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CANTO XII

Avarchide

PoeTree.it

1.1Il dorato balcon dell'oriente,
1.2poi che l'ultima tregua a fin venìa,
1.3la sposa di Titon vaga e ridente
1.4con le rosate mani al mondo aprìa.
1.5L'impigro Seguran con poca gente
1.6che più cara e miglior sempre il seguìa
1.7all'albergo real del suo Clodasso
1.8pien d'altero desio rivolge il passo.
2.1Né molto doppo lui de i duci eletti
2.2l'altra schiera onorata arriva insieme,
2.3e 'n pubblico consiglio son ristretti
2.4sopra il tempo passato e ch'or gli preme.
2.5I cor vari fra lor fan vari effetti,
2.6che l'un spera soverchio, e l'altro teme;
2.7chi vorria sol guardar la patria terra,
2.8chi di nuovo tentar più acerba guerra.
3.1Fu il primo a ragionare il re Vagorre
3.2qual più antico e più degno, e così disse:
3.3“Saggio è il consigliator che sol ricorre
3.4a quell'ultimo fin che in cor si fisse:
3.5quel sol rimira, e tutto l'altro aborre
3.6come al suo proprio danno consentisse;
3.7e chi farà in tal guisa, raro fia
3.8che d'incontrare il ver perda la via.
4.1Da poi che volle il ciel che di Clodasso
4.2in Brettagna primier fugato e rotto
4.3fu l'oste allor nel Periglioso Passo
4.4per la troppa virtù di Lancilotto,
4.5di qua poscia dal mar di vita casso
4.6più d'un suo figlio essendo, a tal ridotto
4.7fu il nostro stato che di tanta guerra
4.8ogni speranza è chiusa in questa terra;
5.1la qual mentre sta in piè, si debbe avere
5.2dell'altro ricovrar secura fede,
5.3che non può lungamente sostenere
5.4il numero infinito in questa sede
5.5Arturo o Clodoveo, ch'han tante schiere
5.6di sì varie nazioni: e già si vede
5.7mancargli alcun ch'io sovra tutti esalto,
5.8come il gran Lancilotto e Galealto:
6.1perché passato è già più che 'l sest'anno
6.2ch'a queste invitte mura sono intorno,
6.3tanto che stanchi omai del lungo affanno
6.4e dal gran faticar la notte e 'l giorno
6.5si può sperar che senza nostro danno
6.6tosto nel lor terren faccian ritorno,
6.7che non più stimeran ch'al tempo addietro
6.8i tentati ripari esser di vetro;
7.1pur che senza provar novella sorte,
7.2come a nostra rovina spesso avemo,
7.3siano uniti i voler, chiuse le porte:
7.4poi con cura maggior ci guarderemo,
7.5e sprezzando il romor d'invitto e forte
7.6che del proprio dever passi l'estremo
7.7volgerem sol la cura e la fatica
7.8a difender di noi la patria antica.
8.1Or senza ricercar più gloria in vano
8.2ma seguendo del ver l'istesso fine,
8.3armiam solo al salvar la nostra mano
8.4del sacro Avarco il nobile confine;
8.5e poi che 'l gran nemico fia lontano
8.6sovr'altre region de i suoi vicine,
8.7ove non sia di noi sì gran periglio
8.8ne potrà il tempo dar nuovo consiglio”.
9.1Qui si tacque il buon vecchio, e si ripose
9.2nel suo seggio reale onde levosse.
9.3Al fero Seguran non si nascose
9.4che per lui raffrenare il re si mosse;
9.5pur con voce assai dolce gli rispose,
9.6e quanto orgoglio avea dall'alma scosse
9.7dicendo: “Al saggio dir del re Vagorre
9.8non si può con ragion levar né porre;
10.1che senza dubbio avere, intera apporta
10.2la salute d'ogni uom guardare Avarco,
10.3a cui basta il tener chiusa la porta
10.4e difender di lui l'angusto varco
10.5con sollecito studio e fida scorta,
10.6e d'ogni altro desire andare scarco:
10.7e come al segno fa l'accorto arciero
10.8drizzar solo a quel fine ogni pensiero.
11.1Ma questo al re Vagorre si conviene,
11.2che nell'ultima età già muove il passo:
11.3ma non a Seguran, che desio tiene
11.4di lassarse in onore ogni uom più basso
11.5e che in quella stagion con gli anni viene
11.6ove il senno s'accresce e 'l valor lasso
11.7non è dal tempo ancor, ma regnan l'ore
11.8in cui più d'ambedue risplende il fiore.
12.1Io non venni d'Avarco già in aita
12.2con tanti cavalier dal regno iberno
12.3né a Claudiana mia sempre gradita
12.4con bel laccio d'amor mi cinsi eterno
12.5per menar poi nascoso oscura vita
12.6e degli antichi miei restare scherno:
12.7i quai, fossi sprezzando,argini e muri,
12.8sol della spada loro eran sicuri.
13.1Senta io prima di me 'l cenere sparso
13.2de' venti in preda al tempestoso cielo
13.3o da vil foco consumato et arso
13.4da' miei stessi nemici il mortal velo
13.5che d'onor ricercar mi faccia scarso
13.6d'altrui ricordo o di temenza gielo,
13.7e ch'io non sia tenuto da ciascuno
13.8degno erede fra lor del sangue Bruno.
14.1E se 'l suocero mio con tutti voi
14.2sol di guardar Avarco avea desire
14.3né volea per valor d'alcun de' suoi
14.4in alcun tempo mai le porte aprire,
14.5a che sì lunge in van richiamar noi
14.6e tanti cavalier di tanto ardire?
14.7Perch'assai men valore, assai men gente
14.8a difendervi dentro era possente.
