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CANTO XIII

Avarchide

PoeTree.it

1.1L'animoso Tristan dove più vede
1.2de' suoi, ch'oppressi son, grave il periglio,
1.3con quei che 'ntorno aveva ivi provvede
1.4e tien pronta la man, l'occhio e 'l consiglio:
1.5talor sospinge innanzi e talor cede
1.6poi che 'l brando de i lor fece vermiglio;
1.7e tanto oprando va ch'a poco a poco
1.8ove securi sien gli scorge al loco;
2.1e ben ch'aggia Baven, benché Boorte
2.2e molti altri famosi cavalieri,
2.3non può impedir che per l'istesse porte
2.4onde entravan fuggendo i suoi guerrieri
2.5molti con lor delle nemiche scorte
2.6aspramente mischiati arditi e feri
2.7non gli seguisser dentro, e tali e tanti
2.8che poteano addoppiar gli andati pianti.
3.1Ma il fero Seguran, che allor si sdegna
3.2di stampar il sentier per molti aperto,
3.3in man prendendo una purpurea insegna
3.4sprona Eton nel cammin più stretto ed erto:
3.5passa il fosso d'un salto, e l'argin segna
3.6ove dal chiuso vallo è più coperto;
3.7ma con l'urto medesmo il getta a terra
3.8e s'arma sol contra infiniti a guerra.
4.1Nel cui primo apparir, non altrimente
4.2fugge il Britanno popol da quel lato
4.3che suol la greggia vil che vede e sente
4.4nella mandra arrivar lupo affamato;
4.5e 'l grande Iberno, di desire ardente
4.6d'adempir di costor l'ultimo fato,
4.7quanto più saldo può fra loro sprona
4.8e con gravi minacce alto ragiona:
5.1“Or tornatevi indietro, o femminelle,
5.2a ritrovar per voi più degno loco
5.3di là dal mare, ove l'amiche stelle
5.4v'inchinano all'amore, all'ozio, al gioco;
5.5et a noi d'ogni pace alme rubelle
5.6lassate in preda gir di Marte il foco
5.7che ne scalda dì e notte, e ne sospinge
5.8ove largo il terren di voi si pinge.
6.1Chi v'ha condotto, o popolo infelice,
6.2senza aver mai d'Avarco avuto offese,
6.3nella sua strana gallica pendice,
6.4lassando (o stolto) il bel natìo paese,
6.5a certissima morte, ove non lice
6.6mai de' vostri sperar nuove diffese,
6.7e contro alle nostr'armi, folli, opporvi
6.8per esca rimaner tra cani e corvi?
7.1Duolmi certo di voi - ché non lontano
7.2è da' vostri confini il lito Iberno -
7.3qui veder per desio fragile e vano
7.4condur miseramente in pianto e scherno:
7.5seguendo tal, ch'oltra lo stato umano
7.6ricercando fra noi lo scettro eterno
7.7tien la cura di voi che si terrìa
7.8dell'armento più vil ch'al mondo sia”.
8.1E così ragionando, con la spada
8.2non eguale al suo dir mostra pietate,
8.3che quanto può di morti empie la strada,
8.4e l'arene ha per tutto insanguinate.
8.5Non si truova più alcun che innanzi vada,
8.6e già tutti han le fosse abbandonate
8.7che cingevan la parte verso Avarco,
8.8sì che aperto riman del campo il varco;
9.1se non che il buon Tristan pure e Boorte
9.2con quei pochi guerrier che seco stanno
9.3dal fuggirse ciascun, dal sonar morte
9.4senton vicino il cominciato danno.
9.5Consegnate a Baven le chiuse porte,
9.6come aquila e falcon volando vanno
9.7cui l'orecchia intonò de' figli il grido
9.8per la serpe mortal ch'assalta il nido;
10.1né molto andati son tra 'l popol loro
10.2che temendo fuggia, ch'han ritrovato
10.3il fero Seguran che già Brunoro,
10.4ma per altro cammin, si trova a lato,
10.5e gran numero ancor segue costoro
10.6del drappel de' migliori e più pregiato.
10.7Ma tutti all'arrivar di questi duoi
10.8pongon freno al furor de i passi suoi.
11.1Tristan a Seguran fu greve intoppo,
11.2che col grave corsiero il petto trova
11.3del forte Eton sì che gli parve troppo,
11.4e per la forza inusitata e nova
11.5convien che arresti e dia fine al galoppo,
11.6a cui l'esser armato a molto giova:
11.7che s'avesse scampata la caduta
11.8non rimanea secur d'aspra feruta.
12.1Or restati ambedue nel mezzo corso,
12.2senza crollarse pur ferman le piante;
12.3poi 'l famoso Tristan, qual ferito orso
12.4che il duro percussor si veggia innante
12.5svegliando il suo con duro sprone e morso,
12.6al fer d'Ibernia cavaliero errante
12.7trovò lo scudo, in sì mirabil forza
12.8che 'l fende in mezzo come frale scorza:
13.1e non tanto però che come intero
13.2non gli servisse ancora in quella guerra.
13.3Ma non senza vendetta il colpo fero
13.4offese Seguran, che 'l brando serra
13.5sopra l'ornato suo vago cimiero;
13.6e quanto ne trovò fa gire a terra,
13.7che fur duo terzi almen; l'altro rimaso
13.8a gran pena scampò dal duro caso.
14.1Già l'uno e l'altro a seguitar s'appresta,
14.2et era sanguinosa la battaglia:
14.3ma la turba d'Avarco vien molesta
14.4e fa che 'l faticar poco gli vaglia,
14.5che la spada d'entrambi a ferir presta
14.6fa che in alto vibrando indarno saglia,
14.7ché, come furiando entrò fra loro,
14.8d'assai spazio lontan divisi foro.
15.1Il medesmo a Boorte era avvenuto
15.2col fer Brunoro, che ferito avìa
15.3e dal destro braccial tutto abbattuto
15.4il cerchio suo che 'l gomito copria,
15.5et ei dall'altro in fronte ricevuto
15.6sopra il fort'elmo egual percossa ria;
15.7sì che non potea dir d'avere offeso
15.8chi ben suo dritto non avea difeso.
