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CANTO XV

Avarchide

PoeTree.it

1.1Il fosco carro suo la notte avea
1.2dal mezzo del cammin poco disgiunto
1.3quando il chiuso dolor che 'l sen premea
1.4il Britannico re desta in un punto.
1.5Scuotegli il cor la tema, e gli parea,
1.6quale il passato dì, che fusse giunto
1.7il fero Seguran con nuova possa
1.8per gli argini spianar dell'altra fossa.
2.1Del letto in cui giacea ratto discende
2.2che gli sembra vicin vedere il giorno;
2.3l'antica spoglia poi, ch'appresso pende,
2.4d'un feroce leon si cinge intorno.
2.5Ponsi il cappello in testa, ed in man prende
2.6il gemmato suo scettro e d'oro adorno,
2.7però che armato il collo e le due braccia
2.8del ferro avea, che mai non spoglia o slaccia.
3.1Come del padiglion trae fuor la testa
3.2il sospetto del dì subito sgombra,
3.3che 'l Vulture cadente il manifesta
3.4che del meridiano il calle ingombra.
3.5Volge la vista poi dubbiosa e mesta
3.6a' molti fuochi che vincevan l'ombra
3.7di quei d'Avarco, e rimanea dolente
3.8di veder sì vicina e sì gran gente.
4.1Indi tosto a chiamar manda Gaveno,
4.2che di tutti all'albergo era il più presso,
4.3che ratto appar di meraviglia pieno,
4.4come del pio signore ascolta il messo,
4.5senza il suo manto avere e sciolto il seno,
4.6che di nuovo accidente il campo oppresso,
4.7miser, temea più d'altro, e con ragione,
4.8poi che di tal miseria era cagione;
5.1e gli dice: “Alto re, qual nuova cura
5.2del riposo miglior così vi priva?
5.3Or non sapete ben che poco dura
5.4di quel la vita che del sonno è schiva,
5.5né mai si ritrovò l'alma natura
5.6mantener senza lui persona viva?
5.7E sendo il ben di tanti posto in voi,
5.8non devreste sprezzar gli ordini suoi”.
6.1“Non son”, disse il buon re, “caro nipote
6.2atti a giungersi in un l'arme e 'l riposo,
6.3che l'un dell'altro ogni migliore scuote,
6.4e sospinge il compagno in loco odioso:
6.5e tanto più se le celesti rote
6.6hanno il benigno lume altrui nascoso,
6.7come al presente a me, che sempre omai
6.8ho carco il sen di dolorosi guai.
7.1Ma d'altro è la stagion che di tai detti;
7.2però gite all'intorno, e quetamente
7.3Tristan chiamate e gli altri duci eletti,
7.4che lassando gli alberghi immantenente
7.5vengan senz'arme taciti e soletti,
7.6non rompendo il ristoro all'altra gente,
7.7al loco ove la guardie assise stanno,
7.8ch'ivi attendendo lor mi troverranno”.
8.1Partesi allor Gaveno, e 'l re sovrano
8.2con poca compagnia s'addrizza a piede
8.3ove il re Lago sta poco lontano,
8.4ma quasi aggiunto alla pretoria sede.
8.5Nell'albergo entra, e ben ch'accorto e piano
8.6le secche arene con la pianta fiede,
8.7tosto svegliato l'Orcado domanda:
8.8“Chi sei tu ch'entri quinci, e chi ti manda?
9.1Or rispondimi tosto, e ferma il passo,
9.2che non viene ov'io son chi 'l nome tace:
9.3se non che resterai di vita casso
9.4dal mio brando fedel che presso giace”:
9.5risponde Arturo allora: “Io son quel lasso
9.6britanno re ch'alla fortuna spiace
9.7già son più giorni, e 'n così acerba sorte
9.8che senza suo disnor brama la morte”.
10.1Quando conosce il re, su 'l duro letto
10.2appoggiato l'un braccio alza la fronte
10.3dicendo: “O sacro Arturo in terra eletto
10.4per imprese onorate, altere e conte,
10.5chi vi scorge in tal loco e sì soletto
10.6quando son più la dormir le luci pronte?
10.7Voi siete d'adamante, il qual non ponno
10.8domar fame, lassezza, sete o sonno.
11.1E quale alta cagion qui vi conduce
11.2allor che riposar devreste alquanto,
11.3per tornar poi nella novella luce
11.4più forte a vendicar de' nostri il pianto?
11.5Non potevate almen qualch'altro duce
11.6mandar d'intorno, e voi quetare intanto?
11.7Ché 'l tutto oprar da sé non si conviene,
11.8ma vie più il comandar, chi scettro tiene”.
12.1“Ben gli risponde Arturo è certo e vero,
12.2onorato mio padre, il vostro dire:
12.3ma nel tempo, qual or, contrario e fero
12.4fuor dell'uso comune è forza gire,
12.5né solo esercitar di re l'impero,
12.6ma piegarse umilmente ed ubbidire
12.7al minimo guerrier, per fare strada
12.8a chi poi dietro a lui più lieto vada”.
13.1Mentre così dicea, già fuor del letto
13.2era uscito il buon vecchio, e si cingea
13.3di drappo porporin gli omeri e 'l petto,
13.4che non molto oltr'al busto gli pendea;
13.5poscia in abito acconcia, ch'alto e stretto
13.6per l'arme sostener pronta tenea,
13.7grossa pelle vestia di cerva annosa,
13.8ove senza impiagar l'incarco posa.
14.1La splendente corazza e l'elmo fino
14.2che non cedendo a gli anni ancora adopra,
14.3però che sempre in loco a lui vicino
14.4veder gli vuole, a lui pendevan sopra
14.5tra la lancia e lo scudo, che Merlino
14.6gli fé già fabbricar con divin'opra;
14.7ma per voler del re gli lassa allora,
14.8perch'altro uso chiedea la notturn'ora;
15.1e gli dice: “Moviam, che 'l tempo sprona
15.2a gire ove le guardie hanno la sede
15.3per ricercar s'al sonno s'abbandona
15.4di loro alcun ch'alla lassezza cede;
15.5e 'n cammin chiamaremo ogni persona
15.6di maggior sangue, e ch'al consiglio assiede,
15.7per ragionar di noi quel ch'al dì fia,
15.8e del campo di là cercare spia”.