15.1Ma per un sì gran re non basta solo
15.2il suo seggio sovrano aver difeso
15.3e tarpato al nemico l'ali e 'l volo
15.4che nel vostro terreno avea già preso:
15.5ma quel romor che l'uno e l'altro polo
15.6delle vostre vittorie avea compreso
15.7mantener vivo sì, che faccia fede
15.8ch'all'estreme giornate anco non cede.
16.1E chi ben peserà con dritta lance
16.2quanto giove il mostrare ardito il core
16.3in assedio cotal, non fole o ciance
16.4stimerà il nostro andar sovente fuore
16.5e le piastre smagliare e 'l romper lance
16.6e 'l tenere i nemici in tal timore,
16.7che con sicuro cor goder non ponno
16.8il giorno il riposar, la notte il sonno.
17.1Se voi restaste ognor dentro a quei fossi
17.2e vi mostraste sol sopra le mura,
17.3sarìan d'ogni sospetto gli altri scossi,
17.4come i vostri ripien d'ogni paura:
17.5che sempre han da viltà gli spirti mossi,
17.6chi con la pruova assai non gli assicura,
17.7quei che vengon novelli alla battaglia
17.8né san l'arme d'altrui quel ch'ella vaglia.
18.1Poi noi siam tanti duci insieme, e tali,
18.2tanti gran cavalier di nome altero
18.3ch'a tre volte più schiere di mortali
18.4non devremmo d'un piè sciorre il sentiero.
18.5Non fa il numero sol le forze eguali,
18.6né di bramata palme arreca impero,
18.7ma il gran senno, il valor, l'ardire e l'arte
18.8di cui certo è fra noi più larga parte.
19.1Non sia dal vostro dir dunque oggi tolta,
19.2sacratissimo re, la chiara strada
19.3a così gran virtù per voi raccolta
19.4d'insanguinar talor la chiara spada
19.5e diradar di quei la schiera folta
19.6a cui il nostro morire e l'onta aggrada;
19.7ma n'aprite il cammin di gire al cielo
19.8dell'arbor cinti del signor di Delo”.
20.1Detto ch'ebbe così, s'assise e tacque
20.2l'invitto iberno, e surse Palamoro,
20.3ch'al santonico mar non lunge nacque,
20.4possente di terren, d'impero e d'oro,
20.5di Clodasso parente, a cui già spiacque
20.6veder le nozze che concesse foro
20.7al fero Seguran di Claudiana
20.8ch'era allor del suo cor donna e sovrana:
21.1e sposata l'avrebbe, se non fusse
21.2l'aspra necessità del vecchio padre
21.3che per lei sola Segurano indusse
21.4di venirlo a servir con le sue squadre.
21.5Or così acerbamente a lui percusse
21.6il cor l'invidia che dell'odio è madre,
21.7che contra ogni opra sua, contra ogni detto
21.8di nemico ad ognor mostrò l'effetto.
22.1Surse dunque, e poi disse: “Io non saprei
22.2condannar, Seguran, quel che voi dite,
22.3che 'l valore e l'ardir de i sommi dei
22.4grazie son sovra tutte alte e gradite,
22.5e che sien fra i mortali i semidei
22.6quei ch'ardore onorato all'arme invite
22.7disprezzando del mondo ogni altra sorte
22.8per la vita immortal comprar con morte;
23.1ma dico ancor ch'ove il bisogno sprona
23.2che si debba temprar l'arme e 'l desio,
23.3che divin l'intelletto il ciel ne dona
23.4perché scerner possiamo il dritto e 'l rio:
23.5né quella opra medesma è sempre buona,
23.6né per usarla ognor l'ha fatta Dio,
23.7ma il modo, la cagione, il tempo e 'l loco
23.8dan fede alla virtù tra 'l troppo e 'l poco.
24.1Se noi siam per guardar la patria terra
24.2e null'altro voler ne preme il core,
24.3perché deviam con perigliosa guerra
24.4cercare indi acquistar privato onore
24.5e non aver de' ben che 'n sen riserra
24.6la dovuta per noi cura e timore,
24.7che non vengano in man de' nemici empi
24.8le matrone, i figliuoli e i sacri tempi?
25.1Se stimate voi sol, sì come è certo,
25.2illustrissimo e 'nvitto cavaliero,
25.3molti altri ancora et io di qualche merto
25.4esser crediam nel pubblico pensiero:
25.5ma perché conosciam chiaro et aperto
25.6ove del dritto oprar giace il sentiero,
25.7contenti ci chiamiam ch'oggi d'Avarco
25.8solo a i Britanni e' suoi si chiugga il varco.
26.1Poi se 'l tempo darà volger la mente
26.2in acquisto novel di sacro alloro,
26.3forse non fien le man più pigre e lente
26.4che del gran Seguran, di Palamoro:
26.5ma mentre or la pietosa e inferma gente
26.6che da noi spera sol pace e ristoro
26.7in guardia avem, serriamo ogni altra cura
26.8dentro a queste onorate e sacre mura;
27.1e non si faccia in van tante chiare alme
27.2di tanti alti guerrier nostri e lontani
27.3lassar per terra le terrene salme
27.4d'impurissimi corvi esca e di cani,
27.5né col sangue di lor l'antiche palme
27.6faccian qui rifiorir le vostre mani,
27.7e per mostrarvi ardito alla battaglia
27.8di perder i miglior poco vi caglia:
28.1né date suspizion ch'essendo lunge
28.2dalla vostra reale iberna sede
28.3men ch'a noi più vicin tema vi punge
28.4di lor veder degli avversari prede;
28.5ma ch'al nostro desir tutto s'aggiunge
28.6quel che portate in sen, ne faccian fede
28.7il lassare ogni gloria, e 'ntender solo
28.8che non possan sentir vergogna e duolo”.
