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CANTO XVII

Avarchide

PoeTree.it

1.1Già con le mille lingue intorno giva
1.2e con le mille voci in alto grido
1.3la dea veloce che col capo arriva
1.4ov'alto abbraccia il vago empireo nido
1.5e, dove ogni alma di speranza è priva,
1.6col piè si posa nel tartareo lido,
1.7e con l'ale cangianti or alta or bassa
1.8di volar notte e dì non fu mai lassa.
2.1Questa il danno d'Arturo, e spesso ancora
2.2che sia morto o prigion racconta altrui,
2.3e che sien seco poi di vita fuore
2.4Tristan, Boorte e i miglior duci sui:
2.5tal che veder si può sola in brev'ora
2.6fuggir ciascuno, e non saper da cui,
2.7di cor, di senso e di cosiglio scosso
2.8come dal proprio folgore percosso.
3.1e 'n fra gli altri all'orecchie era venuto
3.2del vecchio re dell'Orcadi il romore,
3.3che porge in altra parte fido aiuto
3.4al sinistro suo corno, che 'l furore
3.5mal regger può che gli è sopravenuto
3.6di Verralto l'Ispan, ch'ogni migliore
3.7tratto fuor degli arcier s'è innanzi spinto
3.8e le schiere di lui n'ha intorno cinto:
4.1le quai, nude d'un fianco di difese
4.2d'altri simili a quelli o di destrieri,
4.3son forzate a soffrir mortali offese,
4.4riservando al dever gli ordini interi.
4.5Ma il dotto vecchio in ciò mille aste prese
4.6de' più antichi guerrier più esperti e feri
4.7che ritrovasse allor dall'alto lato
4.8che dal corno ch'è a destra era guardato;
5.1e per torto cammin più a loro ascoso
5.2subito e d'improviso gli percuote:
5.3tal che di sé fa il lito sanguinoso
5.4chi non cerca al fuggir le vie più note.
5.5Or mentre torna a' suoi vittorioso
5.6e gl'innalza lodando in chiare note,
5.7vien volando Sorbante, che gli dice
5.8la novella d'Arturo agra e 'nfelice,
6.1e se sia vivo o morto ha posto in forse,
6.2perché 'l peggio credea, ma dir no 'l vuole.
6.3Senza risposta dare il buon re corse,
6.4ché gli spirti ha smarriti e le parole,
6.5e non doglia minor l'alma gli morse
6.6che del morto figliuol pia madre suole;
6.7e giugne al padiglione, ove ritruova
6.8Serbin che di sanarlo è posto in pruova.
7.1Or qual, pria che s'allume affatto il giorno,
7.2il tenebroso giel l'aurora scioglie,
7.3che rischiarar si veggion d'ogni intorno
7.4le piagge e i colli, e rallegrar le voglie
7.5si senton degli augei ch'al canto a torno
7.6fan dolce risonare erbette e foglie,
7.7e di mille bei fiori aprire il seno
7.8si scorge al suo venir l'almo terreno;
8.1tale ogni suo pensier chiaro diventa,
8.2spogliato il brun nell'oscurato core.
8.3Poi parla al grande Arturo, il qual tormenta
8.4del raffreddato male aspro dolore:
8.5“Non è di scettro degno chi non senta
8.6dell'amaro talor ch'apportan l'ore,
8.7ché questo solo i re perfetti face
8.8e che 'l ben si conosce, e che più piace;
9.1e tanto più che non dietro alla fronte
9.2o in loco ove chi fugge non difende,
9.3ma in quella parte che con forze pronte
9.4tutto il resto ricopre e gli altri offende
9.5v'è giunto il danno: e l'onorato fonte
9.6dell'arte ch'al sanar le piaghe intende
9.7qui con voi scerno, il quale ho già veduto
9.8ritòr l'alme laggiù di grembo a Pluto”.
10.1“Ah” - risponde il gran re - “giocondo padre,
10.2ben rendo grazie al ciel che la viltade,
10.3come san le nemiche e le mie squadre,
10.4non m'han fatte lassar d'onor le strade:
10.5ma desio forse d'opere leggiadre
10.6oltre il dever di regia qualitade
10.7con poca compagnia troppo mi spinse
10.8ove il mio buon voler fortuna vinse.
11.1Né mi duol del mio mal, né mi dorrei
11.2d'esser per via cotal venuto a morte,
11.3ma che per mia cagione i duci miei
11.4sien, lassi, indotti a perigliosa sorte;
11.5e volentier mia sorte cangerei
11.6col famoso Tristan, col pio Boorte,
11.7che per la mia salute in tale stato
11.8lassai ch'io sarò sempre sconsolato.
12.1E però prego voi, duce famoso,
12.2che con quanti qui sono e fieno altrove
12.3di trar quei due del loco periglioso
12.4facciate per mio amore ultime prove:
12.5e 'l candido stendardo, or sanguinoso,
12.6che 'l buon re Caradosso al vento muove
12.7non resti de' nemici a lungo scherno
12.8e del pubblico onor naufragio eterno”.
13.1Così disse il Britanno, e con gran pena,
13.2perché 'l sangue perduto e l'alta doglia
13.3d'ardir non già, ma ben di spirto e lena
13.4e del primo vogor le membra spoglia.
13.5Risponde il re dell'Orcadi: “Serena
13.6resti in voi col sperar ciascuna voglia,
13.7ch'io ben v'obbidirò qual più si deve,
13.8e bramate novelle avrete in breve”.
14.1Tal parlando si parte, e con lui vanno
14.2il cavalier Toscano e 'l buon Norgallo;
14.3Meliasso e Mador l'istesso fanno,
14.4e di tutti ciascun cangia cavallo,
14.5ch'al fero battagliar sì acerbo danno
14.6soffrir che perdonar si puote il fallo
14.7ch'ei fero a i lor signor, ch'un sol non v'era
14.8ch'aggia a crollare il piè la forza intera.