16.1Ma parimente a lor fu forza allora
16.2di lassarse portar dal corso altrui,
16.3che in tal modo rinforza in poco d'ora
16.4che con gran faticar ponno ambedui
16.5salvar l'istessa vita, ed uscir fuora
16.6del popol folto e degli artigli sui,
16.7che s'era a i buon guerrieri in guisa avvolto
16.8ch'ogni chiaro valor riman sepolto.
17.1Or quei come leon che 'ntorno cinti
17.2si ritruovin tra reti e cacciatori
17.3ove soverchio ardir li avea sospinti
17.4per lunga fame che del bosco fuori
17.5bramosi trasse a nuova preda accinti
17.6senza curar per lei cani o pastori,
17.7il gran numer de' quai cresciuto troppo
17.8ha il primo disegnar renduto zoppo,
18.1tal che posto in disparte ogni altra voglia
18.2solo allo scampo suo volgon la mente,
18.3e dove men la turba si raccoglia
18.4addrizzan quanto pon l'artiglio e 'l dente:
18.5e mentre questo e quel la vita spoglia
18.6con orrendo furor fra gente e gente,
18.7già vinto in parte il cominciato assalto,
18.8quanti in giro han lacciuoi passan d'un salto;
19.1così il chiaro Tristan, così Boorte,
19.2che troppa a forza umana trovan possa,
19.3già temendo de' suoi l'ultima sorte
19.4poi che i nemici lor varcan la fossa
19.5d'indi ritrarre il piè cercan le porte,
19.6già d'ogni altro sperar la mente scossa:
19.7e congiunte ambedue, per altro verso
19.8del popol che venìa vanno a traverso,
20.1e tanti dello stuolo a morte danno
20.2che no 'l porrìa contar voce terrena.
20.3Ma di quei più famosi e di più danno
20.4avea posto Tristan sopra l'arena
20.5l'Iberno Peristeo, che quei che stanno
20.6dentro all'Ultonia con lo scettro affrena:
20.7che 'l passò d'una punta ove il palato
20.8sopra il fin della lingua è riversato.
21.1Doppo il qual sopra l'elmo Brioneo,
21.2che del gran Segurano era scudiero,
21.3con la spada percosso cader feo,
21.4dipartita la fronte, su 'l sentiero:
21.5né men di quello il forte Lilibeo
21.6che sovra la Laginia aveva impero,
21.7di percossa mortal nel lato manco
21.8mandò in man di Pluton gelato e bianco.
22.1Archettolemo poi Boorte truova
22.2che gli vuole impedir, misero, il passo:
22.3ma l'alta nobiltà nulla gli giova,
22.4ch'era di Seguran poco più basso,
22.5che l'arme gli passò d'antica pruova,
22.6onde cadde il meschin di vita casso,
22.7passato in tutto ove congiunto il petto
22.8tiene il suo seggio il core ascoso e stretto.
23.1Doppo 'l qual per sua sorte incontra Atora,
23.2che di Momonia ricca aveva il regno,
23.3che 'l largo fosso trapassava allora
23.4e gli par d'alta gloria esser al segno:
23.5così fortuna alla medesim'ora
23.6d'aspra morte e d'onore il rendeo degno,
23.7che gli fece ampia strada nella gola,
23.8onde l'alma fuggendo in alto vola.
24.1E 'n tal modo abbattendo or questo or quello
24.2l'illustrissima coppia in dietro riede,
24.3e districata dallo stuol rubello
24.4corre veloce dove Arturo vede,
24.5che 'ntorno solo avea picciol drappello
24.6di quei di più valore e di più fede:
24.7ché di quanti altri son, la maggior parte
24.8smarrito ha per timor la forza e l'arte.
25.1Nel core allor si rasserena alquanto,
25.2i due veggendo che più d'altri stima:
25.3e gli occhi oppressi da sdegnoso pianto
25.4dice: “Or son io d'ogni miseria in cima,
25.5or l'empio Seguran verace il vanto
25.6si potrà dar, come già falso in prima,
25.7ch'ei d'ogni dubbio sol trarria Clodasso,
25.8e 'l Britannico onor porrebbe in basso.
26.1Ma il tempo altro chied'or che lamentarse:
26.2però vi prego il pondo sostegnate
26.3con questi pochi ch'han le forze scarse,
26.4se dal vostro valor non son alzate:
26.5et io men vo dove nascose e sparse
26.6son l'altre nostre genti spaventate,
26.7e vedrò con minacce e con preghiere
26.8di rispingerle fuor con le sue schiere”.
27.1E così ragionando, ratto prende
27.2la bianca insegna sua dall'altrui mano,
27.3e dove è il padiglione il passo stende
27.4di Maligante a tutti prossimano,
27.5ché in mezzo assiede, e lui securo rende
27.6quel del buon Lancilotto e di Tristano,
27.7che quai d'ardire e di virtude amici
27.8volser la sede aver presso a i nemici.
28.1Ivi adunque il gran re con chiare grida
28.2chiamando i capitani alto dicea:
28.3“Ov'è 'l primo valor che 'n voi s'annida,
28.4che sprezzar suole ogni fortuna rea?
28.5Or nell'albergo ascoso si rifida
28.6e la pigrizia vil tien per idea?
28.7Ove gite son or di tutti quanti
28.8le ventose promesse e i falsi vanti
29.1ch'allor che fummo all'isola di Vetta,
29.2di coro o d'aquilon chiamando il fiato,
29.3udiva a mensa far, tenendo stretta
29.4la man con Bacco al suo liquaore amato?
29.5Ché minacciava ogni uomo aspra vendetta
29.6sopra 'l popol d'Avarco, ove arrivato
29.7fosse di Gallia al desiato loco,
29.8e d'accender ivi entro eterno il foco;
30.1e che ciascun di voi sarebbe a cento
30.2et anco a più di quei di forza pare.