29.1Quando udì questo, il fero Segurano,
29.2che d'attenderne il fin disposto avìa,
29.3risponde: ““Adunque cor tanto inumano,
29.4tanto pien di veleno al mondo fia
29.5che pensar debba sol che per lontano
29.6che dal mio regno proprio Avarco sia,
29.7poi che venuto son d'esso in aita
29.8mi possa esser men caro che la vita?
30.1Non l'amor del terren dov'io son nato
30.2più che la data fé trova in me loco,
30.3la qual dee sol pregiar l'uomo onorato,
30.4e tutt'altro appo lei recarse in gioco.
30.5Or s'ogni altro ch'Avarco sia servato
30.6scalda ardente desio, me fa di foco;
30.7e fien le membra mie trofeo di morte
30.8pria ch'io soffri vederlo in altra sorte.
31.1E s'io non fossi tal, che pur il sono,
31.2non ho dentro in Avarco il maggior pegno
31.3che ne possa dal ciel venire in dono,
31.4ch'avanza ogni tesoro, ogni altro regno?
31.5Potrei por quella cosa in abbandono
31.6ch'assai più che 'l mio cor gradita tegno
31.7e per cercar, qual dite, gloria vana
31.8lassare in sì gran rischio Claudiana?
32.1Non è semplice onor quel che mi spinge
32.2a così spesso andar con l'arme fuore,
32.3ma il dever della guerra, che ne stringe
32.4a frenar de i nemici il gran furore:
32.5che di sì fero ardir talor si cinge,
32.6che senza essergli opposto altro valore
32.7di quel che pon mostrar le chiuse spade
32.8mal secure sarien queste contrade.
33.1E se molti ne son, come voi dite,
33.2de' nostri cavalier condotti a morte,
33.3non han già più di noi dure le vite
33.4gli aspri avversari, ch'all'istessa sorte
33.5larghe schiere di lor volando gite
33.6son per man nostra alle tartaree porte;
33.7e mentre noi piangiamo i nostri danni,
33.8non han cagion di riderne i Britanni.
34.1Né men gente di lor né meno illustre
34.2è, da poi ch'io ci son, venuta manco,
34.3né vide questa terra ima e palustre
34.4più il nostro ancor che 'l lor valore stanco:
34.5e s'ei chi più d'ogni altro il nome illustre
34.6trall'armorico stuolo, e 'l popol Franco
34.7han Boorte e Tristan, ch'a nullo cede,
34.8e noi Brunoro il Nero e Palamede,
35.1che dall'Ebridi al nido dell'Aurora
35.2de' suoi chiari trofei colmò le strade:
35.3alla cui gran virtù fu dato allora,
35.4come si vede ancor, cinger due spade.
35.5Or mentre tal guerrier fra noi dimora
35.6chi vorrà contradir che le contrade
35.7non sien secure del famoso Avarco,
35.8e sia d'ogni timor Clodasso scarco?
36.1Avem poi Marabon della Riviera
36.2con Bustarino il grande e Terrigano,
36.3del Fortunato ala persona fera,
36.4il Selvaggio Rossan col pio Farano
36.5e d'altri eguali a lor lodata schiera
36.6che non prezza il Britanno o 'l Gallicano:
36.7tal che a chi teme sol quel che si deve
36.8il nostro guerreggiar non sarà greve”.
37.1Così mentre fra lor con aspra lite
37.2l'un l'altro in duri morsi riprendea,
37.3già le schiere al prim'ordin riunite
37.4Arturo inverso Avarco conducea:
37.5tal che 'n voci tremanti ed impedite
37.6Anfion pien di tema si vedea
37.7arrivato gridar nel regio albergo
37.8che gli armati nemici erano a tergo:
38.1al cui tristo romor l'alto consiglio
38.2senza nullo aspettar tosto è disciolto,
38.3né alcun vi fu ch'al subito periglio
38.4di gelato tremor non fusse avvolto.
38.5Solo il gran Seguran con chiaro ciglio
38.6e più ch'avesse ancor con lieto volto
38.7disse: “Or perdiamo il tempo in nostre ciance
38.8mentre i feri avversari opran le lance;
39.1e si mostri qui dentro accorto e saggio
39.2ciascuno al confortar l'ozio e la pace
39.3mentre Arturo là fuori al suo vantaggio
39.4quanto puote aspirando sprona e tace,
39.5lieto d'aver sì debile paraggio
39.6della nostra virtù, ch'a lui soggiace
39.7non per forza minor, ma per la voglia
39.8pigra oggi in noi, ch'ogni valore spoglia”.
40.1Così dicendo ancor, ratto s'avventa
40.2in guisa di pastor ch'all'ombra oscura
40.3latrare il fido can non lunge senta
40.4che delle gregge care abbia la cura.
40.5Truova il misero stuol che si sgomenta,
40.6vòto d'ogni sperar, pien di paura,
40.7di vecchierelli infermi e femminelle
40.8che in divoto pregar guardan le stelle;
41.1poi rivolto ver lui gridan: “Signore,
41.2or ne vaglia il valor che 'n voi si serra
41.3sì che ne sgombre il periglioso orrore
41.4dell'aspra, lunga e sanguinosa guerra”.
41.5Rispond'ei lieto lor: “Vestite il core
41.6della dolcezza ch'ogni duolo atterra,
41.7securi di vedere il mio ritorno
41.8di ricche palme de' nemici adorno.
42.1Pregate pure il ciel che non si mostri
42.2più di quel che si soglia a noi nemico
42.3né più consenta a gli avversari nostri
42.4ch'a noi Fortuna il suo valore amico:
42.5che tosto renderò d'Orone i chiostri
42.6più che fossero ancor nel tempo antico
42.7lieti e felici, e di quel sangue molli
42.8per molti anni a venir fertili i colli”.
43.1Così dicea passando, e poscia chiama,
43.2che 'n contra gli venìa, Brunoro il Nero
43.3e dice: “Or dove è or di tanta fama
43.4degli altri cavalier lo stuolo altero?