15.1Così spronando insieme, molta gente
15.2trovan dietro tornar che 'l campo lassa
15.3per la fama del re trista e dolente,
15.4di timor colma e di speranza cassa;
15.5ma il saggio re dell'Orcadi altamente
15.6va ciascun confortando ovunque passa:
15.7“Più che mai vivo fosse è il grande Arturo,
15.8e di mortal periglio omai securo.
16.1Ritorniam, cari figli, alla battaglia;
16.2ch'ora è il tempo migliore in cui si mostre
16.3che con ragione al ciel volando saglia
16.4il grido illustre delle glorie vostre,
16.5e che senta il gran re che non si smaglia
16.6il tenace valor dell'armi nostre
16.7per breve colpo, e sopra lor non puote
16.8la nemica fortuna o le sue ròte”.
17.1In tai voci va innanzi, e 'ncontra molti
17.2che d'indietro tornare hanno cagione,
17.3ch'han le membra impiagate e stanno avvolti
17.4di sanguinose righe su l'arcione.
17.5Questi tutti consola, e gli ha rivolti
17.6co' suoi ministri al proprio padiglione,
17.7il qual largo abbondava d'ogni aita
17.8che convegna a curar piaga e ferita;
18.1e 'n fra gli altri Abondano e Brallen trova
18.2che dal fero incontrar fur posti a piede:
18.3dà lor fresco corsiero e lancia nuova,
18.4e d'ogni arme perduta riprovvede.
18.5col dir da poi che in tal miserie giova
18.6già s'avvicina dolce Palamede,
18.7Segurano e Tristan sono e Boorte
18.8in perigliosa ancora e dubbia sorte;
19.1e ritruova in quel punto ch'a Tristano
19.2il possente caval con l'empio strale
19.3Estero ucciso avea, l'empio Germano,
19.4sì che d'indi ritrarse arte non vale:
19.5ma mentre tiene il grave scudo in mano
19.6dell'offese d'ogni uom poco gli cale,
19.7perché con quello ogn'impeto sostiene
19.8e d'arme e di corsier che 'ncontra viene.
20.1Par nell'alpi nevose orso selvaggio
20.2tra cani e cacciator serrato e cinto
20.3dritto appoggiato al più robusto faggio,
20.4con denti ed unghie alla difesa accinto,
20.5ch'or quel mastin che lascia il suo vantaggio
20.6or l'ardito villano a morte ha spinto,
20.7e ch'or quel ferro aguto ed or quell'asta
20.8con le setose braccia or tronca or guasta.
21.1Tale il chiaro Tristano or quello ancide,
21.2or, ch'aggiunger non può, del destrier priva:
21.3tal che più non si truova chi s'affide
21.4di presso andar quanto la spada arriva,
21.5ma con sassi e con dardi gli conquide
21.6del dorato leon l'imagin viva
21.7con quello alto romor che 'ntorno suona
21.8qual or grandine folta i tetti intuona;
22.1e 'l pensan di stancar; che potea forse,
22.2ma con lunga stagion, loro avvenire:
22.3e 'l scampò, che l'Iberno i suoi soccorse
22.4e passò il suo disegno al rivenire.
22.5Già co i buon cavalier l'Orcado accorse
22.6gridando: “Or dee temer di mai perire
22.7il mio chiaro Tristan mentre il suo Lago
22.8non ha varcato ancor di Stige il lago?”
23.1Così detto oltra passa, e col drappello
23.2quanti intorno a lui son per terra stende:
23.3questo cade impiagato e morto quello
23.4e d'un colpo medesmo molti offende;
23.5e 'n breve adopra che lo stuol rubello
23.6ch'era pria vincitor vinto si rende,
23.7e del cacciare altrui la primiera arte
23.8or in tosto fuggir tutta diparte.
24.1Non gli segue il re Lago e 'ndietro riede,
24.2e destrier nobilissimo appresenta
24.3al buon Tristan, che di famose prede
24.4ebbe dove l'Alliera Era diventa
24.5al tempo che d'Albin l'ultimo erede
24.6e l'Alvenica prole rendé spenta
24.7già il terz'anno davanti, e chiuse il passo
24.8al soccorso maggior del re Clodasso.
25.1Salta in esso Tristan, che gliel conduce
25.2dell'Orcado il scudier, detto Alansone.
25.3Or gli par racquistar del sol la luce,
25.4assedendo il guerrier nel nuovo arcione,
25.5e dice al vecchio re: “Signore e duce
25.6foste del mio voler d'ogni stagione;
25.7or sarete dell'alma e della vita,
25.8ch'oggi meco riman per vostra aita”.
26.1Mwentre parlan così, Florio rivolto
26.2vede in contrasto rio dalla man manca
26.3nel medesmo sentier, non lunge molto,
26.4del lor famoso re l'insegna bianca,
26.5e grida: “Alti guerrier, tra 'l popol folto
26.6veggio trista crollar, qual vinta e stanca,
26.7l'alta guida reale, e biasmo eterno
26.8ne sarà di soffrir sì ontoso scherno”.
27.1Così detto spronando ardito è mosso,
27.2e di quanti altri son giunge il primiero;
27.3e trova il valoroso Caradosso
27.4d'aspro stuol circondato iniquo e fero:
27.5Palamede e Safar gli sono addosso
27.6con Matanasso e 'l perfido Agrogero,
27.7e chi la fronte e chi le spalle offende,
27.8chi scotendo l'insegna l'asta prende.
28.1Del misero nocchier la vela pare
28.2lo qual ferìo sì subita tempesta
28.3ch'a tempo in basso non la può piegare,
28.4ma di contrari venti in preda resta:
28.5ch'or da poggia percossa alta gonfiare,
28.6or dall'orza abbattuta esser molesta
28.7si può vedere all'arbor ch'ella abbraccia
28.8con le piaghe di cui se stessa straccia.
