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CANTO XVI

Avarchide

PoeTree.it

1.1Dell'oscura stagion la bianca aurora
1.2con le rosate man squarciava il velo,
1.3quando il gran re Britanno uscito fuora
1.4fa di trombe al romor tremare il cielo:
1.5ond'ogni cavaliero all'istess'ora,
1.6ogni ardito guerrier con chiaro zelo
1.7truova l'arme e 'l destriero, ogni buon duce
1.8all'ordine primiero i suoi conduce;
2.1e tal del suo furor l'alma ripiena
2.2il sanguinoso Marte ha di ciascuno,
2.3ch'ogni fosco pensier si rasserena,
2.4né che tema il morir si vede alcuno.
2.5Speran tutti in dolzor volger la pena
2.6e 'n bel candido giorno il tempo bruno:
2.7chi a vendetta, chi a gloria e chi a guadagno
2.8sé medesmo conforta e 'l suo compagno.
3.1Senz'ordine ciascun di vino e d'esca
3.2empie le voglie sue restando in piede
3.3perché 'l vigor rinforze e 'l desio cresca,
3.4ch'al soverchio digiun sovente cede.
3.5Or il troppo aspettar par che rincresca
3.6a chi già il sol nell'oriente vede:
3.7e ben mostrava il ciel com'egli adopra
3.8quando un suo disegnar vuol porre in opra.
4.1Già per l'arme vestir domanda Arturo
4.2il suo sommo scudier, ch'era Agraveno,
4.3che col fabbro eccellente Caliburo
4.4quanto facea mestiero apporta a pieno.
4.5Le solerette pria del più sicuro
4.6acciar che porti il Norico terreno
4.7gli arma di sotto i piedi, indi lo sprone
4.8ricco di gemme e d'or sopra gli pone.
5.1Il pesante schinier, che tutto abbraccia
5.2quanto l'osso primiero in alto ascende,
5.3di ben sicuri chiodi intorno allaccia,
5.4congiunto al ferro che 'l ginocchio prende,
5.5ritondo, curvo e tal che non impaccia
5.6quando indietro l'accoglie o innanzi stende,
5.7ch'anco piglia il coscial, che sopra stringe
5.8e con serici nodi alto si cinge.
6.1Poscia alla regia gola ha in guardia messo
6.2il saldo acciar, che non le noccia offesa;
6.3l'uno e l'altro braccial gli loca appresso
6.4ove pria di lunette avea difesa,
6.5conserto sì, ch'ei non si senta oppresso
6.6se la lancia o la spada ha in guerra presa,
6.7ma che quelle crollar possa e lo scudo
6.8qual di tela coperto o tutto ignudo.
7.1La possente corazza e fida al petto,
7.2che pare unque non ebbe, asiede intorno:
7.3in cui scolpio l'artefice perfetto
7.4d'argentato colore e scuro adorno
7.5tre lune tai quali al fraterno aspetto
7.6nel quarto del cammin fesser ritorno,
7.7intricate tra loro e cinte insieme
7.8sì che mostrin di fuor le corna estreme.
8.1Di questa arme onorata gli feo dono
8.2l'indovina Morgana sua sorella,
8.3a cui fu mostro dal celeste trono
8.4come all'antica etade e la novella
8.5sopra quante altre insegne furo e sono
8.6tutto il favor devevan d'ogni stella
8.7l'alme tre lune aver dal sommo Giove,
8.8e nel gallo terren vie più ch'altrove.
9.1Stavan queste nel mezzo, e 'n giro poi
9.2nell'estremo di tutto facean fregio
9.3gli archi stessi, gli strali e i dardi suoi,
9.4ch'alla vaga Diana erano in pregio:
9.5né le reti selvaggie né i lacciuoi
9.6il oblio pose il dotto fabbro egregio,
9.7ch'ivi tutte apparian con sì bell'arte
9.8ch'a Natura togliean la miglior parte.
10.1E nel giorno medesmo che gli diede
10.2l'alta fata reale il ricco arnese,
10.3gli dicea che con quello avesse fede
10.4di largo soggiogare ogni paese;
10.5del qual doppo lunghi anni essere erede
10.6uno Enrico devea ch'ad ali stese
10.7manderia 'l nome suo dall'Era al Gange
10.8e per quanto ocean tra i poli frange.
11.1Gli spallacci sovrani al loco pone,
11.2che 'n tra quella e 'l braccial l'omero accoglie;
11.3cingeli il brando poi che Pandragone
11.4fé più volte carcar di opime spoglie
11.5del popolo inimico Anglo, Sassone
11.6che del suo bel terren varcò le soglie;
11.7e gli dié sovra ogni altro cavaliero
11.8del marziale onor lo scettro altero.
12.1Questo, morendo al fine, in man ripose
12.2il valoroso re del figlio Arturo
12.3dicendo: “L'opre sue sempre famose
12.4fecer che 'l regno a voi lascio sicuro.
12.5Aggiate lui sovra l'umane cose
12.6in riverenza somma, e al tempo duro
12.7che vi apparecchie mai l'aspra fortuna
12.8questa spada cingete sola ed una”.
13.1I quai detti ubbidìo, ch'a i gran perigli
13.2non si mise unque poi senza aver lei,
13.3con la qual sempre mai rendeo vermigli
13.4di sangue i campi tra i nemici rei;
13.5né d'altro brando i micidiali artigli
13.6di morte furo a gli infernali dei
13.7larghi de' suoi trofei quanto di questo,
13.8che feo più d'un figliuol del padre mesto.
14.1Di preziose gemme chiare e dure
14.2era il fodero intorno rilucente,
14.3ch'avanzavan del sol le luci pure
14.4quando più bel si mostra all'oriente:
14.5conteste in oro tal, che stan sicure
14.6al percuoter di colpo aspro e possente.
14.7Simil le guardie ha in alto, e 'l pone in cima,
14.8che di prezzo infinito il mondo stima.
15.1Con questo, e del medesimo lavoro,
15.2la cintura ricchissima pendea,
15.3ch'alla parte minore apparia l'oro,
15.4che di vaghi color l'altro splendea
15.5d'adamanti e rubin posti fra loro
15.6di rose in guisa care a Citerea,
15.7e di vaghi zaffir, non già smeraldi
15.8che dell'arme al ferir non restan saldi.
16.1Poi per più sicurtà greve piastrone
16.2il suo caro Agraven di sopra mette,
16.3sì ch'aggia di temer nulla cagione
16.4d'aste colpir, di spade o di saette,
16.5qual già nella sua patria regione
16.6al furor de i giganti in prova stette.
16.7la buffa locò solo al destro lata,
16.8perché sia dallo scudo il manco armato.
17.1Sovra l'arme lucenti ultima cinge
17.2la ricca imperatoria sopravesta,
17.3che con gemmato nodo alta si stringe
17.4all'omer manco, ove non sia molesta,
17.5e sotto al destro braccio alato spinge
17.6il lembo adorno, che scherzando resta:
17.7ove in campo celeste seminate
17.8son le corone sue reali aurate.
