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CANTO IX

Avarchide

PoeTree.it

1.1L'alte donne reali sbigottite
1.2con gli occhi verso quei restano in piede,
1.3così languide, afflitte e scolorite
1.4che più lieta di lor morte si vede:
1.5simili a meste imagini scolpite
1.6presso a marmorea tomba in fredda sede;
1.7sol del pio lagrimare i larghi rivi
1.8mostran che i sensi pur rimaser vivi.
2.1Poi che più non poteo seguir la vista
2.2de i due gran cavalieri i pronti passi
2.3comincia Albina dolorosa e trista
2.4da muovere a pietà le selve e i sassi:
2.5“Almo lucente sol, se mercè acquista
2.6il divoto pregar di spirti lassi,
2.7spiega in noi sì felici i raggi adorni
2.8che la coppia ch'or va lieta ritorni”.
3.1Indi volge il parlare a Claudïana:
3.2“Tempo è di visitar, cara figliuola,
3.3il tempio sacro della dea sovrana
3.4che di saggezza e d'arme ha il pregio sola:
3.5che nacque senza madre, e non è vana
3.6l'antica fama che nel mondo vola,
3.7della fronte santissima di Giove
3.8che l'eterno e 'l mortal contempra e muove;
4.1la qual mille fiate ha preso in grado
4.2l'umil preghiere mie ne i passati anni,
4.3e secur m'ha mostrato e piano il guado
4.4per cui molti schivai perigli e danni:
4.5sì ch'io porto credenza che in tal grado,
4.6in fra tante paure e tanti affanni,
4.7non debba abbandonar chi a lei ricorre
4.8e che suol tutta in lei sua speme porre.
5.1Ma perch'al cor divoto si conviene
5.2adornare i pensier di qualche offerta,
5.3cercherem pria l'albergo che contiene
5.4la donnesca ricchezza altrui coverta.
5.5Indi trarrem ciò che più in cor ne viene
5.6che più possa spiegarla voglia aperta
5.7che d'onorarla avemo, e con qualch'opra
5.8aprire il buon voler che questo adopra.
6.1E per meglio adempir nostro desio
6.2farem tutte appellar l'altre matrone
6.3che di sangue più illustre e di cor pio
6.4aggian di noi seguir dritta cagione;
6.5con quelle che 'l timore e 'l tempo rio
6.6n'han poi condotte d'altra regione,
6.7non nodrite in Avarco, e ch'han seguito
6.8chi 'l parente, chi 'l figlio e chi 'l marito.
7.1Ma innanzi che ciò farse, è ben richiesto
7.2scoprire il tutto al mio reale sposo,
7.3ch'ogni principio ha il fine agro e funesto
7.4s'a chi dee comandar venisse ascoso”.
7.5Così vanno a Clodasso, a cui molesto
7.6non fu il lor disegnar giusto e pietoso,
7.7dicendo: “E doppo voi verso il mio Marte
7.8farò il medesmo anch'io dall'altra parte,
8.1però che in ogni tempo e in ogni loco
8.2si deveno onorar lassservitù gli dei
8.3né il lor sommo poder recarse in gioco
8.4come sovente fan gli stolti e i rei,
8.5che stiman che 'l temergli o nulla o poco
8.6sia grandezza di cor che chiuda in lei
8.7proprio verace ardire e gran valore,
8.8e 'l conoscer d'altrui lo sciocco errore.
9.1Gitene avanti pur, che poco appresso
9.2seguirò 'l vostro andar nel proprio effetto”.
9.3Poi fece a sé venir, che gli eran presso,
9.4il fedel Anfione e Polidetto,
9.5tra i suoi più cari araldi, e di cui spesso
9.6avea sentito l'amoroso affetto;
9.7poi dice al primo: “Andrete alla cittade,
9.8in quante ivi saran case e contrade,
10.1e direte a ciascun di sangue chiaro
10.2che l'età fanciullesca aggia varcata
10.3ch'a gran pubblico ben, per quanto ha caro
10.4di far cosa per me gioconda e grata,
10.5in abito sembiante al tempo amaro
10.6e 'n vista di dolore accompagnata,
10.7dov'io gli attenderò, nella mia sede
10.8con sollecito passo addrizze il piede:
11.1ch'io intendo visitar del sacro Marte
11.2il gran tempio divin con loro insieme,
11.3e delle palme mie donargli parte,
11.4onde il crudo Britanno e 'l Gallo geme,
11.5pregandol ch'ei risvegli i cori e l'arte
11.6e l'antico valor del primo seme
11.7ne i nostri duci illustri, e meni a morte
11.8il possente Tristano e 'l rio Boorte”.
12.1A Polidetto poi comanda: “Andrete
12.2alle caste matrone d'ogn'intorno,
12.3e per nome d'Albina lor direte
12.4che vengan ratte al suo real soggiorno
12.5dispogliando da sé le vesti liete
12.6e dell'aurato vel l'abito adorno,
12.7per gir di Palla alla virginea soglia,
12.8che rivolga in dolzor la nostra doglia”.
13.1Così detto Clodasso, ivi s'accinge
13.2l'uno e l'altro di lor tacito all'opra,
13.3i più pigri e i lontan muove e sospinge,
13.4e per tutto adempir l'ingegno adopra.
13.5Ma la turba devota si dipinge
13.6tale in cor lo sperar che vien di sopra,
13.7che muove senza spron veloce il corso
13.8ove credea trovar pace e soccorso.
14.1La dolorosa Albina e Claudiana
14.2con voler del gran re muovono il passo
14.3sospirando fra lor la sorte umana
14.4e 'l viaggio mortal gravoso e lasso,
14.5e che la condizion regia e sovrana
14.6non è sempre miglior che 'l viver basso;;
14.7e 'n tai foschi pensier, con pochi a tergo,
14.8si ritruovan condotte al properio albergo:
15.1e montate di lui l'altere scale,
15.2i suoi ricchi tesor truova ciascuna,
15.3e quel che sia più degno e che più vale,
15.4per discerner poi meglio, insieme aduna;
15.5e l'esperte donzelle in opra tale
15.6son chiamate al consiglio ad una ad una,
15.7che in sua donnesca e semplice ragione
15.8in mezzo pon la propria opinione.