30.3Ma create dal vin le portò il vento,
30.4e le spense da poi l'ondoso mare:
30.5ch'ora a quel ch'io ne veggio, a quel ch'io sento,
30.6del vostro dir tutto il contrario appare,
30.7e ch'oggi in questa misera battaglia
30.8più che mille di voi l'un d'essi vaglia”.
31.1Poi con più dolci note, Maligante,
31.2ch'è già corso al suo dir, prega e conforta:
31.3“Or non volete voi spingere avante
31.4con la vostra onorata e fida scorta
31.5ch'a nessuna iva dietro a molte innante,
31.6et or par ch'a viltade apra la porta?
31.7Torni quel core in voi ch'io sempre vidi
31.8splender intra i più arditi e 'ntra i più fidi;
32.1e ve 'n gite volando ove Tristano
32.2e Boorte illustrissimo lassai,
32.3che mantengon di qui lo stuol lontano
32.4che ne minaccia pur gli ultimi guai
32.5e seguendo Brunoro e Segurano
32.6fia del nostro terren, signore, omai,
32.7se voi con gli altri duci insieme accolti
32.8non gli avete con l'arme indietro volti”.
33.1Il medesmo da poi pregando afferma
33.2al nobile Abondano ed Agraveno,
33.3e discaccia il timore e 'l cor conferma
33.4a Gerfletto, Arganoro ed a Gaveno;
33.5e la turba che fugge tra via ferma,
33.6e con parlar di riverenza pieno
33.7senza lor danno far, senza minaccia,
33.8al difendersi indietro gli ricaccia,
34.1dicendo: “Ove fuggite o sciocche schiere?
34.2Non vedete voi ben sempre il periglio
34.3via più grave e maggiore in quei cadere
34.4che rivolgon le spalle, dove il ciglio
34.5non può il vantaggio suo presso vedere
34.6né pigliare in cammino util consiglio;
34.7né mai l'armata man difesa truova
34.8contra chi dietro lei battaglia muova?
35.1Né il loco ove fuggite è più sicuro
35.2di quel che 'n tal vergogna abbandonate:
35.3ch'altro non è più in qua fosso né muro,
35.4fuor di quei che da tergo vi lassate.
35.5Or non vi fia 'l miglior seguire Arturo
35.6e la fede e l'onor, ch'ora sprezzate,
35.7che furando il devere a tutte insieme
35.8seguir chi di scampar non mostri speme?”
36.1L'alte e vere parole, e 'l sacro aspetto
36.2d'un sì famoso re, tale han vigore
36.3che in un punto cangiò 'l pavido petto
36.4i dannosi pensier ch'aveva in core:
36.5ferma il passo ciascuno, e giunto e stretto
36.6si rivolge al nemico e cerca onore,
36.7e tacendo obbedisce ad ogni duce,
36.8ch'al lassato cammino il riconduce.
37.1Come gregge talor cui punse tema
37.2di lupo o di leon che presso scorse,
37.3ch'al fin del colle o della piaggia estrema,
37.4là 've il rischio è maggior, semplice corse:
37.5ivi lassa s'arresta, e grida e trema
37.6fin che 'l fido pastor ratto le porse
37.7il soccorso fedele, e d'orror piena
37.8alla mandra lassata la rimena;
38.1così indietro ritorna, e i cavalieri
38.2davanti il passo lor spronano a prova,
38.3più che fossero ancor d'animo alteri,
38.4che 'l valore smarrito ogni uom rinuova.
38.5Ma Tristano e Boorte arditi e feri
38.6là dove con più genti si ritrova
38.7il prode Seguran, largando il morso
38.8de i possenti corsier, drizzano il corso;
39.1ma perch'era il cammin serrato intorno
39.2da molti altri guerrier che 'n giro vanno,
39.3senza tutto fiaccar di quelli il corno
39.4non si può penetrar dov'essi stanno.
39.5A chi allor di fuggir temea lo scorno
39.6l'uno e l'altro di lor fa greve danno,
39.7e tanti fa caderne a poco a poco
39.8che d'andare ove vuol si gli apre il loco.
40.1Trova Tristan fra i primi Amopaone,
40.2che nell'Ebridi fredde aveva il nido,
40.3e con un colpo in fronte a terra il pone,
40.4richiamando la patria in alto grido.
40.5Poi nato nella istessa regione
40.6Agenore con lui pose sul lido,
40.7trapassato nel cor di mortal punta
40.8ch'ove il cavo è maggior veniva aggiunta.
41.1Il feroce Boorte, ch'era presso,
41.2ha trovato in cammino il German Iso,
41.3e gli ha in cima dell'elmo il brando messo,
41.4che gli passa scendendo in mezzo il viso:
41.5ei dall'ultimo sonno cadde oppresso,
41.6in fin sopra le spalle in due diviso;
41.7e Bienore seco, il pio cugino,
41.8pon nel fianco percosso a capo chino.
42.1Così va insieme la famosa coppia
42.2con l'istesso desire e col valore,
42.3e l'un l'altro imitando i colpi addoppia,
42.4pareggiando fra loro il largo onore:
42.5e tanto innanzi va, che intuzza e stroppia
42.6del fero Seguran l'alto furore,
42.7che come a sé vicin venir la vede
42.8in nuova altra maniera a' suoi provvede;
43.1ché appellando Brunoro e 'l suo Rossano,
43.2ch'uccidendo i Britanni non van lunge,
43.3dice: “Or deviamo oprar l'occhio e la mano,
43.4poi che novellamente si congiunge
43.5con l'altero Boorte il gran Tristano,
43.6e fresca schiera de' nemici giunge
43.7che saran più de i nostri, de' quai rari
43.8han potuto passar questi ripari.
44.1Però fermare il passo ne conviene
44.2e sostener per or l'impeto loro,
44.3in fin che nuova gente per noi viene,
44.4e col nostro Clodin sia Palamoro:
44.5ch'assai fa nel bisogno chi mantiene,
44.6non men che chi l'acquista, un bel tesoro.