18.1Il feroce corsiero indi gli adduce
18.2ch'ei suol sempre menar nell'alte imprese,
18.3sopra cui, qual l'aurora, rendea luce
18.4il tutto di fin or fregiato arnese.
18.5Il frontale argentato in alto luce,
18.6in cima al qual leggiadramente stese
18.7sottilissime piume bianche e nere
18.8all'aure ventilar si pon vedere.
19.1Il crin come la fronte era coperto
19.2del più sicuro ferro e del men greve,
19.3né in tra l'arme nemiche giva aperto
19.4quel che i colpi maggior primo riceve:
19.5che ove al falcato collo viene inserto
19.6cinto il bel petto avea spazioso e leve
19.7di doppie pelli, che indurate al foco
19.8piaga d'asta o di stral curavan poco;
20.1ma per averlo al gir più snello molto
20.2e perch'ivi il ferir non vien mortale,
20.3vuol ch'all'ampie sue groppe sia disciolto,
20.4contra il comune usar, di peso tale.
20.5Ora al primo arrivar, dall'arme avvolto
20.6senza la staffa oprar sopra vi sale:
20.7il manco lato allor, restato nudo,
20.8il famoso Agraven gli armò di scudo,
21.1lo qual cinge sicuro, e l'ha commesso
21.2con ben ferrati nodi al collo intorno.
21.3Ha del cielo il colore, e in mezzo d'esso
21.4sta il capo di Gorgon di serpi adorno,
21.5ch'ha nel guardo crudel lo sdegno impresso
21.6e d'uccider desio, che innalza il corno,
21.7e da ciascun de i lati spira intento
21.8il Timore, il Sospetto e lo Spavento.
22.1Sono intorno di lor di saldo acciaro
22.2dieci cerchi fortissimi ravvolti
22.3che del porfiro duro stanno al paro,
22.4e di chiodi profondi al legno accolti.
22.5Di ferro dentro e fuor d'argento chiaro
22.6color vanno ombreggiando i tristi volti:
22.7venti sono in ciascuno, e posti tale,
22.8che di svellergli quindi arte non vale.
23.1Di color negro a i primi si comprende
23.2altr'ordine a fortezza ed ornamento.
23.3Il sostegno onde al collo si sospende
23.4di falde fabbricato era d'argento,
23.5ove un fosco dragon s'avvolge e stende
23.6né d'una fronte sola appar contento,
23.7ma con tre fere teste e d'ira pieno
23.8par minaccie a ciascun foco e veleno.
24.1Del più gran re che d'Argo e di Micene
24.2e d'altre alme città lo scettro tenne
24.3fu questo scudo, allor che d'armi piene
24.4con mille altere navi a Troia venne
24.5per darle al suo furar dovute pene;
24.6e di dieci anni al termine pervenne
24.7col lungo assedio, e poi di chiara frode
24.8trionfante partìo, se 'l ver se n'ode.
25.1Ivi mentre era inteso al grande acquisto,
25.2che più volte cangiò fortuna e volto,
25.3ovunque il ciel gli fosse o lieto o tristo
25.4sempre si ritrovò di questo avvolto.
25.5Ma nel rio letto dal crudele Egisto
25.6e dalla sposa sua di vita sciolto,
25.7fu tra molti tesor da i servi suoi
25.8al fratel Menelao condotto poi;
26.1ch'allor divoto nell'antica Sparte,
26.2come il merto chiedea, con vero amore
26.3di Minerva al gran tempio in degna parte
26.4fece appender in alto: al cui valore
26.5che fu poi steso in sì divine carte,
26.6non volle il pio german far altro onore.
26.7Scrisse sol d'Agamennone, il qual nome
26.8seco avea d'ogni lode eterne some.
27.1Quando poi fu squarciato il fosco velo
27.2al veder nostro misero mortale
27.3e l'alta grazia ne portò dal cielo
27.4il gran figliuol del Padre universale,
27.5e dell'uom si converse il vero zelo
27.6a quell'alto Fattor dal sen mortale
27.7che negli antichi templi intorno tutte
27.8fur le fallaci immagini distrutte,
28.1nel famoso Bisanzo a Costantino
28.2fu lo scudo possente allor mandato,
28.3ove il tenne in onor quasi divino
28.4col chiaro ricordar del tempo andato.
28.5Poscia di prole in prole al gran Iustino,
28.6allora imperador, fu riservato,
28.7il qual, come di lui più d'altrui degno,
28.8ad Arturo il donò d'amore in segno.
29.1Questo adunque era quel ch'al collo intorno
29.2del suo gran re sovran pende Agraveno,
29.3né in altra guisa il volle fare adorno
29.4che della riverenza ond'egli è pieno.
29.5Solo in azzurro aurate d'ogni intorno
29.6di tredici corone ha colmo il seno,
29.7ch'ei non si possa dir ch'ascosa tegna
29.8l'antica e famosissima sua insegna.
30.1Il grand'elmo alla fin, che doppia tiene
30.2del real viso in guardia la baviera,
30.3ove l'alto cimier montando viene
30.4che 'nseno ave del ciel l'ultima spera
30.5che sol le luci stabili contiene
30.6e sempre dal mattin gira alla sera
30.7senza mai traviare e l'altre cinge,
30.8che dietro al corso suo di gir costringe;
31.1così questo Agraven d'intorno allaccia
31.2ove più la corazza monte in alto
31.3verso la gola, e sì che non l'impaccia
31.4al rivolger il volto ad ogni assalto,
31.5né col soverchio peso assiso giaccia
31.6sopra la fronte l'incantato smalto:
31.7e dir si potea tal, che di tempra era
31.8non men che l'adamante invitta e vera.
32.1Poi di piastra d'acciar fino e sovrano,
32.2sol che ben rivoltare e stringer vaglia,
32.3difesa aggiunge all'una e l'altra mano
32.4non men dolce a piegar che lenta maglia,
32.5e larga ove il braccial vien prossimano,
32.6ch'al nodo estremo suo sovr'esso saglia;
32.7e poi che dritto è in sella e fermo ha il piede
32.8la lancia impugna, ch'Agraven gli diede.
33.1Indi con bel drappel di cavalieri
33.2che già intorno gli son s'addrizza al vallo,
33.3ove schiere infinite di guerrieri
33.4truova attender pedestri ed a cavallo,
33.5e i maggior duci lor, servando interi
33.6gli ordini, ch'al dever non faccian fallo;
33.7poi, che stan comandando su le porte,
33.8vede il franco Tristano e 'l pio Boorte,
34.1e de i levi destrier prime le torme
34.2da i lor capi condotte han tratte fuori;
34.3doppo questi gli arcieri stampan l'orme,
34.4con gli altri più spediti e frombatori:
34.5vengon poi quei che di più altere forme
34.6veston l'arme pesanti e le migliori.
