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CANTO VII

Avarchide

PoeTree.it

1.1Già col fero Clodin giungea Brunoro,
1.2coi guerrier che menò di Segurano;
1.3e divise le parti hanno in fra loro
1.4per rispinger fra' suoi chi sia lontano
1.5e dare a gli affannati alto ristoro:
1.6quel muove a destra e questo all'altra mano,
1.7poi ciascun quanto può 'l pregare adopra
1.8per riducerli insieme alla prima opra.
2.1Diceva lor Clodin: “Fratelli amati
2.2per cui già tante palme riportai,
2.3or non volete ancora essere ornati
2.4di vittoria maggior che foste mai,
2.5e ritornarven carchi ed onorati
2.6di spoglie ostili, e non d'ontosi guai,
2.7né smarrire il valor per quel ch'è stato,
2.8mantre il vostro Clodin non v'era a lato?
3.1E poi che ritornato intero e forte,
3.2la Dio somma mercede, ora è con voi,
3.3se pensier cangerem, cangerem sorte,
3.4e l'amica fortuna fia con noi.
3.5Apriam de' nostri cor le chiuse porte
3.6a virtù intera e i due seguaci suoi,
3.7lo sperare e 'l soffrir, ch'han forza insieme
3.8di portar sopra il ciel chi 'l centro preme;
4.1quanto noi più, ch'oltra ogni nostra insegna
4.2avrem di Seguran l'alto soccorso
4.3con l'aspra gente che in Ibernia regna,
4.4ch'al Britanno furor metterà il morso.
4.5Or pria, cari fratei, che questa vegna
4.6drizziam verso i nemici ratto il corso,
4.7e che morte non sien l'opra dimostre,
4.8se ben dormon talor, le virtù nostre”.
5.1Dall'altro lato ancor Brunoro il Nero
5.2quanti sparsi ritruova in un raccoglie.
5.3Non prega umil, ma gli minaccia altero
5.4e 'n tai note superbe i detti scioglie:
5.5“Non sia chi speri dall'artiglio fero
5.6scampar di morte le terrene spoglie
5.7con fuggir quinci il ferro de' nemici,
5.8che 'l troverrà più aguto fra gli amici.
6.1Ché questa armata man, ch'or voi vedete
6.2mossa in vostra salute e 'n vostro onore,
6.3in vostro danno e scorno sentirete
6.4purgar col sangue il pubblico disnore.
6.5Quanto più adunque gran cagione avete
6.6di tosto rivoltar l'arme e 'l valore
6.7contro al duro avversario che vi preme,
6.8in cui di doppio ben si mostra speme?
7.1Se voi guardate ben, non è ch'un solo
7.2quel che tutti vi scaccia e vi spaventa:
7.3non perché vaglia più che 'l largo stuolo,
7.4ma perché truova in voi la virtù spenta;
7.5che s'ancor si ralluma, all'alto volo
7.6del suo furor, che sopra noi s'avventa,
7.7graverà l'ali tal, che verrà in basso
7.8come dal visco augello avvinto e lasso”.
8.1Così dicendo lor, gli risospinge
8.2nell'ordin primo e 'n dietro riconduce.
8.3L'altra parte anco a guerra si raccinge
8.4seguitando Clodin suo primo duce,
8.5e di sangue novel si ridipinge
8.6l'arenoso sentiero, e 'l ciel riluce
8.7d'altro splendor di ferro, or che 'l ritorno
8.8vicino appar del fuggitivo corno:
9.1il cui tosto arrivar da prima diede
9.2maraviglia e temenza a' vincitori,
9.3e 'l popol volentier raffrena il piede
9.4attendendo il voler de' suoi maggiori.
9.5Ma il famoso Boorte, che ciò vede,
9.6con ardenti parole accende i cori
9.7dicendo: “Or giunto è 'l tempo in cui di tutto
9.8il lungo affaticar s'accoglia il frutto;
10.1perché il fuggir di quei privi n'avia
10.2d'ampie spoglie onorate e di vendetta.