44.7Tenete i nostri saldi, e a me si lassi
44.8il romper di costor la strada e i passi”.
45.1Così detto, s'accinge all'alta impresa
45.2di contrastar a i due tutto soletto:
45.3e sopra il buon Tristan la prima offesa
45.4muove col duro brando in mezzo il petto.
45.5E se non che fu invitta la difesa
45.6dell'acciar che 'l copria, più che perfetto,
45.7fora in quel giorno istesso e 'n quella punta
45.8all'estremo suo fin l'anima giunta:
46.1ma senza altro suo danno indietro torna,
46.2e l'aria accende di faville ardenti.
46.3Nel gran re di Leon drizza le corna,
46.4l'ira avvampando, e fa stringerli i denti;
46.5e dove il bel cimier la fronte adorna
46.6con un gruppo annodato di serpenti
46.7furiando gli pon la grve spada,
46.8e gli fa rotti andar sopra la strada:
47.1e col lor giù cader sostegno furo
47.2al fin elmo ch'avea, che integro resta.
47.3Ma il mondo intorno di colore oscuro
47.4si mostra, e 'n giro gli volgea la testa;
47.5ma in brevissimo andar ritorna puro
47.6ogni turbato senso, e 'n lui si desta
47.7il primiero valor, con tanto sdegno
47.8che del pensiero uman trapassa il segno:
48.1e come aspro cinghial ratto s'avventa,
48.2e con tutta sua possa in fronte il fere.
48.3Ma Tristan con lo scudo s'argomenta
48.4che 'l destinato fin non possa avere,
48.5e 'n questo mezzo in più d'un luogo il tenta:
48.6ma, come prima ancor, le folte schiere
48.7quinci e quindi arrivando son cagione
48.8ch'ebbe termine allor l'alta quistione.
49.1Né con forza minor ritien Boorte
49.2di Brunoro e Rossano il corso a freno,
49.3e di più oltra gir sì ben le porte
49.4chiudendo va, che il lor furor vien meno:
49.5e mentre l'un percuote, all'altro morte
49.6va minacciando, e 'n guisa di baleno
49.7che nell'estivo ciel la notte splende
49.8si vede il brando suo che sale e scende;
50.1e 'n sì leve rotare in torno il gira,
50.2e sì snello e leggier muove il destriero,
50.3che mentre l'un nella sua morte aspira
50.4già con l'altro il rivede in atto fero.
50.5A quel d'aguta punta, a questo tira
50.6come fa in Mongibel Piracmo altero:
50.7e 'n modo opra con lor, che doppo lui
50.8pon più securi andare i guerrier sui;
51.1i quai vedendo aver sì fida scorta
51.2di tai buon cavalier che innanzi vanno,
51.3e 'ndietro un sì gran re che gli conforta,
51.4già mettono in oblio l'andato danno,
51.5e ciascun nuova speme in petto porta
51.6di poter riversar l'istesso affanno
51.7nello spietato esercito d'Avarco,
51.8del qual troppo da lui si sentia carco.
52.1Or già spiega le forze il sacro Arturo,
52.2e poi ch'a in ordin posto il grande stuolo
52.3sprona il forte destrier lieto e sicuro,
52.4e tra i primi nemici addrizza il volo.
52.5Aman ritrova, ch'ove il freddo Arcturo
52.6più restringe il suo corso al nostro polo
52.7nato di chiaro sangue era in Norvegia,
52.8che d'ogni altro che sia l'onor dispregia;
53.1e nel mezzo del cor con l'asta il passa
53.2sì che senza spirare in terra cade:
53.3seguita oltra il cammino, e morto il lassa
53.4troppo lontan dall'aspre sue contrade.
53.5Il tornato Gaven la lancia abbassa
53.6e del suo sacro re segue le strade,
53.7et Antimaco incontra, che venia
53.8onde stende i confin l'Alba Rossia:
54.1e per fama acquistar con poca gente,
54.2di Rossano il Selvaggio seguia l'orme;
54.3or sanguinoso il sen, tardo si pente
54.4che lassò del suo stil l'antiche forme.
54.5Il forte Lionel, che vede e sente
54.6degli arcier lievi suoi svegliar le torme,
54.7poi ch'è disceso a piede e preso ha l'arco
54.8ove son più nemici elegge il varco;
55.1e chiama alto Timbreo, ch'era scudiero
55.2del famoso Tristano e 'n guardia avea
55.3il suo più grave scudo, a lui leggiero,
55.4e che null'altro in guerra sostenea:
55.5e gli comanda poi col dolce impero
55.6ch'un sì caro al signore usar potea
55.7che 'l pianti nel terren tenace e fermo
55.8perch'al suo saettar si faccia schermo.
56.1Lo sguardo appresso accortamente gira
56.2ove più incontra vien la schiera stretta,
56.3e 'l guerrier più onorato in essa mira,
56.4di destriero o d'arnese o d'arme eletta,
56.5e 'n quel l'arco spietato intento tira
56.6e pongli in mortal loco la saetta:
56.7poi qual picciol fanciul di madre al lembo
56.8dello scudo fedel s'accoglie in grembo.
57.1Furo i primieri Argolico e Parmeno
57.2ch'egli uccidesse, e 'l nobile Sileste;
57.3e l'un presso dell'altro su 'l terreno
57.4rendero al suo Fattor l'anime meste.
57.5Con lor Detore, Cirnio e Lotofeno
57.6nutriti tralle Iberniche foreste,
57.7poi col fero Enodoco Erisilone,
57.8quai cervi il cacciator, distesi pone.
58.1Giunge in questa il re Arturo, e quando vede
58.2il giovin Lionel non ancor sazio
58.3lieto dicea: “Nè men vendetta chiede
58.4già de i nostri e di noi l'antico strazio:
58.5ché d'ogni vostro ben già stata erede,
58.6doppo il torvi i parenti, tanto spazio
58.7è la turba crudel di fede incerta,
58.8ch'assai danno maggior di questo merta”.