16.1Ma intanto d'ogn'intorno si vedea
16.2delle donne apparir l'egregia schiera,
16.3delle quai tutte accoglier cura avea
16.4la vecchia Ormunda con la vaga Aldera
16.5dentro al ricco palazzo, ove splendea
16.6di mille statue d'or la corte altera;
16.7e 'n seggi ricchi poi di sete e d'ostri
16.8le faceano asseder per gli ampi chiostri,
17.1dicendo poscia in bel pregar soave
17.2e con dolci parole e pellegrine
17.3che non venisse lor noioso e grave
17.4d'alquanto ivi aspettar l'alte regine.
17.5Ma la più giovin turba, che sempre ave
17.6bramoso il cor di viste peregrine,
17.7scolta d'ogni altra cura, andava intorno
17.8riguardando il più bel del loco adorno:
18.1ove dentro apparia la regia soglia
18.2di ricchissime logge e d'atrii adorna,
18.3non men lucenti ch'al buon tempo soglia
18.4surgere in Tauro il sol quando s'aggiorna.
18.5Le superbe colonne furo spoglia
18.6del bel paese assiso in tra le corna
18.7del gran Rodan famoso e di Garona,
18.8ove al Gallico mar sedea Nerbona:
19.1ch'allor ch'ella co i suoi nel sangue avvolta
19.2della vita e de i ben nuda rimase
19.3per la man visigota, e 'n cener volta,
19.4come l'empio furor le persuase,
19.5quella più integra parte indi raccolta
19.6di pietre atte ad ornar le regie case
19.7mandò a Clodasso il giovine Odorico,
19.8che fu sempre de i suoi perfetto amico.
20.1Eran d'egregio stil nel muro stese
20.2del fero Stilicon le glorie antiche,
20.3che per patria ebbe il vandalo paese
20.4e le stelle al principio troppo amiche;
20.5del gran seme del qual Clodasso scese,
20.6ma dentro a regioni assai più apriche
20.7di quelle onde i suoi fur, però ch'ei nacque
20.8ove Linia e Duero insalan l'acque.
21.1Lì Teodosio il grande si vedea,
21.2che del nome roman reggendo impero
21.3a gli estremi suoi giorni in man ponea
21.4di Stilicon sotto l'arbitrio intero
21.5il figlio Onorio, a cui lassato avea
21.6de i liti occidentai lo scettro altero,
21.7il qual poi giovinetto l'obbedìo
21.8qual maestro onorato e padre pio,
22.1sì ch'a sposar contento si conduce
22.2la figlia Euchera, né di lei si sdegna,
22.3ma d'appellar lei sola scorta e luce
22.4de' segreti pensier l'ha fatta degna.
22.5Indi il suocero suo rettore e duce
22.6si vede andar d'ogni romana insegna
22.7contra il Gotico popol, che infinito
22.8ingombrava d'Italia il nobil lito
23.1sotto il furor del crudo Radagaso,
23.2che fu il primo tra' suoi di tanto ardire:
23.3né di fame timor, né d'altro caso,
23.4né l'Alpi o l'Appennin poté impedire
23.5ch'ei non venisse ove in più altero vaso
23.6vede il picciol Mugnon l'onda sua gire
23.7tra i monti Fiesolani, ove a Fiorenza
23.8guastò il nido gentil la ria semenza.
24.1Tra l'aquile romane Uldino e Saro,
24.2degli Unni duce quel, de i Goti questo,
24.3si vedea tratto da disegno avaro
24.4contra i medesmi suoi venir molesto:
24.5ivi han serrato l'avversario amaro
24.6in luogo a' suoi disegni agro e funesto,
24.7dentro apre valli, intra sassose strade,
24.8ove con tutti i suoi misero cade.
25.1Con l'abito ducale Stilicone
25.2spronar si scorge e confortar le schiere,
25.3ch'or al corno sinistro l'arme oppone,
25.4or nel destro che vien percuote e fere:
25.5in fin che interamente a basso pone
25.6le minaccianti gotiche bandiere
25.7e che tanti di lor vede per terra
25.8che senza dubbio aver vinta è la guerra.
26.1Il miser Radagaso ivi apparìa
26.2che la veste real da sé spogliata,
26.3senza compagni aver, ratto fuggìa
26.4per deserta montagna a lui celeta:
26.5ma il fa incontrar la sua fortuna ria
26.6gente che di quei luoghi ammaestrata
26.7sovra il giogo dell'Alpe asceso il prende,
26.8e 'n man di Stilicon legato il rende;
27.1il qual senza pietà la regia testa
27.2del suo busto crudel fece privare,
27.3e l'altro popol suo che 'n vita resta
27.4per prezzo a servitù perpetua dare.
27.5Poc'oltra si vedea non meno infesta
27.6altra gotica insegna radombrare
27.7dell'infelice Italia il seno aprico,
27.8che 'n fortuna miglior segue Alarico:
28.1al quale è Stilicon, non men ch'allora,
28.2con la medesma gente a fronte gito.
28.3Ma più lunga stagion con lui dimora,
28.4or quel colle ingombrando or questo lito,
28.5ché, senza l'arme usar, prolunga l'ora
28.6con più torto pensier che forse ardito:
28.7poi nel fin gli dà pace, e gli concede
28.8d'Aquitania il terren per propria sede.
29.1Né molti giorni poi che senza cura
29.2vide il goto furor restarsi in pace,
29.3nel silenzio maggior di notte oscura
29.4che tra 'l sonno e tra 'l vin sepolto giace,
29.5quel ch'all'aperto sol gli féa paura
29.6tenta di far, ma il suo pensier fallace
29.7mal conseguito al fin, dannoso e vòto
29.8fu per l'alto valor del fero goto:
30.1che in sì ostinato ardir gli batte il fianco,
30.2che l'insidie scoperte in fuga volge.