10.3Or nostra buona, e lor fortuna ria,
10.4ne torna la mercè ch'era interdetta:
10.5moviam pur ratti, e si ritrovin pria
10.6ch'un'altra volta in fuga si rimetta
10.7la vilipesa e mal guidata schiera,
10.8e di lei riportiam vittoria intera.
11.1Né fallace pensiero il cor v'ingombre
11.2ch'or pien d'altro poter che dianzi furo:
11.3ma s'allor come nebbie, or fien com'ombre,
11.4che 'l passato timor cresce il futuro.
11.5Ogni dubbio ciascun dall'alma sgombre
11.6che gli mostre il cammin più alpestro e duro
11.7dell'altro infino ad or, ma fermo creda
11.8che quanto oggi veggiam sia nostra preda”.
12.1Come ha detto così, lassa Baveno
12.2che nell'ordine usato gli ritegna;
12.3poi sprona avanti, ove d'orgoglio pieno
12.4truova Clodin con la primiera insegna.
12.5Tosto il conosce, e regger non può il freno
12.6all'ardente desio che in esso regna
12.7di ritrovarse in pruova contro a lui,
12.8per la conforme età ch'è in ambedui,
13.1e l'appella da lunge: “O re famoso
13.2dell'altrui povertà sì ricco e altero,
13.3se voi siete d'onor tanto bramoso,
13.4come vi vede ogn'uom, di torto impero:
13.5volgete or verso me quel ferro odioso
13.6ch'è sol contro a i più vili ardito e fero,
13.7e per pruova veggiam se sia men forte
13.8di quel che fu Gaven con voi Boorte”.
14.1Gli rispose Clodin: “Null'altro bramo
14.2che con voi ritrovarmi oggi a battaglia:
14.3in cui spero ottener di palma il ramo,
14.4se non bene incantata avrete maglia.
14.5E perché più il dever che l'util amo
14.6e non vo' che vantaggio alcun mi vaglia,
14.7questa lancia ch'ho in man lasso da parte,
14.8e 'l medesmo farei se foste Marte”.
15.1In tai parole l'un ver l'altro sprona
15.2pien d'ardente desio di gloria vera.
15.3Clodin fu il primo ch'al nemico dona
15.4sopra la fronte, e d'atterrarlo spera:
15.5ma l'altro alza lo scudo, e in esso suona
15.6la spada indarno, e pur rimase intera,
15.7se ben piegosse alquanto; ond'ei turbato
15.8biasmava nel suo cor le stelle e 'l fato.
16.1Ma di Gave il guerrier con altra possa
16.2abbassando la man, nell'elmo il prende,
16.3in cui fece cadendo ampia la fossa,
16.4né però infino al capo il brando scende:
16.5ma l'intonò sì forte la percossa,
16.6che la briglia abbandona e 'l braccio stende,
16.7e saria in terra in poco spazio scorso
16.8se non avea da' suoi tosto soccorso.
17.1Ma Rossano e Grifon dell'Alto Passo,
17.2ch'allor da Seguran compagni prese,
17.3sostegno fur ch'ei non cadesse in basso;
17.4e Pilarte a Boorte il corso stese
17.5qual di fromba talor rotondo sasso,
17.6e con la lancia all'omero l'offese
17.7nel destro lato: e 'l colpo fu più duro
17.8che regger non porria colonna o muro.
18.1Pur sopra il suo caval fermo si tenne,
18.2se ben nella sinistra torse alquanto.
18.3Ma poi ch'all'esser suo dritto rivenne,
18.4si volge al feritor che torna intanto
18.5dicendo: “Aspro guerrier, se non hai penne
18.6d'aquila o di falcon, fia breve il vanto
18.7che potrà per tua lingua essere inteso
18.8d'aver contro a ragion Boorte offeso”.
19.1Poi con tutto il poter drizza una punta
19.2che scoperto il trovò nel lato manco,
19.3e dividendo il cor di dietro spunta
19.4nell'osso più vicin del destro fianco.