59.1“Ah” - dicea Lionel - “sapete bene,
59.2invittissimo re, s'io soglio ancora
59.3con altr'arme ferir, quando conviene
59.4il valor dimostrar che 'n noi dimora.
59.5Ma il popolo infinito che ne viene,
59.6per ispegner con lancia, è tarda l'ora:
59.7poi contr'a gente d'ogni vizio incude
59.8chi vorrà ricercar fallo o virtude?”
60.1“Ben è vero” - il buon re gli rispondea -
60.2“che non sempre il medesmo il tempo approva,
60.3né la medesma cosa è buona o rea,
60.4ma con la sua stagion cangia e rinnuova.
60.5Or che ne aggreva la fallace dea
60.6con la rota infedel, fare ogni pruova
60.7n'è lecito, e 'l cercar per tutto scampo
60.8a salvarne l'onore e 'l nostro campo.
61.1E voi, figliuol, che non aveste a sdegno
61.2or per pubblico ben gli strali e l'arco
61.3di sempiterno onor chiamerò degno,
61.4né di voi celebrar sarò mai parco:
61.5e se 'l ciel ne darà compìto il regno
61.6che n'è d'intorno, e l'espugnare Avarco,
61.7vi farò tal che non avrete pare
61.8principe alcuno o re di qua dal mare”.
62.1“Io vi ringrazio” - umìle, allor risponde
62.2con somma riverenza il giovinetto, -
62.3“ma non bisogna aver l'esca d'altronde
62.4al focoso desio ch'io porto in petto
62.5di voi servire in fin che 'l ciel m'infonde
62.6dell'usata sua grazia all'intelletto,
62.7e mentre ch'io potrò presso o lontano
62.8porre in opra per voi l'arme e la mano”.
63.1E dicendo così, d'un nuovo strale
63.2su la rigida corda pon la cocca,
63.3et a Meron drizzò 'l colpo mortale
63.4che gli venne a passar proprio alla bocca:
63.5indi spiega al cervel le pennate ale
63.6sì ben, che del destrier, lasso trabocca,
63.7e la testa piegò pallido e smorto
63.8come tener papavero in chius'orto,
64.1che dalla folta pioggia nell'estate,
64.2quando il seme ha miglior, gravato sia.
64.3Era costui di tenerella etate,
64.4nato in Avarco della vaga Elia
64.5cara a Clodasso, e che mille fiate
64.6già punse in dubbio cor di gelosia
64.7alla sua sposa Albina, che sentiva
64.8che troppo al suo parer cara veniva.
65.1Scocca un'altra saetta, e 'n mezzo il petto
65.2va sibilando al misero Ippodamo,
65.3ch'a cader va de' suoi nel calle stretto
65.4come percosso uccel dal verde ramo.
65.5Era esso Ibero, e nuovo duce eletto,
65.6onde il popol di lui grave richiamo
65.7al ciel facea, ché l'una e l'altra sponda
65.8par di lui non avea che 'l Beti inonda.
66.1Doppo il costui morir, Merope appella
66.2che gli è sempre vicino, il suo scudiero,
66.3che gli adduca il cavallo; e monta in sella
66.4dicendo: “Or sia chi vuol per oggi arciero,
66.5ch'io con altr'arme in man l'empia e rubella
66.6turba or voglio assalir da cavaliero:
66.7e veggia ogni uom che chi di Gave nasce
66.8d'ogni arme oprare e di virtù si pasce”.
67.1In tai parole sprona in quella parte
67.2ove il caro fratel Boorte scorse,
67.3che parea fra' nemici il gallo Marte
67.4ove irata la man più in guerra porse.
67.5Trova il Geta Iperoco, che 'n disparte
67.6lassando gli altri andar sopra lui corse,
67.7e nel petto egualmente s'incontraro,
67.8ma fu l'un colpo più dell'altro amaro:
68.1perché l'asta dell'altro in tronchi sale
68.2volando al ciel, senza lassare offesa;
68.3quella di Lionel fu micidiale,
68.4che sprezzando del ferro ogni difesa
68.5passò dove il polmon con tepide ale
68.6mantien l'aura vital nell'alma accesa;
68.7e 'n terra se n'andò del mondo sciolto,
68.8ove fu in sen de' suoi subito accolto.
69.1Indi col brando in man ritrova Opito,
69.2d'Aleandro figliuol, che ricco nacque
69.3del nobil Taragone al basso lito,
69.4ove Teti di spuma imbianca l'acque:
69.5e di sdegno d'amor s'era partito
69.6dalla vaga Serpilla, a cui non piacque
69.7d'averlo sposo, ond'ei con aspra sorte,
69.8come allor ritrovò, cercava morte.
70.1Incontra il suo german detto Soceo,
70.2che in ogni sua fortuna gli fu appresso;
70.3e d'un colpo alla fronte in morte il feo,
70.4come nel viver pria, compagno d'esso.
70.5Poi d'altra patria il crudo Ilioneo,
70.6che d'Affrica il terren teneva oppresso
70.7d'Atlante al mar, di sangue Visigoto,
70.8d'orgoglio e di vigor fé nudo e vòto.
71.1Ma mentre esso, il fratello e 'l pio Tristano,
71.2mostrando alto valor, battono a terra
71.3questo e quel duce illustre e capitano
71.4e fan maravigliosa e cruda guerra;
71.5Palamoro, Clodino e Dinadano
71.6di qua dal largo fosso, che gli serra
71.7in sicurtà di lor, nell'altrui danno
71.8conducendo gran turba intorno vanno:
72.1sì che mal far riparo si potea,
72.2né scacciar i nemici da quel lato
72.3che dritto in verso Avarco rispondea,
72.4che tutto pienamente era occupato.
72.5Ma il saggio Maligante, che vedea
72.6di tutto il campo il periglioso stato,
72.7con infiniti carri utili a guerra
72.8attraversa il cammino e 'l passo serra.