30.3Né poté Stilicon lo stuolo stanco
30.4ritener più, che fredda tema involge;
30.5così 'l suo disegnar venuto manco,
30.6nel cammino onde venne si rivolge,
30.7e vinto dal furor con ratto piede
30.8la palma e 'l loco al gran nemico cede.
31.1Poscia adunata ancor novella aita
31.2d'altra guerra mortal si pone in pruova,
31.3ch'assai men della prima al ciel gradita
31.4più ch'ancor rotto e vinto si ritruova;
31.5la cui calamità poi ch'ebbe udita,
31.6oltr'ogni creder suo dannosa e nuova,
31.7l'imperatore Onorio giovinetto
31.8ch'ei gli sia disleal prende sospetto:
32.1e senza cura aver del nome pio
32.2d'esser suocero suo, né della figlia,
32.3poi ch'appellato fu nemico e rio
32.4con quel ch'amava in prima a meraviglia,
32.5Euchero il figliuolo, acconsentìo
32.6di far del sangue suo l'erba vermiglia;
32.7ma il discreto pittor nell'aspra sorte
32.8tutta colma d'onor ritrasse morte.
33.1Poc'oltra si vedea soletto andare
33.2per monti alpestri il fido Marialle,
33.3e 'l picciolo Iraconso via portare,
33.4d'Euchero figliuol, sopra le spalle
33.5per l'ombre ascoso, e le giornate chiare
33.6fuggir temendo e l'abitato calle,
33.7tanto ch'al fin, come a fedel amico,
33.8il pose in man del gotico Alarico;
34.1che con paterno amore in guardia il prese
34.2e 'l tenne infino al dì ch'abbatte e doma,
34.3quasi al terz'anno, in sì crudeli offese
34.4il seggio altero della nobil Roma.
34.5Indi adornato di reale arnese
34.6e di ricchi tesor con larga soma,
34.7securo il manda nel paese ispano
34.8ove regnava il vandalo Marano;
35.1il qual, di Stilicon sendo cugino,
35.2avea col suo favor tutto acquistato
35.3degli alti Pirenei l'aspro confino,
35.4e lo scettro tenea di ciascun lato:
35.5che quanto alla Garona era vicino
35.6dall'aquitano ocean circondato
35.7in Gallia possedeva, e nella Spagna
35.8ciò che il cantabro mare e Linia bagna.
36.1Lì si vede il fanciul così nodrito
36.2come uscito di lui, con somma cura;
36.3poi di Clodia suoa figlia esser marito,
36.4e d'acquistargli un regno assai procura:
36.5tanto che de i Xantoni il fertil lito
36.6con insidie e con forza a i Galli fura,
36.7di cui fatto Iraconso eterno erede
36.8dell'amata sua Clodia un figlio vede;
37.1e 'n memoria di lei Clodio l'appella,
37.2ma il Vandalo vulgar volse in Clodasso:
37.3che poi crescendo per l'età novella
37.4seguìo degli avi il glorioso passo.
37.5Lì giovinetto ancor sopra la sella
37.6d'un feroce corsiero or alto or basso
37.7si vedea rivoltarlo, or sciolto il morso
37.8a' suoi caldi desir muoverlo a corso;
38.1poc'oltra andar, poi che l'età fiorìa,
38.2tra infiniti guerrier di ferro cinto
38.3più inverso i Celti, e quanti truova in via
38.4ha con pace acquistato o in guerra vinto:
38.5né il gir vittorioso gli desvia,
38.6né l'ha fatto più tardo o 'ndietro spinto
38.7Ceranta, Seura, Lindro, Vienna e Cera
38.8ch'e' non meni il suo stuol vicino a l'Era;
39.1ove poscia incontrò feroce intoppo
39.2del famoso Boorte e del re Bano,
39.3che 'l suo correr veloce stanco e zoppo
39.4e 'l disegno orgoglioso rendeo vano.
39.5Ma perché il suo potere era pur troppo,
39.6e 'l soccorso di quei molto lontano,
39.7in tra mille battaglie si vedea
39.8che 'l valore alla forza soggiacea.
40.1Si scorgean fra infiniti cavalieri
40.2soletti l'arme oprar Bano e Boorte,
40.3e sopra ogni uso umano arditi e feri
40.4grande schiera di lor menare a morte.
40.5Ma 'l numero soverchio de' guerrieri
40.6gli sforzò di tornar dentro alle porte
40.7del grande Avarco, a cui d'intorno fanno
40.8alle genti nemiche estremo danno.
41.1Ma del continuo affanno e del digiuno
41.2del lor popol fedel mossi a pietade,
41.3ambo il lassar non nel silenzio bruno
41.4che 'ntorno oscuri e cuopra le contrade,
41.5ma nel dì chiaro, e 'n vista di ciascuno
41.6per mezzo il campo lor si féro strade,
41.7ove di sé lassar sì largo segno
41.8che di questa memoria era ben degno.
42.1Non lunge indi apparia Benicco e Gave,
42.2l'un doppo l'altro poi, non men ch'Avarco,
42.3da lor difeso in lungo assedio e grave,
42.4delle stesse miserie intorno carco:
42.5e 'n guisa di leon che nulla pave
42.6che di cervi entri al dilettoso varco
42.7si vede or questo or quel con morte o doglia
42.8degli inimici suoi portarne spoglia:
43.1né di quegli invidioso asconder volse
43.2al famoso pittor la virtù loro,
43.3ma fa che tutta aperta ivi la sciolse,
43.4in pregiati color distesa e in oro,
43.5perché tanto più in sé d'onore accolse
43.6quanto fur più le lodi di costoro;
43.7i quai di nutrimenti al fin privati
43.8ambeduoi di lasciar furo sforzati:
44.1ma innanzi al dipartir sì largo rio
44.2là intorno fan dell'inimico sangue,
44.3ch'ancor ne 'ngiunca il lor terren natio,
44.4e 'l vincitor nella vittoria langue.
