CANTO XIX

Avarchide

PoeTree.it

1.1Ciascun duce d'Avarco l'ampie schiere,
1.2che al sommo impero suo commesse foro,
1.3va intorno visitando e 'n voci altere
1.4quel che deggiano oprar dimostra loro;
1.5ma sovra ogn'altro poi si può vedere
1.6mostrando il dragon nero in campo d'oro
1.7il fero Seguran; che tutti insieme
1.8pien d'ardente furor sospinge e preme.
2.1E dice: “Or questo è il tempo in cui mostrarse
2.2convien l'alta virtù che 'n core avemo,
2.3e quel chiaro splendor, che largo apparse
2.4del Britannico onor, rendere scemo;
2.5che le glorie di lor per tutto sparse,
2.6e per sì lungo tempo, acquisteremo
2.7in questa valle sola e 'n questo giorno,
2.8pria ch'all'occaso il sol faccia ritorno.
3.1Ricordatevi pur che 'l ciel ne mostra,
3.2se calcar la saprem, la strada breve
3.3di fine imporre alla infinita nostra
3.4già sofferta fatica e sudor greve;
3.5e che dentro a quei fossi omai la vostra
3.6pace e riposo ritrovar si deve,
3.7e con lode immortal larga ricchezza,
3.8e tutto il sommo ben che 'l mondo apprezza.
4.1Or non sapete voi ch'ivi entro stanno
4.2di mille alme cittadi i tesori ampi?
4.3Ch'oltra il mare e di qua dispogliati hanno
4.4i più fertili, aprici e lieti campi;
4.5che dall'unghie rapaci del Britanno
4.6non è tempio onorato che ne scampi;
4.7ma delle prede antiche e falli suoi,
4.8eredi e punitor sarete voi.
5.1Accingetevi pur con core ardito,
5.2qual più conviene a sì onorata impresa,
5.3contra un popol già lasso e sbigottito,
5.4che larghi argini e valli ha per difesa,
5.5di cui l'imperador giace ferito,
5.6Boorte e molti che v'han fatto offesa;
5.7né resta altri fra lor, che 'l nome vano
5.8dell'Armorico giovine Tristano.
6.1A cui prometto io sol tal freno imporre,
6.2ch'a gli altri cavalier nocerà poco;
6.3né 'l salverà da me fondata torre,
6.4né riparo miglior di chiuso loco;
6.5ch'ogni suo schermo, ogni sua forza torre
6.6spero al primo apparir con ferro e foco,
6.7e render tosto il tutto eguale e piano
6.8sì, che 'l difenda sol l'arme e la mano”.
7.1Già tacendo il gran duce, a lento piede,
7.2ch'essi seguan pregando, il passo muove
7.3verso la porta, alla cui guardia siede
7.4il buon Tristan, che no 'l vorrebbe altrove;
7.5come poi più vicino esser si vede,
7.6empiendo l'aria e 'l ciel di varie e nuove
7.7barbare voci e di suono aspro ed alto,
7.8velocissimo il gir drizza all'assalto.
8.1Né impedimento alcun d'argine o fossa
8.2gli contende il sentier, ch'ei non s'avvente
8.3oltr'ogni spazio e con l'estrema possa
8.4di passar'oltra sol non s'argomente;
8.5prende essa porta e mille volte scossa
8.6l'ha in guisa tal, che 'l popol ne spavente;
8.7dietro a lui son l'insegne, che 'l cammino
8.8van mostrando al lontan, come al vicino.
9.1Vien l'altra gente poi calcata e stretta,
9.2con gli scudi fra lor serrati in guisa,
9.3che pria che penetrargli, ogni saetta
9.4del più pregiato arcier saria ricisa;
9.5van di par sempre e ben l'un l'altro aspetta
9.6sì, che dal vario andar non sia divisa
9.7l'annodata ch'avean secura forma,
9.8stampando unitamente l'istess'orma.
10.1Scendon nel fosso; e quel ch'è indietro aita
10.2quanto può quel dinanzi alto salire,
10.3ove dal vallo e l'argine impedita
10.4la via ritrova al chiaro suo desire;
10.5spingonsi insieme e con bei detti invita
10.6l'un l'altro all'opra di mostrare ardire;
10.7e tentando in fra lor novelle forme,
10.8vanno ora insieme, or' han diverse l'orme.
11.1Or come mai potrà lingua mortale
11.2raccontar tutto a pien l'alto romore?
11.3I colpi orrendi poi d'asta e di strale
11.4del popol folto ch'or ancide or muore?
11.5Di scende percosso e di chi sale,
11.6cangiando il viver suo con largo onore?
11.7E la grandine spessa che qui cade
11.8di sassi e dardi all'arenose strade?
12.1Ch'ora il pio Blomberisse, or Gossemante,
12.2che di Tristano il dì compagni furo,
12.3va con l'asta ferrata indietro e innante,
12.4scorrendo intorno il combattuto muro
12.5e quale al sommo omai posa le piante,
12.6e di vittoria aver si tien securo,
12.7percosso in fronte e con pallente faccia,
12.8senza spirto raccor, tra' suoi ricaccia.
13.1Fa il medesmo Blanoro, il terzo duce,
13.2che congiunto con lor si trova all'opra;
13.3che questo a spasmo e quello a morte adduce,
13.4l'un di sotto riverso e l'altro sopra;
13.5e chi contra i suoi colpi si conduce
13.6non ha scudo a bastanza che 'l ricopra;
13.7che 'l porfir, l'adamante, o s'altra sia
13.8pietra più dura ancor, poco saria.
14.1Montò spinto da' suoi superbo in vista
14.2sopra l'argine estremo il Ner Perduto,
14.3sì che i miglior guerrier d'intorno attrista
14.4l'oscuro tigre suo, ch'han conosciuto;
14.5e la tema era in lor con danno mista,
14.6se non tosto giungea con largo aiuto
14.7Blanor correndo al subito romore,
14.8che gli percosse in un l'orecchie e 'l core.
15.1E 'l trova, che più d'un già impiagato ave,
15.2e l'acquistato loco si difende,
15.3e chiama i suoi dicendo: “Ora ho la chiave,
15.4che la porta apre, onde il ben nostro pende”;
15.5ma giunto a destra, ove men guarda e pave,
15.6la man sopra di lui Blanoro stende,
15.7e con l'asta mortal, che vien traversa,
15.8sopra quei, che 'l seguian, tosto il riversa.
16.1Non con altro romor nel fondo diede
16.2del più inchinato fosso delle spalle,
16.3che scoglio alpestre ch'alla riva assiede
16.4d'aspro torrente, a cui ristringa il calle;
16.5che di pioggia arricchito, irato il fiede,
16.6e lo sveglie indi e rimbombar la valle
16.7fa col suo rovinar, tremando i cori
16.8a gli armenti vicini e a' lor pastori.
17.1Non fu ardito guerrier che ciò sentisse,
17.2che dal danno di lui non prenda essempio,
17.3fuor che 'l fero Grifon, che sempre visse
17.4d'animo invitto, ma superbo ed empio;
17.5il qual, Giove biasmando, altero disse:
17.6“Donami pur, se vuoi, l'istesso scempio,
17.7ch'io non curo il morir, mostrando almeno,
17.8che 'ntrepido il voler riserbo in seno”.