29.1Il fero Palamede, in sé sdegnato
29.2che gli contenda il ciel così bell'opra,
29.3quanto puote il braccial del destro lato
29.4percote ch'alla man poco vien sopra:
29.5gettala come ramo inciso al prato,
29.6ma Caradosso allor la manca adopra,
29.7e con quella ritien sì ben che basta,
29.8dell'insegna real la sacrata asta.
30.1Torna il crudele, e quella ancora incide:
30.2onde co' tronchi soli il re infelice
30.3che dalle chiare man lassi divide
30.4l'abbraccia ancora, ed altamente dice:
30.5“In fin che l'alma questa spoglia guide
30.6d'abbandonar tal segno si disdice”.
30.7Ma nella fronte Palamede il fere
30.8e con l'asta imbracciata il fa cadere.
31.1Pensa l'Ebrido in sé chiaro guadagno
31.2e per sempre famoso aver quel giorno,
31.3quando il fido Toscan del suo compagno
31.4al soccorso arrivò di fede adorno
31.5gridando: “Alto signor, troppo mi lagno
31.6di ritrovarvi all'ultimo soggiorno:
31.7ma mi consola il fin, ch'è stato in guisa
31.8che non ne fia già mai la gloria ancisa”.
32.1Così dicendo, corre a Palamede,
32.2che per l'insegna aver s'inchina a terra;
32.3e nell'elmo abbassato in modo il fiede
32.4che con l'incarco suo tutto l'atterra.
32.5L'altro che del caval si trova a piede,
32.6tosto si rappresenta a nuova guerra,
32.7e come fu leggiero a meraviglia
32.8del Toscano al destrier prende la briglia;
33.1e 'ntorno ad ambe mani il gira e scuote,
33.2e per torgli ogni tempo non s'arresta:
33.3né l'Italo guerrioer ferire il puote,
33.4ché scudo del destrier gli fa la testa.
33.5Pur di punta sì spesso il ripercuote
33.6dal volto in basso in quella parte e 'n questa
33.7che non lunga stagion durar potria,
33.8non trovando al suo fin novella via:
34.1ma sol con la sinistra il morso tiene,
34.2e con la destra man ripiglia il brando
34.3che sostenuto pria dalle catene
34.4avea lassato gir per terra errando;
34.5e tra 'l capo e la gola, ove non viene
34.6l'acciaro, a fin ch'ei possa al suo comando
34.7ben la testa crollar, gli pon la punta
34.8ove al sommo spirar la canna spunta.
35.1Stilla il sangue lontano, e l'arme tinge
35.2di color porporino a chi l'offende.
35.3Il percosso caval per doglia spinge
35.4se stesso in alto, e dritto si distende:
35.5poi tre volte per l'aria allarga e stringe
35.6l'un piede e l'altro che levato pende,
35.7indi col suo signor tutto in un monte
35.8stampa il terren con l'impiagata fronte.
36.1Ma perché 'l suo cader saggio antivede
36.2il famoso Toscan rimase sciolto,
36.3né prima in terra fu che surse in piede
36.4di dolor, d'ira e di disdegno avvolto
36.5e dice: “Or come mai più Palamede
36.6potrà senza arrossir mostrare il volto
36.7tra i miglior cavalier, s'è il maggior fallo
36.8che si conti al guerrier dare al cavallo?
37.1E non potreste voi, né quanti stanno
37.2dell'Ebridi nebbiose all'aer fosco,
37.3appagar il corsiero onde il Britanno
37.4l'altr'ier fu largo al suo fidato Tosco.
37.5Ma non sarà per voi minore il danno
37.6il ritrovarse a piede in guerra nosco,
37.7ché sol con questa man, non col destriero,
37.8di guadagnare onor securo spero”.
38.1Così detto s'appressa al loco dove
38.2abbracciando l'insegna morto giace
38.3il re famoso, e lì mirabil prove
38.4l'uno e l'altro guerrier di nuovo face.
38.5Questo onore e pietà, quell'altro muove
38.6della spoglia acquistar desio rapace,
38.7questo altezza di core e pia bontade,
38.8quel valor naturale e feritade.
39.1E così per cagioni assai diverse
39.2l'uno e l'altro è magnanimo ed ardito.
39.3Già l'Ebrido il primier, che 'l tempo scerse,
39.4sopra la destra spalla avea ferito
39.5il gran Toscan che mai si ricoperse,
39.6che tanto dall'ardore ha il cor rapito
39.7di far del suo caval vendetta chiara
39.8ch'al danno che gli vien poco ripara;
40.1tal che l'osso traverso, il quale appeso
40.2co' tenaci suoi nervi il braccio tiene,
40.3fu di picciola piaga alquanto offeso,
40.4e punte sopra lui le anguste vene.
40.5Il Toscan lui percote ove sospeso
40.6lo scudo alla sinistra in alto viene,
40.7e per forza ch'avesse anch'ei non falla
40.8d'esso impiagar nella contraria spalla;
41.1e lo scudo ferrato gli divise
41.2in fin dove a quel loco ricopria.
41.3L'altro una punta alla visiera mise
41.4ch'alle luci arrivar dritta venia:
41.5ma dove ambe le ciglia in uno assise
41.6per inarcarse poi prendon la via
41.7giunse il colpo nel mezzo, e dentro passa
41.8e 'l volto sanguinoso intorno lassa;
42.1ma però che non gìo profonda molto
42.2e che il loco per sé non è mortale,
42.3non gli fa tanto mal, che a lui rivolto
42.4di punta anch'ei, quanto la forza vale,
42.5nella sinistra parte il collo ha colto
42.6ove il più rigid'osso in alto sale:
42.7et venne adentro assai, ma non che vaglia
42.8a dar fine o imperdir quella battaglia.