19.5All'estrema ora sua l'anima giunta
19.6lassò il terrestre vel pallido e bianco,
19.7onde freddo convien che a terra vada;
19.8e dell'arme al romor sonò la strada.
20.1Indi il leve destrier ratto ritorna
20.2al drappel che Clodin gli asconde e chiude,
20.3gridando: “O schiera di colori adorna
20.4assai più che d'onore e di virtude:
20.5che fa il vostro gran duce, a che soggiorna?
20.6Ch'io mi credea che fosse eterna incude
20.7contra i colpi di noi guerrier negletti;
20.8or si fa scudo a me de' vostri petti,
21.1come picciol fanciul di madre soglia
21.2contro all'ape a cui il mel furato avea.
21.3Ma poi che m'è per voi tolta la spoglia
21.4della qual già vestito mi tenea,
21.5il danno sopra voi forse, e la doglia,
21.6porria versarne la fortuna rea,
21.7per far palese come stolto adopre
21.8chi per altrui coprir se stesso scuopre”.
22.1E 'n questa s'avventò sopra Rossano,
22.2che dell'alta Pannonia avea le schiere,
22.3il Selvaggio appellato, perch'è strano
22.4di costumi, di volto e di maniere:
22.5ma il core ardito e pronta avea la mano
22.6quanto buon cavalier potesse avere.
22.7Or vedendo il nemico ch'a lui spinge
22.8spiegando il suo valor la spada stringe,
23.1e studia nel ferir d'esser primiero.
23.2Così mosso il caval veloce e lieve
23.3percuote, in vista minaccïoso e fero,
23.4il ben ferrato scudo saldo e greve:
23.5e ben che, essendo tal, restasse intero,
23.6quanto avesse già mai danno riceve.
23.7Boorte in sé di maraviglia avvolto
23.8la virtù del Pannonio apprezza molto,
24.1e gli dice: “Signor, d'oscure spoglie
24.2ma di chiaro valor vi sento ornato.
24.3Così spesso veggiam do sozze foglie
24.4il frutto provenir dolce e pregiato,
24.5ché 'l sembiante di fuor non dà né toglie
24.6il buono o 'l reo che n'han le stelle dato:
24.7e se nel giudicare oggi non fallo,
24.8devrebbe esser Clodin di voi vassallo.
25.1Ma il dritto par che voi debbiate ancora
25.2di me, com'io di voi, sentir la pruova”.
25.3E così detto, alla medesim'ora,
25.4con gran colpo la fronte gli ritruova,
25.5sì che 'l veder turbato gli dimora:
25.6ma la tempra dell'elmo in tanto giova
25.7ché non restò ferito, e 'nmantenente
25.8si rischiararo in lui gli occhi e la mente,
26.1e 'ncominciò: “Signor troppo ho sentito
26.2anch'io quel che potete, e non men pento:
26.3che 'l trovar voi di forze assai fornito
26.4accresce in me il desire e l'ardimento.
26.5Donimi pure il Cielo in questo lito
26.6con voi morte o vittoria a suo talento:
26.7ché questa unica fia, quell'altra chiara
26.8da non aver di lei vita più cara”.
27.1In tai voci torna alla battaglia
27.2e d'una punta il Gallo ripercuote:
27.3non nello scudo più, che quanto vaglia
27.4per le cose passate intender puote,
27.5ma in quelle ascose parti che la maglia
27.6difende sol, d'ogn'altro ferro vòte,
27.7di sotto al destro braccio, onde Boorte
27.8in rischio esser potea d'acerba morte;
28.1se non che ammaestrato e dotto all'arte
28.2l'ha con riguardo accorto preveduta,
28.3e rivoltosi alquanto in altra parte
28.4nel bene armato petto gli è caduta.
28.5Duolsi il Pannonio allor del crudo Marte,
28.6e d'esser più de' suoi quasi refuta
28.7dicendo: “Or se così mi tòi gli allori
28.8che poss'io più sperar de' tuoi tesori?”