43.5Già non deve aspettar chi l'onor brama,
43.6ove l'uopo è maggior, d'altrui l'impero,
43.7ma presentarse tal, che dia cagione
43.8più del morso adoprar che dello sprone”.
44.1E 'n questa ivi arrivar vede Clodino
44.2con Rossano e molti altri, e poi fra loro
44.3minacciante splendea di ferro fino
44.4con sembiante onorato Palamoro;
44.5il qual tosto ch'a lui si fé vicino
44.6grida: “Ecco, Seguran, ch'io non dimoro,
44.7quando il bisogno vien, qual pigro e vile,
44.8ma de i miglior guerrier seguo lo stile;
45.1né fui veduto ancor tornare un passo
45.2co' miei levi cavai per tema alcuna,
45.3né mai di guerreggiar mi vide lasso
45.4caldo raggio di sol né algente luna:
45.5se ben nel consigliare il mio Clodasso
45.6temo in servigio suo l'aspra fortuna,
45.7ch'omai condotto l'ave in grado tale
45.8ch'ogni picciol cader saria mortale”.
46.1Rise il pio Seguran dicendo: “Ascoso
46.2non m'è 'l vostro valor, signor mio caro.
46.3Or gite innanzi col drappel famoso
46.4de i vostri cavalier d'onore avaro,
46.5e spuntate al nemico l'orgoglioso
46.6primo furore; e noi farem riparo
46.7all'altro sì, che si porria pentire,
46.8com'altra volta ancor, di troppo ardire”.
47.1Così parlando, giunse alla gran porta
47.2che va inverso i Britanni, e falla aprire.
47.3Ivi i duci appellando, gli conforta
47.4che dimostrin quel dì l'antico ardire;
47.5manda appresso Clodin, poi che la scorta
47.6vede di Palamoro innanzi gire,
47.7e dietro a lui Verralto co i guerrieri
47.8ch'avean l'arme più levi fra gli arcieri.
48.1Nè da lui lunge il fero Palamede
48.2co i suoi tutti dell'Ebridi era andato
48.3ver le radici dove il colle assiede,
48.4che 'l fiume scorge al suo sinistro lato;
48.5et ei col resto, poi ch'ogni altro vede
48.6al dovuto cammin bene inviato,
48.7col numero maggiore il passo move
48.8in più animoso cor ch'avesse altrove.
49.1Già non molto lontan da quelle porte
49.2il fero Palamoro e 'l suo Verralto
49.3con Maligante aveano e con Boorte
49.4principio dato all'onorato assalto;
49.5e fu l'incontro lor tant'agro e forte,
49.6che di cavalli ed arme il verde smalto
49.7si vide ricovrirse, in quella guisa
49.8che suol prato il villan dell'erba incisa.
50.1E perché a tutti i suoi davanti giva
50.2con lo scudo alto il cavalier di Gave,
50.3fu dal buon Palamoro che veniva
50.4ben conosciuto, che notizia n'ave.
50.5Gli sprona incontra e furioso arriva,
50.6e di colpo il ferì dannoso e grave
50.7che 'l famosissimo elmo gli percosse
50.8sì, che fuor del suo loco quasi il mosse;
51.1né di men forza er'uopo al sostenerse
51.2che quella del guerrier, ch'ogni altra passa.
51.3Ma ilo destriero avversario non sofferse
51.4il furor di Boorte, onde s'abbassa
51.5sì, che convien che Palamor riverse
51.6sopra il terren cadendo, e dietro il lassa
51.7tra i cavai che venian, sì ch'e' potea
51.8levemente condurse a morte rea;
52.1ma Calarto, che 'l segue, e Ferrandone
52.2alla gente che vien col ferro in resta
52.3d'amor carco ciascun ratto s'oppone,
52.4sì che poco al varcar gli fu molesta;
52.5poscia in nuovo corsier tosto il ripone
52.6perché 'l vigor del suo tardo si desta:
52.7poi tutti in un con l'altra schiera stretta
52.8spronan con nuovo ardire alla vendetta.
53.1Dall'altro lato ancor con Maligante
53.2il medesmo Verralto fatto avìa,
53.3ch'era sopra un destriero a gli altri avante
53.4della schiera d'arcier ch'a piè il seguìa;
53.5e l'uno e l'altro cavaliero errante
53.6di forza e di bontà sì ben fiorìa
53.7e sì pari in tra lor, ch'uniti insieme
53.8l'uno e l'altro il terren cadendo preme;
54.1e l'uno e l'altro nel medesmo punto
54.2sciolto dal suo cavallo è in piè tornato,
54.3e già col brando in man s'era raggiunto
54.4per provar la sua sorte in altro stato:
54.5se non che tosto d'ogni parte è giunto
54.6lo stuol che gli seguìa, quantunque armato
54.7in diversa maniera, ove si vede
54.8l'un su' levi destrieri, e l'altro a piede.
55.1Ma questo a quel che sprona aperto il seno
55.2mostra, dell'ordin suo fermando l'ali;
55.3e come oltra è passato a sciolto freno
55.4drizza intorno di lui gli aguti strali,
55.5e di molti di quei bagna il terreno
55.6pria che potersi a i colpi micidiali
55.7volgersi in giro stretto e 'n breve spazio,
55.8poi de i saettator far lungo strazio.
56.1Or già con Palamede il buon Tristano
56.2con più grave battaglia si ritruova:
56.3piede a piede han congiunto e mano a mano
56.4e scudo a scudo, con mirabil pruova;
56.5spinge forte ciascun, ma spinge in vano,
56.6ché nessuno è di lor che 'ndietro muova,
56.7ma spesso questo e quel d'agute spade,
56.8e chi d'aste percosso, a terra cade;
57.1né prima è morto l'un, ch'al proprio loco
57.2chi si truova vicin l'orma ristampa
57.3e 'l terzo e 'l quarto poi, sì grave il foco
57.4dell'onore e dell'ira i cori avvampa.