34.7Così tutti passati, ogni uomo attende
34.8quel che di comandargli Arturo intende;
35.1il qual tra i maggior duci e i primi eroi
35.2consigliando il futuro, avea varcato
35.3dopp'essi il fosso, e va scorrendo poi
35.4col buon re Lago e con Gaveno a lato,
35.5che nessun altro vuol di tutti i suoi
35.6per non mostrar di re l'altero stato:
35.7e l'armate sue schiere guarda intorno,
35.8che più che forse mai fur belle il giorno;
36.1e chiamando di molti il proprio nome,
36.2che di parte maggior non gli era ascoso,
36.3dicea: “Cari figliuoi, dimostriam come
36.4non è il nostro valor da tema roso,
36.5e che per poco incarco non son dome
36.6le forze invitte al popol glorioso
36.7che della gran Brettagna ha sparso il grido
36.8sotto ambe i poli, e dell'aurora al nido”.
37.1Indi, ove i Franchi son, rivolge il passo,
37.2e dice: “Alti signor di chiaro onore,
37.3non si spoglie oggi in voi contr'a Clodasso
37.4del famoso operar l'invitto amore
37.5che non giacque ancor mai vinto né lasso
37.6da sorte avversa o marziale orrore;
37.7e vi sovvegna che gli aurati gigli
37.8in guardia avete, e i quattro regii figli”.
38.1Vien poscia ove attendea Florio il Toscano,
38.2che i più fidi Tirreni avea d'intorno,
38.3e dice: “Amici miei, la vostra mano
38.4largo oggi appaghi l'ostrogoto scorno,
38.5e gli mostrate ben che del romano
38.6sangue scendeste d'ogni gloria adorno,
38.7e che di Florio in core ampia si chiude
38.8della sua prisca Etruria la virtude;
39.1e che di libertà dolce desio
39.2con gli ardenti suoi rai vi scalda il seno:
39.3perché spegnendo or noi quel seme rio,
39.4con voi ne vengo di speranza pieno
39.5ch'al fiorito terren vostro natio
39.6col favor di lassù sciogliamo il freno,
39.7e facciam che dal Tebro il nobl Arno
39.8non fia dolce fretel chiamato indarno”.
40.1Segue oltra, ove Tristano ordine dona
40.2all'armoriche sue famose squadre,
40.3e dice: “A tai guerrier non sia persona
40.4che giunga spron nell'opere leggiadre,
40.5né rammente il romor ch'al mondo suona
40.6de' fatti illustri dell'altero padre:
40.7perch'ei medesmo a sé ricorda ognora
40.8che sol l'alma gentil la gloria onora”.
41.1Indi scorge Boorte e Maligante,
41.2il chiaro Lionello e Pelinoro,
41.3questi ch'erano appresso e quelli avante,
41.4addrizzando ciascun le genti loro,
41.5e parla: “Or oggi alle vittorie tante
41.6largo s'aggiugnerà novello alloro:
41.7tal promette di voi la lieta vista,
41.8che 'ntrepida speranza a i vostri acquista.
42.1Or col voler di Dio movete innanzi,
42.2e noi vi seguirem con fermo passo,
42.3sì che d'ardir non mostri che n'avanzi
42.4l'effeminato popol di Clodasso;
42.5e vedrà il mondo, s'io non m'inganno, anzi
42.6che scenda il sol dell'oceàno in basso,
42.7che s'ebbe sopra noi vittoria alcuna
42.8fu per torto favor della Fortuna”.
43.1Né d'altra parte il nobil Segurano,
43.2che già il tutto sentia, dimora in pace,
43.3ma con parlare alteramente umano
43.4sveglia il valore ove indormito giace,
43.5e dice: “Ora il Britanno e 'l Gallicano,
43.6allo spuntar del dì l'aurata face,
43.7oppresso è di timor, però ch'e' suole
43.8sempre perder con noi lucendo il sole;
44.1perché in guisa d'augei notturni e vili
44.2tralle tenebre sol si fanno arditi,
44.3e quai timidi lupi, che gli ovili
44.4dall'ombre ricoperti hanno assaliti,
44.5ch'al giorno poscia in valli le più umìli
44.6ascosi stan tra gli spinosi liti;
44.7o s'ei si mostran pur, qual Lucifuga
44.8ad ogni altrui gridar prendon la fuga.
45.1E de' nostri desir fortuna amica
45.2oltr'ogni mio sperar, ve li conduce
45.3fuor del lor nido, che 'l fossato intrica
45.4e gli fa non temer del dì la luce,
45.5a fin che men periglio e men fatica
45.6aggia del vostro campo ogni buon duce,
45.7e che 'l loro sperar non venga in fallo,
45.8contendendone al gir l'argine e 'l vallo.
46.1Moviam dunque, signor, con lieto core
46.2il passo, io non vo' dirvi alla battaglia,
46.3ma per mieter sicuro e largo onore
46.4da chi di cera frale ha piastra e maglia,
46.5e di cui corse invan l'alto romore
46.6contr'all'abbietto stuol di Cornovaglia
46.7fra gl'incantati scudi e spade e lance
46.8di favolose prove e d'altre ciance;
47.1che i fanciulleschi cor temon talora,
47.2non quei simili a voi di sommo ardire,
47.3che per prova intendeste, e innanzi ch'ora,
47.4quanto sia dall'oprar lontano il dire,
47.5e che dall'apparir già dell'aurora,
47.6fin che Febo si scorse a notte gire
47.7féste de i corpi lor sì fatto strazio
47.8ier, che 'l nemico Avarco ne fu sazio”.
48.1Mentre parla così, già sopraggiunto
48.2era co' suoi l'ardito Palamede,
48.3ch'ha 'l core invitto di desir compunto
48.4d'aspra vendetta delle gote prede;
48.5e Brunoro e Clodin vien seco aggiunto,
48.6né Dinadano a lor lontan si vede
48.7né Rossano il selvaggio o Brunadasso
48.8né alcun duce onorato di Clodasso.
49.1E poi ch'han ragionato e fermo insieme,
49.2muovon co i lor primi ordini le schiere
49.3verso ove Maligante a destra preme
49.4e Boorte a sinistra il fianco fere:
49.5con quel romor che 'l mar quando più freme,
49.6mandando in fino al ciel le spume altere
49.7che dal nebuloso Austro spinte a terra
49.8fanno a' liti pietrosi orrida guerra.
50.1Ma il fero Segurano a questo intoppo,
50.2lassando indietro i suoi, muove il destriero,
50.3ch'oltra stendendo il marzial galoppo
50.4molti Britanni già versa al sentiero.
50.5Quel caval resta morto e questo zoppo,
50.6ch'agramente oppressato ha il cavaliero,
50.7l'altro si scerne andar nel campo errando,
50.8ché del miser rettor si trova in bando.
51.1Or aperto apparisce il grande Iberno,
51.2or tra i molti guerrier si vede ascoso,
51.3qual la luna talor nel freddo verno
51.4quando il ciel levemente è nubiloso:
51.5ch'or si mostra, or si copre a danno e scherno
51.6del lasso viator, ch'ebbe il riposo
51.7più tardo al disegnare e più lontano,
51.8e la pigrizia sua condanna in vano.