29.1E mentre che 'n suo cor difoga l'ira
29.2il cavalier di Gave il brando pone
29.3sopra il suo scudo, e mezzo in basso il tira
29.4e d'accrescer dolor gli dà cagione.
29.5Rossan, ch'al vendicarse sol rimira
29.6e ch'usa più il furor che la ragione,
29.7con sì gran colpi l'avversario assale
29.8che truova al suo desio la spada frale;
30.1perch'or mentre il bracciale indarno offende,
30.2or dell'elmo famoso il ferro invitto,
30.3in due parti troncata a terra scende,
30.4lassando il suo signor nudo ed afflitto.
30.5Il cortese Boorte il tempo prende
30.6di mostrar ch'amò sol l'onore e 'l dritto,
30.7e dal scudier Toante a lui vicino
30.8si fece un brando dar sicuro e fino:
31.1ch'ove la Calidonia al mare Scoto
31.2le selvaggie sue chiome in alto spande
31.3guadagnò allor ch'ei fé di spirto vòto
31.4con tal virtù Chersidamante il grande,
31.5ch'ivi arrivato di terreno ignoto
31.6si féa de' prigionier crude vivande;
31.7e quello appresso in ogni parte avìa
31.8per usare al bisogno, s'avvenìa.
32.1Or questo all'avversario suo Rossano,
32.2che 'n tale stato ancor fuggir non vuole,
32.3con allegro sembiante ha posto in mano
32.4e 'l conforta da poi con tai parole:
32.5“La fortuna a 'l valor, ch'è a lei sovrano,
32.6in ogni opra mortal contrastar suole,
32.7e per seguir con voi l'usata strada
32.8v'ha troncata così la forte spada.
33.1Ma non fia della vostra a peggior molto
33.2questa di cui vi fò cortese dono:
33.3e perché il vostro onor non vi sia tolto
33.4a nuova altra battaglia presto sono”.
33.5Il selvaggio Pannonio in lieto volto
33.6risponde: “Il brando mio vie più che buono
33.7mi fé intero acquistar sovente palma
33.8e troncandosi poi, più dolce salma;
34.1send'ei cagion ch'or mi sia fatto amico
34.2il maggior cavalier che lancia porte:
34.3né cosa oscura o ver novella dico,
34.4ch'a tutto il mondo omai chiaro è Boorte.
34.5Ricevo il don, ma non come nemico
34.6cercherò mai per lui la vostra morte;
34.7ma da qui innanzi quello e chi 'l sostiene
34.8sarà in vostra salute, e 'n vostro bene:
35.1ch'io non vorrei però che voi credeste,
35.2vedendo com'io vò negletto e vile,
35.3che tutto eguale il cor fosse alle veste,
35.4ben che men del dever chiaro e gentile;
35.5o che 'ntra le Pannoniche foreste
35.6mai non surgesse oltr'all'usato stile
35.7per fiso riguardar vista possente
35.8della vera virtù la fiamma ardente.
36.1e se non vi fusse altra, è pur la mia,
36.2che la somma ch'è in voi chiara discerne:
36.3a cui supplico il ciel che largo dia
36.4tutto il favor delle sue luci eterne;
36.5ed io per ogni sorte o buona o ria
36.6delle forze di fuor, dell'altre interne,
36.7quantunque nulla sia, per quel ch'ei merta
36.8vi fò con tutto il cor divota offerta”.
37.1Ma in questo ragionar vicin si vede
37.2con le spiegate squadre Segurano,
37.3che con arte e con senno a' suoi provvede,
37.4che con vantaggio poi muovan la mano.
37.5Ei con pochi guerrier, con lento piede,
37.6innanzi a gli altri va poco lontano
37.7con l'arme lucentissima che splende
37.8qual Febo suol ch'a mezzo giorno ascende.
38.1Mostrasi in alto ancor l'aurato scudo
38.2che 'l bel raggio solar saetta intorno,
38.3ov'è il nero dragon che in atto crudo
38.4par minacce a' nemici oltraggio e scorno;
38.5così il cimiero, ove Nettunno ignudo
38.6col suo tridente in man si mostra adorno,
38.7però ch'avea del suo terreno Iberno
38.8sotto a tal deïtà posto il governo.