18.1Cotal parlava allor, credendo morto
18.2il suo caro cugin, ch'amò cotanto;
18.3ma come vide poi, ch'era risorto,
18.4rivoltò in ira di dolore il manto;
18.5ma il fero Seguran da Marte scorto
18.6di ridur tutte in polve si dà vanto
18.7le fortissime porte con la mano,
18.8e di vita e d'onor privar Tristano.
19.1Vede un grosso troncon, che traggon'ivi
19.2sei più forti guerrier di quello stuolo,
19.3versando di sudor dal volto rivi
19.4con lungo e faticoso affanno e duolo;
19.5ratto entrato fra lor, d'esso gli ha privi,
19.6e con ambe le mani il prende ei solo,
19.7e se 'l pon sopra l'omero, sì come
19.8villanella d'agnel tondute chiome:
20.1e va inverso la porta a largo passo,
20.2e con quello aspramente la percuote,
20.3e sovente addoppiando or alto or basso,
20.4qual terremoto o folgore la scuote;
20.5non aspetta Tristan vederlo lasso,
20.6o le speranze sue d'effetto vòte,
20.7ma stimando in suo cor d'onore indegno
20.8chi riparo si fa di muro o legno;
21.1chiama a sé Blomberisse e Gossemante,
21.2dicendo: “Or non movete d'esto loco,
21.3guardando ben l'entrata, mentre innante
21.4contr'a quel vada, che ne prende in gioco;
21.5Blanoro e ogni altro cavaliero errante,
21.6che le nemiche spade apprezza poco,
21.7segua il mio gire in parte, ove quest'alma
21.8lasserò nuda o l'ornerò di palma”.
22.1Così detto, la porta in un momento
22.2quanto ogn'uscio si stende mostra aperta;
22.3et ei, qual leve stral, qual foco e vento,
22.4con brevissima schiera seco inserta
22.5vien sopra Seguran, ch'è troppo intento
22.6alla vittoria sua, che sperò certa;
22.7e con l'urto improviso in modo il preme,
22.8che lo stend'ivi col suo tronco insieme.
23.1Indi oltra penetrando tra i guerrieri,
23.2quel privato ha di membra e quello ancide;
23.3trova Entello il primiero in tra i più feri,
23.4e la fronte in due parti gli divide;
23.5Aventin getta a gli aridi sentieri
23.6senza il piè destro, ch'all'albergo il guide,
23.7Euforbo, Amitaone e Forcino
23.8quel senza braccio e questo a capo chino.
24.1Non con altro terror va tra costoro,
24.2che famelico lupo a i caldi tempi
24.3tra le gregge sott'ombra e fa di loro,
24.4pria che senta il pastor, crudeli scempi;
24.5e i can, ch'al nudo sol gran tempo foro,
24.6prendendo da i signor dovuti essempi,
24.7si rinfrescan nel sonno alla verdura,
24.8che dal raggio d'Apollo gli assicura.
25.1Tal questi miserelli, che non hanno
25.2di quei, che dentro son, timore alcuno,
25.3restan sì spaventati al nuovo danno,
25.4che saldo a i colpi lor resta nessuno;
25.5il pio Blanoro e quei che con lui vanno,
25.6han già morti gettati ad uno ad uno
25.7della plebe vulgar sì larga schiera,
25.8che l'arena coperta intorno n'era.
26.1E seguivano ancor; ma il re Tristano,
26.2che securo non va di chi più importa,
26.3teme che non risurga Segurano,
26.4e sforzi al fin l'abbandonata porta;
26.5va richiamando indietro a mano a mano
26.6il suo Blanoro e l'onorata scorta;
26.7e poi ch'egli è di genti uccider lasso,
26.8verso il campo de' suoi rivolge il passo.
27.1E trova, qual temea, che 'l grande Iberno,
27.2che di terra animoso era levato,
27.3già pien di sdegno dell'avuto scherno
27.4fra i due gran cavalieri era arrivato;
27.5ove par l'uno e l'altro all'aspro verno
27.6scoglio, che invitto aspette il mar turbato,
27.7il qual, senza crollar la fronte o 'l piede,
27.8indarno questo e quello inonda e fiede,
28.1il primo ch'egli incontra è Gossemante,
28.2che la sinistra parte in guardia ha presa,
28.3e gli diè colpo in fronte sì pesante,
28.4che 'l cerebro intonato n'ebbe offesa;
28.5non però d'indi pur moveo le piante,
28.6ma s'apparecchia ancora alla difesa,
28.7quand'ei raddoppia il colpo e fu cotale,
28.8ch'a ritenerlo in piè nulla gli vale;
29.1che il forte elmo ha squarciato il brando crudo,
29.2come d'arbor novel tenera scorza,
29.3poi tagliò l'osso, ove il ritrova ignudo,
29.4che ricopre la fronte, ove ha più forza,
29.5e non seppe al bisogno oprar lo scudo,
29.6così 'l vitale spirto in esso ammorza,
29.7che 'l collo anco partì tra le due spalle,
29.8e 'l pon disteso al mal guardato calle.
30.1Non con altro romor ch'eccelso pino,
30.2ch'al gran monte di Pelia in fronte nato,
30.3dal pratico nocchier, che sta vicino,
30.4per carena al suo legno è disegnato;
30.5ché 'l taglia in basso; ed ei col verde crino
30.6a chi l'offese più rovina a lato;
30.7ché non può al suo cader fuggir sì presto,
30.8che con le frondi almen gli vien molesto.
31.1Va incontra poscia irato a Blomberisse,
31.2ch'al suo caro compagno era in aita,
31.3e tutto il seme Iberno maladisse,
31.4ch'a sì caro guerrier tolse la vita,
31.5poi sospirando e minacciando disse:
31.6“Se la vendetta sua mi vien fallita,
31.7spietato Seguran, ti affermo certo,
31.8che 'l fin medesmo dal tuo brando merto”.
32.1E così ragionando in fronte il fere
32.2con grave asta ferrata ad ambe mani,
32.3ma nello scudo sol venne a cadere,
32.4che i desir di vendetta rendeo vani;
32.5l'altro, come cinghial che tra le schiere
32.6di folti cacciatori entra e di cani,
32.7senza la spada oprar, col capo basso
32.8l'urta e l'atterra e si fa largo il passo.
33.1E tra la gente poi, ch'ivi era folta,
33.2col medesmo furore oltra si spinge,
33.3e col brando mortal, che 'ntorno volta,
33.4di vermiglio color la terra pinge:
33.5il buon re Lago, che di lunge ascolta,
33.6co' migliori e col figlio si ristringe;
33.7e dove ode il gridar, con ratto corso
33.8confortando ciascun drizza il soccorso:
34.1e trova Seguran, ch'ivi parea
34.2tigre o fero leon, ch'al primo assalto
34.3pose il cane e 'l pastore a morte rea,
34.4poi la mandra varcò d'un leggier salto,
34.5e sbramando la fame, che 'l premea,
34.6pon la misera gregge al nudo smalto,
34.7e con rabbioso dente all'istess'ora,
34.8e la madre e l'agnel sugge e divora.