57.5Ciascuno il suo morir si prende in gioco
57.6e par mosso a pietà di chi ne scampa;
57.7né si sente ivi voce di dolore
57.8ma d'altere minacce e di furore.
58.1Ma il famoso Tristano in quella parte
58.2come leon famelico s'avventa;
58.3a questo il braccio, a quel la fronte parte
58.4e chi non può ferir, lunge spaventa.
58.5Ovunque ei si rivolga spira Marte,
58.6et ha già tanta gente intorno spenta
58.7ch'a' suoi colpi mortali è fatta incude,
58.8che 'l gir più innanti a sé medesmo chiude.
59.1Né men dall'altra parte Palamede
59.2sopra i Franchi e i Britanni era feroce,
59.3che larghissime d'essi manda prede
59.4al gran nocchier della tartarea foce;
59.5né di ardente valore al Gallo cede
59.6né di lui men tra gli avversari nuoce,
59.7ma sì ben opra anch'ei l'altera spada
59.8che di morti coprìa l'istessa strada.
60.1Né il re Lago e Gaven, che 'ntorno vanno
60.2al fero Segurano e 'l re Brunoro,
60.3facean di lor men sanguinoso danno
60.4che quelli e che Clodin faccian de' loro:
60.5perché in fronte a ciascun di pari stanno
60.6l'aspro cipresso e 'l trionfale alloro,
60.7e con forza sì egual l'un l'altro preme
60.8ch'ogni uom senza timor si cinge e speme.
61.1Or quanto il sol rotando in alto sale
61.2ch'ancor non scalda il giovinetto giorno,
61.3tenne sempre fra lor lo stato eguale
61.4quella dea che cangiando gira attorno;
61.5ma poi ch'al mezzo dì spiegando l'ale
61.6fa inverso l'ocean Febo ritorno,
61.7prese la lance in mano ond'ella suole
61.8librando andar quel che in futuro vuole;
62.1e le sorti d'Arturo e di Clodasso
62.2nelle pendenti sedi riponea.
62.3Poscia alzandole par cadere in basso
62.4chi reggeva i Britanni si scorgea,
62.5l'altra volger in su l'altero passo
62.6che allor quella d'Avarco sostenea:
62.7tal che sentenza diè che in essa guerra
62.8quelli andassero al ciel, questi sotterra.
63.1E con aperti segni dimostrosse,
63.2che in un momento solo intorno il cielo
63.3s'empiéo d'oscure nubi, e 'n lui turbosse
63.4la fronte chiara del signor di Delo.
63.5Tre volte sotto i piè mugendo scosse
63.6la terra in giro il suo frondoso velo,
63.7tal di timor empiendo quei d'Arturo
63.8che nessun della morte iva securo;
64.1e 'l re medesmo il primo sbigottito,
64.2senza intender di che, quasi fuggìa.
64.3Tristan, ch'è troppo a dir, sembra smarrito,
64.4né del suo gran valor truova la via;
64.5Boorte e Maligante in altro lito
64.6sommersi stan dalla temenza ria:
64.7il popol fugge tutto, e non s'arresta,
64.8come suole alcion l'atra tempesta.
65.1Solo il buon re dell'Orcadi rimaso
65.2era senza fuggir tra quelle schiere,
65.3perché Faran per suo maligno caso
65.4con lo strale il corsier gli fé cadere:
65.5ch'ove allarga la fronte sopra il naso,
65.6benché possa gran colpo sostenere,
65.7il ferì sì, che morto cade a terra
65.8e 'l suo vecchio signor sotto si serra;
66.1e restava lì anciso o prigioniero,
66.2perché di Seguran la schiera arriva.
66.3Ma il suo chiaro Boorte in atto fero
66.4chiama altamente sì, ch'ogni uomo udiva:
66.5“Chi porta in petto cuor di cavaliero
66.6e ch'abbia di disnor l'anima schiva
66.7venga a scampar dall'avversarie squadre
66.8del studio militar l'antico padre.
67.1Tornate indietro, o chiaro Maligante,
67.2ch'un sì onorato re non giunga a morte
67.3senza soccorso avere, a gli occhi innante
67.4d'un guerrier come voi famoso e forte,
67.5e che del nome pio fu sempre amante
67.6e per quel mantener sprezza ogni sorte
67.7che può dura avvenir, sì come mostra
67.8in mille region la gloria vostra”.
68.1Così dicea Boorte, ma sorpreso
68.2di sì oscuro timore era il buon duce
68.3che senza il suo ricordo avere inteso
68.4verso il vallo del campo si conduce:
68.5ond'ei soletto il ratto corso ha steso
68.6nel suo soccorso, e qual amica luce
68.7dalle tenebre oscure ond'è sepolto
68.8con la presenza sol l'ha tutto sciolto,
69.1e 'n dolce ragionar diceva: “Tema
69.2non stringa il gran rettor del freddo sito
69.3che la nemica forza il vinca o prema
69.4ove Boorte suo non sia impedito:
69.5ch'o l'accompagnerà nell'ora estrema
69.6o il trarrà scarco di salute al lito”.
69.7E 'n tai parole del destriero scende
69.8e con le braccia poi nel mezzo il prende,
70.1e del morto caval disotto il tira
70.2e sopra un altro il pon ch'ivi ha de' suoi.
70.3Né ben fermo era ancor, quando rimira
70.4larga schiera venir sopra ambeduoi.