73.1E mentre che Tristan tenendo a bada
73.2il furor che venìa saldo sostiene,
73.3a nuovo fosso, che profondo vada
73.4quanto a sì breve tempo si conviene,
73.5fa che 'l popolo armato, il qual la spada
73.6e la lancia e lo scudo a terra tiene,
73.7con gli agresti instrumenti si raccinga,
73.8sì che i carri di fuori intorno cinga:
74.1e con studio maggior ch'alla stagione
74.2che comincia a scaldarse il buon cultore
74.3alla pregiata vigna i villan pone
74.4per voltare il terren che troppo umore
74.5dona all'erbe crudei che son cagione
74.6che 'l dolce arbor di Bacco o langue, o muore,
74.7che pon vederse al rusticano assalto
74.8mille zappe lucenti andare in alto;
75.1e tanto era lo stuol, che 'n tempo breve
75.2già potea la difesa esser sicura.
75.3Chi la terra rompea, chi larga e greve
75.4gleba all'argin portar prende la cura,
75.5chi dispon bene il loco in cui si deve
75.6le guardie porre, in guisa d'alte mura,
75.7chi le porte disegna in dotte forme
75.8da spingere e ritrar de' suoi le torme.
76.1L'accorto Bandegamo in altra parte
76.2de i subiti consigli ammaestrato
76.3or a questo or a quel discuopre l'arte
76.4ch'usar si deggia in simigliante stato:
76.5a chi minacce, a chi prieghi diparte,
76.6e si ritruova presto in ciascun lato;
76.7e per essempio dar come s'adopre
76.8quinci e quindi con lor pon mano all'opre.
77.1Il felice Abondan l'istesso face,
77.2né men Lucano il Brutto ed Egrevallo,
77.3in quel modo adattando che conface
77.4a chi più rappresenti argine e vallo,
77.5sollecitando ognor mentre la pace
77.6non può lor disturbar uomo o cavallo,
77.7ché ritenuto a forza era lontano
77.8del valor di Boorte e di Tristano.
78.1Blanoro e Gossemante, il core ardito,
78.2Mandrino ed Ozzonelio d'Estrangorre
78.3con molti cavalier nel vicin lito
78.4per più lor sicurar si vanno a porre,
78.5che nessun sia impiagato o sia impedito
78.6da qualche leve arcier, che spesso corre
78.7non scoperto d'altrui fra gente e gente,
78.8che via miglior di lui può far dolente.
79.1Così son nel passar di lunghe ore
79.2sì ben di nuovi fossi intorno cinti,
79.3che di vedere omai cessa il timore
79.4i marziali alberghi accesi o vinti,
79.5ma che i molti guerrier che sien di fuore
79.6dal numero minor sian risospinti:
79.7tal ch'al nuovo periglio sopraggiunto
79.8il rimedio e 'l dolor nasce in un punto.
80.1E bene ad uopo vien, che tanto cresce
80.2il furor de i nemici e lo spavento
80.3di quei d'Arturo, che del termin esce
80.4chi di viltà mostrar, che d'ardimento.
80.5Lo stuol Franco e Britanno in un si mesce,
80.6e nessun cura onore o reggimento
80.7di duce o di guerrier che grida o chiama,
80.8e per suo scampo omai sprezza ogni fama.
81.1Corre intorno Tristan, corre Boorte,
81.2e di fargli arrestar s'adopra in vano.
81.3Il vecchio re dell'Orcadi sì forte
81.4ch'esser può ben udito di lontano
81.5dicendo va: ““Qual più sicura sorte
81.6speri trovar nel piè che nella mano,
81.7popolo abbietto e vil, che non t'accorgi
81.8ch'al palese morir te stesso scorgi?
82.1Non t'avvedi tu stolto, che fuggire
82.2in sicurato loco omai non puossi,
82.3poi che lassato aviamo il varco aprire,
82.4spianare il vallo e ragguagliare i fossi?
82.5Ben, se rivestirem l'usato ardire,
82.6del qual senza cagione or sète scossi,
82.7di tosto rivedere ho ferma speme
82.8tornar gli argini, i fossi e i valli insieme”.
83.1Ma poco opra il suo dir, che più che prima
83.2senza nulla ascoltar fugge lo stuolo:
83.3e 'l gran Britanno re, che pure stima
83.4che più d'altro onorar deggian lui solo,
83.5roso dell'ira il cor dall'aspra lima
83.6e di sdegno ripien, colmo di duolo,
83.7col destrier suo davante s'attraversa
83.8e mordendogli tal la rabbia versa:
84.1“Se voi fuggite sol, diletti amici,
84.2per secura portar con voi la vita,
84.3datemi oggi legato a' miei nemici,
84.4e fia strada più aperta e più spedita:
84.5che gir vi lasseran lieti e felici
84.6ove il molle desio, lassi, v'invita,
84.7dentro al vostro nativo e dolce loco
84.8tra le vil femminelle all'ombra e al foco;
85.1et io mi rimarrò famoso pegno
85.2del fidato valor de' miei guerrieri,
85.3che di Bacco e Ciprigna al lento regno
85.4contr'a chi sia lontan son crudi e feri:
85.5Ove Marte alza poi l'armato segno
85.6al fuggirsi lontan pronti e leggieri;
85.7e del suo imperadore han quella cura
85.8che 'l pasciuto monton di vil pastura”.
86.1Le sdegnose parole e i veri detti
86.2d'un sì onorato re di tanto nome
86.3ben pungean de' migliori i chiari petti,
86.4carcando i cor di vegognose some;
86.5e dalla turba vil chiusi e ristretti
86.6vorrian pur ritornar, ma non san come,
86.7ché traportati son da quella forza
86.8qual nave ch'Aquilon percuota all'orza,
87.1che 'n ver lui quanto può drizza la prora
87.2l'animoso nocchier, né ceder vuole,
87.3ché 'l cammino acquistato per lunga ora
87.4in un momento sol perder si suole:
87.5ma poi ch'egli ha dalla surgente aurora
87.6travagliato al corcar del tardo sole,
87.7pur conviengli al soffiar che maggior poggia
87.8contraria la suo desio lentar la poggia;
88.1cotal fan quelli afflitti, che di doglia
88.2e d'onta e di pietà restan compresi
88.3d'esser lordo trofeo, fugace spoglia
88.4de' suoi nemici sopra loro ascesi:
88.5ma i piè impediti a così pronta voglia
88.6non pon bene ubbidir, da troppi offesi;
88.7così, mal grado suo, co i peggior vanno
88.8all'estremo, qual sia, disnore e danno.