16.1Gli consente il re Lago, e cinge solo
16.2il brando, e picciola asta ha presa in mano;
16.3poi perché pur raffredda il fosco polo,
16.4d'aspro lupo s'avvolge il vello estrano.
16.5Indi per Maligante il primo volo
16.6drizzano insieme, ch'era prossimano;
16.7giunti all'albergo suo, l'Orcado chiama:
16.8“O di Gorre guerrier d'altera fama,
17.1volete voi passar nell'ozio l'ore
17.2che spender si devrieno in miglior uso?”
17.3Tosto il buon cavalier sente il romore,
17.4e fuor del padiglion corre confuso;
17.5come scorge ambedue, con umil core
17.6dice: “O sacrati re, troppo m'accuso
17.7ch'or mi troviate pigro e neghittoso,
17.8come lepretta vil nel nido ascoso.
18.1Ma quale alta cagione a noi vi spinge?
18.2Forse altero pensier di nuova impresa?
18.3O pur che Seguran le schiere accinge
18.4per muover verso noi notturna offesa?”
18.5Risponde Arturo a lui: “L'alma ne stringe
18.6nuovo timor che la fortuna, intesa
18.7del tutto al nostro mal, non ci ritruovi,
18.8senza ben provveder, con danni nuovi.
19.1Così svegliando andiam quei cavalieri
19.2in cui fondate aviam nostre speranze;
19.3e Gaven va calcando altri sentieri
19.4perché Tristano il suo venire avanze
19.5là dove per guardar locò i guerrieri
19.6lì fuor del vallo in più secrete stanze,
19.7sotto gli occhi de' quai dell'altre torme
19.8ogni duce maggior securo dorme”.
20.1Tosto ritorna allor dentro all'albergo
20.2e sol prende il suo scudo Maligante;
20.3e per non s'impedir, l'adatta al tergo,
20.4ché di maglia coverto era davante;
20.5e col suo brando sol seguìa da tergo
20.6l'alta coppia real ch'andava innante.
20.7Né molto così van, che 'n su le porte
20.8delle tende ch'avea truovan Boorte,
21.1che nell'aperto ciel sovra la pelle
21.2stese ha le membra di salvatic'orso,
21.3ove il triste vapor d'uimide stelle
21.4o di rigido giel non cura il morso.
21.5d'arme coperto ancor lucide e belle,
21.6per aver più spedito ogni soccorso,
21.7sopra lo scudo suo la fronte avea,
21.8a cui posto vicin l'elmo lucea.
22.1Lì da gli ornati legni in giro appese
22.2mille aste si vedean di varia sorte,
22.3di piede e di cavallo atte all'offese,
22.4che dell'uno e dell'altro aveva scorte.
22.5La lancia è in mezzo ch'a più altere imprese
22.6sopra il più gran destrier porta Boorte:
22.7la qual crolla oltr'a lui null'altra mano
22.8fuor che di Lancilotto e di Tristano.
23.1Molti suoi parimente intorno stanno
23.2in militare usanza stesi a terra,
23.3che ristorando il lor passato affanno
23.4prendon fresco vigor per nuova guerra.
23.5I tre famosi re vicin gli vanno,
23.6né gli scioglie il gran sonno che gli atterra;
23.7onde il re Lago alla vellosa sede
23.8il franco cavalier sveglia col piede,
24.1lieto dicendo a lui: “Come or dormite,
24.2o rettor famosissimo di Gave,
24.3mentre così vicino e 'ntorno udite
24.4de i nemici accampati il romor grave?
24.5Svegliate i sensi, e col gran re venite
24.6ove a trattar d'alta meteria s'ave:
24.7né v'incresca il lassar le molli piume,
24.8dapoi che 'l nuovo sol raccende il lume”.
25.1Alla percossa e 'l dir tutto turbato
25.2l'onorato guerrier dal sonno sorge
25.3ed al brando fedel, ch'avea dal lato,
25.4in atto di ferir la destra porge;
25.5poscia in dolce vergogna rivoltato,
25.6tosto che 'l re co i due compagni scorge,
25.7del subito furor, quanto più puote
25.8scusando l'error suo, la colpa scuote,
26.1e dice: “Ei mi parea che Segurano
26.2assalisse improvisti i nostri fossi,
26.3sì ch'ogn'altro soccorso era lontano,
26.4ond'io soletto alla difesa fossi.
26.5Però non sia miracol se la mano,
26.6spaventato al chiamar, nell'arme mossi,
26.7che, come sempre desto, così in sogno
26.8col medesmo pensier l'istesso agogno.
27.1Ma per quel che mi sembra, non si mostra
27.2del giorno anco vicin segno apparire,
27.3quantunque io so che la pigrizia nostra
27.4mal si possa scusar, non che coprire,
27.5sendo già in piè l'alta persona vostra
27.6per far gli altri peggior del nido uscire:
27.7tal che non più ne supera d'onore
27.8che poi di vigilanza e di valore”.
28.1“Ah - risponde il re Lago - io v'assicuro
28.2che qualor vi vedrà sotto a tal tetto
28.3stellato in oro e di cristallo puro,
28.4nudo in tal guisa e 'n così dolce letto,
28.5che vi perdonerà l'eccelso Arturo,
28.6né di cor femminil v'arà sospetto”.
28.7Et ei dolce ascoltando, appella i suoi,
28.8già desti all'arrivar de i grandi eroi.
29.1Arma la testa poi di duro acciaro,
29.2ma di quel più leggier ch'a piede adopre;
29.3poi dell'irsuto vello, ch'è il più caro
29.4vestimento ch'ei porte, si ricuopre
29.5d'un orso alpestre, già stimato al paro
29.6d'ogni fero leone in core e in opre,
29.7che già i Norici monti assai lunghi anni
29.8tenne in aspra temenza e 'n gravi danni:
30.1e che molti guerrier d'alto ardimento
30.2che 'l volsero assalir condusse a morte;
30.3per la fama del qual, chiaro talento
30.4di volerlo provar venne a Boorte,
30.5né di seco luttare ebbe spavento,
30.6fin che si ritrovò di lui più forte:
30.7ch'oltra ogni altrui credenza il pose a terra,
30.8poi, ferendolo al cor, finìo la guerra.