44.5Voltan poscia il pensiero e 'l passo pio
44.6verso il popol di Trible, tutto essangue
44.7per la tema ch'avea, visto l'essempio
44.8del passato per gli altri iniquo scempio;
45.1e perch'era già innanzi provveduto,
45.2e d'assai nodrimento era sicuro,
45.3poi ch'han dentro e di fuor riconosciuto
45.4se sia il fosso profondo o saldo il muro,
45.5consigliati a cercar novello aiuto
45.6dal gran re Pandragon padre d'Arturo
45.7e dal re Varamonte dove bagna
45.8l'aspro oceàn l'Armorica Brettagna,
46.1lassando in man di Sergio, il quale allora
46.2la lor vece reggea di quella terra,
46.3con gente assai quanta al bisogno fòra
46.4per sostenere in piè la lunga guerra,
46.5partiti a pena, alla medesim'ora
46.6il disleal la chiave, onde si serra
46.7la porta del castel, manda a Clodasso,
46.8e d'entrarvi co' suoi gli spiana il passo:
47.1il qual, per tormentar con nuovo affanno
47.2da lunge i cavalier, la mette in foco.
47.3E quei, mentre pensosi altrove vanno,
47.4volgon la vista indietro, e d'alto loco
47.5veggion di tutto il lor l'estremo danno
47.6e come più sperar niente o poco
47.7debban nel mondo, e con l'istessa sorte
47.8l'uno e l'altro di lor desia la morte.
48.1Né molto andò che 'n solitari boschi,
48.2senza conforto aver di cosa alcuna,
48.3tra i pastorali alberghi e 'n pensier foschi,
48.4lamentando del cielo e di fortuna,
48.5i miseri gustar gli ultimi toschi
48.6di quella fera ch'egualmente imbruna
48.7la chiarezza mortale, e fur sepolti
48.8da rozze mani, e 'n bassa terra avvolti.
49.1Di tai pitture dottamente ornate
49.2intorno rilucean le regie mura,
49.3in cui le giovin donne ivi adunate
49.4mentre attendono ancor, ponevan cura.
49.5Ma la coppia real mille fiate
49.6in riguardo sottil cerca e procura
49.7co i consigli fra lor che miglior sono
49.8di trovar per la dea dicevol dono.
50.1Quelli scelsero al fin che veramente
50.2a lor degni parean d'onor divino;
50.3trovò la madre candida e lucente
50.4di chiarissime perle e d'oro fino
50.5la vesta onde s'ornò primieramente
50.6quando partì dal vecchio padre Albino,
50.7che d'Olvernia fu re, da quel disceso
50.8che già resse del mondo il terzo peso:
51.1da quello Albin che in Gallia imperadore
51.2per le man di Severo oppresso giacque
51.3non per fortuna men che per valore,
51.4ove il Rodano e Sona assembran l'acque;
51.5di cui 'l picciol figliuol fuggì 'l furore
51.6dentro a i monti Cemeni, ove alfin piacque
51.7al ciel che conosciuto oltra molti anni
51.8fosse ornato da' suoi di regii panni;
52.1da cui di prole in prole il quinto venne
52.2il suocer di Clodasso, a lei parente,
52.3che fregiato d'onor lo scettro tenne
52.4con giustizia e pietà fra quella gente,
52.5e la figlia e 'l suo genero mantenne
52.6in piè contra ogni assalto che sovente
52.7e di dentro e di fuor gli sentia mosso,
52.8che del regno acquistato non fu scosso.
53.1la nuzzial sua gonna adunque elesse,
53.2già di tal padre don, la pia regina.
53.3La bella Claudiana dall'istesse
53.4sue man tutto ripien d'opra divina
53.5elesse un velo, in cui le stelle impresse
53.6erano, e 'n mezzo il sol ch'alto cammina
53.7riscaldando sereno al mezzogiorno
53.8del suo friseo monton l'erboso corno.
54.1Non molto dietro a lui l'alma sorella
54.2con la fronte falcata in Tauro assiede:
54.3di Giove ha innanzi la benigna stella
54.4che 'n tra gli umidi Pesci ha dolce sede;
54.5seco ha la figlia, che ridente e bella
54.6di pie fiamme d'amor gli animi fiede,
54.7e l'alato corrier con la sua verga
54.8lieto di tale onor fra loro alberga.
55.1Nel fondo estremo alla contraria parte,
55.2vicin dove la terra ha maggior l'ombra,
55.3nel frigido Scorpion si vedea Marte,
55.4che con vista mortal nessuno adombra.
55.5Quel che divora i figli era in disparte,
55.6che l'adeguante Libra di sé ingombra,
55.7e 'l punto oriental nell'orizzonte
55.8ha del Nemeo Leon la prima fronte.
56.1In tal guisa adornato il ricco velo
56.2sì lucente apparia di gemme e d'oro,
56.3che poco il vero sol, le stelle e 'l cielo
56.4avanzavan d'onore il bel lavoro:
56.5che già molti anni pria con sommo zelo
56.6di placar per tal modo il divin coro
56.7le mostrò tutto il saggio Clitomede,
56.8che l'infelice fin di tutto vede,
57.1dicendo a lei: “Poi ch'uom mortal non puote
57.2a sua voglia temprar l'eterne stelle
57.3che rivolgon lassù l'eterne rote,
57.4a chi fide compagne, a chi rubelle,
57.5le più amiche virtù ch'a noi son note,
57.6quant'è il nostro poter, sien poste in elle
57.7per la vergine vostra e real mano,
57.8pregando il ciel che non s'adopre in vano;
58.1e 'l giorno poi di vostre nozze altere
58.2sopra il letto real per voi si stenda
58.3con voci umili e fervide preghiere
58.4che 'l ciel simile a questo il corso prenda
58.5e 'nsieme accordi le sublimi spere
58.6eguali al vostro velo, onde discenda
58.7tal favor sopra voi, sopra lo sposo,
58.8ch'eterna sia de i due gloria e riposo”.