89.1E 'n tal guisa convien che i buon dien loco
89.2alla viltà de i rei, questi alla tema,
89.3e come avesser dietro ardente foco
89.4per più tosto fuggir l'un l'altro prema.
89.5Già son tutti condotti a poco a poco
89.6de' nuovi fossi su la riva estrema,
89.7là dove Maligante ed altre scorte
89.8d'entrarvi a sicurtà mostran le porte:
90.1però che innanzi a quei, poco lontano,
90.2Creuso il Senescial locato avea,
90.3ch'a molti cavalier duce e sovrano
90.4l'impeto de i nemici sostenea;
90.5così come più avanti il buon Tristano
90.6con Boorte il medesimo facea:
90.7sì che 'l furore ostil da doppio intoppo
90.8non può a gli altri, interrotto, nuocer troppo.
91.1Or quando ivi arrivato il grande Arturo
91.2vede il saldo lavor di Maligante
91.3che 'l resto del suo campo fea sicuro
91.4non men di quello istesso ch'era avante,
91.5e de i carri ivi stesi il forte muro
91.6che soprastava altero e minacciante,
91.7ch'a pena cominciò quando è partito,
91.8e nel ritorno suo trova compìto,
92.1tutto alto gli dicea: “Deh, quanto vale
92.2d'un saggio duce sol l'accorto avviso?
92.3Per voi, gran re di Gorre, d'ogni male
92.4oggi fia il nostro esercito diviso,
92.5e può lieto posar ch'un loco tale
92.6non possa in lungo tempo esser conquiso
92.7da numero maggior che quei non sono,
92.8s'anco il popol ch'aviam fosse men buono.
93.1Né men gloria è di voi, né men devreste
93.2di palme andare inghirlandato e cinto
93.3che se con chiara man del tutto aveste
93.4l'avversario che vien battuto e vinto:
93.5ch'or con questo consiglio gli toglieste
93.6la vittoria, e 'l sperar gli avete estinto;
93.7né men si dee lodar chi i suoi difenda
93.8che chi gli aspri nemici armati offenda”.
94.1Così detto s'arresta ove l'entrata
94.2che nel mezzo apparia distorta assiede,
94.3con doppia porta, e 'n guisa fabbricata
94.4che la prima di lor l'altra non vede.
94.5Ivi dispon l'altera sua brigata,
94.6che mai sempre di lui seguita il piede,
94.7alla sua destra stesa ed alla manca,
94.8ove in alto surgea l'insegna bianca;
95.1con quell'ordin medesimo che suole
95.2il pio cultor, ch'al rapido torrente
95.3che non depredi i campi occorrer vuole,
95.4e 'l vede al contrastar troppo possente,
95.5che 'n più luoghi gli oppone argine e mole
95.6in fin che sieno alle sezzaie spente
95.7in tal maniera le rabbiose forze
95.8che le pendenti piagge poco sforze.
96.1E Tristan, che lassato ha il suo destriero
96.2in man di Blomberiffe ed ha ripreso
96.3il settemplice scudo, e 'n su 'l sentiero
96.4verso i molti nemici è innanzi steso,
96.5quanto puote in sembiante ardito e fero
96.6tutto del lor furor sostiene il peso:
96.7poi con la spada in giro si discioglie
96.8dalla turba mortal ch'ivi s'accoglie;
97.1indi il piè ritirando a poco a poco,
97.2della fuga de i suoi sostegno viene:
97.3così gli scorge a quel serrato loco
97.4in cui sien fuor di tema e fuor di pene.
97.5Ma tale intorno a lui s'accende foco,
97.6che comincia a mancargli forza e spene
97.7di poter adoprar per questo verso
97.8che non rimanga in cenere converso;
98.1tal che stringendo al fin necessitade,
98.2e rimirando i suoi securi omai,
98.3con più veloce andar calca le strade,
98.4non ascondendo pur la fronte mai.
98.5Allor da diversissime contrade,
98.6più che facesser pria, crescono assai
98.7sopra lui lance, dardi, frombe e strali,
98.8ch'ad ogni altro ch'a lui foran mortali;
99.1ma il gravissimo scudo e 'l fino acciaro,
99.2onde tutte le membra aveva cinte,
99.3ad ogni aspra percossa eran riparo,
99.4né le lassan di sangue esser dipinte.
99.5Ma de i colpi il romore agro ed amaro
99.6della testa e del cor quasi hanno estinte
99.7le sue parti vitali, ed a lui danno,
99.8assai più che timor, periglio e danno.
100.1E qual fero leon soverchio oppresso
100.2di cani e cacciator da turba folta
100.3che schivando il morir s'avventa spesso
100.4verso i villan, né mai le spalle volta,
100.5ma nel passo voltar si scorge in esso
100.6poco di quei timore, e rabbia molta,
100.7perché movendo il piede altero e tardo
100.8or minaccia co i denti, or con lo sguardo;
101.1tale il forte Tristan ritragge il piede
101.2verso il campo de' suoi, servando intera
101.3la virtù invitta onde fu chiaro erede,
101.4né potè mai piegar fortuna fera:
101.5e quanto più ciascun crudele il fiede,
101.6già stimando i suoi dì condotti a sera,
101.7allor con più vigor ratto s'avventa
101.8e quello a morte dà, questo spaventa.