35.1Egli avea d'un sol colpo a terra steso
35.2più di cento guerrier tutti in un monte,
35.3l'un nelle spalle e l'altro al petto offeso,
35.4quel ferito nel ventre e questo in fronte;
35.5vien l'Orcado famoso e 'l grave peso
35.6tra le sue fresche schiere al ferir pronte
35.7sostien con l'opra e poi col dire sprona
35.8al passo innanzi trar chi s'abbandona.
36.1Ha seco il figlio Eretto e Ganesmoro,
36.2e Meliasso ancor ristretti insieme;
36.3scontran l'Iberno ch'all'estate un toro
36.4sembra, quando l'assilo il punge e preme;
36.5e col medesmo core entra fra loro,
36.6che faria fra le gregge e nulla teme;
36.7pur sentendo di quei l'acuto brando,
36.8già del primo furor si truova in bando.
37.1Perch'Eretto il primier sovra la testa,
37.2che non poté covrire, il ferì tale,
37.3che l'andar cominciato alquanto arresta,
37.4e di ciò ch'aggia a far dubbio l'assale;
37.5vien l'altra coppia intanto che 'l molesta
37.6sì ch'a gran pena omai sua forza vale
37.7a tanti contrastar; ch'ancora arriva
37.8l'altro stuol tutto e 'l conduceva a riva;
38.1se non ch'ei riguardando intorno vede,
38.2che d'alcun suo guerrier non è seguito;
38.3tal ch'essendo soletto alla fin cede
38.4alla necessitade il core ardito;
38.5ma pria ch'ei torni l'animoso piede,
38.6pon di tre colpi uccisi sopra il lito
38.7Astifilo, Midone e Stersiloco,
38.8nati in Pomonia nel medesmo loco.
39.1Indi come cinghial che intoppo trova,
39.2ché di più oltra gir gli chiude il calle;
39.3che poi che di squarciarlo indarno prova,
39.4torna la fronte al fine, ov'ha le spalle;
39.5e spronando il furor, di strada nuova
39.6cerca il traverso alla spinosa valle,
39.7e 'n quanti può incontrare il dente adopra,
39.8questo e quel riversando sotto e sopra:
40.1così il crudele Iberno al manco lato
40.2tra la schiera ch'ha indietro si ricaccia,
40.3poi che 'l primo cammin vede serrato,
40.4né 'l porria bene aprir forza ch'ei faccia;
40.5trova l'ordin confuso e mal guidato,
40.6qual chi fuor di timor si mette in caccia;
40.7sì che senza contrasto affretta il passo,
40.8riversando nel gir più d'uno in basso.
41.1Così senza tener cura d'alcuno,
41.2d'Euro sopra il ruscel già posto ha il piede,
41.3di lontan perseguito da ciascuno,
41.4ché chi di fromba e chi di dardo il fiede;
41.5ma vicin con la spada omai nessuno
41.6di proprio o d'altrui mal vendetta chiede;
41.7poi gli altri duci e l'Orcado e 'l figliuolo
41.8di poterlo raccor gli toe lo stuolo.
42.1Giunto egli adunque ove le basse arene
42.2del lento fiumicel l'onda raggira,
42.3si volge a tergo e gran vergogna tiene
42.4di ritornarse indietro e ne sospira;
42.5pur la turba infinita, ch'ancor viene
42.6tra i miglior cavalier, gli spengon l'ira
42.7sì che d'esso varcar consiglio prenda,
42.8ma non sì, che qualcun pria non offenda.
43.1Perché 'ndietro rivolto, appresso scorge
43.2Panemone ed Agan venirgli al fianco;
43.3in lor la spada ricorrendo porge,
43.4e percosse il primier nel lato manco;
43.5l'altro ch'a vendicarlo irato sorge,
43.6percosse in fronte e pallidetto e bianco
43.7nel bel dell'età sua, ch'all'aprile era,
43.8spensel qual rosa o fior la pioggia fera.
44.1Poscia un salto leggier nell'onde prese,
44.2le quai, con gran romor del greve pondo,
44.3saliro in alto, quanto in basso scese
44.4il fero Iberno all'arenoso fondo;
44.5e le cerulee gonne intorno offese
44.6dell'alme ninfe, col colore immondo
44.7delle arme sanguinose in altrui danno,
44.8e 'n tra' suoi si ritrae con breve affanno.
45.1Ma il famoso Tristan, poi ch'ha mostrato
45.2al superbo avvresario che non sia
45.3del suo primo valor tutto spogliato,
45.4se bene il prema allor fortuna ria;
45.5tornando indietro sente d'ogni lato,
45.6che 'l fero Segurano ucciso avia
45.7il suo buon Gossemante e Blomberisse
45.8quasi condotto a tal, ma poi rivisse:
46.1e ch'egli era nel campo entrato solo,
46.2e gravissimo danno ha fatto e molto;
46.3s'empie il candido sen d'onta e di duolo,
46.4e si mette crudel tra 'l popol folto,
46.5qual lupa alpestre, che si muova a volo
46.6contra il fero mastin, che gli abbia tolto
46.7il più caro di tutti al mezzogiorno,
46.8mentre i figli a lattar facea ritorno.
47.1E fa di tutti quei sì largo strazio,
47.2che pensar non si può, non che ridire;
47.3pon venti uomini a terra in poco spazio,
47.4i quai non gli volean la strada aprire;
47.5ma quanti più n'uccide meno è sazio
47.6del sangue loro e men quetate ha l'ire,
47.7quando gli risovvien di Gossemante
47.8così famoso cavaliero errante.
48.1Poc'oltra va, che assai presso alla porta
48.2che con somma virtù guardò Blanoro,
48.3conosce il Fortunato, che fa scorta
48.4a' suoi Pannoni e combattea fra loro;
48.5allor qual orso alpestre ch'aggia scorta
48.6senza vicino aver mastino o toro
48.7giovenca al prato, se gli avventa sopra,
48.8e per torgli la vita il brando adopra.
49.1E ben fatto l'avrebbe, se Grifone
49.2dell'Alto Passo giunto a lui non fora,
49.3ch'alla mortal battaglia s'interpone,
49.4e trae 'l compagno di periglio fora;
49.5ma del suo danno stesso fu cagione,
49.6perché 'n vece di lui, lasso, dimora
49.7tra le nemiche mani in tal maniera,
49.8ch'al più lucente sol s'adduce a sera.
50.1Perché sendogli tolto lo sfogare
50.2l'Armorico furor contra il primiero,
50.3il versa in esso: e senza spazio dare,
50.4tre volte il fere ove alto sta il cimiero;
50.5al terzo colpo il fa per terra andare
50.6diviso in due; che non gli resta intero
50.7se non dal busto in giù la parte, in cui
50.8sta quel, ch'avanza al nutrimento altrui.