39.1Né molto a lui lontan Brunoro il Nero
39.2co' suoi rimessi in un già il passo muove.
39.3Ma poi ch'aggiunti arrivano al sentiero
39.4in cui Boorte fea l'egregie prove,
39.5della polve ch'alzava oscurar fero
39.6nel suo seggio, cred'io, Saturno e Giove:
39.7ch'al fin cadendo, di montare stanca,
39.8tutto il popol Britanno e 'l Gallo imbianca.
40.1Sì come suol nella assetata estate,
40.2quando lieto il villan di scioglier brama
40.3dalle pungenti spighe e paglie aurate
40.4il buon seme gentil che Cerer ama,
40.5che con le spoglie pria rotte e squarciate
40.6l'avventa in alto, e Zefiro poi chiama,
40.7ch'ovunque esse volando intorno spinge
40.8d'oscurato color tutto dipinge;
41.1tali erano a mirar l'arme e i destrieri
41.2di quei ch'ad incontrargli erano intesi.
41.3L'ornate sopraveste, i bei cimieri
41.4e gli scudi lucenti e gli alti arnesi,
41.5per cangiante vaghezza in prima alteri,
41.6d'un medesmo colore eran compresi:
41.7né l'un l'altro scorgea, come se 'l velo
41.8notturno e senza luna avesse il cielo.
42.1Già nel venir di quei son fatti avante
42.2il nobil re dell'Orcadi e 'l figliuolo,
42.3Patride al cerchio d'oro e Matagrante
42.4e Plenoro e Drianzo e 'l forte stuolo
42.5di più d'un duce e cavaliero errante,
42.6il qual desio d'onor conduce solo
42.7a seguitar dell'Orcadi l'insegne,
42.8non avaro pensier che in esso regne.
43.1Le schiere di spavento pria ripiene
43.2han tornate col dir liete e sicure;
43.3il comandato loco ogn'uom ritiene
43.4come chi d'obbedir, non d'altro cure,
43.5né men che gli altri di minute arene
43.6fan l'aria intorno e le campagne oscure.
43.7Or giunti ove il magnanimo Boorte
43.8fea di largo tesor ricca la morte,
44.1il valoroso vecchio alquanto sprona
44.2il caval verso lui, poscia gli dice:
44.3“O del regno di Gave alta corona
44.4e di quante mai fur la vincitrice,
44.5tra l'antiche memorie indarno suona
44.6quell'onorata cetera e felice
44.7del buon Tidide, d'Ettore e d'Achille,
44.8che presso al foco vostro eran faville.
45.1Ben poss'io dir la vostra invitta mano
45.2della rovina mia fido sostegno,
45.3ch'abbattuto e scacciato ha di lontano
45.4chi già sovra de' miei teneva il regno.
45.5Ecco che 'l bello oprar non cadrà in vano:
45.6ch'or più ch'io fossi mai bramoso vegno
45.7d'assalire i nemici, e le mie schiere
45.8saran più che leoni oggi a vedere”.
46.1Disse Boorte a lui tutto ridente:
46.2“O famoso mio padre, se ciò fia,
46.3troppo ad uopo sarà, sì larga gente
46.4per far pruova di noi veggio per via.
46.5Questi è 'l gran Seguran, cui veramente,
46.6chi no 'l pregiasse assai, torto faria:
46.7ma pur, poi ch'è mortal, vergogna fora
46.8più che gli altri e che sé stimarlo ancora”.
47.1“Così far si convien”, lieto risponde
47.2il saggio re, “che nel medesmo errore
47.3può cader l'uom che in troppo ardire abbonde
47.4e chi soverchio ancor crede al timore.
47.5Sommo senno e virtude il cielo infonde
47.6in Segurano il Bruno, e gran valore
47.7nativo nel suo seme invitto ed alto,
47.8quale in Ettor, Girone e Galealto,
48.1ch'illustrissimi furo e senza pare,
48.2e di cui tutto il mondo avea spavento.