31.1Né vestì mai da poi più ricco arnese
31.2da quel giorno ch'ei l'ebbe; il qual cingea
31.3con lacci aurati, onde gli fu cortese
31.4il buono Efeo che 'l Norico reggea;
31.5poi per fare alle genti più palese
31.6quanto il servigio in grado si prendea
31.7di melle aste gli fece oltra quei dono,
31.8che durissime e lunghe ivi entro sono.
32.1Or di sì altera spoglia ricoperto
32.2prende lo scudo solo oltre alla spada.
32.3Già son venuti dove al campo aperto
32.4il riparo novel taglia la strada:
32.5l'accorto Bandegam dell'arte esperto
32.6truovan ch'al fosco cielo intento bada
32.7a dar fine al lavor cui Maligante
32.8avea dato principio il giorno avante;
33.1e col popolo agreste, ch'è infinito,
33.2di legni e di terren ricinto ha intorno,
33.3ove i carri pria fur, tutto quel lito,
33.4e di picciole torri in cerchio adorno,
33.5in cui stia degli arcier lo stuol partito
33.6per securo ferir l'avverso corno,
33.7che nel fosso scendendo, dalle spalle
33.8senta di mille strali offeso il calle.
34.1Quando vede il gran re che in sì poch'ore
34.2tal sia fatto de' suoi saldo sostegno,
34.3volto al buon Maligante:”Il sommo onore
34.4- dice - accende più d'un nel vostro regno.
34.5Ben di voi sa seguir l'alto valore
34.6il pio vostro german, né mica indegno
34.7d'esservi tale: e l'opre sue leggiadre
34.8del nome degno il fan ch'aveva il padre”.
35.1In tai parole, intorno a Bandegamo
35.2con amoroso cor le braccia stende;
35.3ed egli allora: “Ogni fatica chiamo
35.4ben locata - signor - che 'n voi si spende,
35.5poi che 'l prezzo maggior ch'al mondo bramo,
35.6la vostra alta mercede, a noi si rende,
35.7ornandone voi qui di tante lode,
35.8onde un'alma gentil più d'altro gode”.
36.1Poscia i fossi varcando, ha ritrovato
36.2il famoso Tristan che in cerchio gira,
36.3se le guardie ben son nel dritto lato
36.4e secondo il dever s'ascolta e mira;
36.5e ch'accusando l'un l'altro ha lodato
36.6e sopra i peccator versata l'ira:
36.7che quanti può veder che 'l sonno cuopra
36.8ch'ei non si destin mai col brando adopra.
37.1Quando sorge il gran re che 'l pio Tristano
37.2che tanto s'affannò l'andato giorno
37.3avea senza posar gli occhi e la mano
37.4al duro faticar fatto ritorno,
37.5comincia: “O cavalier di sovrumano
37.6senno, amore e valore e forza adorno,
37.7ovunque io fermi il passo, ovunque io vada
37.8vi ritruovo d'onor calcar la strada.
38.1Quai parole potrei, quali opre usare
38.2per lodare e pagar tai merti a pieno?
38.3Che converrebbe in voi tutti spiegare
38.4i tesori e gli onor ch'ha Giove in seno;
38.5e poi ch'altro per uom non si può fare,
38.6accettate il buon cor di desio pieno
38.7di non esservi ingrato, e porvi in parte
38.8ch'a voi fossero eguali Apollo e Marte”.
39.1Gli risponde Tristan: “Null'altro voglio,
39.2sagratissimo re, ch'esservi caro
39.3e servirvi ad ogni or non men ch'io soglio,
39.4di cui più che di viver sono avaro;
39.5ma del mio non poter troppo mi doglio
39.6trarvi in un punto dell'assedio amaro,
39.7e che 'l giusto bramare al fin non vegna
39.8di portare sovra ogni uom la vostra insegna.
40.1Or io, per ragionar di quel che preme
40.2più nell'ora presente, loderei,
40.3per più aperto mostrar che non si teme
40.4nè vogliam soggiacere a i casi rei,
40.5ch'io solo andassi, o con un altro insieme,
40.6in poca compagnia d'alcun de' miei,
40.7assalire i nemici alla fosc'ombra,
40.8or che 'l sonno tra 'l vin gli lega e 'ngombra;
41.1e di lor penserei sì larga palma
41.2ben tosto riportar, che quasi fora
41.3de i ricevuti danni egual la salma,
41.4ch'or di peso maggior fra noi dimora:
41.5ché di gente infinita saria l'alma
41.6dalle indomite membra uscita fuora,
41.7e le schiere svegliate in fuga messe
41.8pria che d'arme il romor sonato avesse”.
42.1Il britannico re con lieto volto
42.2risponde: “E chi potria sì chiara impresa
42.3se non con alto dire onorar molto
42.4come d'invitto cor, qual è discesa?
42.5Ma in noturni perigli udire involto
42.6ogni sostegno mio troppo mi pesa,
42.7perch'ogni altro soccorso avrei per vano
42.8se mi furasse il fato il mio Tristano.
43.1Però per quello amor che mi mostrate,
43.2e che col raro oprare apetro veggio,
43.3che l'ardente vostr'animo tempriate,
43.4ove l'uopo è minore, in grazia chieggio:
43.5e che tal alma al rischio riserviate
43.6ove il nostro morir si mostri, o peggio;
43.7né si creda alla notte e gli error suoi
43.8quello invitto guerrier che sète voi”.
44.1Segue il saggio parlar con dolce amore
44.2il sacro re dell'Orcadi, e gli dice:
44.3“Veramente il fidar sì gran valore
44.4all'orror tenebroso si disdice:
44.5quando ne mostra il dì luce maggiore
44.6e più ralluma il sol questa pendice
44.7e che 'l mezzo cammin fra noi ricopre,
44.8spiegar sol di Tristan si devon l'opre.
45.1Vero è che a gran ragion fatto saria,
45.2per le cagion ch'ei disse, e per avere
45.3de i consigli nemici alcuna spia
45.4del modo e del cammin ch'hanno a tenere,
45.5se di espugnarne ancor cercheran via
45.6o di così l'assedio mantenere
45.7ristringendo di noi le forze e 'l corso,
45.8fin ch'egli aggiano altronde altro soccorso.