51.1Morto il nobil Grifone, il Fortunato
51.2per raggiugner Tristano ilpasso affretta;
51.3ma il seguitar più innanzi gli è vietato
51.4dalla gente che fugge accolta e stretta;
51.5il buon Tristan non meno sconsolato,
51.6quantunque parte feo della vendetta
51.7del caro Gossemante, il sentier tinge
51.8di nuovo sangue, ovunque il brando spinge.
52.1E fra la turba Antifono e Ialmeno,
52.2Pannoni entrambi e di Grifon parenti,
52.3quel del cor trapassato il destro seno,
52.4questo le tempie, crudelmente ha spenti;
52.5con lor d'Ibernia l'orgoglioso Ebeno
52.6dispregiator di tutte umane genti,
52.7perché di Marte figlio esser credea,
52.8pon nel ventre impiagato a morte rea.
53.1Uccidendo oltr'a quegli altri infiniti,
53.2ma di nome vulgar, si fa il cammino;
53.3ma poi ch'è presso e sopra i tristi liti
53.4scorge il misero amico tal vicino,
53.5e tanti intorno afflitti e sbigottiti,
53.6ch'han perduto chi 'l frate e chi 'l cugino,
53.7cotal doglia e furor l'alma gl'incende,
53.8che d'indietro tornar consiglio prende.
54.1E qual tigre d'Ircania che ritrove
54.2da 'nsidiosi villani uccisi i figli;
54.3che rabbiosa fra lor battaglia muove,
54.4in cui 'l morso stendendo, in cui gli artigli;
54.5onde il sangue di fuor sì largo piove,
54.6che i verdeggianti campi fa vermigli;
54.7né si mostra ella sazia, in fin che manche
54.8la turba intorno o che le forze ha stanche.
55.1Tal l'Armorico duce indietro volto,
55.2poi ch'a inteso per ver che Segurano
55.3tornato è fuora e 'l lui seguior gli è tolto,
55.4spiega sopra costor l'ira e la mano;
55.5e tanto miete omai del popol molto,
55.6ch'ei n'ha coperto il sanguinoso piano:
55.7poi ch'ogni gente è già fuggita o morta,
55.8ricerca al fin la mal lassata porta.
56.1La qual, come pria fu, tosto riserra
56.2che 'l consiglio dell'Orcado fu tale,
56.3dicendo: “In molti lochi aviam la guerra,
56.4e largissimo stuolo il tutto assale;
56.5e veramente l'uom vaneggia ed erra
56.6in sì torbidi tempi a cui più cale
56.7di falsa gloria che di star sicuro,
56.8poi che 'l ciel così vuol, tra fosso o muro”.
57.1E no 'l diceva in van, ché Palamede
57.2col forte Dinadano e Brunadasso
57.3di montar dalla destra alto provvede,
57.4e già non lunge al vallo aveva il passo,
57.5mentre il popol ch'è lì, tentando al piede
57.6con zappe e con marron l'argine in basso,
57.7cercan d'apparecchiar sì larga strada,
57.8che la grave armatura indi entro vada.
58.1Né dall'istessa man Brunoro il Nero,
58.2col Provenzal Margondo e Gracedono,
58.3al procacciar anch'ei nuovo sentiero
58.4più di quei neghittosi o lenti sono;
58.5ma chi sopra i guerrieri usa l'impero,
58.6ché nessun lasse l'opra in abbandono;
58.7e chi al popol maggior va sprone e scorta,
58.8che dal frondoso bosco i rami apporta:
59.1e ne riempie il fosso sì che agguaglie
59.2quanto si può vicin l'altezze estreme;
59.3ma il franco Lionello aspre battaglie
59.4fa intorno ad essi e gli rispinge e preme;
59.5ché 'l possente arco suo le salde maglie,
59.6e gli acciari e gli scudi passa insieme,
59.7in sì veloce andar ch'ad ora ad ora
59.8quel ferito e quel morto è tratto fuora.
60.1Egli era entro la torre che fiancheggia,
60.2fin dov'era Tristano, il manco lato;
60.3e d'indi ascoso, ove nessuno il veggia,
60.4chi ferito riman chi spaventato;
60.5onde sforza il nemico, ché provveggia
60.6in nuova altra maniera o ceda al fato
60.7d'indietro ritornar, ma ciò non vuole
60.8Palamede ostinato, come suole.
61.1Ma lassando tutt'altro si congiunge
61.2con Brunoro e co' suoi, ch'avea vicino;
61.3e con doppiato stuol veloce giunge
61.4dell'aspra torre al prossimo confino;
61.5e col desio d'onor, che 'l cor gli punge,
61.6grida altamente intorno: “Il mio destino
61.7pria mi furi la vita, che mi toglia
61.8il prender' o spianar l'altera soglia”.
62.1Poi conforta i guerrier dicendo: “Un'ora,
62.2e non molta fatica trar vi puote
62.3di lungo affanno e di periglio fuora,
62.4se l'alme avrete di temenza vòte;
62.5in questo punto sol tutto dimora
62.6il largo onor che le celesti rote
62.7v'han promesso, e 'l guadagno; e 'n voi sol giace
62.8d'acquistar sommo bene e lunga pace”.
63.1Così detto, il primiero in basso scende,
63.2né gli resta Brunor molto lontano,
63.3e lì medesmo il ratto passo stende
63.4Safaro, Gallinante e Dinadano,
63.5poi tutti gli altri appresso e ciascun prende
63.6ferro o pesante legno, e non invano;
63.7che in guisa fan tremar di quella il seno,
63.8che se ne crolla intorno anche il terreno.
64.1Sì come avviene, ove Nettunno imprima
64.2speco aspro e cavo, ch'al suo gir s'oppone,
64.3che de i monti crollar l'altera cima
64.4fa tutta intorno e l'altra regione;
64.5ora il buon Lionel, che seco estima,
64.6che d'aita appellare aggia cagione,
64.7con sì pochi guerrieri essendo solo,
64.8contra sì chiari duci e tanto stuolo;
65.1Il fido messaggier Toote chiama,
65.2parlando: “Or ricercate a ratto corso
65.3il buon Tristano e ditegli, s'egli ama
65.4il comune alto onor, mi dia soccorso,
65.5che fuor che Seguran, qual altro ha fama
65.6tra i miglior cavalieri è quinci accorso;
65.7e per torne di qua studiano il passo
65.8Palamede, Brunoro e Brunadasso”.
66.1Non ritarda Toote e 'nmantenente
66.2trova Tristan, che come udito l'ave,
66.3dice al suo Blomberisse: “La mia gente
66.4conosch'io ben che dell'Iberno pave;
66.5però vi prego aver l'occhio e la mente
66.6che non le avvegna caso ontoso o grave,
66.7e se 'l bisogno fia, fate chiamarme
66.8da chi con Lionel potrà trovarme”.
67.1Con tal ordin s'invia ratto alla torre,
67.2che con sommo valor si difendea;
67.3qui il famoso Baven, lì Nestor corre,
67.4ove il mestier maggior si conoscea;
67.5e quanti può ciascuno in man raccorre,
67.6ch'al bisogno infiniti ve n'avea,
67.7sassi, tronchi, terreno, arbori e travi,
67.8tanti ne gettan giù nodosi e gravi.