52.1Tal egli or tra gli estremi, or tra i primieri
52.2doppo alquanto guardar surto riesce
52.3quai rapaci delfin vaghi e leggieri
52.4caccian sott'acqua e sopra il minor pesce.
52.5Ma il saggio Maligante a i suoi guerrieri
52.6le minaccie e i conforti andando mesce:
52.7“Ricordatevi pur che 'l fuggir nostro
52.8ier di noi insanguinò dell'Euro il chiostro;
53.1ma se vorrete ancor, come altre volte,
53.2oggi, fermando il piede, oprar la mano,
53.3vedrete di timor le menti avvolte
53.4al rio popol d'Avarco e Segurano;
53.5e le lor glorie vane in danno volte
53.6e ricercar le mura a mano a mano:
53.7e se in noi fien d'onor le voglie accese
53.8poco spazio del dì saran difese.
54.1Or seguitemi dunque, e non v'inganni
54.2lo sperar di fuggir, ch'oggi è fallace,
54.3ma ben di ricovrar gli avuti danni
54.4e riportar da i buon lode verace:
54.5non siam cervi però di giovin anni,
54.6e non è Seguran tigra rapace.
54.7Noi siamo uomini pure, ed egli è uomo,
54.8dall'arme e dal sudor tal volta domo”.
55.1Con tai detti il buon duce innanzi sprona
55.2in drappel de' miglior ristretto in uno,
55.3e vien dove il gridar più in alto suona
55.4dell'urtare e ferir del crudo Bruno;
55.5all'apparir del quale ogni persona
55.6ben che vil si fa audace, onde ciascuno
55.7seguendo Maligante addrizza il corso
55.8inverso Seguran quai cani all'orso:
56.1che de i buon cacciator mossi a i conforti,
56.2posto in bando il timor, gli vanno intorno,
56.3e cercando cammini ascosi e storti
56.4cingon latrando il chiuso suo soggiorno;
56.5ma poi che molti n'ha impiagati e morti
56.6rifuggon gli altri con dannoso scorno,
56.7e tal di lui gli assal nuova temenza
56.8ch'all'altrui più invitar non dan credenza.
57.1Simil fanno i guerrier di quel di Gorre
57.2che rivolser la fronte a Segurano,
57.3che da poi che più d'un per terra porre
57.4videro, e 'l lor poter contr'esso vano,
57.5alcun non è che più si voglia opporre
57.6con sì gran rischio alla feroce mano:
57.7e come l'arme lor fosser di vetro
57.8spaventati di lui fuggono indietro.
58.1Et egli in voce allora alta e superba
58.2diceva: “Or dove son quei cavalieri
58.3ch'al tenebroso ciel di così acerba
58.4voglia si dimostraro e così feri
58.5in riversar vilmente sopra l'erba
58.6il sangue addormentato de i guerrieri?
58.7Or contro a gli svegliati e al chiaro sole
58.8temon, non che l'oprar, l'altrui parole”.
59.1E con questo parlare uccide Alfeo,
59.2che volea per fuggir volger le spalle;
59.3ma troppo tardi per suo scampo il feo,
59.4che soverchio ha con lui ristretto il calle:
59.5tal ch'ove è la memoria il colpo reo
59.6disceso, il pose all'arenosa valle,
59.7e l'esser nato in Vetta non gli valse,
59.8né il sì largo imperar quell'onde salse.
60.1Indi uccise Girfolco a lui vicino
60.2e nel loco medesmo con lui nato,
60.3ma di sangue minor, che 'l padre Antino
60.4fu in Vetta rapacissimo pirato:
60.5e i furati tesor d'altrui confino
60.6non poter del figliuol cangiare il fato.
60.7Ché tra 'l primo del collo e 'l second'osso
60.8fu dal brando crudel di capo scosso.
61.1Truova oltra andando Astaraco ed Echio
61.2che del re Maligante eran parenti,
61.3figliuoi d'Ivante, e l'uno e l'altro gìo
61.4di quei compagno che la morte ha spenti:
61.5perch'al primier la testa dipartìo
61.6infin nel cerchio che contiene i denti;
61.7passa all'altro la milza d'una punta,
61.8ove al dorso allegata è più congiunta.
62.1Il buon duce di Gorre, che ciò vede,
62.2e che 'l suo confortar niente vale,
62.3a vergogna si tien volgere il piede
62.4e lo innanzi seguir sente mortale;
62.5manda a Boorte, e con prestezza chiede
62.6saldo rimedio al disperato male.
62.7Corre Abondano, e 'l truova al destro lato
62.8tra i nemici guerrier forte intricato;
63.1che co' levi cavai di Palamoro,
63.2che temea di Boorte, era venuto
63.3con più gravi corsieri il re Brunoro,
63.4il qual fu per allor soverchio aiuto:
63.5però che in sì grand'urto entra fra loro
63.6che 'l numero miglior resta abbattuto,
63.7e chi dimorò in piè l'istesso pave,
63.8fuor solamente il buon guerrier di Gave;
64.1il qual l'altrui spavento risostiene,
64.2e che non fugga alcun minaccia e prega.
64.3Indi contr'a Brunoro ardito viene
64.4ove i compagni suoi più batte e piega.
64.5Il leon truova ch'al suo scudo tiene,
64.6che in argentata sede ardito spiega
64.7la divorante bocca e 'l crudo artiglio,
64.8vestito di color fosco e vermiglio;
65.1e di lui fa cader la maggior parte,
65.2e gli fa grave duol nel destro braccio,
65.3ché 'l ferro che 'l copria tutto diparte
65.4come se fosse stato vetro o ghiaccio:
65.5tal che di breve sangue stille ha sparte,
65.6che al peso sostener dan tanto impaccio,
65.7oltra la gente ch'ivi arriva stretta,
65.8che gli chiude il cammin della vendetta.
66.1Pur non resta però, che con la spada,
66.2che già in alto tenea no 'l fera in fronte;
66.3ma con poco vigor convien che vada,
66.4ché male accompagnò le voglie pronte:
66.5e 'l destrier paventando cangia strada
66.6né vuol più col nemico esser a fronte,
66.7e di fuggir fra' suoi dietro lo sforza,
66.8ch'a chi governa il fren manca la forza.
67.1Così fu trasportato il gran Germano
67.2fuor, con suo grave duol della battaglia;
67.3e 'l gran Boorte con l'invitta mano
67.4vie più d'una lorica rompe e smaglia.
67.5In questa a gran furor giunge Abondano
67.6e 'l prega umilemente che gli caglia
67.7d'aiutar Maligante al manco corno,
67.8a cui fa Seguran dannaggio e scorno,
68.1et ei mosso a pietà, vedendo ancora
68.2lassare a' suoi guerrier securo stato,
68.3Nestor di Gave appella ch'a d'ognora
68.4col suo cugin Baven si trova a lato
68.5e dice ad ambedue: “Bene in brev'ora
68.6da Maligante a voi sarò tornato.