46.1Ma deve in tale affare essere eletto
46.2chi non fosse fra noi di sì gran danno,
46.3di piè snello e leggier, di forte petto
46.4da soffrir senza pena il molto affanno,
46.5di core alto e sicuro: che 'l sospetto
46.6e 'l timor di morir sovente fanno
46.7cose apparire altrui mostrose e fere
46.8men che oscuri fantasmi o sogni vere”.
47.1Al ragionar del vecchio, Maligante,
47.2che di quanto ei disegna era fornito,
47.3il passo sciolto aveva, il corpo aitante,
47.4fermo e saggio il pensiero, il core ardito,
47.5esperto del cammin, che 'ndietro e innante
47.6mille volte ha calcato il proprio lito,
47.7dice: “A quanto raccoglio, io son quell'io
47.8ch'a tale opra compir sarà il men rio:
48.1che quando pur di me fortuna avversa
48.2il già mai ritornar contenda a voi
48.3sopra me solo il danno si riversa,
48.4che molti altri ci sono eguali a noi;
48.5e la schiera ch'io meno fia conversa
48.6in seguir Bandegamo e gli altri suoi,
48.7e congiunta con lui concorde fia
48.8di Cicestra la gente e di Rossìa.
49.1E s'io non porto a quei danno e disnore
49.2ed a voi qui di lor novelle certe,
49.3sia tenuto oscurato il nostro onore
49.4e le parole mie menzogne aperte.
49.5Il vero è ben che 'n solitario orrore
49.6e per vie perigliose avvolte e 'ncerte
49.7non porria lungo far né chiaro il volo,
49.8come faria mestier chi fusse solo.
50.1Però, s'a voi parrà, qualch'altro meco
50.2di quei che più vorran vegna all'impresa,
50.3che sia invece di scorta all'andar cieco
50.4e nell'arme adoprar salda difesa;
50.5poi il ragionare e 'l consigliarsi seco,
50.6o nel ritrarre il piede o in fare offesa,
50.7mentre ch'aiuta l'un, l'altro conforta,
50.8la vittoria o lo scampo spesso apporta”.
51.1Mentre con liete voci Arturo appruova
51.2e l'offerta onorata in grado prende,
51.3giunta è già con Gaven la schiera nuova
51.4di molti cavalier che questo intende,
51.5e ciascun de' miglior si mette in pruova
51.6d'esser esso il compagno, e in esso spende
51.7larghe preghiere al re con caro affetto
51.8in così degna impresa essere eletto.
52.1Fu Boorte il primier, poscia Gaveno,
52.2il buon Nestor di Gave e Lionello,
52.3il cavalier Norgallo, il pio Baveno,
52.4Eretto, Gargantino e Florio, quello
52.5che del tosco Arno suo già nato in seno
52.6del gotico furor fatto rubello
52.7per così lungo mar co' suoi venuto
52.8del britannico stuolo era in aiuto.
53.1Né men vuol Gossemante, il core ardito,
53.2come Lucano il Brutto ed Agrevallo;
53.3Ivano ed Abondan di voglia unito
53.4il medesmo domanda, e Persevallo.
53.5Così quindici son che sovra il lito
53.6ove le guardie stan di fuori al vallo
53.7cercan con ogni sforzo e in ogni via
53.8d'esser di Maligante compagnia.
54.1Quando il saggio Tristan la lite vede,
54.2della quale ei medesmo era inventore,
54.3di dar ordine al tutto al suo re chiede,
54.4ed egli il consentìo con lieto core;
54.5ond'ei: “Poi che l'andar non mi si cede
54.6ov'io sperai trovar supremo onore,
54.7contento sto, che indegno è il cavaliero
54.8che non vuole ubbidir d'avere impero.
55.1Io vi consiglierei che Maligante
55.2con sei di quei guerrier che voglion gire,
55.3con venti poi ciascun, gissero avante
55.4l'empie schiere nemiche ad assalire:
55.5pochi andasser primieri, e che 'l restante
55.6in parte ascoso ove potesse udire
55.7ben del tutto avisato e stretto stesse,
55.8a rispinger da' suoi chi gli premesse;
56.1ed io con cinque insegne poi de' miei
56.2non di molto lontan sarei da' fossi,
56.3e l'inchinate schiere sosterrei
56.4di quei dal loco lor per forza mossi:
56.5poi la fortuna chiara seguirei,
56.6se da lei favorito in parte fossi:
56.7né saria da sprezzar, perché sovente
56.8vincitrice vid'io la minor gente.
57.1Or perché troppi son quei cavalieri
57.2cui del novello onore ha punti sprone,
57.3e dell'oste e di voi sostegni interi,
57.4di tutti insieme andar non è ragione;
57.5ma però che di sdegno a petti alteri
57.6porria l'elezzion donar cagione,
57.7da poi ch'esser non può se non perfetta
57.8di fortuna all'arbitrio si rimetta”.
58.1Fu da ciascun com'ottimo il consiglio,
58.2ma più dal re Britannico , lodato
58.3ch'a lui rispose con allegro ciglio:
58.4“Non fia 'l vostro disegno indarno nato,
58.5sol che mi promettiate al gran periglio,
58.6dal generoso cor troppo invitato,
58.7di non scorrer un passo più lontano
58.8di quel che detto aviam, caro Tristano”.
59.1Così con poca luce che mostrasse
59.2fur de i nomi di quei descritte carte;
59.3ch'entro al fondo d'un elmo ascose e basse
59.4come a guardia fedel diedero a Marte;
59.5ad una ad una poi mischiando trasse
59.6il buon re Lago, e le leggeva parte:
59.7e la prima a venir dell'altre tante
59.8fu con favor comun di Maligante.
60.1Fu di Norgalle appresso il cavaliero,
60.2indi Florio il toscano e poscia Eretto
60.3con Gossemante, il core ardito e fero,
60.4indi vien Lionello il giovinetto.
60.5A far de i sette il bel numero intero
60.6fu da fortuna Persevallo eletto.
60.7Ora ha d'essi ciascun sì lieto il core
60.8come quei che restar premea dolore.
61.1Ogni uom de i venti suoi lo stuolo adduce
61.2con quell'arme più oscure che si truove.
61.3Ogni piuma, ogni arnese che riluce,
61.4dando in guardia al vicin, da sé rimuove.