59.1Di tutto l'obbedìo la regia figlia,
59.2e con bramosa man l'addusse al fine,
59.3di lui destando invidia e meraviglia
59.4tra le proprie donzelle e le vicine.
59.5Poi nel dì nuzzial, tutta vermiglia
59.6nel volto, ove splendean le bianche brine,
59.7di pudica vergogna e di desire,
59.8il letto genial ne fé covrire.
60.1Or questo prende allor, né solo il volse
60.2per placare e 'nvocar l'altera dea,
60.3ma l'onorato scudo seco accolse
60.4ch'all'albergo vicino alto pendea:
60.5quel che 'l suo Segurano in guerra tolse
60.6allor che 'l regno suo gli contendea
60.7il famoso d'Irlanda Lamoralto,
60.8di cui fu vincitor nel fero assalto;
61.1e fu il consiglio pur di Clitomede,
61.2ch'a lei disse: “O regina, questa spoglia
61.3fia carissima a Palla, come erede
61.4di quanto armata mano acquistar soglia;
61.5e s'a i consigli miei darete fede
61.6n'adornerete ancor la sacra soglia:
61.7e 'l merta ben, poi che col suo favore
61.8acquistò 'l vostro sposo il largo onore;
62.1perché dicendo un giorno a Segurano
62.2suo padre illustre Galealto il Bruno:
62.3- Se sperate figliuol, sperate in vano
62.4coronarvi per me di regno alcuno,
62.5che non d'altrui che dell'istessa mano
62.6aspettar possession debbe ciascuno
62.7d'alto legnaggio uscito come voi,
62.8e come han sempre fatto i nostri e noi.
63.1Della famosa Gallia una gran parte
63.2refutò Febo, l'avo mio paterno,
63.3che scettro aver che da' suoi primi parte
63.4non stimò degnità, ma indegno scherno;
63.5poi sette regni col favor di Marte
63.6acquistò solo, e fé il suo nome eterno
63.7trall'Orcadi, tra l'Ebridi e 'n Brettagna
63.8e dove il cimbro mar la Daunia bagna,
64.1ma di tutti a i più cari fu cortese,
64.2e l'onor si serbò solo, e la spada:
64.3né, mio padre e suo figlio, ad altro intese
64.4Ettore, che seguìo l'istessa strada.
64.5Il medesmo oggi fa Giron Cortese,
64.6vostro proprio german, quantunqu'e' vada
64.7di molt'anni a voi innanzi, e pure è nato
64.8del Franco seme il suo materno lato;
65.1e di quello e di noi tutt'altra aita
65.2schivando, e le ricchezze, intorno solo
65.3rivolge il passo ove l'onor l'invita,
65.4or dov'arde più il sole, or verso il Polo;
65.5e per l'afflitta gente e sbigottita
65.6or abbatte quel regno or questo stuolo,
65.7e portando di lauri antiche some
65.8cela quanto altrui può l'invitto nome.
66.1Or seguendo, figliuol, sì nobil'orme,
66.2fate che d'esser voi vi risovvegna,
66.3né smarrite di voi l'antiche forme
66.4d'oprar cosa di quelle e d'onor degna.
66.5Fuggite de' vulgar l'abbiette torme
66.6e la scuola de' più, che solo insegna
66.7il posseder quaggiù terreno ed oro,
66.8della gloria sprezzando il bel tesoro -.
67.1Da tai detto racceso, e di tal padre,
67.2il giovin Seguran, ch'ardeva in prima
67.3d'alto desir dell'opere leggiadre,
67.4brama di tutti quei salire in cima:
67.5e congiunte de' suoi più ardite squadre,
67.6e le quali a virtù più intese stima,
67.7con pochi legni al più gelato verno
67.8drizza le prore lor nel lito iberno;
68.1e col favor di Pallade, che gli era
68.2sempre in ogni consiglio amica e fida,
68.3ruppe al primo arrivar possente schiera
68.4che di farlo fuggir seco s'affida,
68.5essendo ei tutto sol nella riviera
68.6del Boando disceso, ove s'annida
68.7col mar che lassa in ver Boote alquanto
68.8il promontorio alpestro di Novanto,
69.1ove gli altri suoi legni risospinti
69.2fur dall'onde scendenti all'ora sesta,
69.3né poter seco in guerra essere accinti,
69.4ned ei per tutto ciò ferir s'arresta.
69.5Così questi primieri ed altri vinti,
69.6in sue forze il terren quel giorno resta.
69.7L'altro poi Lamoralto e nuova gente
69.8il viene a rincontrar, che i danni sente.
70.1Ma in questo la smarrita compagnia
70.2nello spuntar del giorno è posta in terra,
70.3la quale aggiunta al gran valor di pria
70.4non avea dubbio alcun la nuova guerra.
70.5Ma Lamoralto il fero alto s'udìa
70.6dir contro a lui: - Quanto vaneggia ed erra
70.7che si fida d'altrui che di se stesso,
70.8come la pruova poi gli mostra spesso!
71.1Se voi sète il possente cavaliero
71.2che vorreste parer con l'arme in mano,
71.3sia posta la question di questo impero
71.4tra Lamoralto solo e Segurano:
71.5né s'ingombre il terren d'altro guerriero
71.6né si faccian perir le genti in vano.
71.7Quanti compagni aviam, restin da parte,
71.8e sol venga con noi Bellona e Marte -.
72.1Il vostro Seguran, ch'altro non brama,
72.2patteggiando a battaglia si conduce,
72.3ove uccise il signor di altera fama,
72.4ottimo cavaliero e sommo duce.
