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1.1S'io v'amo al par de la mia propria vita,
1.2donna crudel, e voi perché non date
1.3in tanto amor al mio tormento aita?
2.1E, se invano mercé chieggio e pietate,
2.2perch'almen con la morte quelle pene,
2.3ch'io soffro per amarvi, non troncate?
3.1So che remunerar non si conviene
3.2mia fé così ma quel mal, che ripara
3.3a un maggior mal, vien riputato bene:
4.1più d'ogni morte è la mia doglia amara;
4.2e morir di man vostra, in questo stato,
4.3grazia mi fia desiderata e cara.
5.1Ma com'esser può mai che, dentro al lato
5.2molle, il bianco gentil vostro bel petto
5.3chiuda sì duro cor e sì spietato?
6.1Com'esser può che quel leggiadro aspetto
6.2voglie e pensier così crudi ricopra,
6.3che 'l servir umil prendano in dispetto?
7.1La gran bellezza a voi data di sopra
7.2spender in morte di chi v'ama e in doglia,
7.3qual potete peggior far di quest'opra?
8.1Ciò da l'uman desir vostro si toglia,
8.2e 'n sua vece vi penetri a la mente,
8.3conforme a la beltà, pietosa voglia.
9.1Così dentro e di fuor chiara e splendente
9.2sarete d'ogni età vero ornamento,
9.3non pur di questo secolo presente.
10.1Pria che de' be' crin l'òr si faccia argento,
10.2da custodir è quel, che poi si perde,
10.3chi 'l lascia in man del tempo, in un momento:
11.1e, se ben sète d'età fresca e verde,
11.2nulla degli anni è più veloce cosa,
11.3sì ch'a tenervi dietro il pensier perde;
12.1e, mentre di qua giù nessun ben posa,
12.2nasce e spar la beltà più che baleno,
12.3non che qual nata e secca a un tempo rosa.
13.1Ma poi, chi la pietà chiude nel seno,
13.2col merto de la fama sua ravviva
13.3le chiome bionde e 'l viso almo e sereno.
14.1Dunque, per farvi al mondo eterna e diva,
14.2amica di pietà verso chi v'ama,
14.3siate di crudeltà nemica e schiva.
15.1Oh, se vedeste in me l'ardente brama,
15.2c'ho di servir voi sola a tutte l'ore,
15.3con quel pensier ch'ognor vi chiede e brama,
16.1e mi vedeste in mezzo 'l petto il core,
16.2a me son certo che null'altro amante
16.3pareggereste nel portarvi amore!
17.1Ma guardatemi 'l cor fuor nel sembiante
17.2pallido e mesto e nel mio venir solo,
17.3dì e notte, con piè lasso e cor costante;
18.1e, conoscendo il mio soverchio duolo,
18.2e come in lui convien ch'ognor trabbocchi
18.3di pene cinto da infinito stuolo,
19.1volgete a me pietosamente gli occhi,
19.2a veder come presso e di lontano
19.3quinci ognor empio Amor l'arco in me scocchi,
20.1stendete a me la bella e bianca mano
20.2a rinovar il colpo, e che in tal guisa
20.3il sen più m'apre e insieme il rende sano.
21.1O beltà d'ogni essempio altro divisa
21.2di cui l'anima in farsi umil soggetta,
21.3stando lieta, qua giù s'imparadisa!
22.1Amor da que' begli occhi in me saetta
22.2con tal dolcezza, che 'l mio espresso danno
22.3via più sempre mi giova e mi diletta.
23.1Ben questi al chiaro sole invidia fanno,
23.2bench'ancor Febo con diletto mira
23.3le bellezze, che tante in voi si stanno:
24.1di queste vago Apollo arde e sospira,
24.2e per virtù di tai luci gioconde
24.3il suo saper in voi benigno inspira;
25.1e, mentre questo in gran copia v'infonde,
25.2move la chiara voce al dolce canto,
25.3ch'a' bei pensier de l'animo risponde.
26.1La penna e 'l foglio in man prendete intanto,
26.2e scrivete soavi e grate rime,
26.3ch'ai poeti maggior tolgono il vanto.
27.1O bella man, che con bell'arte esprime
27.2sì leggiadri concetti, e le sue forme
27.3dentro 'l mio cor felicemente imprime!
28.1De l'antico valor segnando l'orme
28.2questa ne va sì candida e gentile,
28.3svegliando la virtù dove più dorme;
29.1né pur rinova il glorioso stile
29.2del poetar sì celebre trascorso,
29.3che non ebbe fin qui par né simìle;
30.1ma de le menti afflitte alto soccorso
30.2È quella man ne l'amorosa cura,
30.3che quivi ha 'l suo rifugio e 'l suo ricorso.