61.5Il giovin Lionel, che n'era duce,
61.6ha seco tutti arcier di antiche pruove;
61.7il cavalier Norgallo che 'l seguia
61.8ha di fortissime aste compagnia;
62.1il medesmo ave Eretto, e poi gli altri hanno
62.2con gli scudi leggier pungenti spade,
62.3per poter più schifare e portar danno
62.4senza gran faticar per lunghe strade.
62.5già dal campo partiti ascosi vanno
62.6ove son più intricate le contrade;
62.7ma Lionel con l'arco e Maligante
62.8con lo scudo e col brando ivano avante.
63.1Già il franco Lionel da presso scorge
63.2un che ascoso intendea, di quei d'Avarco;
63.3fa fermar Maligante, e innanzi porge,
63.4sì come presti avea, lo strale e l'arco.
63.5Scocca verso il meschin, che non s'accorge,
63.6e che pensa secur tenere il varco:
63.7sopra ambedue le ciglia in fronte il prese,
63.8tal che senza romor morto si stese.
64.1Or par loro a i disegni aperto il passo,
64.2che d'indi oltra seguir non sia disdetto.
64.3Va con l'orecchio a terra or alto or basso,
64.4né di sentire alcun prendon sospetto;
64.5sì ch'ove era colui di vita casso
64.6lassan l'altro drappel venir ristretto,
64.7cui dicon ch'ivi ascoso e cheto attenda
64.8fin che in alto gridar chiamarse intenda;
65.1e lassan ch'a Fenice e Trasimede,
65.2i miglior due guerrieri e di più ardire,
65.3tutti quegli altri, ove il bisogno chiede,
65.4come a lor duci debbano ubbidire:
65.5e i sette poscia in un muovono il piede
65.6ove speran trovar cieca dormire
65.7di quei di Seguran la maggior parte,
65.8trall'arenose rive intorno sparte.
66.1Quai sette lupi van, che dalla fame
66.2per più di molestati escon del bosco,
66.3ch'ove più belle mandre odor gli chiame
66.4drizzano il fero corso all'aer fosco,
66.5le quai ritrovin miserelle e grame
66.6ove il cane è indormito e 'l pastor losco:
66.7sì che molte hanno uccise della greggia
66.8pria che senta il mastino o 'l guardian veggia.
67.1Tai giugnendo costor su 'l lato manco
67.2ove al fiume lontan più surge il colle,
67.3il fer gotico stuol ferono al fianco
67.4e fan del sangue suo l'arena molle:
67.5che la sera assetato, afflitto e stanco
67.6di vivande e di vin sì ben satolle
67.7avea lieto in tra sé l'avide voglie
67.8che dal sonno al romor non si discioglie.
68.1Il primiero a ferir fu Lionello,
68.2che pon lo strale al gepido Ascalese
68.3dietro alla fronte, e penetra il cervello,
68.4sì che dolce sognando a Pluto scese:
68.5il qual, se ben sott'altro paralello
68.6nato era lunge al gotico paese,
68.7pur sotto il feroc'Ilba si conduce
68.8ch'a l'uno e l'altro popolo era duce.
69.1Il cavalier Norgallo appresso viene,
69.2e con l'asta pungente uccide Aroco
69.3del sangue goto, il qual sopra l'arene
69.4il notturno rigor temprava al foco.
69.5Trapassò 'l tutto ove alle spalle avviene
69.6il fin della corazza, che sì poco
69.7al gran colpo mortal gli porge aita
69.8che col suo contrastar perde la vita.
70.1Il buon Florio toscan tosto che 'ntende
70.2che questo era lo stuol ch'egli odia tanto
70.3e che 'l bel nido suo rapisce e 'ncende
70.4e 'l tien sepolto in miserabil pianto,
70.5più spietato che mai sovr'esso stende
70.6il fortissimo brando, e truova Alanto
70.7che di Teodorico era nipote,
70.8e ch'hanno in sommo onor le genti gote;
71.1e dietro al destro orecchio entra la punta
71.2ove surge durissimo quell'osso
71.3il qual d'ogni furor la forza spunta
71.4da qual colpo maggior vegna percosso.
71.5Ma come in lui vibrando è sovragiunta,
71.6no 'l potendo del loco avere smosso,
71.7va nel cavo vicino, ed oltra vola
71.8ove il collo è inserrato con la gola.
72.1Ivi il lassa tremante su la terra,
72.2e qual fero leon fra gli altri spinge
72.3il crudel ferro, e lì medesmo atterra
72.4Tepulto il fero, che dormir si finge
72.5perché de' suoi vicin la cruda guerra
72.6d'infinito timor l'alma gli stringe,
72.7né d'indi rifuggir vede la via
72.8che non sia dal nemico oppresso pria;
73.1così tacito sta, ma non gli vale,
73.2che 'l feroce toscan sopra la testa
73.3che bassa tien gli dà colpo mortale,
73.4tal che degli altri tre compagno resta.
73.5E Maligante intanto gli altri assale
73.6che de i morti primier sono alla testa,
73.7e fa che 'l crudo Arpin che ascoso dorme
73.8nel tartareo terreno stampi l'orme.
74.1Né indietro si riman l'altero Eretto,
74.2che 'l ricchissimo Arnaldo spinge a morte,
74.3che gli mise la spada in mezzo il petto,
74.4onde l'alma al fuggir trovò le porte.
74.5Era costui nuovo signore eletto
74.6ove il Partenopeo con dura sorte
74.7era d'ogni suo bene e d'uomin vòto
74.8dal rabbioso furor dell'Ostrogoto.
75.1Il nobil Gossemante, core ardito,
75.2che l'impuro Circon trova riverso
75.3con un colpo al destr'occhio sovra il lito
75.4di sangue il lassa e d'atro vino asperso;
75.5e 'l chiaro Persevallo avea ferito
75.6dentro al cavo del cor, proprio a traverso,
75.7Sagonto il biondo, di Seran figliuolo,
75.8che d'appellarsi re sostenne solo;
76.1e nel mezzo di servi e d'altri intorno
76.2di serici tappeti il letto avea,
76.3condotto ivi d'Avarco, e 'n guisa adorno
76.4che non men delle fiamme rilucea.