70.5Ponsi dietro il gran vecchio e si rigira
70.6verso i nemici, ed a lui dice: “Voi,
70.7nobilissimo re, tornate il passo
70.8dal passato cader percosso e lasso
71.1verso il campo de' nostri, e non vogliate
71.2in periglio maggior di nuovo entrare:
71.3che 'l valor primo e la presente etate
71.4vi pon gloria apportar, non che scusare;
71.5e vedete in ver noi le stelle irate
71.6tòrne la virtù antica e minacciare,
71.7che a più giovin di voi, di più vigore,
71.8di divina temenza han pieno il core:
72.1né vogliate a i nemici eterna gloria
72.2dar con vostro gran danno o vostra morte,
72.3et a noi, quanti semo, estrema noia
72.4più ch'altra ch'avvenir mai possa forte.
72.5Me col giovin stuol che viva o muoia
72.6par ch'al pubblico ben non molto importe,
72.7lassate pruova far s'oggi il ciel vuole
72.8far che questo ne sia l'ultimo sole”.
73.1E 'n tal modo pregando, rimontato,
73.2che nuova asta e caval gli diè Gaveno,
73.3ove vien Seguran s'è rivoltato,
73.4che d'aver quel gran re di speme è pieno.
73.5Con la lancia l'incontra, e 'l destro lato,
73.6ove scudo non è, percuote a pieno
73.7sì che sentir potea che la percossa
73.8uscìa da cavalier di estrema possa.
74.1Né con forza minor da lui riceve
74.2aspro e duro ferir, ma nello scudo:
74.3ch'oltre avrìa trapassato, in modo è greve,
74.4se l'omero di quel trovava ignudo.
74.5L'uno e l'altro caval veloce e leve.
74.6qual saettato stral da braccio crudo,
74.7già scorso è innanzi, mentre vanno in alto
74.8d'ambe l'aste i troncon rotti all'assalto.
75.1Non posson ritentar battaglia nuova
75.2né rivolger indietro i lor destrieri,
75.3ché ciascuno intricato si ritruova
75.4tra i pedon che seguiano e i cavalieri.
75.5Va innanzi Seguran facendo pruova
75.6in tra i miglior dell'Orcadi guerrieri
75.7s'ei potesse arrivare il buon re Lago,
75.8ma più d'onor che di sua morte vago;
76.1che sovra ogni altra palma avria gradita
76.2il poter lui menar seco in Avarco.
76.3Che gli parrìa d'aver la strada trita
76.4per far Clodasso d'ogni affanno scarco.
76.5Ma la speranza sua venne fallita
76.6dal fero Lionel, che chiude il varco
76.7al suo correr veloce e 'ncontra sprona
76.8e col brando fatal l'elmo gl'intuona:
77.1sì che forza gli fu fermare il passo
77.2e risponder a lui ch'ancor seguìa.
77.3E la seconda volta scende in basso
77.4l'istesso colpo alla medesma via:
77.5e del suo gran valor restato casso
77.6forse che 'l fero Iberno ne sarìa,
77.7se non che 'l raddoppiar ch'ultimo venne
77.8con lo scudo dal capo alto sostenne.
78.1Allor come leon, ch'al toro è presso
78.2onde spera bramar la fame acerba,
78.3che 'mpedito dal can si volge ad esso
78.4e 'n lui la cruda voglia disacerba:
78.5che col morso e co l'unghia il tiene oppresso,
78.6riversato aspramente sopra l'erba;
78.7rivolto a Lionel l'omer gli fere
78.8e 'l destro braccio a terra fea cadere:
79.1se non era sì forte il fino acciaro
79.2che la spalla in quel loco a guardia avea
79.3ch'all'andar molto adentro fé riparo;
79.4ma con tanto furor la spada aggreva
79.5che per l'aspro dolor ch'ei sente amaro
79.6va in basso il braccio, e tardi si rileva:
79.7sì ch'avea Seguran commoda sorte
79.8di poterlo condurre in breve a morte.
80.1Ma il cugin suo Beven, ch'era vicino,
80.2come madre al figliuol subito accorre,
80.3e tal l'altro ferì, ch'a capo chino
80.4restar il fa senza lo spirto accorre.
80.5Or Lionel, biasmando il suo destino
80.6e lodando il guerrier che lui soccorre,
80.7già riprende vigore, e 'l braccio alzando
80.8può, come fusse mai, stringere il brando;
81.1e va in ver Seguran, che già svegliato
81.2dal colpo ch'al dormir l'ha persuaso
81.3contr'essi sprona di furore armato
81.4e di vergogna pien del duro caso:
81.5tal ch'o di sé adempiea l'ultimo fato
81.6o di lor vincitor saria rimaso;
81.7se dal popol suo proprio ivi condotto
81.8non fosse il pensier suo stato interrotto,
82.1ché sì ratta venia la schiera iberna
82.2dietro al duce maggior vittorioso
82.3che non par che dagli altri i suoi discerna,
82.4fermando l'occhio sol nel loco odioso;
82.5in guisa d'Aquilon quando più verna,
82.6poi che 'l mondo imbrunì l'Austro piovoso,
82.7che lui scacciando e l'atre nubi intorno
82.8rende in aspro soffiar la luce al giorno.
83.1E così quella urtando lui trasporta
83.2e co i nemici insieme innanzi spinge
83.3ov'altamente della gente morta
83.4il terreno arenoso si dipinge;
83.5e nessun più ritien, nessun conforta
83.6i Franchi afflitti, anzi ciascun s'accinge
83.7spaventato dal cielo al ratto corso
83.8nell'aperto fuggir largando il morso.
