3ma d'avantaggio andò sei giorni pria;
15.1di ch'è rimaso in me duolo infinito,
15.2e 'l core e l'alma e 'l meglio di me tutto,
15.3col mio amante, da me s'è dipartito.
16.1Corpo dal pianto e dal dolor distrutto,
16.2ne l'allegrezza senza sentimento,
16.3rimasta son del languir preda in tutto
17.1quinci 'l passo impedito, e non pur lento,
17.2ebbi a venir in quella vostra stanza,
17.3secondo 'l mio devere e 'l mio talento,
18.1peroché i membri avea senza possanza,
18.2priva d'alma; e, se in me di lei punto era,
18.3dietro 'l mio ben n'andava per usanza.
19.1Così passava il dì fino a la sera,
19.2e le notti più lunghe eran di quelle,
19.3ch'ad Alcmena Giunon fe' provar fiera:
20.1sovra le piume al mio posar rubelle,
20.2non ritrovando requie nel martìre,
20.3d'Amor, di lui doleami, e de le stelle.
21.1ètandomi senza lui volea morire:
21.2spesso levai, e ricorsi agli inchiostri,
21.3né confusa sapea che poi mi dire.
22.1Ben prego sempre Amor, che gli dimostri
22.2le mie miserie e 'l suo gran fallo espresso,
22.3oltre a tanti da me segni fuor mostri.
23.1Certo da un canto e lungamente e spesso
23.2egli m'ha scritto in questa sua partita,
23.3ed ancor più di quel che m'ha promesso:
24.1col suo cortese scrivermi la vita
24.2senza dubbio m'ha reso, ed io 'l ringrazio
24.3con un pensier ch'a sperar ben m'invita.
25.1Da l'altra parte intento a lo mio strazio,
25.2Poiché senza di sé mi lascia, io 'l veggo,
25.3e ch'ei sta senza me sì lungo spazio.
26.1Le sue lettre mandatemi ognor leggo,
26.2e tenendole innanzi a lor rispondo,
26.3e parte a la mia doglia in ciò proveggo.
27.1Alti sospir dal cor m'escon profondo,
27.2nel legger le sue carte, e in far risposte
27.3piene di quel languir, che in petto ascondo.
28.1In ciò fùr tutte dispensate e poste
28.2l'ore; e del mio signor basciava in loco
28.3le sue grate e dolcissime proposte.
29.1Peggio che morta, in suon tremante e fioco
29.2sempre chiamarlo lagrimando assente,
29.3il mio sol rifugio era e 'l mio gioco:
30.1desiandol meco aver presente,
30.2altrui noiosa, a me stessa molesta,
30.3lassa languia del corpo e de la mente.
31.1Come doveva over potea, con questa
31.2oppressa dal martìr gravosa spoglia,
31.3venir da voi, meschina, inferma e mesta,
32.1a crescer con la mia la vostra doglia
32.2e, in cambio di parlar con buon discorso,
32.3aver di pianger, più che d'altro, voglia?
33.1In quel vostro sì celebre concorso
33.2d'uomini dotti e di giudicio eletto,
33.3da cui vien ragionato e ben discorso,
34.1come, senza poter formar un detto,
34.2dovev'io ne la scola circostante
34.3uom tal visitar egro infermo in letto?
35.1Furono appresso le giornate sante,
35.2ch'a questo officio m'impedOr la via;
35.3benché la cagion prima fu 'l mio amante,
36.1a cui sempre pensar mi convenia,
36.2e legger, e risponder, in ciò tutta
36.3spendendo la già. morta vita mia.
37.1Ed ora a stato tal io son ridutta,
37.2che, s'ei doman non torna, com'io spero,
37.3fia la mia carne in cenere distrutta.
38.1Di rivederlo ognor bramosa pèro,
38.2bench'ei tosto verrà, com'io son certa,
38.3per quel ch'ei sempre m'ha narrato il vero:
39.1de la promessa fé di lui s'accerta
39.2con altre esperienzie la mia spene,
39.3né qual dianzi ha da me doglia è sofferta.
40.1Egli verrà, l'abbraccerò 'l mio bene:
40.2stella benigna, ch'a me 'l guida, e ria
40.3quella, ond'ei senza me, star sol sostiene.
41.1Mi resta un poco di malenconia,
41.2ch'egro è 'l mio colonello, ed io non posso
41.3mancargli per amor e cortesia;
42.1sì che, gran parte d'altro affar rimosso,
42.2attendo a governarlo in stato tale,
42.3ch'ei fôra senza me di vita scosso,
43.1Per troppo amarmi ei giura di star male,
43.2convenendo da me dipartir tosto,
43.3e verso Creta andar quasi con l'ale.