76.5Ma il chiaro cavalier per suo più scorno
76.6il sostegno con lui seco traea,
76.7poi Torante il suo amico a lui vicino
76.8pose in fronte percosso a capo chino.
77.1Ma de i danni il romor per tutto è scorso,
77.2mentre i sette ponean le genti al fine,
77.3e l'abbattuto stuol chiama soccorso
77.4dalle genti ch'a loro eran vicine:
77.5sì che già largo numero era corso
77.6delle lor proprie schiere e peregrine;
77.7ma mentre appellan quei, questi altri vanno,
77.8i buon sette guerrier gran prove fanno.
78.1L'altero Seguran, che d'altro lato
78.2il suo seggio da quei tenea lontano,
78.3Clodin con molta gente avea mandato
78.4a 'ntender se 'l romor sia certo o vano;
78.5ma poi che per più voci ha il ver trovato,
78.6che dal barbaro popolo inumano
78.7in sonno, in tema, in tenebre ravvolto
78.8con duro lamentar cresciuto è molto,
79.1lassando ivi per lui Brunoro il Nero,
79.2con poca compagnia fra' Goti arriva,
79.3e ritruova assai gente su 'l sentiero
79.4che del tutto era morta o mezza viva.
79.5Guarda le piaghe, e ben di colpo fero
79.6e di man che non sia di forza priva
79.7sembrangli in vista, e la credenza prima
79.8di Tristano e Boorte opra le stima.
80.1Allor con più desio domanda intorno
80.2ove sien giti quei che gli hanno ancisi,
80.3e trova che 'n brevissimo soggiorno
80.4han dell'anime sue questi divisi,
80.5e che poco lontan lento ritorno
80.6senza temenza fan d'esser conquisi:
80.7onde irato l'Iberno alla vendetta
80.8pur con pochi de' suoi di gir s'affretta.
81.1Né molto innanzi va che gli ritrova
81.2come sette leon ristretti insieme
81.3che doppo alto predar di gente nuova
81.4senton venire stuol che 'ntorno preme:
81.5ch'or si mettono in fuga, or fanno prova
81.6di rivolgersi a quel che men gli teme,
81.7e chi truovin da gli altri esser disgiunto
81.8dall'artiglio o dal dente è morso o punto.
82.1L'accorto Lionello ad ogni passo
82.2scocca dell'arco suo novello strale:
82.3questo in fronte ferisce e quel più basso,
82.4chi riman morto e chi seguir non vale.
82.5Il cavalier Norgallo avvinto o lasso
82.6non mostra il suo valor, ma di mortale
82.7colpo in chi più nel corso gli era presso
82.8la pungente asta sua nasconde spesso.
83.1Florio dovunque senta o grido o voce
83.2che 'l gotico sermon parlando spiega
83.3con la spada si addrizza aspro e feroce
83.4e dal preso sentiero indietro il piega;
83.5e tanto lieto è più quanto più nuoce
83.6all'odiato drappello, e 'l ciel riprega
83.7che la possanza egual doni alle voglie
83.8perché del seme rio la terra spoglie.
84.1Nè men fa il chiaro Eretto e Gossemante,
84.2che ritirando il piè n'uccidon molti;
84.3e se non fosse il saggio Maligante
84.4da' nemici alla fine erano avvolti,
84.5perché perdono il tempo, e gli altri innante
84.6corrono al vendicare insieme accolti.
84.7Ma quegli alto gridando dice: “Omai
84.8aggiam, cari signori, oprato assai;
85.1or è il tempo di cedere a chi viene
85.2e sicuri tornare a miglior seggio,
85.3o del nostro fallir pagar le pene
85.4ci apparechiamo al grave stuol, ch'io veggio”;
85.5obbediscegli ogni uom, come conviene
85.6a chi nulla ha speranza e teme peggio;
85.7e ciascun rifuggendo il corso stende
85.8verso la schiera lor che dietro attende:
86.1ove senza apparir taciti stanno,
86.2lassando avvicinar chi gli seguia,
86.3i quai sciolti di tema e sparsi vanno
86.4come gli conducea l'oscura via,
86.5né posson discovrir l'ordito danno:
86.6ch'oltra la notte oscura, gli impedia
86.7la luce e 'l foco che si lassan dietro,
86.8che facea lor parer l'aer più tetro.
87.1Con alte grida allor, con voci orrende
87.2di trombe e militari altri instrumenti
87.3il nascoso drappello il corso stende
87.4con varie aspre maniere di spaventi,
87.5e 'n un tempo medesimo gli offende
87.6con gli strai che su gli archi erano intenti,
87.7che, ben che venti sien, mille sembraro:
87.8poi tra l'aste gli scudi a paro, a paro.
88.1Non fu core in tra quei di tanto ardire
88.2ch'all'improviso assalto non tremasse:
88.3chi scampa il primo urtar vorria fuggire,
88.4se 'l sentier bene aperto ritrovasse,
88.5ma da quei che son gli ultimi a venire,
88.6e cui tardo il romor da lunge trasse,
88.7hanno ingombrata sì la dritta strada
88.8che ritengon ogni uom che 'ndietro vada.
89.1Ivi i sette buon duci, che primieri
89.2e gli altri confortando son rivolti,
89.3quel che di damme fan bardi e cervieri
89.4facean de' miserelli in fuga volti.
89.5Son già d'essi ripien tutti i sentieri
89.6che tra 'l sangue e l'arena erano avvolti,
89.7e sì folta di lor la turba cade
89.8ch'a gli stessi uccisor facea pietade.
90.1Solo il nemico Florio, a cui rimembra
90.2del flagel ricevuto sopra l'Arno,
90.3d'affamato leon più crudo sembra,
90.4e 'l pianger' e 'l pregar si getta indarno.
90.5Quell'ucciso riman, quel con le membra
90.6in più parti impiagate, esangue e scarno:
90.7quel, pensando fuggir, dal proprio piede
90.8che 'n soccorso venìa premer si vede.
91.1Ed ei quanti di lor più scerne a terra
91.2di tanti uccider più s'arma le voglie:
91.3avria bramato solo in quella guerra
91.4di quanti nacquer mai l'ultime spoglie.