48.3Pure, ove alcun di lor potea trovare,
48.4d'esser co' suoi nemici avea talento,
48.5perché le spoglie e le vittorie rare
48.6non s'han di loco di virtude spento.
48.7Né mi fu il quinto ciel sì avaro allora
48.8che lodato non fussi anch'io talora.
49.1E s'io non temea lor giovine e forte,
49.2che troncar mi poteano i miglior anni,
49.3ora a che per costui curar di morte,
49.4ch'è sola il porto de' canuti affanni?
49.5E poi l'alta presenza di Boorte,
49.6che tolto m'ha da perigliosi danni,
49.7ben mi può assicurar lo stato incerto
49.8e trionfo di lui prometter certo.
50.1Ma perché riposato alla battaglia
50.2vien frescamente, e noi lassi ritruova
50.3ch'all'estremo calor tra piastra e maglia
50.4avem fatta di noi sì lunga pruova,
50.5è il mio consiglio, se di lui vi caglia,
50.6ch'omai quinci nessun più il passo muova
50.7ma sol s'attenda e cerchi sostenere
50.8il primiero furor di queste schiere”.
51.1Così fermo fra loro, i cavalieri
51.2si disteser per l'ali d'ogni lato,
51.3ove il re Pelinoro con gli arcieri
51.4quasi al medesmo punto era arrivato,
51.5ch'a molti duci avevano e guerrieri
51.6condotto con gli strai l'estremo fato:
51.7or, sentendo il bisogno, l'altra impresa
51.8lassando al corno suo torna in difesa.
52.1E 'nsieme esso, il re Lago e 'l pio figliuolo,
52.2il famoso Boorte e gli altri poi
52.3van tutti intorno all'ordinato stuolo,
52.4e ciascun quanto può conforta i suoi.
52.5Ma il valoroso vecchio è quel che solo
52.6sopra gli altri si sente, e dice: “Or noi
52.7siam qui, cari figliuoi, per mostrar chiaro
52.8che non a torto aviam nome sì raro.
53.1Sète antichi guerrieri, e non v'è ascoso
53.2che 'l gran valor conviene al gran periglio.
53.3fate a pruova fra voi chi più bramoso
53.4muova il suo ferro e con più allegro ciglio,
53.5certi che l'uom fugace e paventoso
53.6sempre del sangue suo torna vermiglio:
53.7il forte scampa, e con supremo onore
53.8vive in tra gli altri, e poi famoso muore.
54.1Fermi il passo ciascuno, e solo intenda
54.2a non muover già mai di loco il piede:
54.3e se più non potrà, tanto il difenda
54.4ch'al fin morto di lui rimanga sede;
54.5se stesso a virtù sproni, e gli altri incenda
54.6che vinti dal timor vicin si vede
54.7con dir: - Chi cinge il ferro, cinga insieme
54.8d'alte lodi acquistar desire e speme -.
55.1Con tai voci arrestò l'invitto corno,
55.2ristretto in un con maestrevol arte:
55.3in guisa che talor nel fosco giorno,
55.4quando inchinando il sol da noi si parte,
55.5folta nebbia veggiam ch'assiede intorno
55.6di monte alpestre alla più altera parte
55.7allor che Borea ed Austro ed Euro giace
55.8co' suoi compagni in riposata pace.
56.1Già vien con largo passo Segurano
56.2e 'n superba sembianza s'appresenta,
56.3dicendo: “Or tragga fuor l'ardita mano
56.4chi quest'arme ch'io porto non paventa”.
56.5Indi una asta nodosa di lontano
56.6vibrando in aria tra' nemici avventa;
56.7né corse in van, ch'aggiunse Licomede
56.8che 'n mezzo alla Cornubia avea la sede,
57.1e del nobil Creuso era nipote,
57.2ricevuto tra' suoi con sommo onore:
57.3e nell'estremo al ventre gli percuote
57.4il mortal ferro, e 'l trapassò di fuore.