31.1Di viva neve man candida e pura,
31.2che dolcemente il cor m'ardi e consumi
31.3per miracol d'Amor fuor di natura,
32.1e voi, celesti e graziosi lumi,
32.2ch'ardor e refrigerio in un mi sète,
32.3e parer gli altrui rai fate ombre e fumi,
33.1perch'a me 'l vostro aviso contendete?
33.2e non più tosto con pietosi modi
33.3al mio soccorso, oimè, vi rivolgete?
34.1Né però chieggio che disciolga i nodi,
34.2che 'ntorno al cor m'ordìo la mai sì vaga,
34.3né che in alcuna parte men m'annodi
35.1non chiedo ch'entro al sen saldi la piaga
35.2il bel guardo gentil, che in me l'impresse,
35.3d'amor con arte lusinghiera e vaga:
36.1da quelle mani e da le braccia stesse
36.2esser bramo raccolto in cortesia,
36.3e che 'l mio laccio stringan più sempre esse.
37.1bramo che quella vista umana e pia
37.2si volga al mio diletto, e del bel viso
37.3e de la bocca avara non mi sia.
38.1Oh che grato e felice paradiso,
38.2dal goder le bellezze in voi sì rade
38.3non si trovar giamai, donna, diviso:
39.1donna di vera ed unica beltade,
39.2e di costumi adorna e di virtude,
39.3con senil senno in giovenil etade!
40.1Oh che dolce mirar le membra ignude,
40.2e più dolce languir in grembo a loro,
40.3ch'or a torto mi son sì scarse e crude!
41.1Prenderei con le mani il forbito oro
41.2de le trecce, tirando de l'offesa,
41.3pian piano, in mia vendetta il fin tesoro.
42.1Quando giacete ne le piume stesa,
42.2che soave assalirvi! e in quella guisa
42.3levarvi ogni riparo, ogni difesa!
43.1Venere in letto ai vezzi vi ravvisa,
43.2a le delizie che 'n voi tante scopre,
43.3chi da pietà vi trova non divisa;
44.1sì come nel compor de le dotte opre,
44.2de le nove Castalie in voi sorelle
44.3l'arte e l'ingegno a l'altrui vista s'opre.
45.1E così 'l vanto avete tra le belle
45.2di dotta, a tra le dotte di bellezza,
45.3e d'ambo superate e queste e quelle;
46.1e, mentre l'uno e l'altro in voi s'apprezza,
46.2d'ambo sarebbe l'onor vostro in tutto,
46.3se la beltà non guastasse l'asprezza.
47.1Ma, se 'n voi la scienzia è d'alto frutto,
47.2perché de la bellezza il pregio tanto
47.3vien da la vostra crudeltà distrutto?
48.1Accompagnate l'opra in ogni canto;
48.2e, come la virtù vostra ne giova,
48.3la beltà non sia seme del mio pianto:
49.1in tanto amor tanto dolor vi mova,
49.2sì che di riparar ai tristi affanni
49.3entriate meco in lodevole prova.
50.1S'al tempo fa sì gloriosi inganni
50.2la vostra muta, la beltà non faccia
50.3a se medesma irreparabil danni.
51.1A Febo è degno che si sodisfaccia
51.2dal vostro ingegno; ma da la beltate
51.3a Venere non meno si compiaccia:
52.1le tante da lei grazie a voi donate
52.2spender devete in buon uso, sì come
52.3di quelle, che vi diede Apollo, fate:
53.1con queste eternerete il vostro nome,
53.2non men che con gli inchiostri; e lento e infermo
53.3farete il tempo, e le sue forze dome.
54.1Per la bocca di lei questo v'affermo:
54.2non lasciate Ciprigna, per seguire
54.3Delio, né contra lei tentate schermo;
55.1ché Febo se le inchina ad obedire,
55.2né può far altrimenti, se ben poi
55.3gran piacer tragge in ciò dal suo servire.
56.1Così devete far ancora voi,
56.2seguitando l'essempio di quel dio,
56.3che v'infonde i concetti e i pensier suoi.
57.1La bellezza adornate col cor pio;
57.2sì che con la virtù ben s'accompagne,
57.3lontan da ogni crudel empio desio:
58.1queste in voi la pietà faccia compagne,
58.2e in tanto vi rincresca, com'è degno,
58.3d'un, che de l'amor vostro ognora piagne.
59.1E son quell'io, che umìle a voi ne vegno,
59.2cercando di placar con dolci preghi
59.3la vostra crudeltate e 'l vostro sdegno:
60.1mercé da voi, per Dio, non mi si nieghi,
60.2donna bella e gentil, mio in tanta guerra
60.3benigno il vostro aiuto a me si pieghi.
61.1Così sarete senza par in terra.
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