91.5Ma il numero de' morti il passo serra
91.6e di più oltra gir la strada toglie;
91.7e già il fero Clodino e Segurano
91.8in aita de' Goti arman la mano;
92.1e con forze maggiori han penetrato
92.2per mezzo al fin del fuggitivo stuolo.
92.3Ma il saggio Maligante d'altro lato
92.4a' compagni gridando affrena il volo.
92.5Al suo impero ciascuno è ritornato,
92.6ma in tra' folti nemici Florio solo
92.7tratto dal gran desio s'è tanto spinto
92.8chi si scorge da quelli in giro cinto;
93.1ma qual toro selvaggio, che si trove
93.2da cani e da pastor chiuso il sentiero,
93.3che 'ntorno guarda, e non può scerner dove
93.4sia lo scampo di lui securo e 'ntero,
93.5che diperato al fin ratto si muove
93.6e 'n orrendo mugire e 'n vista fero,
93.7con la cornuta fronte armata e bassa
93.8riversando e ferendo a forza passa;
94.1tale il famoso Florio, che si sente
94.2a dietro richiamare e vede intorno
94.3che dalla nuova e prima offesa gente
94.4senza speme impedito ave il ritorno,
94.5congiunto il brando al suo scudo possente
94.6con furioso urtar fiaccato ha il corno
94.7che di dietro il cingea, sì ben che a viva
94.8forza, ove gli altri suoi, correndo arriva.
95.1Indi con Maligante addrizza il passo;
95.2e così quanti son, l'ordin tenendo
95.3verso il campo e ciascun con l'arme basso,
95.4va l'impeto nemico sostenendo.
95.5L'altero Segurano il popol lasso
95.6e ripien di timor va sospingendo,
95.7poi minacciando a i sette alta ruina
95.8con l'animosa schiera s'avvicina;
96.1e larghissimo danno fatto avria,
96.2se 'l famoso Tristan col pio Boorte,
96.3che per compagno suo chiamato avia
96.4a passar seco la medesma sorte,
96.5con cinque sole insegne in compagnia
96.6non presentava a' suoi fedeli scorte:
96.7che 'n così orribil suon la schiera mosse
96.8che la valle d'Oron l'arene scosse.
97.1Maligante e i compagni han già la fronte
97.2con più animoso cor che mai rivolta;
97.3ma il saggio Seguran che viene a fronte
97.4come l'impeto e 'l grido presso ascolta
97.5ben s'accorg'ei che più dannaggio ed onte
97.6che mai d'altra stagione a questa volta
97.7riporterà, s'al subito periglio
97.8or non più che la mano use il consiglio;
98.1e richiamando i suoi l'andar raffrena
98.2e di scudi miglior la testa addoppia,
98.3quegli scegliendo ch'han vigore e lena
98.4che col vivace ardir nel cor s'accoppia.
98.5Ma già come all'april quando balena,
98.6che doppo il lampeggiare il tuono scoppia,
98.7così doppo il mostrar chiaro splendore
98.8vien dal lucente ferro alto romore,
99.1che quai feri leoni innanzi vanno
99.2percotendo i nemici il buon Tristano
99.3e 'l pio Boorte; e sì ben giunti stanno
99.4che sempre pari il piè segue e la mano;
99.5ed han fatto fra lor non picciol danno,
99.6pria che ben possa il saggio Segurano,
99.7l'occhio fisso tenendo in ogni loco,
99.8spegner, come vorria, l'acceso foco:
100.1perché prima conviengli con la spada
100.2salvare i suoi dal subito periglio
100.3e d'opporsi al ferir mostrar la strada,
100.4poi di ritrarre il piè trovar consiglio.
100.5E mentre a questo e quel fra l'ombre bada,
100.6sente il ferro britannico vermiglio
100.7or del gotico sangue, or dell'iberno,
100.8e molte alme di lor poste all'inferno;
101.1onde in suo cor rabbioso si lamenta
101.2d'esser come guerrier semplice incorso
101.3nelle notturne insidie, e quasi spenta
101.4si stima ogni sua gloria al primo corso.
101.5Or all'alto furore il freno allenta,
101.6or con miglior pensier ritiene il morso:
101.7e perché di Tristano udito ha il nome
101.8scarca in lui di furor le gravi some,
102.1dicendo: “E chi v'apprese, o in quali scuole,
102.2alto re dell'Armorico leone,
102.3di ricovrar l'onor perduto al sole
102.4nella più oscura ed orrida stagione
102.5qual la timida volpe o il lupo suole,
102.6che negli inganni suoi la speme pone?
102.7La notturna vittoria a i buoni è scorno
102.8vie più ch'esser oppressi al chiaro giorno”.
103.1Non risponde Tristan, ch'ad altro intende,
103.2ma il saggio Maligante gli dicìa:
103.3“Dell'ottimo guerrier la gloria splende
103.4sempre, in ogni fortuna o buona o ria:
103.5e quando ascoso è il dì, quando risplende,
103.6e di terra e di mar per ognia via,
103.7per ogni occasion che 'l ciel gli scuopra
103.8con generoso cor pon l'arme in opra.
104.1Ma voi quale al villan, quale al pastore
104.2vorreste a i cavalier dar rozza forma,
104.3che poi ch'aggia al gran dì sudate l'ore
104.4neghittoso la notte queti e dorma;
104.5né consentir vorreste che 'l valore
104.6già mai di travagliar non lasse l'orma,
104.7e ch'al chiaro, all'oscuro, al caldo, al gielo
104.8aggia di faticar lodato zelo”.
105.1E così ragionando il re di Gorre
105.2non però di ferir per questo lassa,
105.3ma quinci, ov'è 'l bisogno, e quindi accorre
105.4e sospingendo i suoi più innanzi passa.
105.5Ma il feroce Tristan per tutto scorre,
105.6e di lui fiammeggiando or alta or bassa
105.7accendeva le tenebre la spada,
105.8e del sangue nemico empiea la strada.
106.1Uccise il forte Iberno Pilarteno,
106.2che del suo Segurano era cognato,
106.3e 'l fa morendo mordere il terreno
106.4con percossa fatal nel fianco lato.
106.5Fa il medesmo ad Erteo, ch'al freddo seno
106.6delle tenebrose Ebridi era nato,
106.7poi Meganippo, Orneado e Limoco
106.8ch'ebber patria con lor l'istesso loco.
