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VIII

Rime

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1.1Ben vorrei fosse, come dite voi,
1.2ch'io vivessi d'Amor libera e franca,
1.3non còlta al laccio, o punta ai dardi suoi;
2.1e, se la forza in ciò d'assai mi manca,
2.2da resister a l'armi di quel dio,
2.3che 'l cielo e 'l mondo e fin gli abissi stanca,
3.1ch'ei s'annidasse fôra 'l desir mio
3.2dentro 'l mio cor, in modo ch'io 'l facessi
3.3non repugnante a quel che più desio.
4.1Non che sovra lui regno aver volessi,
4.2ché folle a imaginarlo sol sarei,
4.3non che ch'un sì gran dio regger credessi;
5.1ma da lui conseguir in don vorrei
5.2che, innamorar convenendomi pure,
5.3fosse 'l farlo secondo i pensier miei.
6.1Ché, se libere in ciò fosser mie cure,
6.2tal odierei, ch'adoro; e tal, ch'io sdegno,
6.3con voglie seguirei salde e mature.
7.1E poi ch'Amor anch'io biasmar convegno,
7.2imaginando non si troveria
7.3cosa più ingiusta del suo iniquo regno.
8.1Egli dal proprio ben l'alme desvia;
8.2e, mentre indietro pur da ciò ti tira,
8.3nel precipizio del tuo mal t'invia.
9.1E, se 'l cor vostro in tanto affanno ei gira,
9.2credete che per me certo non meno,
9.3sua colpa, si languisce e si sospira;
10.1e, se voi del mio amor venite meno
10.2(nol so, ma 'l credo), anch'io d'un crudel angue
10.3soffro al cor gli aspri morsi e 'l rio veneno.
11.1Così, quanto per me da voi si langue,
11.2vedete ristorato con vendetta
11.3de le mie carni e del mio infetto sangue.
12.1E, se 'l mio mal vi spiace, e non diletta,
12.2anch'io 'l vostro non bramo, e quel ch'io faccio
12.3contra voi 'l fo da l'altrui amor costretta;
13.1benché, s'oppressa inferma a morte giaccio,
13.2com'è ch'a voi recar io possa aita
13.3nel martìr, ch'entro grido e di fuor taccio?
14.1Voi, s'a lagnarvi il vostro duol v'invita
14.2meco, nel mio languir soverchio impietra
14.3e rende un sasso di stupor mia vita:
15.1via più nel cor quella doglia pen'tra,
15.2che raggela le lagrime nel petto,
15.3e l'uom, qual Niobe, trasfigura in pietra.
16.1Il vostro duol si può chiamar diletto,
16.2poiché parlando meco il disfogate,
16.3del mio, ch'al centro il cor chiude, in rispetto.
17.1Io vi rispondo ancor, se mi parlate;
17.2ma le preghiere mie supplici il vento
17.3senza risposta ognor se l'ha portate,
18.1se pur ebbi mai tanto d'ardimento,
18.2che in voce o con inchiostro addimandassi
18.3qualche mercede al grave mio tormento.
19.1E così portar gli occhi umidi e bassi
19.2convengo, e converrò per lungo spazio,
19.3se morte al mio dolor non chiude i passi.
20.1Del mio amante non dico; ché 'l mio strazio
20.2è 'l dolce cibo, ond'ei mentre si pasce
20.3divien nel suo digiun manco ognor sazio.
21.1E dal suo orgoglio pur sempre in me nasce
21.2novo desio d'appagar le sue voglie,
21.3ch'unqua non vien che riposar mi lasce;
22.1ma dal mio nodo Amor l'arretra e scioglie:
22.2forse con lui fa un'altra donna quello,
22.3ch'egli fa meco; e qual dà, tal ritoglie.
23.1Così di quanto è 'l mio desir rubello
23.2ai desir vostri, a la medesma guisa
23.3ne riporto supplizio acerbo e fello.
24.1Fors'ancor voi del vostro amor conquisa
24.2altra donna sprezzate, e con la mente
24.3dal piacerle v'andate ognor divisa;
25.1e, s'a lei sète ingrato e sconoscente,
25.2in suo giusto giudizio Amor decide
25.3ch'un'altra sì vi scempia e vi tormente.
26.1Fors'anco Amor del comun pianto ride,
26.2e, per far lagrimar più sempre il mondo,
26.3l'altrui desir discompagna e divide;
27.1e, mentre che di ciò si fa giocondo,
27.2de le lagrime nostre il largo mare
27.3sempre più si fa cupo e più profondo:
28.1ché, s'uom potesse a suo diletto amare,
28.2senza trovar contrarie voglie opposte,
28.3l'amoroso piacer non avria pare.
29.1E, se tai leggi fùr dal destìn poste,
29.2perché ne la soverchia dilettanza
29.3al ben del cielo il mondan non s'accoste,
30.1tant'è più 'l mio dolor, quant'ho in usanza
30.2d'innamorarmi e di provar amando
30.3quest'amata in amor disagguaglianza
31.1Ben quanto a l'esser mio vo ripensando,
31.2veggo che la fortuna mi conduce
31.3ove la vita ognor meni affannando;
32.1e, se potessi in ciò prender per duce
32.2quella ragion, ch'or, da l'affetto vinta,
32.3d'Amor sotto l'imperio si riduce,
33.1sarebbe nel mio cor la fiamma estinta
33.2de l'altrui foco, e di quel fôra in vece
33.3del vostro l'alma ad infiammarsi accinta.
34.1E, se l'ordine a me mutar non lece,
34.2s'a disfar o corregger quel non viene,
34.3ch'o ben o mal una volta il ciel fece,
35.1posso bramar che chi cinta mi tiene
35.2d'indegno laccio in libertà mi renda,
35.3sì ch'io mi doni a voi, come conviene;
36.1ma, ch'altro in ciò fuor del desir io spenda,
36.2e questo ancor con non picciola noia,
36.3non è che più da voi, signor, s'attenda.
37.1Ben sarebbe compìta la mia gioia,
37.2s'io potessi cangiar nel vostro amore
37.3quel ch'in altrui con diletto mannoia.
38.1A voi darei di buona voglia il core,
38.2e, dandol, crederei riguadagnarlo
38.3nel merito del vostro alto valore:
39.1così verrei d'altrui mani empie a trarlo,
39.2e in luogo di conforto e di salute
39.3aventurosamente a ben locarlo.
40.1Anch'io so quanto val vostra virtute,
40.2e de le rare eccellenti vostr'opre
40.3molte sono da me state vedute.
41.1Chiaro il vostro valor mi si discopre,
41.2e s'io non vengo a dargli ricompensa,
41.3Amor non vuol che tanto ben adopre.
42.1Com'io 'l potessi far, da me si pensa;
42.2e, se, dov'al desio manca il potere,
42.3il buon animo i merti ricompensa,
43.1che v'acquetiate meco è ben dovere:
43.2forse ch'a tempo di miglior ventura
43.3ve ne farò buon effetto vedere.
44.1Tra tanto l'esser certo di mia cura
44.2conforto sia, ch'al vostro dolor giovi,
44.3e mi faccia stimar da voi non dura,
45.1fin che libera un giorno io mi ritrovi
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