72.5Allor l'isola tutta allegra il chiama
72.6suo vero imperador, sua chiara luce;
72.7e l'ha con tale amor poscia ubbidito
72.8qual mai fosse altro re per altro lito:
73.1e l'argentato scudo ch'esso avea
73.2col purpureo leon che quinci appare,
73.3fia per memoria all'onorata dea
73.4dell'opre illustri e delle glorie chiare
73.5dell'alto Seguran, perché più rea
73.6non gli voglia giamai fortuna dare,
73.7ma miglior tutto il giorno, acciò che poi
73.8la possa incoronar de i pregi suoi”.
74.1Così la bella donna ha posto in mano
74.2della vergine Onoria sua donzella
74.3questo candido scudo che già in vano
74.4difese Lamoralto in su la sella;
74.5a Lamia diede il vel dove in sovrano
74.6lavor Febo lucea con ogni stella:
74.7poi tenendo alto il core e gli occhi bassi
74.8della madre seguìa gli antichi passi,
75.1la quale avea la gonna preziosa,
75.2che poco a lei davanti era portata
75.3da Marzia antica, che per madre ascosa
75.4del suo medesmo Albino era già nata.
75.5Scendon nell'ampie logge ove si posa
75.6delle matrone poi la schiera ornata
75.7che dentro Avarco avea più nobil sede,
75.8di chiara pudicizia illustre erede.
76.1Così sen va l'onesta compagnia
76.2verso il tempio divin tacita e mesta.
76.3Del sacro limitar le porte aprìa
76.4Silvia, l'alta vestale, in bianca vesta;
76.5poi tutto il casto coro la seguìa,
76.6che 'n dolci note di laudar non resta
76.7la dea che senza madre uscì di Giove,
76.8quella che 'nfonde il senno e l'arme muove.
77.1Ivi, poi che condotte a i divi altari
77.2fur la vecchia regina e l'alma figlia,
77.3presentando i bei don lucidi e cari
77.4mosser le donne e 'l tempio a meraviglia;
77.5poscia in caldi sospir grevi ed amari,
77.6tenendo fisse pur l'umide ciglia
77.7nell'imagin divina in alto assisa,
77.8disse Albina per tutte in questa guisa:
78.1“Sacrata dea ch'al gemino valore
78.2sovr'ogni altro lassù l'impero stendi,
78.3trai dal lungo periglio e dal timore
78.4il tuo misero Avarco, e noi difendi;
78.5e col Franco il Britannico furore
78.6dal tuo gran Seguran sepolto rendi
78.7e dal tuo buon Clodino e Palamede,
78.8per quella che 'n te aviam secura fede”.
79.1Qui finito il pregar l'alta regina,
79.2l'alma figliuola sua con l'altre insieme
79.3raffermando il suo dire a terra inchina
79.4l'addolorata fronte, e piange e geme:
79.5voti faccendo a sua virtù divina
79.6che sciolto ogni timor ch'allor le preme
79.7nuovi doni offriran larghi e devoti;
79.8ma giro i preghi lor d'effetto vòti.
80.1Or già l'antico re dall'alto sito
80.2onde veder potea l'orribil guerra
80.3tornato era all'albergo, e 'n parte gito
80.4che i più cari suoi beni a gli altri serra.
80.5seco ha sol due scudier, Mastore e Clito,
80.6che sovra gli altri amò, che nella terra
80.7già vandalica nati da i primi anni
80.8gli fur sempre compagni a i lunghi affanni,
81.1e 'l suo fido Medonte, che le chiavi
81.2di quanto è il suo migliore in man tenea,
81.3e 'n tutte aspre fortune e casi gravi
81.4mai sempre il pio signor seguito avea;
81.5e quantunque l'età le forze aggravi
81.6e lo stanchi talor, non s'arrendea,
81.7che, mal grado di lei, pur ancor vuole
81.8l'uficio essercitar che giovin suole.
82.1Poi di tutti il primiero ha il re Vagorre,
82.2senza il qual mai non è dovunqu'e' vada;
82.3né saprebbe un vestigio in terra porre
82.4s'ei non sia dolce scorta alla sua strada.
82.5Sol gli puote i desir legare e sciorre,
82.6render foschi e seren, come gli aggrada:
82.7perché tanta ave in lui speranza e fede
82.8che sol con gli occhi suoi discerne e vede.
83.1Con questi quattro adunque ivi entro andato
83.2e serrata di fuor la molta gente,
83.3truova ampissimo il loco, e circondato
83.4di mille gradi e mille ornatamente:
83.5l'un sopra l'altro in tal misura alzato,
83.6che lassando il cammin che agevolmente
83.7doni spazio all'andar di chi va intorno,
83.8resti a quel ch'ivi sia largo soggiorno.
84.1In bei serici drappi erano stesi
84.2e con ordin leggiadro in sé distinti
84.3ivi gli aurati, vaghi e ricchi arnesi,
84.4qui i tessuti di seta e d'ostro tinti.
84.5Sovra quei poscia in alto erano impesi
84.6gli stendardi e ' trofei de i duci vinti,
84.7ivi l'armi pregiate, ivi la maglia
84.8di cavalieri e re presi in battaglia.
85.1Poi in cima a tutti gli altri rilucea
85.2dell'avo Stilicon lo scudo altero,
85.3ove in purpureo campo si vedea
85.4quell'uccel ch'ha nell'aria il sommo impero
85.5che in argentata mano umil sedea
85.6con laccio aurato a i piedi, e 'l guardo fero
85.7vèr lui basso torcea, doglioso e schivo
85.8della sua libertà sentirsi privo.
86.1Nè lunge era da quel l'insegna antica,
86.2mille volte spiegata in aspre guerre
86.3or dell'etrusco sen nell'aria aprica
86.4or sotto l'Alpi e nelle insubrie terre,
86.5ove una donna appar che 'n vista amica
86.6un feroce leon mostra che sferre,
86.7le catene spezzando ond'era stretto,
86.8mentr'ei dolce le bacia il bianco petto.