102.1Qual digiuno asinel, nel campo entrato
102.2che di fiorite biade il sen ricopra,
102.3che con verghe e baston da più d'un lato
102.4di pastorelle stuol si veggia sopra,
102.5che poi che 'l dipartir molto ha indugiato
102.6rifuggendosi ancora il morso adopra,
102.7che il collo stende, e con l'ingorde voglie
102.8quante spighe ha vicine in bocca accoglie;
103.1tal l'Armorico duce ivi apparìa,
103.2ch'obbedir' alla turba gli conviene
103.3ch'a cavallo ed a piè spietata e ria
103.4d'ogni parte ov'ei va crescendo viene,
103.5ma indietro ritornando spesso invia
103.6nel mondo oscuro chi più oppresso il tiene:
103.7fin che del nuovo fosso giunto all'alto
103.8sovra il vallo ch'avea passa in un salto.
104.1Ma in questo mezzo il sol calati i rai
104.2dietro al Marocco avea nell'occidente,
104.3tal che di speme e di timor di guai
104.4già imposto ha il fine all'una e l'altra gente:
104.5onde il Britanno stuol s'allegra assai,
104.6e 'l grande oste di Avarco n'è dolente
104.7pensando che s'ancor durasse il giorno
104.8girsen potea della vittoria adorno.
105.1Il fero Seguran, cedendo all'ore,
105.2che 'n dietro ogni guerrier seco s'accoglia
105.3fa intorno comandar l'alte e sonore
105.4trombe, e che 'l guerreggiare omai si scioglia.
105.5Ma poi che 'l negro ed umido colore
105.6d'ogni luce ch'avea l'aria dispoglia,
105.7su la sinistra man lieto gli mena
105.8ove irriga l'Oron la secca arena.
106.1Ivi sopra il cavallo, in man tenendo
106.2la spada ancor, ché non la vuol riporre,
106.3intorno a cui di crudo aspetto orrendo
106.4il britannico sangue largo corre,
106.5parla a tutti: “Signori, io ben comprendo
106.6che 'l ciel non ha voluto oggi disporre
106.7la vittoria per noi però che vuole
106.8che con più onor l'abbiam nel nuovo sole;
107.1e fia 'l nostro miglior, perché la notte
107.2n'aria tolto il seguir la nostra sorte:
107.3ché mai puosse all'oscuro aver condotte
107.4tali e sì grandi schiere integre a morte,
107.5che molte de i confin più che noi dotte,
107.6fuggir potean per vie chiuse e distorte,
107.7altre, ove l'ombra più nascosa preme,
107.8per di nuovo assalir mettersi insieme;
108.1ove al primo apparir di quella luce
108.2che risurgendo il sol nuova ne mostre,
108.3ogni buon cavaliero ed ogni duce
108.4rimenando a ferir le genti nostre,
108.5con l'antico valor che 'n voi riluce
108.6prima che tutto il ciel s'indore e inostre
108.7preso il lor campo e messi in fuga avremo;
108.8poi l'altre ore in seguirgli spenderemo.
109.1Ma per non perder tempo nell'aurora
109.2a rimettere in un le sparse schiere
109.3o per ristretto calle trarle fuora
109.4e conducerle al loco ove si fere,
109.5qui la notturna fia nostra dimora,
109.6là dove d'ora in ora rivedere
109.7del nemico potrasse ogni consiglio,
109.8senza crederlo altrui, col proprio ciglio.
110.1Or qui dunque di spessi e larghi fochi
110.2farem del nostro Orone il lito adorno,
110.3onde scerner potrem per tutti i lochi
110.4ogni laccio, ogni insidia tesa intorno,
110.5né ci porgano offesa i molti o pochi
110.6che nel fin sopra lor non sia lo scorno;
110.7e potrem discoprendo anco impedire
110.8se celati da noi vorran fuggire.
111.1Vada Attore l'araldo entro alla terra,
111.2e narri al re Clodasso i pensier nostri,
111.3che per quanto quest'ombra il lume atterra
111.4non abbandonerem d'Orone i chiostri;
111.5e ch'egli intanto a quel ch'Avarco serra
111.6come guardar si deve a' suoi dimostri,
111.7e i vecchi e i giovincei con somma cura
111.8aggian l'albergo lor sopra le mura,
112.1e che l'alte finestre e l'ampie strade
112.2le femmine vegghiando empion di faci,
112.3sì che non sian le peregrine spade
112.4ascose in lor da tenebre fallaci;
112.5e qui, dove sol nude han le contrade
112.6i guerrier di valor chiari seguaci,
112.7di preziosi vin gran copia mande
112.8e di maniere assai larghe vivande”.
113.1Attor volando gìo, né molto stette
113.2che già carri infiniti segnan l'orme,
113.3già vengon di monton le gregge elette
113.4e di cornuti buoi le grasse torme.
113.5Già ciascun lieto all'opera si mette
113.6dell'albergo apprestare, e nessun dorme,
113.7infin ch'hanno i graditi cavalieri
113.8adagiati e pasciuti i lor destrieri.
114.1Già i larghissimi fochi in alto vanno,
114.2ch'alle nubi occupar drizzano il piede:
114.3tre volte mille furo, e 'n ciascuno hanno
114.4almen trenta guerrier mischiata sede;
114.5e tutti in cerchio della valle stanno
114.6con sì chiaro splendor, ch'ivi si vede
114.7ceder al lume lor l'umida notte
114.8con le tenebre sue fugate e rotte.
115.1Han di lunge sembianza al ciel sereno,
115.2quando Delia il fratello opposta mira
115.3dall'altro punto, e che di stelle pieno
115.4lucentissime e vaghe intorno gira,
115.5che l'ombre scuote che si truova in seno
115.6co i dolci raggi che ciascuna spira:
115.7onde il colle vicin chiaro si scorge
115.8e 'l pastor lieto a contemplarle sorge.
116.1Tali eran gli alti fuochi, a cui vicina
116.2parte omai del digiun ristoro prende,
116.3parte al lento riposo gli occhi inchina
116.4e l'affannate membra a terra stende,
116.5parte a i fossi del campo s'avvicina
116.6e celata ascoltar l'animo intende,
116.7ricangiandosi tal, ch'a ciascun tocchi
116.8il quetare e svegliar gli spirti e gli occhi.
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