43.1Or così già vicin l'un l'altro vanno
43.2che la spada al ferir non ha più loco:
43.3pongon a i ferri man ch'al fianco stanno
43.4con vie più periglioso e breve gioco.
43.5In più d'un lato omai percossi s'hanno,
43.6sì ch'al termino gir mancava poco;
43.7ma il cvalier Norgallo, che veduto
43.8ha l'insegna cader, quivi è venuto.
44.1Corse con quel furor che 'l buon nocchiero
44.2ch'aggia visto cader talor percossa
44.3o d'austro o d'aquilon da spirto fero
44.4la fida antenna dal sostegno scossa,
44.5ch'or quinci or quindi va pronto e leggiero,
44.6ora il grido adoprando or la sua possa,
44.7in fin che risarcito o ben renduto
44.8al suo loco primiero ha il danno avuto.
45.1Urta col suo caval senz'altra cura
45.2il fero Palamede, ch'a piè trova:
45.3cadde ei riverso, e 'l non aver paura
45.4né 'l valore infinito assai gli giova;
45.5ma come era gravato d'armadura
45.6di tosto rilevar si mette in prova,
45.7con quella più snellezza che faria
45.8battuto lioncel che sciolto sia;
46.1e rivolto al Norgallo dicea: “Come
46.2non vi punse vergogna d'assalire
46.3un solo a piede, e ch'ha le forze dome
46.4dal lungo affaticare a dal ferire,
46.5con tal destriero? e dove or cade il nome
46.6ch'io solea per lo mondo altero udire
46.7del cavalier Norgallo, ch'a mie spese
46.8ho provato villano e discortese?”
47.1Risponde l'altro a lui: “Non sempre è l'ora
47.2d'usar la cortesia, né in ogni parte:
47.3ch'ove del suo signore il ben dimora
47.4deve il guerrier leal provare ogni arte,
47.5com'or debb'io: che 'n fin ch'io scerna ancora
47.6l'insegne del mio re per terra sparte
47.7per drizzarl'indi e tòrle d'altrui mano
47.8poca cura mi fia l'esser villano;
48.1ma doppo tale impresa in ciascun loco
48.2spera il basso Norgallo a Palamede
48.3di far veder che 'n questo e in ogni gioco
48.4all'Ebrido valor di nulla cede;
48.5e che di cortesia lo scalde il foco
48.6quando il vuol la stagion potrà far fede,
48.7come in più d'uno assalto mostrò assai,
48.8ch'al suo dovuto onor non fallì mai”.
49.1E 'n questo dir di nuovo anco l'atterra,
49.2ma non cerca però di porlo a morte;
49.3e 'l buon Toscano sciolto d'aspra guerra
49.4non lassa indarno gir la chiara sorte,
49.5ché le man porge ove negletta in terra
49.6l'insegna si giacea priva di scorte:
49.7e per salva condurla il passo muove,
49.8quando nuova tempesta vien d'altrove,
50.1ché tornato è l'ardito Segurano
50.2con Arvino il fellone e 'l Ner perduto,
50.3Grifon dell'Alto Passo e 'l suo Rossano,
50.4a cui il tolto vigore è rivenuto
50.5del colpo acerbo che dall'aspra mano
50.6avea di Maligante ricevuto;
50.7e de i quattro guerrier fu tal l'intoppo
50.8ch'a due stanchi a mal sani era pur troppo.
51.1Fu il famoso Toscan primo percosso,
51.2che già in alto stendea la bianca insegna,
51.3della qual resta d'improviso scosso
51.4perché nullo ha timor ch'altri sorvegna:
51.5e quale abeto da radice smosso
51.6da Borea al freddo ciel, quando più regna,
51.7per l'urto crudo del fellone Arvino
51.8si ritrova giacer col capo chino;
52.1e quantunque temesse, così steso
52.2e battuto com'era, in braccio stretta
52.3la chiara insegna, si ritrova offeso
52.4da così grave stuol ch'a lui si getta
52.5che sostener non può 'l soverchio peso,
52.6e l'anima già al cor s'era ristretta
52.7quasi per dipartirsi vinta e frale,
52.8che 'l lodato desio seguir non vale.
53.1Così novellamente in forza torna
53.2il famoso stendardo a i gran nemici.
53.3Qui dell'antico orgoglio alza le corna
53.4e l'arme Iberne sacre e vincitrici
53.5Seguran chiama, e di tal spoglia adorna
53.6la man crollando ne' suoi liti amici
53.7della Val Bruna la impromette a Marte
53.8con altre palme assai quivi entro sparte.
54.1Ma allor che più si gloria alteramente
54.2e ch'a i Britanni ancor minacce aggiunge,
54.3ecco il fido Boorte, che già sente
54.4de' suoi l'angoscie e furiando giunge;
54.5e di colpo al traverso sì possente
54.6il braccio al predator percote e punge
54.7che gli fece cader, ch'ad altro bada,
54.8l'acquistato trofeo sopra la strada;
55.1al quale il buon Toscan, che già risorge
55.2dal tenebroso duol, vedendol presso,
55.3quanto più tosto può la man riporge
55.4e già spera scampar portandon'esso:
55.5quando vien da traverso, ove non scorge,
55.6chi l'ha più ch'ancor mai di nuovo oppresso,
55.7ché Rossano il Selvaggio il ripercuote
55.8sì che più rilevarsi allor non puote.