87.1Di cangiante colore ornata er'ella,
87.2il leon d'oro, e tutto l'altro oscuro.
87.3Lucea sovr'essa minacciante e fella
87.4e mischiata in color di sangue impuro
87.5con lunga coma una crinita stella
87.6che traeva il velen dal freddo Arcturo.
87.7Poi con l'altre arme sue pendea vicina
87.8di tempra singular la spada fina;
88.1e tutte queste al gotico Alarico,
88.2già di Roma infelice possessore,
88.3fur mandate da Onorio, il gran nemico,
88.4con mille altri bei don carchi d'onore
88.5poi che intese Placidia in sì pudico
88.6stato esser seco e 'n sì fraterno amore,
88.7l'alma sorella sua, che 'n sangue e 'n doglia
88.8del barbarico stuol divenne spoglia:
89.1e poi quando inviò nel lito ispano
89.2il goto imperador di Stilicone
89.3il giovincel nipote al suo Marano,
89.4questa insegna e quest'arme anco ripone
89.5tra i tesor che gli dà, perché lontano
89.6riguardandola spesso aggia cagione
89.7di rimembrar che sia del sangue sceso
89.8già dal popol roman sì forte offeso.
90.1Poc'oltra avea dell'aquitane prede
90.2del suo padre e di sé larghi trofei.
90.3Del santonico Zeto ivi si vede,
90.4eterno testimon de i pianti rei,
90.5lo scettro appeso e la real sua sede,
90.6mal custodita allor da i primi dei:
90.7perché 'n lavor di gemme ornato e vago
90.8di Giove e di Giunon vi avea l'imago.
91.1Del petragorio Arato, ch'avea il regno
91.2ove tra i monti ha il corso la Dordona,
91.3apparia de' gran danni altero pegno,
91.4perché v'era il suo scudo e la corona.
91.5In quel de' suoi dolor portava segno,
91.6in cui fero destin cader lo sprona,
91.7ché di fosco colore il campo tinto
91.8tutto di bianche lagrime era cinto;
92.1questa di ricche gemme e varie ornata
92.2di forma imperial surgeva in alto,
92.3perché ei dicea che la sua stirpe nata
92.4era di quei del magno Galealto,
92.5nella pia region che fortunata,
92.6fuor di caldo e di giel soverchio assalto,
92.7i più antichi appellaro, e d'indi poi
92.8stese in quella provincia i confin suoi.
93.1Poi del re de i Pitton nomato Ibero
93.2le militari insegne eran sospese,
93.3ove in vermiglio seno un grifon nero
93.4gli aspri artigli mostrava e l'ali stese.
93.5L'elmo ch'un bianco cigno ha per cimiero,
93.6assiso sta sopra il dorato arnese;
93.7lo scudo è in basso, ove un lucente sole
93.8nutre al verde terren rose e viole.
94.1Mill'altre spoglie poi di duci e regi
94.2veston tutto d'intorno il ricco loco,
94.3che 'n memoria ivi son de i fatti egregi,
94.4che sempre luceran d'illustre foco.
94.5Or quei tanti trofei, quei tanti pregi,
94.6a i quai sol riguardar sarebbe poco
94.7d'un sole intero il corso, il re Clodasso
94.8fanno in dubbio restar pensoso e lasso.
95.1Pur doppo assai parlar col re Vagorre
95.2e con gli altri suoi tre che con lui sono,
95.3dispone al fin che sia ragion di porre
95.4all'imagin di Marte il terzo dono,
95.5e che d'essi il primier si debba tòrre
95.6quel che diede il principio all'alto suono
95.7del suo giovin valor, nel primo giorno
95.8che 'n guerra uscisse mai dell'arme adorno;
96.1Fosse il secondo poi quel ch'all'etade
96.2più perfetta gli venne, e fu il maggiore,
96.3allor ch'ei non tenea di mille spade
96.4che intorno avesse il periglioso orrore;
96.5l'ultimo quel ch'all'onorate strade
96.6trovò l'albergo quando imbrunan l'ore
96.7verso il torbido occaso, ove il noioso
96.8già passato cammin chiede riposo.
97.1Così prender comanda di Tarsano
97.2l'acquistate da lui reali spoglie
97.3allor che il vecchio vandalo Marano
97.4giovinetto il nutria fra le sue soglie.
97.5Venne costui dentro al terreno ispano
97.6seguendo d'Urien l'altere voglie,
97.7il fero Alan ch'al regno suo Numido
97.8volea giunger ancor d'Iberia il lido;
98.1e 'l dì che trasse a fin la lunga guerra
98.2e privò gli Affrican d'ogni altra speme
98.3stese morto Tarsan sopra la terra
98.4di Clodasso la man che nulla teme:
98.5tal che 'n tutto il paese che si serra
98.6in tra 'l Tago e 'l Duero e l'onde estreme
98.7del Lusitanio mar ne corse il nome,
98.8e di lauro gli ornò le bionde chiome.
99.1Or tolse di costui la spoglia opima,
99.2che 'l forte scudo avea di color perso,
99.3nel cui piegato sen verso la cima
99.4una falce splendea d'argento terso:
99.5sott'essa eguale a lei ruvida lima
99.6d'una dorata incude era al traverso,
99.7che 'l seggio tien sopr'arido terreno
99.8di secca erba segata intorno pieno.
100.1Fu 'l secondo suo don d'Eliadello
100.2re dei Nortombri allor l'arme e l'insegna,
100.3ch'ei vinse e spense al nobile duello
100.4ove 'l fertil terren Garona segna
100.5quando 'l popol miglior fatto rubello
100.6per dovuta cagion di lode degna
100.7s'armò contra il Rosmundo visigoto
100.8di pietà insieme e di giustizia vòto:
101.1ché Clodasso di lui venne in aita,
101.2e dell'afflitto stuol fu l'altro duce.