68.1E cadean di lassù sì spesse e folte,
68.2come al verno maggior la neve suole,
68.3se Giove i monti e la campagne sciolte,
68.4gli arbori, i campi e i prati asconder vuole;
68.5ché i venti acqueta ed ha le nubi accolte
68.6più fredde in basso e più nemiche al sole;
68.7e 'l viator tremando a poco a poco
68.8d'un medesmo color vede ogni loco.
69.1Cotyale ivi apparia l'aspra tempesta,
69.2che da quei difensori in basso scende,
69.3e 'l piede, il petto, gli omeri e la testa
69.4a questo a quello amaramente offende;
69.5né il gran popol d'Avarco in posa resta,
69.6che l'arme ivi cadute in man riprende,
69.7e col furore in alto la rigetta,
69.8che fa il percosso in ricercar vendetta.
70.1Ma quei, che più lontan dal fosso stanno,
70.2con varie aste leggieri e frombe ed archi
70.3fanno a quei della torre estremo danno,
70.4e nel mostrarse fuor rendon più parchi;
70.5or quinci e quindi parimente vanno
70.6d'entrambi i colpi ne i medesmi varchi;
70.7e 'l montare a 'l calare insieme aggiunto
70.8si puote ivi veder quasi in un punto.
71.1Sembrano al rimirargli estiva pioggia,
71.2quando subita appar nel mezzogiorno,
71.3che 'l Noto all'Aquilon contrario poggia,
71.4e quanto in mezzo sta girano intorno;
71.5ch'or saglie or cade in disusata foggia
71.6l'onda e più volte cangia il suo ritorno,
71.7e le piante impiagando or alte or basse
71.8fa di frutti e di frondi ignude e casse.
72.1E vie meno è 'l romor su gli alti tetti
72.2della più dura grandine all'agosto,
72.3cagion che 'ndarno il villanello aspetti
72.4il soave liquor del nuovo mosto,
72.5di quel, che 'n su gli scudi e 'n su gli elmetti
72.6risuona intorno, mentre in terra è posto
72.7questo e quel cavalier morto o ferito
72.8sì ch'al più guerreggiar resta impedito.
73.1E 'l saggio Lionel di parte ascosa
73.2ha molti buon guerrier di vita privi;
73.3tra quei Nolanto, che nell'aria ombrosa
73.4nacque, ove al mezzo april gielano i rivi,
73.5dentro all'Ebrida Cumbra, e sanguinosa
73.6gli fé la destra orecchia e morto quivi
73.7tra le braccia di Schedio suo cognato,
73.8in non molto per lui securo lato;
74.1perché mentre il meschin per altrui piange,
74.2e 'l vuole indi portar, vien nuovo strale,
74.3e 'l percuote alla fronte e tutto frange
74.4l'osso, che in alto fra le ciglia sale,
74.5sì ch'anch'ei muore; e 'l nobile Florange,
74.6che per lassuso andar guida le scale,
74.7fu percosso alla gola, e 'n quello istesso
74.8loco alla coppia prima cade appresso.
75.1Uccise doppo lor Fere e Talmone,
75.2ambedue Frisi e cavalier d'onore;
75.3a questo il ferro entro alla gola pone,
75.4a quel nel seggio del sanguigno umore,
75.5ma non per ciò la fera opinione
75.6cangiarsi può nell'ostinato core
75.7del crudo Palamede, che si caccia
75.8più sempre adentro e rovinar minaccia.
76.1Egli aveva in tal guisa al basso piede
76.2della torre già fral la terra scossa,
76.3ché poco tempo omai seco s'avvede,
76.4ch'al gran peso che porta regger possa;
76.5ond'ei s'allarga alquanto e poi provvede,
76.6che d'altre parti intorno sia commossa
76.7da lunghi legni e duri; e non s'inganna,
76.8ché per lei rovinar poco s'affanna;
77.1che per breve crollar, qual'era integra,
77.2senza ritegno aver, giù in basso cade,
77.3con l'alto rimbombar ch'udiro a Flegra
77.4le cenerose e fumide contrade;
77.5vien tenebroso il ciel d'oscura e negra
77.6polve, ch'al rimirar chiudea le strade,
77.7sì che molto passò, pria che 'l vedere
77.8potesse il primo stato riavere.
78.1E col suo rovinar condusse molti,
78.2che ciò non attendeano, al cader fuora,
78.3di quei d'Arturo, che restar sepolti
78.4tra legni e travi alla medesim'ora;
78.5altri son morti ivi entro, altri disciolti
78.6di quei che Marte tra i migliori onora;
78.7come Nestor di Gave e Taulasso,
78.8che sì tosto s'alzar, che furo in basso:
79.1ché ancor tengon la spada, e senza tema,
79.2l'uno e l'altro ripien d'oscura terra,
79.3pria che 'l popol congiunto troppo prema,
79.4accoppiati fra lor s'armano a guerra;
79.5spingonsi avanti e già di vita scema
79.6parte di quelli han fatta, che gli serra,
79.7e dimostrando poi gli altri seguire,
79.8colser tempo securo al suo fuggire:
80.1e col veloce andar, che levi pardi,
80.2che di molti leon fuggano il morso,
80.3ove a gli argin vicini i suoi stendardi
80.4pon spiegati veder, drizzano il corso;
80.5Palamede e Brunoro giunser tardi,
80.6ché 'l nobil paro, qual baleno, ha scorso
80.7il fosso, ove trovando intero aiuto,
80.8dentro al prossimo vallo era venuto.
81.1Tornansi indietro adunque d'ira carchi,
81.2quale i veloci can, ch'ebber vicine
81.3due cerve o damme, che 'n selvosi varchi
81.4doppo alcun nudo pian fuggiro al fine;
81.5e van dove i Britanni erano scarchi
81.6d'ogni difesa antica, e che 'l confine
81.7convien col ferro sol tener sicuro,
81.8non con lo schermo più di torre o muro.
82.1E richiamando appresso i lor guerrieri,
82.2Palamede gli spinge e gli conforta,
82.3dicendo: “Or gimo omai di spoglie alteri,
82.4poi ch'aperta n'aviam la chiusa porta”.
82.5Indi si mette ardito fra i primieri,
82.6e Brunor lassa, che rimanga scorta
82.7a quei, che dietro sono e punga e sproni
82.8chi per temenza gli ordini abbandoni.
83.1E per l'alta rovina che fa strada
83.2per in alto salir, ratto venia;
83.3ma trova in cima l'onorata spada
83.4del famoso Tristan, ch'ivi apparia,
83.5e gli vieta il cammin, che 'nnanzi vada,
83.6e già sopra la fronte il ferì, pria
83.7ch'ei possa immaginar che gente è questa,
83.8ma il colpo ch'ei sentì gliel manifesta;
84.1che ben raccoglie in sé ch'altri non fosse,
84.2fuor che 'l figlio di Ban, di forza tale;
84.3che l'elmo intorno di tal modo scosse,
84.4che poco avea da gir, ch'era mortale,
84.5non però l'invitt'animo turbosse,
84.6ma col valor, che raro aveva eguale,
84.7spinge pur'anco e cerca oltra passare,
84.8né vuole indarno l'ore consumare.