56.1E l'avrebbe anco ucciso, se non fora
56.2che 'l famoso Boorte, che ciò vede,
56.3giunse al soccorso alla medesim'ora,
56.4e 'l Selvaggio crudel su l'elmo fiede:
56.5sì che in sella, qual fu, poco dimora,
56.6che come il buon Toscan si trova a piede;
56.7ma ben tosto si drizza, e 'l braccio stende,
56.8e 'l vessillo ch'egli ha nel mezzo prende,
57.1dicendo: “Somme grazie alla mia sorte
57.2rendo, ch'or così a piè m'aggia sospinto,
57.3et alla spada ascosa di Boorte
57.4che m'ha, nol vedend'io, battuto e vinto:
57.5ch'or mi trov'io più commodo e più forte
57.6contra il Toscano, et al guadagno accinto
57.7dell'onorato pregio, ch'a cavallo
57.8era impresa impossibile acquistallo”.
58.1E 'n questo ragionar con forza il tira
58.2il fer Pannonio, né il Toscano il lassa:
58.3e 'n tal modo ciascuno ad esso aspira
58.4che la spada riman pendente e bassa.
58.5Sol con urtarse insieme ardente d'ira
58.6l'uno e l'altro di lor le membra allassa,
58.7e col piede offendendosi tal volta
58.8par la guerra fra loro in lotta volta.
59.1Gira intorno Boorte il suo destriero
59.2e si duol che giovar non può al Toscano,
59.3che di due fatto essendo un corpo intero
59.4l'un senza offender l'altro aiuta in vano.
59.5Ma intanto il gran Norgallo cavaliero
59.6che Seguran teneva indi lontano
59.7fu percosso talmente al destro braccio
59.8che gli diè per alqunto acerbo impaccio.
60.1Così libero allor l'altero Iberno
60.2contra il chiaro Boorte il corso move,
60.3qual tempestoso noto a mezzo il verno
60.4il giorno suol, che poi la notte piove;
60.5e contra il buon Norgallo d'alto scherno
60.6parole usando, ch'ha battuto altrove,
60.7il percote al traverso in guisa tale
60.8che 'n piedi il suo destrier restar non vale,
61.1che insieme col signor si trova a terra,
61.2e 'l sinistro suo lato sotto preme.
61.3Ma tosto dall'incarco si disserra
61.4di Gave il buon guerriero, e nulla teme;
61.5e 'n verso Seguran si stringe a guerra
61.6e di vincerlo ancor nodrisce speme,
61.7e 'l ginocchio or trovando ed or la coscia,
61.8gli dà spesso cagion di nuova angoscia.
62.1Ma il forte Seguran, che d'alto fere
62.2e 'l può in lochi impiagar troppo mortali,
62.3sovra il lito sovente il fa cadere:
62.4ma più tosto rivien che s'avesse ali;
62.5pur gli manca il vigor, cessa il potere
62.6e gli spirti già son debili e frali,
62.7sì che non molto ancor gito saria
62.8che morto o prigionier, lasso, venia;
63.1perch'oltra Segurano, il Ner Perduto
63.2et Arvino il fellon gli fan battaglia,
63.3e Clodin già volando era venuto,
63.4e nessuno è di lor che non l'assaglia:
63.5e l'antica difesa e 'l saldo aiuto
63.6ch'avere intorno suol di piastra e maglia
63.7era mancato assai, perché 'l terreno
63.8in più luoghi n'avea coperto il seno.
64.1Ma Terrigano il grande e Gracedono,
64.2Galindo e Marabon della Riviera
64.3tutti al miser Toscano intorno sono,
64.4e tolta gli han la candida bandiera,
64.5e lui quasi di vita in abbandono
64.6avea lassato la crudele schiera;
64.7e Rossano il Selvaggio iva superbo
64.8dell'alta spoglia e del suo danno acerbo.
65.1Resta il Norgallo ancor sopra il destriero,
65.2ma per tutto impiagato in cotal guisa
65.3che dal più basso piè sovra il cimiero
65.4ogni armadura avea da sé divisa.
65.5Pur quanto può col buon volere intero
65.6che dall'avversa man non sia conquisa
65.7quella insegna real, né il suo Toscano
65.8resti oppresso con quella, opra la mano;
66.1ma niente era o poca, ogni sua aita,
66.2ché in grado venne al fine esso e Boorte
66.3che nullo han quasi più spirito e vita,
66.4perch'ambo al dipartir cercan le porte.
66.5Ma non essendo ancor tutta compita
66.6in lor dal ciel la destinata sorte,
66.7con più veloce gir che strale o vento
66.8ricondusse Tristano in un momento;
67.1e seco ha Gossemante il core ardito,
67.2Blomberisse, Sicambro e 'l suo Blanoro:
67.3ma quel di cor più acceso e più spedito
67.4sprona il forte corsiero innanzi a loro,
67.5e con simil furor quando ferito
67.6si sente in caccia dal mastino il toro
67.7urta il gran Seguran, che mal conduce
67.8col vantaggio ch'avea di Gave il duce;
68.1e con l'urto il ferisce nella fronte,
68.2sì ch'esso e 'l suo destrier percosso resta,
68.3di forza tal ch'a duro scoglio e monte
68.4saria, come a lor fu, greve e molesta:
68.5e qual platan maggior ch'adombre un fonte
68.6sveglier suol da radice atra tempesta,
68.7senza l'assalitor sentire a pena
68.8si ritrovò disteso su l'arena.
69.1No 'l cura più Tristan, ma il passo piega
69.2ove scorge l'insegna in forza altrui:
69.3et al fero Pannonio che la spiega
69.4dà colpo fero, e non pur guarda a cui.
69.5Cade il meschin, né di lassarla nega,
69.6perché senso vital non resta in lui:
69.7ché ben che fosse ancor lo spirto vivo
69.8del movente vigor rimase privo.
70.1Non è il chiaro Toscano in tale stato,
70.2se bene è molto fral, che ciò non veggia,
70.3né tanto ogni poter gli era mancato
70.4che di tosto ritorla non provveggia.