68.7Prendete in questo mezzo cura tale
68.8che non venga tra voi piaga mortale”.
69.1Poi, quanto può spronando, in fuga truova
69.2senza fren ritener quasi ogni gente,
69.3che 'l dir di Maligante a nessun giova,
69.4che 'l fero Seguran presso si sente:
69.5al qual corre Boorte, e mette in pruova,
69.6com'altra volta, il braccio suo possente;
69.7ma vien la spada alla sinistra spalla,
69.8ch'alla fronte addrizzato il colpo falla.
70.1Pur fu cotal che se men duro alquanto
70.2il suo fosco dragon lo scudo avea,
70.3fora di Seguran quel giorno il vanto
70.4forse in pregio minor che non solea.
70.5salvollo adunque, ma squarciosse quanto
70.6ne prese il brando, onde sua sorte rea
70.7biasmando disse: “O re famoso Iberno,
70.8troppo avete in favore il Regno eterno;
71.1e lui più solo e 'l troppo duro scudo
71.2devete ringraziar, non l'opra vostra,
71.3che son cagion ch'io m'affatico e sudo
71.4indarno, e nulla val la forza nostra”.
71.5Ma l'aspro Segurano irato e crudo
71.6risponde: “Se fia ver che la man mostra,
71.7e non la lingua, il gran valore altrui,
71.8tosto il farò veder, Boorte, a vui”.
72.1E 'n tai parole con più forza il fere
72.2che facesse pastor già mai mastino
72.3che 'l vaso pien di latte feo cadere
72.4quando mungea le gregge nel mattino:
72.5ma nello scudo sol venne a cadere,
72.6che della testa allor cuopre il confino,
72.7e non men di dolerse ebber cagione
72.8i candidi ermellini che 'l dragone.
73.1Era aspra la quistion, se in quell'or anco,
73.2come fra lor più volte era avvenuto,
73.3non la sturbava d'uno e d'altro fianco
73.4il popol già vicin sopravenuto.
73.5Spartonsi dunque, e dove rotto o stanco
73.6più vede il corno suo, lì porge aiuto
73.7ciascun de i cavalier, nel core acceso,
73.8che gli par dal nemico esser offeso.
74.1Truova Boorte il caro Maligante
74.2in micidial battaglia con Rossano,
74.3l'uno e l'altro di lor guerriero errante,
74.4d'ardir, di forza e di valor sovrano.
74.5L'uno e l'altro di lor d'aspro e pesante
74.6colpo ha impiagata la sinistra mano,
74.7ch'ambo han rotti gli scudi e stesi a terra,
74.8ma con le destre sol fanno aspra guerra.
75.1Ebbe di ciò veder soverchia doglia,
75.2né sa ben che si fare in tale stato.
75.3Di vendicar l'amico avria gran voglia,
75.4poi gli par di guerrier grave peccato
75.5se d'un ferito e sol cercasse spoglia
75.6di due spade concordi accompagnato;
75.7onde grida lontan sì che quel solo
75.8fuggendo ritrovò l'amico stuolo.
76.1Guarda Boorte allora, e lasso vede
76.2punto d'alto dolore il re di Gorre,
76.3e che 'l sangue stillando infino al piede
76.4dall'impiagata man sì largo corre
76.5che 'l mancante vogor fugace cede:
76.6tal che convenne al fin dietro a lui porre
76.7Megete il suo scudier, che 'l sostenesse
76.8in fin che 'l padiglion trovato avesse;
77.1e fu ben perigliosa, che venìa
77.2la piaga ove la man la palma stende
77.3tra 'l terzo osso e 'l secondo che s'invia
77.4ove il dito più grosso il valor prende,
77.5e che spesso al perire apre la via,
77.6contraendosi i nervi ch'ivi offende;
77.7ma il subito rimedio e la pia sorte
77.8e l'arte di Serbino il tolse a morte.
78.1Or Rossano il Selvaggio, che riposto
78.2tra' suoi nel loco istesso era ferito,
78.3grida altamente ch'a Boorte opposto
78.4sia qualche buon guerrier non meno ardito:
78.5se non che Palamor si vedrà tosto
78.6con gli Aquitani suoi sgombrare il lito.
78.7Come ciò sente il forte Palamede
78.8saglie a caval, ché si trovava a piede,
79.1e lassa il valoroso Bustarino
79.2ch'ivi in vece di lui meni le schiere
79.3e segua Seguran, ch'era vicino
79.4tra' suoi tornato, e già sospinge e fere
79.5contra il prode Tristan ch'al suo cammino
79.6quanto può dritto andar si può vedere.
79.7Or giunto il re dell'Ebridi, Boorte
79.8truova che spinge gli Aquitani a morte;
80.1ma perché ha in man la lancia, e 'l pungev'onta
80.2sopra tal cavaliero usar vantaggio,
80.3del popolo infelice abbatte e smonta
80.4quanti altri incontra col nodoso faggio.
80.5sopra il nono è fiaccato, e si raffronta
80.6allor col brando al nobile paraggio,
80.7e chiamamdo altamente il re di Gave
80.8il vede a lui venir, ché nulla pave;
81.1e chi sia gliel discuopre il nero e bianco
81.2scudo ch'ei porta, e le gemelle spade
81.3che sol d'ogni guerrier si cinge al fianco
81.4mostrando ch'a più d'un guerra gli aggrade
81.5e vergogna gli fora il venir manco
81.6a qual coppia miglior che 'ncontra vade.
81.7Fassi lieto Boorte, e 'n cor si gode
81.8di provar cavalier di tanta lode.
82.1Quanto può questo e quel contra sì sprona
82.2quasi un veloce stral che l'altro assaglia:
82.3né 'l caldo Mongibel sì forte tuona
82.4come il percuoter loro alla battaglia.
82.5Sotto, sopra, da i lati e 'ntorno suona
82.6ogni scudo in un tempo et ogni maglia,
82.7e chi i colpi ch'ei fan contar volesse
82.8potrebbe anco contar le stelle istesse.
83.1Perch'assai meno spessa dal ciel cade
83.2neve al gelato dì, grandin l'estate,
83.3che si scernon di lor le gravi spade
83.4or in basso cadute, or rilevate:
83.5e nessuna ivi appar che 'ndarno vade,
83.6tante arme intorno già sono squarciate.
83.7E perché l'uno e l'altro cavaliero
83.8fu più d'altro ancor mai snello e leggiero,
84.1pare ogni brando lor la lingua acuta
84.2di serpe annosa che sen forba al sole,
84.3che 'n tal prestezza la rivolge e muta
84.4che sembrar triforcata al guardo suole.
84.5Tal s'ingannò di molti la veduta
84.6all'assalto mortal, che creder vuole,
84.7scernendole alte e basse all'istess'ora,
84.8che tre spade ciascuno oprasse allora.