85.1Ché sapea ben che lungo tempo invano
85.2per abbatter l'un l'altro si porrebbe;
85.3ma poi che 'l passo aveva aperto e piano,
85.4vincer l'impresa e non costui vorrebbe;
85.5pensando in sé che poi di Segurano,
85.6s'egli avvenisse ciò, più lode avrebbe;
85.7e co' suoi si ristringe e drizza il piede,
85.8ove il popol più frale e minor vede.
86.1Non ne cale a Tristan, ma spinge al fianco
86.2contra gli altri guerrier che con lui vanno;
86.3caccia il brando a Filea nel lato manco,
86.4e gli dà del mortal l'ultimo danno;
86.5Mirinto appresso rende esangue e bianco
86.6la gola incisa, ove gli spirti vanno;
86.7doppo costor fa Tullo e Dedupoto,
86.8e Basaleo restar d'anima vòto.
87.1E degli altri guerrier n'ancide tanti,
87.2quanti al montar lassù sospinge il fato;
87.3sì che l'alto romore e 'l grido e 'l pianto
87.4hanno il pensier nell'Ebrido cangiato;
87.5ch'al soccorso si volge e quello intanto
87.6Britanno stuol da prima spaventato,
87.7che fuggia innanzi a lui già indietro torna,
87.8e contra il percussore alza le corna.
88.1E si ristringe allor tra sotto e sopra
88.2in così angusto calle la tenzone,
88.3ch'omai indarno ciascun la spada adopra,
88.4ma col rabbioso urtare altrui s'oppone;
88.5ciascun mette al passar la forza in opra,
88.6fermo tenendo il piè sopra il sabbione,
88.7quai faticanti buoi che 'l carro han carco
88.8sì che spuntar non pon pietroso varco.
89.1Ma il pronto Lionel che ciò rimira,
89.2s'arreca a' fianchi co i più dotti arcieri,
89.3egli a destra rimane e Nestor gira
89.4dalla sinistra dietro a' suoi guerrieri;
89.5e questo e quel sì folti colpi tira
89.6per traversi ed incogniti sentieri,
89.7che molti ancide e molti lassa in doglie,
89.8sì che 'l nodo fermissimo si scioglie;
90.1ché ciascun volentier ritira il passo,
90.2e fuggendo il morir già il loco cede;
90.3ma il possente Brunoro che dal basso
90.4pur co' suoi per montare addrizza il piede,
90.5gli risospinge e grida: “Ahi popol lasso,
90.6questo è l'amor che porti a Palamede?
90.7questo è l'onor dell'Ila e della Iona,
90.8il cui largo valor sì largo suona?”
91.1Con questo ed altro dir gli torna in alto,
91.2e gli segue esso poi co' suoi Germani;
91.3e più che mai rinfresca il primo assalto,
91.4ove oprar non si pon spade né mani;
91.5pon di ferrati scudi un saldo smalto
91.6da ciascun lato, onde ritornin vani
91.7della coppia di Gave i colpi ascosi,
91.8ch'al suo primo apparir venner noiosi.
92.1E tal fu il gran soccorso di costoro,
92.2che mal pon gli altri il peso sostenere;
92.3già lasserian l'impresa, se fra loro
92.4non gridasse Tristan con voci altere:
92.5“Ove fuggite voi? Ch'altro ristoro
92.6sperate indietro o che soccorso avere?
92.7Altro fosso, altro vallo non avremo,
92.8se questi a Palamede lasseremo.
93.1Non ne resta altro poi, che l'armi esporre,
93.2e nudi prigionier farci a' nemici,
93.3ch'anco poi vi vorran la vita torre,
93.4per goder meglio i vostri campi aprici,
93.5e le spose e le figlie in seno accorre
93.6di voi gregge vilissime e 'nfelici,
93.7che qui stolti temete questa morte,
93.8che più dolce saria, che quella sorte”.
94.1Con queste voci insieme e con la spada
94.2a' suoi porge ardimento a gli altri tema;
94.3ma il famoso Brunoro a ciò non bada,
94.4e spinge quanto può con possa estrema;
94.5e forse aperta al fine avria la strada
94.6in altra parte, ove Tristan non prema;
94.7che se ben l'occhio ha presto in ogni lato,
94.8non può per tutto poi trovarse armato.
95.1Ma l'animoso Eretto, che 'l romore
95.2ha di lontano udito e 'l gran periglio,
95.3tra le schiere ch'egli ha di più valore,
95.4con lo stendardo suo d'oro e vermiglio
95.5ratto al soccorso vien, con quello amore,
95.6che la madre pietosa al dolce figlio,
95.7e solo il suo gridare e l'alta polve
95.8il Britanno timore a i cor dissolve.
96.1E con tanto furor percuote in fronte
96.2l'aspra nemica schiera che venia,
96.3che non sol rintuzzò le voglie pronte,
96.4ma d'indietro tornarse apre la via;
96.5l'un sopra l'altro fea confuso monte,
96.6e mal grado de' duci indietro gìa;
96.7ch'ove sia il suo Brunoro o Palamede
96.8nessun più cerca o più l'ascolta e vede.
97.1Qual Sisifo infelice che 'l fatale
97.2sasso gravoso all'erto monte spinge,
97.3ch'ove più faticando in alto sale,
97.4il suo destin più al fondo il risospinge;
97.5e mentre ira, pietade e duol l'assale,
97.6altra nuova speranza il cor gli cinge;
97.7onde al suo vano oprar ritorno face,
97.8senza aver notte o dì riposo o pace.
98.1Tale a' duci avvenia, poi che rivolto
98.2il popol che salia si getta in basso,
98.3che a gli avversari pur mostrando il volto,
98.4e sforzati da' suoi, volgono il passo;
98.5ma il malvagio e 'l migliore in un ravvolto
98.6rovina alfin, come quel proprio sasso,
98.7o quel che rota il rustico architetto,
98.8per far fido sostegno al patrio tetto.
99.1E 'nvan s'adopra l'Ebrido e Brunoro,
99.2Margondo e Gracedono e Dinadano,
99.3ch'a viva forza alfin scendon con loro,
99.4e 'l supremo sperar ritorna vano;
99.5ma mentre in guisa tale opran costoro,
99.6vien volando Mandrino al pio Tristano,
99.7e gli dice affannato: “Senza voi
99.8è in periglio mortal Gaveno e i suoi.
100.1Però che a quella torre, che s'agguaglia
100.2a questa, all'altra man verso l'Orone,
100.3gli ha mosso Palamoro aspra battaglia,
100.4ma di poco curarlo avea cagione;
100.5or che 'l gran Seguran teme l'assaglia,
100.6e già in ordine i suoi d'intorno pone,
100.7vi prega per l'onor che 'n cor portate,
100.8ch'al soccorso di lui ratto vegniate”.