70.5Torna il prode Tristan dall'altro lato
70.6là dove di Clodin la schiera aspreggia,
70.7tutta sopra i destrier, Boorte a piede,
70.8che come morto omai pur nulla cede;
71.1ma in guisa di leon che fu ferito
71.2dall'insidioso arcier, che a pena puote
71.3reggerse in piedi, al qual cingano il lito
71.4di robusti pastor novelle rote,
71.5ch'or l'artiglio ora il dente adopra ardito
71.6e sempre il più vicin di vita scuote,
71.7tal che sol di lontan si latra e grida
71.8ma di appressarlo poi nessun s'affida;
72.1tale al chiaro Boorte avviene allora,
72.2poi ch'ad altro cammin gìo Segurano.
72.3Ma come al peregrin la chiara aurora
72.4che smarrito si trove in lito strano,
72.5così dolce gli vien nell'ultim'ora
72.6il bramato tornar del pio Tristano,
72.7il qual col minacciare a tutti face
72.8quel ch'a schiera di storni augel rapace,
73.1che ciascun ch'era in cerchio indi si toglie,
73.2e diverso dagli altri il cammin prende:
73.3e 'n tante parti il nodo si discioglie
73.4che libero Boorte e salvo rende.
73.5Ma il buon Tristano or questo or quel raccoglie,
73.6e questo e quello in un momento stende
73.7nell'arenoso sen ferito o morto,
73.8l'un sopra l'altro gravemente attorto;
74.1perch'oltra al popol molto e senza nome
74.2ha impiagato in un braccio Arvino il fello
74.3e fatto ha del destrier posar le some
74.4a Terrigano il grande appresso a quello,
74.5e quasi ha di Clodin le forze dome
74.6col brando che gl'intenebra il cervello:
74.7Galindo, Marabone e 'l Ner Perduto
74.8quasi insieme in un fascio era caduto.
75.1Or mentre il buon Tristan fa l'alte prove
75.2già ritorna il re Lago e 'l figlio Eretto,
75.3che largo il corso in quella parte muove
75.4con onorato e nuovo drappelletto
75.5ch'aveva in fino allor sudato altrove
75.6contra il popolo a piede stando a petto,
75.7Matanzo il Brun, Patride al cerchio d'oro
75.8con Alibel di Logre e Pelinoro.
76.1Fur quei doppo Tristan come si vede
76.2doppo un gran terremoto ch'aggia scosso
76.3alto edificio e che d'antica sede
76.4per la infinita forza sia rimosso,
76.5che 'l secondo che vien ciò ch'era in piede
76.6di lui restato ancor non ben percosso
76.7del tutto abbatte; e se minor ben sia
76.8non men danno o timore al popol dia.
77.1Così non meno intorno ebbe spavento
77.2di lor che di Tristan la gente fera,
77.3che si fugge indi come nebbia al vento
77.4e lassa omai la candida bandiera.
77.5Già ricondotto appare in un momento
77.6ogni destriero all'abbattuta schiera,
77.7e rimessi a caval Florio e Boorte,
77.8come quasi furati all'empia morte.
78.1E mal d'essi ciascun più puote aitarse,
78.2che questo, allor che 'l crudo Segurano
78.3col fero colpo all'improvviso apparse,
78.4sopra l'omer sinistro cadde al piano,
78.5sì che sempre ebbe poi le forze scarse
78.6tutto quel lato e la medesma mano,
78.7perché fu tratto fuor della sua sede
78.8l'osso del braccio ch'alla spalla assiede.
79.1Dietro anco poi dalla sua destra parte
79.2in tra la costa settima e la sesta,
79.3che quasi al busto umano il mezzo parte,
79.4ebbe larga ferita e ben molesta
79.5dall'infido Alco, che in ascoso Marte
79.6l'insidiosa lancia ivi entro arresta:
79.7per la qual distillò sì largo il sangue
79.8che ne divenne al fin frale et esangue.
80.1Ma mentre che 'l desio della vendetta,
80.2il bellicoso ardor, l'ira e l'onore
80.3lo scalda in mantener la spada stretta
80.4nullo impaccio il premeva né dolore:
80.5or raffreddato il tutto, e che l'eletta
80.6real bandiera di periglio è fuore
80.7e che sta in pace l'animo turbato,
80.8sente con grave duolo ov'è impiagato,
81.1tal che sopra il caval si regge a pena.
81.2Il medesmo adivien di Florio ancora,
81.3ch'ha il destro piè ferito ove la vena
81.4di tutte altre maggior si mostra fuora:
81.5la soleretta omai di sangue è piena,
81.6e la pena spasmosa cresce ognora;
81.7pur contento d'aver la cara insegna
81.8soffra con alto cor ciò che n'avvegna:
82.1or lassando il re Lago con Tristano
82.2tutti gli altri compagni, ha seco solo
82.3Patride, che reggeva il buon Toscano,
82.4et ei Boorte suo come figliuolo.
82.5Così sen vanno, e con parlare umano
82.6esaltando di lor la gloria a volo
82.7l'Orcado al suo bramato padiglione,
82.8che poco era lontan, Boorte pone;
83.1e mandato con Florio il suo Patride
83.2col cavalier di Gave si discende,
83.3e 'n man recato alle sue genti fide
83.4di medico appellar cura si prende.
83.5Ma perché nel passar da lunge il vide
83.6Lancilotto, e chi sia non ben comprende,
83.7in fin che dall'albergo ove discese
83.8che sia Boorte pur credenza prese;
84.1e 'l fido Galealto immantenente,
84.2ch'era poco lontan, doglioso appella:
84.3“Fratel” - dicendo - “la presaga mente
84.4annunzia a' miei pensier trista novella,
84.5che quel sia il mio Boorte veramente
84.6ch'appena si reggea sopra la sella,
84.7dal compagno condotto, e sia ferito
84.8o delle membra almen forte impedito;
85.1e nel suo padiglione è già disceso,
85.2ove non è il fratel, lasso, o Serbino
85.3che possa al male onde si trove offeso
85.4impor rimedio col voler divino.