85.1Ma come a Segurano, a Palamede
85.2pur il medesmo, e per la calca, avvenne,
85.3ch'alla lite ciascun forzato cede
85.4al gran seguace stuol che sovra venne.
85.5E così questo e quel rivolge il piede
85.6sopra il misero vulgo, e cammin tenne
85.7sì diverso in tra sé, che non poteo
85.8il desir disfogar che 'n core aveo.
86.1Intanto Maligante, a cui la mano,
86.2raffreddata la piaga, il duolo accresce,
86.3fu dal pio Arturo scorto di lontano,
86.4e per lui ritrovar della schiera esce.
86.5E 'nteso il caso, al dotto Pellicano
86.6et a Serbin promesse e preghi mesce,
86.7raccomandando molto alla lor arte
86.8perché in esso è di lui la miglior parte.
87.1Poi pensando in suo cor che 'l destro corno
87.2de' suoi levi cavai sia senza duce
87.3perché Boorte far devea ritorno
87.4ove il periglio manco il riconduce,
87.5gire al soccorso lor con quelli intorno
87.6ch'a regi e cavalier l'animo induce,
87.7e col romor che fa l'arme di Giove
87.8in ver la dritta parte il corso muove,
88.1e col furor medesimo percuote
88.2nel loco ove lontano è Palamede.
88.3A ciascun di timor l'alma si scuote
88.4quando in un punto istesso e sente e vede
88.5l'invitta schiera, e s'empie il ciel di note
88.6d'aspro dolor di quei cui primi fiede
88.7di mille gravi lance il duro intoppo,
88.8ch'al più profondo scoglio saria troppo.
89.1Il Britannico re, che innanzi arriva,
89.2Ascalaso Aquitano incontra il primo
89.3e dall'alto caval di quella riva
89.4trapassato nel core il pose all'imo.
89.5Col colpo istesso della vita priva,
89.6che dietro a lui venìa, l'ispano Edimo;
89.7doppo lui 'l terzo e 'l quarto non ferito,
89.8ma sotto i lor cavai prostese al lito,
90.1che l'uno Edippo fu, l'altro Calisto,
90.2ambedue nati già sopra la Sorga,
90.3pria che 'l suo corso al Rodano commisto
90.4il ventoso Avignon vicino scorga.
90.5Indi col brando in man doglioso e tristo
90.6fa qualunque guerrier suo destin porga
90.7di spronar contr'a lui, che dove stampa
90.8il dispietato ferro un sol non scampa.
91.1Uccise ancora il misero Foreno,
91.2che nacque all'Allobrogica Lisera,
91.3e gli mandò la testa su 'l terreno
91.4come grandine i fior di primavera.
91.5Dopp'esso Cresio, del medesmo seno,
91.6ma in basso alquanto, ove più torre altera,
91.7che le tempie ambedue traverse passa;
91.8e Palarcon con lui morto anco lassa.
92.1Poscia il compagno suo segue, Balerto,
92.2che 'n dietro quanto può ratto fuggìa,
92.3il qual, per gli altrui danni del suo certo,
92.4mal ritruova al suo scampo aperta via:
92.5che 'l valoroso Arturo dove inserto
92.6par che 'l collo co i nervi al capo stia
92.7con un riverso in tal maniera il coglie,
92.8che tosto quel da questi si discioglie.
93.1Truova Promaco appresso, che signore
93.2fu grande all'Aquitanica Roccella,
93.3ch'avanzò di ricchezza e di splendore
93.4quanti allor Visigoti erano in ella,
93.5e 'ntorno avea di sangue e di valore
93.6schiera di cavalier fiorita e bella
93.7che viene a ricercar col cor sicuro
93.8ove tanti uccidea l'invitto Arturo;
94.1e perché innanzi a gli altri alquanto sprona,
94.2lui rincontra il Britanno tutto solo,
94.3cui sì gran colpo sopra l'elmo dona
94.4che 'l fa cader senza sentirne duolo.
94.5degli altri, ch'eran seco, l'abbandona
94.6tutto in un punto il fuggitivo stuolo,
94.7e l'orme ivi ciascun più ascose segna,
94.8temendo che 'l medesmo a lui n'avvegna.
95.1Qual la misera cerva che si vede
95.2presso al fero leone il picciol figlio,
95.3che si strugge di duol, ma non provvede,
95.4che gliel vieta il timor del crudo artiglio,
95.5e mentre in dubbio tien la mente e 'l piede
95.6il crudo predator fatto vermiglio
95.7scerne del sangue pio, perch'ella al fine
95.8s'appiatta e fugge alle più ascose spine;
96.1tale avvien di costor, ma d'essi parte
96.2non pòn di lui schivar l'invitta spada.
96.3Questo ucciso rovina, e quello sparte
96.4vede le membra sue sopra la strada:
96.5non val contro al gran re l'ingegno o l'arte
96.6né il sentier ritrovar che cieco vada,
96.7che 'l feroce corsier sì ratto vola
96.8che la speranza e 'l tempo a tutti invola.
97.1Ma non molto indugiò, che 'l gran romore
97.2l'orecchie a Palamede ripercuote:
97.3che poi che di Boorte ave il furore
97.4quetato in parte, gìo per vie remote
97.5come il portò il bisogno e l'aspro core
97.6ove altro duce contrastar non puote;
97.7e lì facea con nuova meraviglia
97.8d'infiniti guerrier l'erba vermiglia.
98.1Or cangiando sentier tosto s'invia
98.2ove sente il romor del gran Britanno,
98.3ed a quanti altri sien ch'ei truove in via
98.4dona perpetua notte o lungo affanno;
98.5tra' quai Finasso il Bianco, che venìa
98.6facendo a' suoi nemici estremo danno:
98.7e gli dà colpo tal sopra la testa
98.8che senza senso aver qual morto resta,
99.1ma, da' suoi ricevuto, si sostiene
99.2sopra la sella pur tanto, che uscito
99.3fuor della stretta calca in luogo viene
99.4ove letto sicuro ha il basso lito.
99.5Truova Agraven, che vendicar le pene
99.6dell'amico fedel cerca ferito,
99.7ma non può a sì gran forza contraddire
99.8ch'al destinato fin gli tocca il gire.
100.1Poi di Landone il destro e d'Uriano,
100.2e del Brun senza gioia e di Malchino
100.3l'intoppo incontra, che porgean la mano
100.4per romper l'onorato suo cammino,
100.5pensando in lor che poi sarebbe vano
100.6l'aiutar il gran re da tal vicino,
100.7e tanto più se in aspettato vegna
100.8mentre altrove occupato il brando tegna.