107.1Né men di lui fa il giovine di Gave,
107.2ch'a quel sempre vicin percuote e fere.
107.3Leocrito l'Ispan d'un colpo grave
107.4onde il capo ha diviso fa cadere,
107.5indi il fero Leteo, che nulla pave
107.6e 'l primo appar fra le Sassonie schiere,
107.7fa che per aspra piaga della gola
107.8all'onde di Caron lo spirto vola.
108.1Così Memalo, Astoro, Echedo e Boro
108.2della progenie Usvalla a morte spinge.
108.3Ma più d'altro spietato entra fra loro
108.4Florio, e di goto sangue si dipinge;
108.5né Lionello il primo suo lavoro
108.6ha posto in ozio, o d'impiagar s'infinge
108.7ogni uom che 'ntorno appar con rigid'arco,
108.8come suol cacciatore i cervi al varco.
109.1Ma il saggio Seguran, cui sol non preme
109.2il presente suo mal, che pure è molto,
109.3ma più dell'avvenir nell'alma teme,
109.4che non sia lì l'esercito raccolto
109.5per venir a trovarlo unito insieme,
109.6e l'acquistato lauro gli sia tolto:
109.7tutti chiamando i suoi con lento piede
109.8tra le tenebre ascoso a gli altri cede;
110.1e l'accorto Tristano e Maligante,
110.2che non voglion tentar l'ultima sorte
110.3e ch'han giusto sospetto ch'altrettante
110.4o più di Seguran giungano scorte,
110.5con alto richiamar fra quei davante
110.6fanno indietro tornar Florio e Boorte:
110.7i quai, come guerrier di chiara luce,
110.8si fanno obbedienti a chi conduce.
111.1Ma nel suo ritirar Florio avea preso
111.2Santio, il nobile Iberno, prigioniero,
111.3e 'l porta seco senza averlo offeso,
111.4come picciolo agnel suol lupo fero,
111.5perch'ei possa ridir quanto ave inteso
111.6che 'l grande oste d'Avarco aggia in pensiero.
111.7Poi temendo in suo cor l'avversa parte
111.8già l'uno e l'altro esercito si parte,
112.1ma quei di Seguran tristi e dolenti
112.2de i compagni ch'avean rimasi in terra,
112.3i Britanni e i vicin lieti e ridenti,
112.4cinti d'onor della notturna guerra.
112.5Passano il vallo poi che l'altre genti
112.6dalle nemiche man secure serra,
112.7ove armato attendeva il gran Britanno
112.8fra gli altri duci e re che 'ntorno stanno.
113.1Ivi con lieto cor lodando accoglie
113.2dell'impresa lodata ciascun duce.
113.3Florio il Toscano allor fra le sue spoglie
113.4al cospetto del re Santio conduce,
113.5il qual tutto tremante i detti scioglie
113.6pregando: “O de' Britanni eterna luce
113.7ch'a tutti splende, poi ch'or vostro sono
113.8fatemi della vita intero dono;
114.1e se di questa età giovine ancora
114.2e della mia fortuna non v'incresce,
114.3muovavi il vecchio padre che dimora
114.4lontano, e pan con lagrime commesce,
114.5ch'udir gli sembra il messo d'ora in ora
114.6ch'a lui porte il mio fine, e a sé rincresce:
114.7e se d'un tal perdono avesse nuove,
114.8non men v'adoreria che 'l proprio Giove”.
115.1Dolce risponde Arturo: “Or non vi caglia
115.2d'esser venuto in man di tai nemici,
115.3usi uccider gli armati alla battaglia
115.4e far mercede a i nudi e gl'infelici.
115.5Pria che la bianca aurora all'alba saglia
115.6secur vi manderò ne i liti amici,
115.7e 'n vece pregherò, s'e' non vi spiace,
115.8dar risposta al mio dir che sia verace,
116.1quale il disegno sia di Segurano,
116.2poi ch'attende di fuori il nuovo giorno:
116.3d'armar contra i nostri argini la mano
116.4o 'n tra i muri d'Avarco far ritorno?”
116.5Allora il miserello al volto umano,
116.6al dir di grazia e di dolcezza adorno,
116.7qual si fa doppo il giel novella rosa
116.8all'apparir del sol vaga e gioiosa,
117.1tal si fece egli; e tutto umìle in vista
117.2risponde: “Invitto re, grazie infinite
117.3rendo alla sorte mia lieta, e non trista,
117.4poi che mi spinse a scorger le gradite
117.5vostre virtudi, onde il sol nome acquista
117.6quante anime oggi son col cielo unite:
117.7e me così prigion fan più felice
117.8che non faria la palma vincitrice;
118.1e da poi che d'intendere il pensiero
118.2vi cal di Segurano in questa guerra,
118.3v'affermo io, qual suo duce e consigliero,
118.4ch'e' non vuol ritornar dentro alla terra
118.5infin ch'ei non ha in man tutto l'impero
118.6del gran fosso vallato che vi serra;
118.7e 'n questo tempo istesso e 'n questo luogo
118.8spera al britanno onore imporre il giogo;
119.1e come il sol rallumi l'oriente
119.2drizzerà a questa via l'armato piede:
119.3né si truova tra lor sì abbietta gente
119.4che non pensi di voi far ricche prede”.
119.5Allor ridendo il re cortesemente
119.6l'abbraccia, e dice poi: “Colui che vede
119.7i desir nostri aperti testimone
119.8appello al mio verissimo sermone,
120.1ch'altro mai non bramai quant'oggi questo,
120.2e per mercè dell'ottime novelle
120.3amicissimo sempre e vostro resto
120.4mentre vita mi dien l'amiche stelle”.
120.5Indi un aureo monil tutto contesto
120.6di preziose gemme rare e belle
120.7dal suo collo real cortese tolse,
120.8e quel di Santio languido n'avvolse;
121.1indi Amaso l'araldo fa venire
121.2e che 'l tenga securo infino al giorno
121.3comanda dove al pascersi e dormire
121.4sia nel bisogno suo dolce soggiorno:
121.5poi gli sia fida scorta al dipartire,
121.6fin che nell'oste suo faccia ritorno.
121.7Al fine egli e Tristano e gli altri vanno
121.8a ristorarsi ancor del nuovo affanno.
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