85.5Or se mai fusse a pietose opre inteso,
85.6dimostratevi a lui dolce vicino,
85.7sì che l'alta virtù dell'erbe vostre
85.8in sì gran cavaliero oggi si mostre”.
86.1Tosto il buon re dell'Isole lontane,
86.2che di verace core amò Boorte:
86.3“Non fien” -dicea - “vostre preghiere vane,
86.4che ferma speme ho in Dio di torlo a morte”.
86.5Indi un fascio prendeo di rare e strane
86.6radici insieme, e di diversa sorte,
86.7che dalle apriche piagge fortunate
86.8di celeste possanza avea recate;
87.1ché, se creder si debbe, ivi ne nasce
87.2non sol per risanare ogni aspra piaga,
87.3ma per far ritornar com'era in fasce
87.4qual uom più curvo la vecchiezza smaga,
87.5e 'l vogor rapportar che spira e pasce
87.6in cui già morte con la falce impiaga,
87.7e sì di sua ragion chiuder le strade
87.8che perpetua a i mortai faccia l'etade;
88.1et a lui, ch'era il re, dove s'adora
88.2non men che in altra parte Apollo e Giove,
88.3sacrate offerte ne faceano ognora
88.4le genti tutte, con mirabil prove.
88.5Così volando alla medesim'ora
88.6il chiaro Galealto il passo muove
88.7e dove era Boorte tosto giunge,
88.8il qual grave dolor più che mai punge.
89.1Come suol nell'april dolce la pioggia
89.2venir talvolta a i verdeggianti prati
89.3che fur, mentre che Apollo in alto poggia,
89.4nella stagion miglior troppo assetati;
89.5tal si feo lieto in disusata foggia
89.6il buon re Lago e gli altri ivi adunati
89.7intorno al cavalier, la cui gran doglia
89.8non gli fé mai cangiar parlare o voglia:
90.1se non che come ei vide Galealto
90.2con lietissimo viso a sé l'accolse,
90.3poi dice: “Or fia contento il duro et alto
90.4cor che di sdegno il nostro fato avvolse
90.5al vostro Lancilotto, e 'l feo di smalto
90.6contra il dir nostro ch'ascoltar non volse,
90.7poi che molti impiagati con Arturo
90.8vede, e l'oste de' suoi sì mal securo.
91.1Or crescerà la gloria alle sue palme,
91.2che fatto è vincitor l'empio Clodasso,
91.3e de i Britanni omai le più chiare alme
91.4e de i Galli e de i Franchi ha viste in basso,
91.5l'altro stuol carco di dogliose salme
91.6ch'ancor resta di qua dal mortal passo:
91.7il qual sempre dirà che Lancilotto
91.8all'estrema miseria l'ha condotto”.
92.1Seguiva ancor, ma l'Orcado, che sente
92.2che l'ira e 'l ragionar danno gli apporta,
92.3ruppe il parlar dicendo: “Veramente
92.4alla vostra salute apre la porta
92.5fortuna omai, poi ch'alle forze spente
92.6v'ha mandata dal ciel sì fida scorta
92.7come il re fortunato, il cui valore
92.8alle Parche allungò più volte l'ore.
93.1Altra vita miglior qui il tempo chiede
93.2che di tarde spiegar l'altrui querele”.
93.3E Galealto allor dal capo al piede
93.4il fa spogliar, che nulla parte cele;
93.5indi ogni piaga sua tentando vede
93.6non con men saggia man ch'a lui fedele:
93.7poi con sugo ch'avea d'intorno bagna,
93.8per cui subitamente il sangue stagna.
94.1Appresso feo di più d'una radice,
94.2senza chiamare alcun, minuta polve;
94.3e posta in esse, ogni dolore elice
94.4e 'l suo putrido umor secca e dissolve.
94.5Poi con dolce parlar si volta e dice:
94.6“O famoso Boorte, or che v'assolve
94.7d'ogni periglio il cielo, a quel ch'io sento,
94.8darò risposta al vostro pio lamento,
95.1dicendo ch'a ragion si mosse a sdegno
95.2il chiaro Lancilotto, avendo scorto
95.3il superbo Gaven d'invidia pregno
95.4col favor del suo re contr'esso sorto:
95.5che 'n cor famoso e sovra ogni altro degno
95.6troppo si trova aver doglia e sconforto
95.7il fedelmente oprar, che mai non smaga,
95.8se d'ingrato volere altri l'appaga;
96.1né si può quando vuolsi al duro morso
96.2con le forze richieste por la mano,
96.3come il destrier nel suo primiero corso
96.4il tosto raffrenar si prova in vano.
96.5Crederò ben fra me ch'alto soccorso
96.6si può sperar dal figlio del re Bano,
96.7ché 'l vostro mal, la debita pietade
96.8avrà svegliata omai la sua bontade;
97.1et io, tornando a lui, s'ancor si trova,
97.2qual io non credo già, d'animo duro,
97.3m'ingegnerò con mia preghiera nuova,
97.4con mostrargli de i nostri il tempo oscuro,
97.5ch'omai spoglie ogni sdegno, e l'arme muova
97.6al bisogno maggior del grande Arturo:
97.7ch'al magnanimo spirto non s'aspetta
97.8contra nemico tale altra vendetta.
98.1E se ciò non potrò, tenterò poi
98.2che col suo buon volere io vegna al meno
98.3co' miei guerrier, se pur mi nega i suoi,
98.4a trarvi il mal che vi trovate in seno:
98.5e faccia il ciel ciò che vorrà di noi,
98.6ch'a me basta partir di gloria pieno,
98.7e per tòr tali amici d'aspra sorte
98.8assai dolce mi fia l'istessa morte:
99.1perch'avvegna ora o poi, dal ciel m'è dato
99.2di por fine alla vita in questo lido,
99.3ché ritornar fra' miei mi nega il fato,
99.4come concede al nome eterno grido.