101.1Ma il fero re dell'Ebridi, qual suole
101.2tigre che molti dì fame sostenne,
101.3che doppo un lungo andare all'ombra e al sole
101.4bramato armento ritrovar s'avvenne,
101.5che morso o piaga non l'affligge o duole
101.6di cane o di pastor ch'ivi convenne,
101.7e mal grado di quei sbrama la voglia
101.8sopra il toro primier ch'al pasco accoglia;
102.1tal ei, senza curar dell'altrui brando,
102.2con la fronte abbassata cerca Arturo:
102.3il qual d'ogni timor viveva in bando,
102.4che gli parea da' fianchi esser sicuro,
102.5allor ch'ei sente pure alto chiamando:
102.6“Eccovi, o sacro re quel giorno oscuro
102.7che in man di Palamede vi ripone,
102.8con gran lode di lui, morto o prigione”.
103.1Rivolgesi il gran re, che questo ascolta
103.2e gli è noto di lui l'alto valore,
103.3lassando di seguir la schiera folta,
103.4ma intrepida la mano e fermo il core;
103.5e gli dice: “Speranza frale e stolta
103.6avrà ciascun che risvegliar timore
103.7in questa alma vorrà, che sola cede
103.8a chi ritiene in ciel l'eterna sede”.
104.1E per mostrargli ben che poco il cura
104.2fu il primiero, e 'l ferì sopra la testa:
104.3ma così ferma in essa è l'arme e dura
104.4che in aria il colpo e senza danno resta:
104.5ed ei, ch'era possente oltra misura
104.6e se mai in altra guarra or brama in questa
104.7spiegar quanta ha virtù, di pietà nudo
104.8scarca il brando mortal sopra lo scudo;
105.1e dalle aurate tredici corone
105.2ond'egli è tutto intorno inghirlandato
105.3quattro, che 'n cima son, rotte ne pone
105.4lontan dall'altre all'arenoso prato.
105.5Ma in mille parti adoppia la quistione,
105.6che 'l desir va crescendo in ogni lato
105.7di provveder per lui ratto soccorso,
105.8ond'ogni buon guerriero ivi era accorso.
106.1Tra' primi fa al venir Florio il Toscano;
106.2seco avea Gargantino e Talamoro,
106.3il cavalier Norgallo et Abondano
106.4con Meliasso il bello e 'l buon Mandoro,
106.5il famoso Bralleno et Amillano,
106.6Alibel, quel di Logre et Arganoro:
106.7ma il pio re Caradosso innanzi viene,
106.8che la candida insegna in alto tiene,
107.1e con forza cotal ciascuno spinge
107.2il feroce corsier, che Palamede
107.3non può più innanzi andar, ma si ristringe
107.4co' suoi, che accinti al gran bisogno vede,
107.5ch'ogni buon cavalier già si dipinge
107.6la palma in cor di mille ornate prede,
107.7da poi che scorgon sol l'alto Britanno
107.8da' suoi duci miglior che lunge stanno.
108.1Ivi è già il Fortunato e Bronadasso,
108.2Safaro, Dinadano e Bustarino,
108.3il possente Argillone e Matanasso,
108.4che fu già di Durenza aspro vicino.
108.5Or poi ch'ha con costor raggiunto il passo
108.6il fero re dell'Ebridi, il cammino
108.7riprende contra Arturo e 'l nuovo corno
108.8che gli ha fatta muraglia e vallo intorno;
109.1di toro in guisa che nel pasco erboso
109.2d'amor sospinto col rivale è in guerra,
109.3che 'ndietro torna a render più spazioso
109.4campo allo scontro, e 'l corso poi disserra
109.5sì ratto e fermo, che vittorioso
109.6sé vede, e l'avversario essere a terra,
109.7che giovinetto ancora o manco saggio
109.8non prese al suo ferir pari il vantaggio.
110.1Urta il forte drappel con tanta forza
110.2che 'l poteo sostener quell'altro a pena.
110.3Pur la chiara virtù, che 'l corpo sforza,
110.4prestò in quel punto lor vigore e lena;
110.5ma il caval di Brallen, la pioggia e l'orza
110.6alternando più volte, in su l'arena
110.7cadde su 'l ventre al fine, e 'l suo signore
110.8tosto del fascio rio si mise fuore.
111.1Fé il medesmo Abondan, che 'l suo destriero
111.2all'apparir di quei si leva in alto
111.3per oprar morso e piè, tal che leggiero
111.4fu a Dinadan di porlo su lo smalto.
111.5drizzosse anch'ei, ma più sicuro e fero
111.6che libico leone in quell'assalto
111.7fu il re, poi ch'al ferir di Palamede
111.8con disvantaggio tal cinto si vede.
112.1Ma potea mal durar, ché stretti insieme
112.2son lassando tutti altri a lui d'intorno,
112.3ripensando fra lor che 'l frutto e 'l seme
112.4di tutto il guerreggiare avea quel giorno
112.5chi d'un tal re, cui tutto il mondo teme,
112.6andar potea della vittoria adorno;
112.7e Safar, Bustarino e 'l Fortunato
112.8l'han col lor Palamede circondato.
113.1Florio e Bralleno e 'l cavalier Norgallo
113.2stan, quai ferme colonne, alla difesa:
113.3quello sprona al traverso il suo cavallo,
113.4ove più pensa a quei far grave offesa,
113.5quest'altro al dritto, e nessun fere in fallo,
113.6che quanto venga d'alto e quanto pesa
113.7la spada di ciascun posson sentire,
113.8ma disposto hanno in cor tutto soffrire.
114.1Non altrimenti fan ch'affamato orso
114.2che 'l soave tesor dell'api trove,
114.3ch'indi a farlo ritrar non val soccorso
114.4di robusto villan che l'asta muove
114.5né dell'ago di lor l'aguto morso,
114.6né di crudo mastin ferite nuove:
114.7ma schernendo ogni offesa, e d'ogni parte,
114.8mentre che dura il mèle indi non parte.
115.1Simil fan questi quattro, ch'all'estremo
115.2quasi han condotto il misero Britanno,
115.3ch'era di spirto omai sì frale e scemo,
115.4che poco era lontan l'ultimo affanno.
115.5Ma il famoso Boorte a vela e remo,
115.6ch'avea sentito il gran pubblico danno,
115.7all'ultimo bisogno apparito era,
115.8quando il giorno miglior giungeva a sera.
116.1Quale al miser nocchier, ch'a notte oscura,
116.2poi che rotte ha dal mar sarte e governo
116.3e l'antenna spezzata o mal sicura
116.4sopr' arbor frale al tempestoso verno,
116.5ch'ovunque ei guarda omai, di morte dura
116.6vede l'imago e del tartareo inferno,
116.7ch'ogni dolce in un punto gli riduce
116.8il pio splendor di Castore e Polluce;
117.1tal fu al misero Arturo, che si scorge
117.2fra tanti e tai guerrier con poca spene,
117.3com'ei sente il romor che in alto sorge
117.4del pio Boorte ch'al soccorso viene.