44.1Di ciò nel cor grand'affanno ei s'ha posto,
44.2ed io non cesso ad ogni mio potere
44.3di consolarlo a ciascun buon proposto.
45.1Vorreil, dal suo mal libero vedere,
45.2perché tanto da lui mi sento amata,
45.3e perch'ei langue fuor d'ogni dovere;
46.1e, come donna in questa patria nata,
46.2vorrei ch'ov'ha di lui bisogno andasse,
46.3e ch'opra a lei prestasse utile e grata:
47.1le virtù del suo corpo afflitte e lasse,
47.2per ch'ei ne gisse ov'altri in Creta il chiama,
47.3grato mi fôra ch'ei ricuperasse
48.1Del suo nobil valor la chiara fama
48.2fa che quivi ciascun l'ama e 'l desia,
48.3e come esperto in guerreggiar il brama.
49.1Dategli, venti, facile la via,
49.2e, perché fuor d'ogni molestia ei vada,
49.3la dea d'amor propizia in mar gli sia;
50.1sì che con l'onorata invitta spada
50.2a la sua illustre immortal gloria ei faccia
50.3con l'inimico sangue aperta strada.
51.1Ciò fia ch'al mio voler ben sodisfaccia,
51.2poi che, rimosso questo impedimento,
51.3il mio amor sempre avrò ne le mie braccia.
52.1E, se costui perciò parte scontento,
52.2ch'ad altro ho 'l core e l'anima donato,
52.3rimediar non posso al suo tormento.
53.1E che poss'io? Che s'egli è innamorato,
53.2io similmente il mio signor dolce amo,
53.3e 'l mio arbitrio di lui tutt'ho in man dato
54.1A lui servir e compiacer sol bramo,
54.2valoroso, gentil, modesto e buono;
54.3e fortunata del suo amor mi chiamo.
55.1Lassa! che, mentre di lui sol ragiono,
55.2né presente l'amato aspetto veggio,
55.3da novo aspro martìr oppressa sono;
56.1e pietra morta in viva pietra seggio
56.2sopra del mio balcone, afflitta e smorta,
56.3poi che 'l mio ben lontano esser m'aveggio.
57.1A questa, che da me scusa v'è pòrta,
57.2di non esser venuta a visitarvi,
57.3priva di vita senza la mia scorta,
58.1piacciavi, s'ella è buona, d'appigliarvi,
58.2considerando ben voi questa parte,
58.3senz'a quel ch'altri dice riportarvi.
59.1E, se le mie ragion confuse e sparte
59.2senz'argomenti e senza stil v'ho addutto,
59.3a dir la verità non richiede arte.
60.1Bench'io non son senza un salvocondutto,
60.2e senza da voi esserne invitata,
60.3per tornar così presto a quel ridutto,
61.1basta che, quando vi sarò chiamata,
61.2lascerò ogni altra cosa per venirvi;
61.3né questo è poco a donna innamorata.
62.1E stimerò che sia vero obedirvi
62.2star pronta a quel che mi comanderete,
62.3non venendo non chiesta ad impedirvi.
63.1èe con vostro cugin ne parlerete,
63.2son certa ch'egli mi darà ragione,
63.3e voi medesmo ve n'accorgerete.
64.1Gli altri amici son poi buone persone,
64.2e senza costo voglion de l'altrui,
64.3s'altri con loro a traficar si pone.
65.1Forse che, quanto tarda a scriver fui,
65.2tanto son lunga in questa mia scrittura,
65.3senza pensar chi la manda ed a cui.
66.1Ma io son così larga di natura,
66.2tal che tutta ricevo entro a me stessa
66.3la virtù vostra e la viva figura:
67.1questa mi siede in mezzo l'alma impressa,
67.2come di mio signor effigie degna,
67.3ch'onorar il cor mio giamai non cessa.
68.1Così vostra mercé per sua mi tegna,
68.2e per me inchini quella compagnia,
68.3sin ch'a far questo a la presenzia io vegna;
69.1benc'ho mutato in parte fantasia,
69.2e in ciò ch'io mi ritoglio, o ch'io mi dono,
69.3non sarà quel, che tal crede che sia.
70.1Questo dico, perché dar in man buono,
70.2venendo, non vorrei di chi perduta
70.3mi tenne del suo amor, che non ne sono:
71.1così la sorte ora offende, ora aiuta.
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