99.5Cotale al nascer mio l'alto Nifato
99.6predisse a i cittadin del patrio lido,
99.7che sovra quanti avea vati e profeti
99.8intendeva del ciel tutti i segreti”.
100.1Allora il re dell'Orcadi l'abbraccia,
100.2poi con tenero amor la man gli prende
100.3e dice: “Io prego il ciel che largo faccia
100.4delle due cose sol quella che 'ntende
100.5al vostro onor, che d'Affrica ove agghiaccia
100.6l'iperboreo cammin già il volo stende,
100.7e più oltra anco andrà; ma il vostro fine
100.8il corso agguaglie alle virtù divine.
101.1Ma fia certo di voi bell'opra e degna
101.2se 'l duro Lancilotto pregherete
101.3ch'a questo uopo più grave a' suoi sovvegna
101.4e d'Avarco espugnar gli nasca sete,
101.5perché si dica poi che la sua insegna
101.6spaventata aggia sol l'onda di Lete
101.7che senza il suo apparir già vicin'era
101.8non men ch'oggi ne sia d'Orone e d'Era;
102.1né stando in ozio sol voglia vedere
102.2in periglio e 'mpiagata schiera tale.
102.3Non può alla guerra Arturo provvedere,
102.4col piè ferito e con dolor mortale;
102.5non si può Maligante sostenere,
102.6percosso anch'esso di pungente strale;
102.7né il misero Toscano ha miglior sorte
102.8ch'or possiate discernere in Boorte.
103.1prendasi guardia pur che non si toglia
103.2il poterne aiutar lo 'ndugiar troppo,
103.3ch'un punto sol l'occasione spoglia
103.4e 'l più veloce corso rende zoppo,
103.5né ritorna poi indietro all'altrui voglia
103.6ma fugge innanzi più che di galoppo:
103.7sì che chi cura tien del miglior tempo
103.8comince il bene oprare ognor per tempo.
104.1E voi, per quello amor che senza pare
104.2a lui sempre portaste, et egli a voi,
104.3non gli lassate il cor tanto indurare
104.4che d'onta e di dolor s'uccida poi.
104.5Mostrategli il sentier che dee pigliare
104.6per alzare il suo nome e salvar noi;
104.7e so che 'l vostro dir gli fia più a grado
104.8che d'ogni altro il consiglio unico o rado:
105.1che nulla penetrar più adentro suole
105.2in giovin core e di virtù seguace
105.3che d'amico fedel dolci parole
105.4che provengan d'amor puro e verace.
105.5Or da voi sol, qual lo splendor dal sole,
105.6ne può sovra arrivar salute e pace,
105.7se vorrete, alto re, sì com'io spero,
105.8tutto il poter di voi spiegare intero.
106.1E se pur dentro a sé voto o promessa
106.2gli vietasser per noi l'arme vestire,
106.3fate ch'al men da lui vi sia concessa
106.4la gente sua, che voi debba seguire,
106.5come diceste, e con la vostra istessa,
106.6che non men di valor mostra e d'ardire:
106.7ch'io son sicuro in me che giunte insieme
106.8faran tosto fuggir chi caccia e preme.
107.1Poi quantunque di voi l'invitta spada,
107.2l'animo e la virtù sia chiara molto,
107.3fareste al nostro ben più larga strada
107.4se dell'arme di lui veniste avvolto:
107.5perché 'l volgare stuol sovente bada,
107.6non men ch'all'opre, al conosciuto volto,
107.7e voi sapete bene a che ridotto
107.8talor l'oste d'Avarco ha Lancilotto.
108.1Or se da voi verrà grazia cotale,
108.2sarà per voi rinato il re Britanno,
108.3e renderavvi onor più che mortale
108.4come a ristorator d'ogni suo danno;
108.5e la gloria di voi sarà immortale,
108.6né i secoli maggior l'offenderanno.
108.7Perché ne fia memoria in tante carte
108.8che chi divora ogni uom non v'avrà parte”.
109.1Qui si tacque il re Lago, e Galealto,
109.2in cui col vero onor pietà si mesce,
109.3risponde: “Se quel cor più che di smalto
109.4o di tigre crudel non mi riesce,
109.5o Lancilotto o me tosto all'assalto
109.6potrà veder chi 'l dolor vostro accresce.
109.7Dio vi dia larga speme”, e 'n tal saluto
109.8al padiglion s'addrizza ond'è venuto.
110.1Ma non molto è lontan che 'nsieme trova
110.2con Lamoral di Gallia Persevallo,
110.3e gli dan di pietà materia nuova,
110.4ch'ambe feriti son sopra il cavallo.
110.5Quel nella destra coscia si ritrova
110.6un troncon rotto che non venne in fallo
110.7dal fero Palamede, d'una lancia,
110.8onde la fronte avea pallida e rancia;
111.1il fratello è nell'omero ferito
111.2di durissimo stral dal lato manco.
111.3L'uno e l'altro di lor resta impedito,
111.4e del sangue che versa afflitto e bianco.
111.5Ratto a 'ncontrargli e doloroso è gito,
111.6e confortando assai gli segue al fianco;
111.7poi ritrovato il lor comune albergo
111.8de' due stanchi corsier gli toglie al tergo.
112.1Poi sopra irsute pelli gli distende,
112.2e con discreta man trae d'ambeduoi
112.3il troncone e lo strale onde gli pende,
112.4indi spoglia a ciascun gli arnesi suoi.
112.5Appresso il sugo e le radici spende
112.6come a Boorte pria; partendo poi
112.7come il più tosto può fece ritorno
112.8ove avea Lancilotto il suo soggiorno.
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