101.3Un grande scoglio avea di calamita,
101.4che 'l ferro di lontano a sé conduce,
101.5l'insegna, alla sembianza colorita
101.6del più tranquillo mare ove il sol luce:
101.7d'oscura tempra e d'alleggrezza ignudo
101.8splendea d'ardente folgore lo scudo.
102.1Fur quelle d'Escanor della Montagna
102.2per offrir al gran dio l'ultime spoglie,
102.3ch'al santonico lito, ove 'l mar bagna,
102.4di Clodasso assalìo le patrie soglie
102.5già nel tempo canuto ove accompagna
102.6la mente il senno, e ch'alle membra toglie
102.7il già stanco vigor, non però tanto
102.8che del primiero ancor non resti alquanto:
103.1come avvenne al gran re, cui già vicina
103.2co' gravosi suo' incarchi la vecchiezza
103.3non fu tal sopra lui donna e regina
103.4che 'l dispogliasse ancor d'ogni fortezza;
103.5ond'ei sospinge all'ultima rovina
103.6il giovine Escanor che non l'apprezza,
103.7e con quel brando il pose morto a terra
103.8che mai più doppo il dì non strinse in guerra.
104.1Del grave scudo suo, che candid'era,
104.2un nero crocodillo il mezzo imbruna.
104.3Chiudeva in sen la verde sua bandiera
104.4sopra squarciate ruote la fortuna:
104.5dietro e davanti una celeste spera
104.6ove oscurare il sol facea la luna;
104.7nelle spalle e nel petto avea l'arnese
104.8in tra picciole stelle in giro accese.
105.1Doppo questi tre don, di fino acciaro
105.2e di ferro novel peso infinito,
105.3che di quanto mai fu più illustre e chiaro
105.4avea fatto venir di più d'un lito,
105.5come al possente Marte amato e caro
105.6e più ch'argento ed or da lui gradito,
105.7sopra possenti carri ordine diede
105.8che seguisser di lui l'elette prede,
106.1con cinque alti corsier ch'aveano il pelo
106.2del vello del lion più oscuro alquanto,
106.3nati e nodriti sotto al tracio cielo
106.4che 'l valor marziale onorò tanto,
106.5e ch'avean di Strimon bevuto il gielo
106.6ove de' suoi fratelli ha Borea il vanto.
106.7Poi che tutto è disposto, esso s'invia
106.8con l'onorata e nobil compagnia,
107.1perché tutte già intorno eran ripiene
107.2d'antichi cavalier le altere soglie,
107.3ché ciascun quanto può veloce viene
107.4divoto in adempir le regie voglie.
107.5Passa innanzi la turba che sostiene
107.6con sollevata man le offerte spoglie;
107.7dietro lor segue poi la lunga schiera
107.8dell'eletto drappel che venut'era.
108.1Doppo gli ultimi tutti è il re Coldasso,
108.2tra 'l domestico stuol di ferro avvolto;
108.3e 'n vista di dolor movendo il passo,
108.4reverendo il facea l'abito incolto.
108.5Or torna or va chi fa largare il passo
108.6del riguardante popolo ivi accolto.
108.7Poi che giungon del tempio alla gran porta,
108.8il piè ferma ciascun che i doni apporta;
109.1e con la istessa forma d'ogni lato
109.2si dividon fra lor, lassando strada
109.3a chi lor dietro vien, che riservato
109.4tutto l'ordin primiero, ivi entro vada.
109.5All'arrivar del re, di mitra ornato
109.6e sostenendo in man la sacra spada,
109.7con la porpurea stola infino al piede
109.8si fa incontra il gran vate Clitomede,
110.1e con altri onorati sacerdoti
110.2in basso mormorare umil l'accolse:
110.3e per nome di Marte i doni e i voti,
110.4e 'n vero onor di lui lieto raccolse.
110.5Poi che locati fur, gli occhi devoti
110.6in sembiante pietoso al ciel rivolse,
110.7tenendo al re sopra la bianca testa
110.8la spada e 'l lembo della sacra vesta;
111.1indi così dicea: “Possente figlio
111.2di Giove universal, di tutto il padre,
111.3com'ei col tuo valor pose in essiglio
111.4di Pelio e d'Ossa le superbe squadre,
111.5così d'Euro e d'Oron faccian vermiglio
111.6col favor sol dell'opre tue leggiadre
111.7il tuo caro Clodino e Segurano
111.8de i nemici crudei l'erboso piano”.
112.1Qui tacque, e per la man poscia il conduce
112.2ov'è sopra l'altar l'imago altera,
112.3cui da lampadi ardenti innanzi luce
112.4d'atro piceo color la fiamma fera,
112.5e di quel re già ucciso e di quel duce
112.6di spoglie ha intorno sanguinosa schiera.
112.7Ella in sembiante è tal, che sol la vista
112.8rende la mente altrui pavida e trista.
113.1A quella il vecchio re tutto tremante
113.2con le ginocchia inchine alto dicìa:
113.3“O sommo dio che di vittorie tante
113.4ornasti questa man mentre fiorìa,
113.5or che debil s'arrende, le tue sante
113.6luci rivolgi alla fortuna ria,
113.7che sentendomi giunto all'ore estreme
113.8con ogni suo poter m'abbassa e preme.
114.1Drizza inverso di lei le tue chiar'arme,
114.2mostra che contro a te niente puote;
114.3e voglia il tuo valor dritto salvarme
114.4dal gravissimo peso di sue ròte.
114.5E s'io posso per te mai liberarme
114.6né le preghiere mie ritornin vòte,
114.7di tutto il mio tesor la quinta parte
114.8prometto al tempio tuo, possente Marte”.
115.1Non pòte altro più dir, che 'l pianto e 'l duolo
115.2gli contese all'uscir la voce stanca.
115.3Tacito adunque col suo amico stuolo,
115.4a cui tema e pietà la fronte imbianca,
115.5all'albergo tornando, incontra il volo
115.6dell'aquila in cammin dalla man manca:
115.7e perché il gran desio la mente appanna
115.8ch'ei venga in suo favor se stesso inganna.
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