101.1No 'l nega il fido Armorico; e poi ch'ebbe
101.2veduto in sicurtà quel loco omai,
101.3promettendo a ciascun, ch'ivi sarebbe,
101.4se 'l bisogno venia, veloce assai,
101.5con quello amor, che 'n cavalier si debbe,
101.6si volge a trar di sanguinosi guai
101.7il re d'Orcania e gran desire il muove
101.8di far con Seguran novelle pruove.
102.1Giunge tosto a quel loco e di già scorge
102.2con le scale imbracciate il fero Iberno,
102.3e già le stringe al muro e in alto sorge,
102.4tutti gli altri e Gaven prendendo a scherno;
102.5già per mettersi in cima il passo porge,
102.6e già tutto ha varcato il muro interno;
102.7già Calarto, Esclaborre e 'l Fortunato
102.8seguendo il suo sentier gli sono a lato.
103.1Non ritarda Tristan, ch'ha l'alma intenta,
103.2ove vede arrivar l'aspro drappello,
103.3e con l'asta ferrata s'argomenta
103.4di rispinger veloce or questo or quello;
103.5fu il primiero Esclabor, che 'n basso avventa,
103.6e 'l fa cader, quale invescato augello
103.7dall'insidiose frondi, ove al mattino
103.8allettato al suo mal torse il cammino.
104.1Gettò Calarto e 'l Fortunato appresso,
104.2che nel suo rovinar le forti scale
104.3salde tenea con man sì che sovr'esso
104.4al percuoter dannoso arroge il male;
104.5che 'nsieme andaro; e 'l popol che gli è presso,
104.6sente non men di lui colpo mortale,
104.7perch'a quanti guerrier si trova sotto
104.8ha troncate le gambe o 'l capo rotto.
105.1Resta sol Seguran ch'ha innanzi il passo,
105.2e dal muro acquistato è sì lontano,
105.3ch'esser non puote omai riposto in basso
105.4d'un colpo solo e si ripara al piano,
105.5e benché tutto sol, di vita casso
105.6esser prima dispon, che avere invano
105.7calcato il vallo omai più d'una volta,
105.8e poi la possession gliene sia tolta.
106.1Né solo il buon Tristano invita a guerra,
106.2ma quanti altri vi son, con tai parole:
106.3“Il superbo leon, quando si serra
106.4nella mandra d'agnelli, uscir non suole,
106.5in fin ch'ad uno ad un non ponga in terra
106.6di sangue scarca la invilita prole;
106.7ned io partirò quinci, ch'io non abbia
106.8tinta di voi la mal tessuta gabbia”.
107.1Così detto il crudel, vede Trocone,
107.2che non lunge a Tristan ver lui veniva,
107.3e squarciato il cervello a terra il pone,
107.4Oresbio presso a quel di vita priva;
107.5ma il gran re dell'Armorico leone,
107.6poi ch'ha gli altri scacciati, in tempo arriva;
107.7ché se tardava ancor, degli altri molti
107.8avria, come quei due, di vita sciolti.
108.1Ma qual lupo affamato, ch'alla greggia,
108.2che sola ritrovò, gran danno apporta,
108.3che raffrena il furor, da poi che veggia
108.4del feroce Mastin la fida scorta;
108.5tale il gran Seguran non più vaneggia
108.6contra i minor, né fra la gente morta,
108.7come cede tristan; ma si raccoglie,
108.8e 'n più saldi pensieri arma le voglie.
109.1E va incontra veloce e pien d'ardire,
109.2né l'altro teme, anzi sol esso brama;
109.3ma quando più vicin sono al ferire,
109.4vien la schiera maggior che Gaven chiama;
109.5ché poi ch'ha visto del suo vallo uscire
109.6ogni altro cavalier di maggior fama,
109.7vien contro a Segurano e spinge in guisa,
109.8che la guerra primiera hanno divisa.
110.1Ché non può il fero Iberno al grave intoppo
110.2della gente che vien, fermare il piede;
110.3ma col voler gagliardo e 'l poter zoppo
110.4di passo in passo sospirando cede;
110.5talor si sprona innanzi e poi che 'l troppo
110.6lo sforza intorno alla sua strada riede,
110.7fin ch'all'estrema parte della torre
110.8senza offesa sentir può il passo porre.
111.1Poi calcando col piè la parte estrema,
111.2quasi il vol prese a guisa di colombo,
111.3ove l'argin di fuore il fosso prema,
111.4che periglioso avea lassarse a piombo;
111.5tra i suoi s'accoglie e con dolore e tema
111.6di chi d'esso vicino udìo il rimbombo;
111.7qual peregrin nocchier ch'oda il flagello
111.8delle pietre affocate in Mongibello.
112.1Né più che in questi lochi, in altra parte,
112.2ne' due fianchi del campo e nelle spalle
112.3ha tregua o pace il sanguinoso Marte,
112.4ma del medesmo suono empie la valle;
112.5ch'Ilba il fero Ostrogoto ha in giro sparte
112.6le genti sue, dove difende il calle
112.7il chiaro Bandegamo ed Agraveno,
112.8verso ove ha il mezzo dì tiepido il seno.
113.1Ma poco puote oprar, che la virtude
113.2de i chiari difensor trovò più dura,
113.3che 'l fabbro sicilian l'antica incude,
113.4in cui l'arme del ciel forma e procura;
113.5e Rossan ver Boote, ove si chiude
113.6fra lo stuol suo nelle terrestri mura
113.7con Pelinor, Lucano ed Egrevallo,
113.8d'ivi entro penetrar tentato ha in fallo.
114.1Né Gunebaldo al loco, ove si pone
114.2il sol, che del re Franco aveva i figli,
114.3con men furore il sacro gonfalone
114.4d'abbatter cerca degli aurati gigli;
114.5che l'odio antico se li aggiunge sprone
114.6al dispietato cor di far vermigli
114.7del regio sangue i campi, ma il valore
114.8de' quattro giovinetti è via maggiore.
115.1Che quinci e quindi son fra lor partiti,
115.2come il vecchio Sicambro ordine diede,
115.3e sì ben guarda ogni uomo i proprii liti,
115.4ch'appressar non gli può nemico piede;
115.5molti uccisi ne son, molti feriti,
115.6che richiaman lontan la patria sede,
115.7de' Borgondi miglior; ché Childeberto
115.8trapassato ha nel cor l'empio Alaberto:
116.1il qual di Gunebaldo la figliuola,
116.2Amatilde appellata, sposa avea;
116.3Clotaro a Mirion la vita invola,
116.4ch'all'antico Vesonzio il fren reggea;
116.5Clodamiro Larceo, che regna in Dola,
116.6sospinse di sua mano a morte rea;
116.7Teodorico il quarto uccise Aldero,
116.8che del suo Matiscon tenea l'impero.
117.1Né pur di questi sol, ma d'altri molti
117.2di sangue popolar posero a terra;
117.3ma delle cose omai nasconde i volti
117.4l'oscura umida notte e 'l giorno serra;
117.5già i gran duci d'Avarco al tutto sciolti
117.6son d'ogni speme d'allungar la guerra;
117.7e già di ritirarse ordine danno,
117.8ove possan curar l'avuto affanno.