84.1Ma il famoso Boorte, che lontano
84.2fu da i molti avversari ritenuto
84.3dell'orme seguitar di Segurano
84.4e di dar al buon re più largo aiuto,
84.5opra al fin sì con la possente mano
84.6ch'al loco onde partisse rivenuto
84.7il trova ancor che nella stretta calca
84.8il pensier dall'oprar molto diffalca;
85.1e quantunque Baveno e Lionello
85.2e molti altri guerrier gli sieno a lato,
85.3no 'l posson ben dal popolo rubello
85.4condur fra loro in più sicuro stato:
85.5ma gli va interrompendo or questo or quello
85.6ch'or scampa or cade, come apporta il fato;
85.7e serrata gli han sì ciascuna via
85.8che di scorta maggior mestiero avia.
86.1Così convien che la seconda volta
86.2gli sia salute il cavalier di Gave:
86.3il quale aprendo omai la gente folta
86.4col brando micidial che gli era chiave
86.5diceva altero, ove l'iberno ascolta:
86.6“Non potrà sovra noi rovina grave
86.7cader, famoso re più d'altro degno,
86.8mentre che questa man vi sia sostegno”.
87.1“Ah” - disse Seguran, - “non sarà forse
87.2sì ver come pensate il vostro dire,
87.3e tosto si vedrà se 'l ciel vi porse
87.4assai più del poter largo l'ardire”.
87.5Così parlando e minacciando corse
87.6ove il chiaro guerrier vedea venire;
87.7ma condusse in fra lor suo fato reo
87.8il figliuol di Tersite Eniopeo:
88.1il qual colse alla cima della testa,
88.2e 'n fin vicino al collo la divise.
88.3così tra i due guerrieri in terra resta
88.4chi sovra il suo potere oltra si mise,
88.5di sangue e di cervel la sopravesta
88.6tutta e l'elmo dipinto in triste guise;
88.7e con l'arme sonando su 'l sentiero
88.8lassò vòto di sé l'alto corsiero.
89.1Allor verso l'Iberno si ristringe,
89.2ove il suo caro amico era caduto,
89.3il fer Boorte, e con tal forza spinge
89.4che potea vendicare il danno avuto:
89.5ma mentre ch'all'oprar presto s'accinge
89.6dal fuggitivo stuol vede abbattuto
89.7il bel disegno suo dell'aspra guerra,
89.8che 'l toglie a Segurano e 'ntorno il serra;
90.1perchìogni cavaliero, ogni altro a piede
90.2che davanti di lui fosse o dal lato
90.3cinto d'alto timore indietro riede
90.4senz'ordine servare spaventato:
90.5non men che l'uomo a cui non lunge fiede
90.6folgore ardente, che in dubbioso stato
90.7si trova il cor se resti morto o vivo,
90.8di senso e di ragion turbato e privo.
91.1E con l'Orcado insieme indi il trasporta,
91.2non ascoltando sua né d'altro duce
91.3minaccia acerba o detto che 'l conforta
91.4all'accesa servar d'onor la luce;
91.5ma senza orecchia o lingua ha sola scorta
91.6il timor disusato che 'l conduce,
91.7e come aspro torrente arbori e legni,
91.8tragge a forza con lui questi più degni.
92.1Qual mansueto bue ch'al caldo giorno
92.2con l'aratro il terren quieto fende
92.3che sentendosi a gli occhi andare intorno
92.4il violento asilo che l'offende,
92.5l'usata obbedienza prende a scorno
92.6e 'l bifolco obliando il corso stende
92.7e con ratto furor doppo le spalle
92.8il gran monte si lascia, e l'ampia valle;
93.1tal faceano i Britanni, i Galli e i Franchi
93.2di celeste tremor percossi il seno,
93.3le labbia e i volti scoloriti e bianchi,
93.4de i maggiori sprezzando il giusto freno.
93.5Or poi che fur di richiamarli stanchi
93.6e che 'l ratto fuggir non venìa meno,
93.7ragionava a Boorte il buon re Lago:
93.8“Io del voler di Dio, figlio, m'appago;
94.1e ben folle saria chi contrastare
94.2con suo danno e disnor volesse a lui.
94.3Oggi vuole a i nemici il pregio dare
94.4che darà forse qualche giorno a nui:
94.5cediamo al tempo che ne può sforzare,
94.6e per or seguitiam gli errori altrui,
94.7e sol riguardo aviam che questo male
94.8mal curato per noi non sia mortale”.
95.1Disse Boorte allor: “Padre famoso,
95.2ben veggio il vostro dir verace e chiaro;
95.3ma troppo al core in arme valoroso
95.4sembra il fuggir più che 'l morire amaro.
95.5Che dirà Seguran vittorioso
95.6che d'ogni nostro biasmo è fatto avaro?
95.7come dolce gli fia di poter dire:
95.8- Anco il nostro Boorte fei fuggire? -”
96.1Allora il saggio re gli rispondea:
96.2“Se 'l fero Seguran di questo vanto
96.3si vorrà ornar con la menzogna rea
96.4non gli sarà creduto tanto o quanto
96.5da qualla grande schiera ch'io vedea
96.6l'altr'ier versarse in lamentevol pianto
96.7di donne e di donzelle che per voi
96.8è senza sposi, figli e fratei suoi”.
97.1E così ragionando, il piè ritira
97.2l'uno e l'altro de i due con gli altri insieme
97.3verso i fossi del campo, e non rimira
97.4chi di dietro il cammin correndo preme.
97.5Ivi la turba rigida, ch'aspira
97.6alla morte di quei, d'intorno freme,
97.7e con aste lontan, dardi e saette
97.8fan de i passati lor larghe vendette.
98.1Ma il fero Seguran chiamando grida:
98.2“Dunque fuggite voi chiaro Boorte?
98.3Ov'è l'alto valor ch'oggi s'annida
98.4dentro l'animo vostro altero e forte?
98.5E perché come suole, or non si fida
98.6nell'arme che gli fur sì amiche scorte
98.7in tanti luoghi già? Perch'or s'addorme
98.8e d'un sol Seguran paventa l'orme?