117.5Ogni perduta forza in lui risorge,
117.6e s'apparecchia a dar dovute pene
117.7a chi 'l tratta sì male, e 'n questa sente
117.8già Boorte arrivar tra quella gente;
118.1che, quai levi cervier ch'aggian trovato
118.2da boschereccio arcier ferita dama,
118.3che l'han raggiunta, e l'uno all'altro lato
118.4il passato digiun sovr'essa sbrama,
118.5ch'ivi il fero leon sovra arrivato
118.6veggion vicin, come la voglia il chiama,
118.7ch'a lui lassan la preda, e si rimbosca
118.8ciascuno ov'è la via più ascosa e fosca;
119.1così fer questi: e trova Bustarino
119.2e 'n fronte il fere tal, che non più vale
119.3a sostenerse in piè, che su 'l cammino
119.4andò volando a troncon rotto eguale.
119.5Safaro e 'l Fortunato a lui vicino
119.6col medesmo furore appresso assale:
119.7non abbatte già quei, ma concia in modo
119.8ch'al famoso suo re squarciato ha il nodo.
120.1E 'l truova che la spada gli è caduta,
120.2ma sospesa la tien la sua catena:
120.3nel destro braccio avea breve feruta
120.4tra 'l gomito e la man presso alla vena
120.5che dal capo s'appella, al quale aiuta,
120.6e può nuocere ancor soverchio piena.
120.7L'elmo avea bene intero, ma la testa
120.8intonata de' colpi e debil resta.
121.1Ponselo al tergo, e 'ncontra s'apparecchia
121.2al fero Palamede che l'attende;
121.3e gli dà un colpo alla sinistra orecchia
121.4sì che lunga stagion l'udire offende:
121.5e rinovar con lui la lite vecchia
121.6il pensier giovinil dolcezza prende,
121.7ma ben poco durò, che al proprio punto
121.8nuovo d'altri guerrier drappello è giunto,
122.1che di molosso in guisa, che sentito
122.2di cani e cacciatori aggia al romore
122.3che scoperto è il cinghiale in qualche lito
122.4onde mal grado suo si trove fuore,
122.5che per sentier più breve e manco trito,
122.6non curando di spine aspro rigore
122.7che gli offenda l'orecchie, gli occhi e 'l dorso,
122.8ove 'l pensa trovare addrizza il corso,
123.1subito appar l'altero Segurano,
123.2che lassando ogni impresa ivi s'avventa
123.3a fin che di Britannia il re sovrano
123.4senza lui morte o carcere non senta:
123.5invido fatto in sé che alcuna mano
123.6se non la sua di farlo s'argomenta;
123.7e giunse in tempo che lo avea Boorte
123.8tratto già di periglio e d'aspra sorte,
124.1che mentre in guerra sta con Palamede,
124.2il cavalier Norgallo e Florio insieme
124.3han posto Arturo in più secura sede
124.4fuor della schiera avversa che gli preme,
124.5e verso il padiglion volgono il piede:
124.6che già il misero re sospira e geme
124.7del dolor della piaga ch'ave al braccio
124.8e ch'a difesa far gli dona impaccio.
125.1Ma l'Iberno crudel come saetta
125.2senza sospetto lor già sovra giunge.
125.3Molti bassi guerrieri a terra getta,
125.4e 'l cavalier Norgallo al fianco punge:
125.5ma non fu il colpo suo senza vendetta;
125.6perché Florio al soccorso si congiunge
125.7del dolce amico, e 'l capo a lui percote
125.8sì che tremar gli ha fatte ambe le gote.
126.1Ma di questo né d'altro non gli cale,
126.2ché tien solo al gran re l'animo inteso,
126.3e col valor ch'avea quasi immortale
126.4il possente suo brando ha in lui disteso:
126.5e bene era al cader più che mortale,
126.6ma dal chiaro Toscan sì ben difeso
126.7fu col suo scudo del purpureo giglio
126.8che scampare il poteo d'ogni periglio.
127.1Venne intanto Alibello ed Arganoro,
127.2Amillano e Taulasso al maggior' uopo,
127.3e fan nuova muraglia al re di loro:
127.4chi davanti, chi a i fianchi e chi gli è dopo;
127.5e 'l fero Iberno entrato fra costoro
127.6d'ira avea gli occhi in guisa di piropo,
127.7e batte questo e quel, ma indarno adopra,
127.8che pur troppo era solo a sì grand'opra.
128.1Ma la fortuna avversa del Britanno
128.2conduce a Seguran novella aita,
128.3che 'nsieme congiurata al nuovo danno
128.4gli vien de' suoi miglior gente gradita:
128.5con Arvino il fellon congiunti vanno
128.6Grifon, Brumen, Farano, il forte Archita,
128.7il Ner Perduto, il perfido Agrogero,
128.8Ferrandone, Esclaborre e Sinondero;
129.1e qual grandine folta, ch'al pastore
129.2che 'ncontro a levi piogge avea di fronde
129.3fatto un debile albergo, che in poch'ore
129.4tutto il sostegno van batte e confonde;
129.5tale aggiunti costoro al gran furore
129.6ch'estremo in Segurano il cielo infonde
129.7quanto riparo avea nell'aspra guerra
129.8Arturo intorno a sé, pongono a terra.
130.1Il cavalier Norgallo e Florio in piede
130.2di quanti altri vi son restano a pena:
130.3gli altri han del suo destrier cangiata sede
130.4e sotto il peso lor calcan l'arena.
130.5Il buon re quasi alla sua sorte cede,
130.6e di vivo restar si muor di pena:
130.7che 'l fero Seguran già ardito piglia
130.8del suo regio corsier l'aurata briglia.
131.1Ma il famoso Tristan, che in altra parte
131.2ha del suo re maggior la piaga intesa,
131.3qual leve stral da cocca si diparte
131.4o saetta dal ciel per l'aria accesa,
131.5con più furor che 'l bellicoso Marte
131.6non feo mai de' giganti all'alta impresa;
131.7e giunge appunto in quel che Segurano
131.8all'onorato fren ponea la mano.
132.1Nè batté mai sì forte in Mongibello
132.2Ciclopo incude, quando irato è Giove
132.3che Tristan fé in quel punto sopra quello
132.4che vuole il suo signor menare altrove.
132.5Colselo nel cimiero, e cader fello
132.6come piuma sottil, che l'aura muove;
132.7e gl'intuona il cervel sì che la testa
132.8quasi sopra l'arcion dormendo resta.
133.1Vassene oltra spronando, e trova Archita
133.2che vien del suo signore alla vendetta,
133.3e senza fronte avere e senza vita
133.4in due tronchi diviso a terra il getta.
133.5Esclaborre e Grifon, che in nuova aita
133.6tengono ad ambe man la spada stretta,
133.7quel nella spalla destra e questo al fianco
133.8percoteva aspramente il lato manco.
134.1Non cadder già, ma d'ogni forza privi
134.2e senza più impedirlo dimoraro.
134.3Il cavalier Norgallo e Florio, ch'ivi
134.4scorgono a i lor disegni alto riparo,
134.5il grande Arturo, che sanguigni rivi
134.6versa dal braccio con dolore amaro,
134.7riconducon securo al padiglione,
134.8ove angoscioso al letto si ripone.
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