118.1Ma il fero Segurano irato ed empio,
118.2pria che d'indi partir, gridando chiama:
118.3“Fate inerti Britanni un sacro tempio
118.4alla notte immortal che troppo v'ama,
118.5e la seconda volta d'alto scempio
118.6ha scampata di voi l'alma e la fama,
118.7se la fama scampar di quel si crede,
118.8che 'ntra gli argini e i fossi asconde il piede”.
119.1Così detto sen va con gli altri insieme;
119.2che d'aver tutto in man speran l'alloro,
119.3tosto che d'oriente i liti preme
119.4di Latona il figliuol co i raggi d'oro;
119.5dall'altra parte si sospira e geme
119.6tra quei d'Arturo, ché i miglior di loro
119.7veggion tutti impediti e di quei bassi
119.8i più morti o feriti e gli altri lassi.
120.1Muovesi il buon Tristan molto a pietade,
120.2e l'Orcado famoso e gli altri regi;
120.3e che curati sien cercan le strade,
120.4promettendo a ciscuno onori e pregi:
120.5ma più che in altro, in Galealto cade,
120.6che fu il fior sol de i cavalieri egregi,
120.7la doglia del lor mal, che si conviene
120.8a madre, che 'l figliuol ritrove in pene.
121.1E quanto tosto può, per via spedita
121.2piangendo trova il figlio del re Bano,
121.3e gli dice: “Signor, se mai gradita
121.4fu da voi l'alma amica, non sia vano
121.5il mio pregar, sì che si doni aita
121.6al re Britanno almen per la mia mano,
121.7se 'l cielo al vostro core ancor non spira,
121.8che debbiate posar lo sdegno e l'ira.
122.1Non v'accorgete voi, che più non puote
122.2senza soccorso altrui reggere il pondo
122.3l'afflitto stuol, cui le celesti ruote
122.4di miserie hanno spinto al sezzo fondo?
122.5E sì tosto che 'l sol domane scuote
122.6il tenebroso vel dal fosco mondo,
122.7or che gli argini e i valli son per terra,
122.8sarà morto o prigion subito in guerra.
123.1Ch'oltra i duci miglior, come sapete,
123.2son feriti i guerrieri in maggior parte;
123.3infiniti varcar l'onda di Lete,
123.4non bene accolti dal favor di Marte:
123.5or se di bene oprar mai foste in sete,
123.6o se vi mosser mai lagrime sparte,
123.7siami concesso e senza farvi offesa,
123.8ch'a questo uopo maggior vada in difesa”.
124.1Risponde Lancilotto: “Già in me stesso
124.2d'aiutar pure Arturo avea desire,
124.3per non vederlo al fin del tutto oppresso
124.4all'ultima rovina pervenire;
124.5ma sento un tale spron giungersi ad esso
124.6dal pio vostro pregar che tutte l'ire
124.7che m'avvampino il sen per giusta via,
124.8il consiglio di voi spegner porria;
125.1ch'io non però di libico leone
125.2porto il cor dentro e di pietà rubello;
125.3ma, come il mondo sa, giusta cagione
125.4mi mosse al farmi a lui ritroso e fello;
125.5or ch'è ridotto a tal, nulla ragione
125.6mi può più mantener contrario a quello,
125.7send'ei qui, sendo re, sendo cristiano,
125.8et io l'unico erede del re Bano.
126.1Or senza altro più dir; come l'aurora
126.2spanda i suoi biondi crin nell'oriente,
126.3menar potrete alla battaglia fuora
126.4con la vostra miglior, la nostra gente;
126.5e 'l mio corsier, che in ozio si dimora
126.6prender potrete, poi che più possente,
126.7e più snello è del vostro e più leggiero
126.8da ritrarvi secur d'ogni sentiero.
127.1E di più vestirete l'armadura,
127.2che già più giorni sono in pace siede,
127.3ch'ha di molte altre assai tempra più dura,
127.4né meglio in noi, che 'n voi, riposta assiede;
127.5io mi resterò qui, prendendo cura
127.6di quel, che 'l loco e la stagion richiede;
127.7e mi fia a grado, ch'un sì largo onore
127.8venga in voi, caro a me più che 'l mio core”.
128.1Non fu già mai più lieto Galealto,
128.2e gli dice: “Signor chiaro e gentile,
128.3al buon vostro voler cortese ed alto
128.4rendo grazie infinite in atto umile;
128.5ma perché spaventati dall'assalto
128.6restan confusi i duci e 'l popol vile;
128.7mi par, ch'io debba andar, dove si trova
128.8lo sconsolato re con questa nuova”.
129.1Lancilotto risponde che gli aggrada:
129.2così il pietoso re con ratto passo,
129.3come chi in parte desiata vada,
129.4giunge ove Arturo sta dolente e lasso,
129.5che con Tristano e gli altri cerca strada
129.6per la salute lor di speme casso;
129.7ma sì tosto che scorge ivi apparire
129.8Galealto tra' suoi, comincia a dire:
130.1Mandavi il cielo a noi per nostro bene,
130.2o sacro re dell'Isole lontane,
130.3per fine imporne all'infinite pene,
130.4e le speranze far degli altri vane?
130.5E 'l sangue pio delle Britanne vene
130.6sparso sì largo già da sera a mane
130.7non ha tale omai sazio Lancilotto,
130.8ch'all'averne mercé si sia condotto?”
131.1Disse allor Galealto: “Io vengo a voi,
131.2famosissimo re, per dirvi come
131.3Lancilotto ha commesse intere in noi
131.4di quanto ei può dispor le chiare some;
131.5l'elmo, lo scudo e gli altri arnesi suoi
131.6vuol che mi preman gli omeri e le chiome,
131.7e mi porti Nifonte il suo destriero,
131.8più d'ogni altro che sia, forte e leggiero:
132.1e che quanti ha guerrier giunti co' miei
132.2vengan meco animosi alla battaglia,
132.3sì ch'io possa provare i buoni e i rei,
132.4e Segurano altero quanto vaglia;
132.5ché no 'l sperando addur, qual'io vorrei,
132.6che per voi rivestisse e piastra e maglia,
132.7il pregai che ciò fesse e fu contento,
132.8e spiegherem diman l'insegne al vento”.
133.1Lieto più ch'ancor mai l'alto Britanno
133.2risponde: “Dunque voi chiamar devremo
133.3sommo ristorator del nostro danno,
133.4e divin salvator del punto estremo;
133.5di voi sempre figliuoi s'appelleranno
133.6quei, che 'l spirto non han del corpo scemo;
133.7et io tra palme aurate e sacri allori
133.8vi darò contro a morte alti tesori”.
134.1Qui finito, ciascun che intorno udìa,
134.2con allegro sembiante il guarda e loda;
134.3già n'è il campo ripieno in ogni via,
134.4già par ch'ogni uom per la vittoria goda:
134.5torna il buon re con larga compagnia,
134.6ove il gran Lancilotto indi si snoda
134.7da tutti gli altri e 'n parte si riduce,
134.8ove in posa attendeo la nuova luce.
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