99.1Quando il guerrier di Gave ode il parlare
99.2dell'orgoglioso Iberno, muor di duolo,
99.3e 'l caval gira indietro, e vuol tornare:
99.4ma il trasporta, mal grado, il folto stuolo.
99.5Tre volte tenta in van quello sforzare
99.6e tre volte da lui gli è tolto il volo;
99.7e condotto è nel fin dall'altrui possa
99.8ove il campo cingea l'ultima fossa.
100.1Ivi d'alto timor venìa ricinta
100.2la torma de i cavai tutta fuggendo,
100.3ch'altrui sospinge ed è d'altrui sospinta,
100.4con ordine intricato e suono orrendo.
100.5Dietro a lei ratta vien di doglia avvinta
100.6l'altra gente pedestre, e angusta essendo
100.7la porta ch'al fuggir facea le strade
100.8l'un sopra l'altro riversato cade.
101.1Lì dimora Boorte, che ritruova
101.2non lunge a lei l'Armorico Tristano
101.3che di fargli voltar face ogni pruova,
101.4ma tutto il suo sforzar ritorna vano:
101.5che 'l confortare o minacciar non giova
101.6né l'oprar verso lei cruda la mano,
101.7ché sì cieco è 'l timor, ch'a certa morte
101.8vuol più tosto cader ch'a dubbia sorte.
102.1Ma poi ch'altro non può, tutto sostiene
102.2de' nemici il furor, mentre ogni schiera
102.3ad una ad una in sicurtà perviene,
102.4invidia avendo a chi v'andò primiera.
102.5Lionello e Baven, che seco viene,
102.6oprano ancor con lui, che poca pèra
102.7della gente scacciata, e col piè fermo,
102.8e con l'armata man le fanno schermo.
103.1Così questi famosi cavalieri
103.2quai quattro ferocissimi molossi
103.3ivi apparian, che serrino i sentieri
103.4a' lupi in tra le gregge a ferir mossi:
103.5ch'or van mordendo innanzi arditi e feri,
103.6or di lor seggio e di potere scossi
103.7tornansi indietro, e fanno alti romori
103.8risvegliando i vicini e i lor pastori.
104.1Ma il crudo Seguran chiamando i suoi
104.2quanto può maggiormente intorno suona:
104.3“Graditi miei guerrieri e sacri eroi,
104.4non perdiamo il favor che 'l ciel ne dona.
104.5Or non sentite, or non vedete voi
104.6come all'aspra fortuna s'abbandona
104.7ogni duce miglior ch'hanno i nemici
104.8contr'a l'arme d'Avarco vincitrici?
105.1Or non lassiamo indarno trapassare
105.2la bella occasion che 'l crin ne mostra,
105.3che non sentiam con danno poi biasmare
105.4il voler lento e la pigrezza nostra.
105.5Leve ed agevol fia d'oltra varcare,
105.6se vorrete spiegar la virtù vostra,
105.7quei fossi angusti e mal difese valli
105.8a i nostri velocissimi cavalli.
106.1Or è il tempo a mostrar che desiate
106.2sopra ogni regno umano eterna gloria,
106.3ché la patria v'è cara, e d'essa amate
106.4libertà, sicurtà, pace e memoria,
106.5e cinto tutto di gran palme aurate
106.6il fabbricarvi un tempio alla Vittoria
106.7ove si leggan poi mille e mill'anni
106.8i larghi nostri onori e gli altrui danni.
107.1Ma duro è l'indugiar, che 'l tempo vola
107.2ch'a lor toglie il timore, a noi la speme:
107.3ch'un volger d'occhio, una parola sola
107.4spesso quello assicura, e questa preme.
107.5La fortuna si cangia, e 'l cielo invola
107.6sovente il frutto onde fu amico al seme,
107.7che l'una e l'altro contr'a quei si sdegna
107.8nel cui gelato cor tardanza regna”.
108.1Poi volto al suo destrier, diceva: “Etone
108.2sopra cui tante spoglie riportai,
108.3or di mostrar fierezza hai ben cagione,
108.4se per altra stagion l'avesti mai.
108.5Non aspettar puntura di mio sprone,
108.6e solo il confortar ti muova assai;
108.7e non ti sopravegna aspro letargo
108.8come venne l'altr'ier, lasso, a Podargo:
109.1il qual per giusta pena ho giuramento
109.2non cinger d'arme al termine d'un mese,
109.3ma di lassarlo star tra 'l vile armento,
109.4cinto d'abbietta corda, in rozzo arnese;
109.5e di dare a te il pregio oggi consento,
109.6di quanti uscir del betico paese
109.7di destrezza, d'ardir, d'arte e di possa,
109.8s'oltra mi porterai di quella fossa.
110.1E da poi che qui avrem compìto e vinto
110.2questo giorno fatal, sì com'io spero,
110.3sempre di culto fien ti vedrai cinto
110.4l'albergo chiaro e 'l tuo presepio altero,
110.5ove in vago lavor sarà dipinto
110.6il tuo sommo valor degno d'impero
110.7sopra quanti ha destrieri in altra parte;
110.8né s'opporrà al mio dire Apollo o Marte”.
111.1Così dicendo, il drizza al destro lato
111.2del fosso ch'alla porta era vicino,
111.3lontano alquanto ove Tristano armato
111.4difeso a suo poter tiene il confino.
111.5Il fer caval, come s'e' fosse alato,
111.6con acceso desio prende il cammino,
111.7e quanti incontra nella turba stretta
111.8l'un sovra l'altro riversati getta.
112.1Ivi un monte mischiato si vedìa
112.2di cavai traversati e gente a piede;
112.3chi già morto era in tutto e chi languìa,
112.4chi si lassa oppressar, chi cangia sede:
112.5quel chiama aita, e quel la bocca aprìa,
112.6ma lo spirito fral l'aria non fiede:
112.7ancor muove la spada e spira a guerra.
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