57.5Cade inverso la piaga, e mentre scuote
57.6le braccia intorno e i piè languendo muore;
57.7ma pïetosi di lui Lico e Driante
57.8con voler del buon re si fanno avante.
58.1Eran questi fratei del sangue usciti
58.2del famoso e grand'Orcado Peloro,
58.3che poi regnando ne' britanni liti
58.4fu possente tra lor di terre e d'oro:
58.5padre di Perifeo, che tra i graditi
58.6guerrier che a Pandragon più amici foro
58.7era il primiero, e questi cari e soli
58.8della bella Ippodamia ebbe figliuoli,
59.1i quai nodrì nel gemino valore
59.2del ferro illustre e delle dotte carte;
59.3né scerner si potea chi con più amore
59.4gli ricevesse in seno Apollo o Marte:
59.5ché per l'uno o per l'altro in sommo onore
59.6eran saliti altrove e 'n quella parte,
59.7e di più d'uno alloro s'eran cinti
59.8di cavalier ch'aveano uccisi o vinti.
60.1Or quai duo tigri giovini, ch'usati
60.2sien con la madre lor gregge assalire,
60.3che già d'esse più volte insanguinati
60.4senza la scorta poi prendono ardire
60.5contra i più grossi armenti e meglio armati
60.6di pastori e di can soletti gire,
60.7che da quei, più di lor sagaci e forti,
60.8sien col troppo voler battuti e morti;
61.1tale allor questi due con Segurano
61.2ebber di pari ardir simil fortuna:
61.3ch'ad ambo insieme la spietata mano
61.4la vita e 'l giorno in un momento imbruna.
61.5Di questo getta il capo a lui lontano,
61.6e quell'altro percuote ove s'aduna
61.7l'ultima costa al suo sinistro lato,
61.8e presso al pio fratello è riversato.
62.1Pianse il vecchio pietoso, quando scorse
62.2la valorosa coppia a morte giunta,
62.3e ch'alla giovin voglia non occorse
62.4di paterno dolor l'anima ha punta,
62.5e quasi al vendicargli irato corse;
62.6ma in questo mezzo strettamente aggiunta
62.7è l'avversaria già con la sua gente,
62.8tal ch'ad opra maggior piega la mente:
63.1e rivolgendo il guardo in ogni loco
63.2pur i suoi nel bisogno riconforta,
63.3che nessun per timor molto né poco
63.4al furor de i nemici apra la porta.
63.5Ma il fero Seguran, ch'ardente foco
63.6negli occhi, nella mano e nel cor porta,
63.7sopra i primieri, ove col ferro aggiunge,
63.8quanti puote incontrar percuote e punge.
64.1Truova che 'nsieme Amintore e Dinea
64.2a quei che dietro son si fanno scudo,
64.3i quai scampando altrui da sorte rea,
64.4hanno in sé riconverso il ferro crudo:
64.5perch'a l'un col poter ch'estremo avea
64.6passò la spada, come fosse ignudo,
64.7per entro il petto alla incurvata valle
64.8che nascosa in tra lor forman le spalle;
65.1Dinea fere alla fronte, dove appare
65.2assisa in mezzo la più larga vena,
65.3e 'l fé col volto in alto riversare
65.4e di sangue irrigò la pressa arena.
65.5Segue oltra, ove più insieme riserrare
65.6vede la folta schiera, e sta ripiena
65.7d'ostinato voler di morte certa
65.8pria che lassargli mai la strada aperta.
66.1Ivi con più furor s'accampa allora,
66.2e tutti i suoi miglior d'intorno accoglie.
66.3Qual rapido torrente a cui talora
66.4il semplice cultore il corso toglie
66.5e per altro cammin del vecchio fuora
66.6spinger il vuol, contrario alle sue voglie,
66.7ch'ove intoppo maggior traverso truova
66.8tanto più d'espugnarlo usa ogni pruova;
67.1tal l'aspro Seguran quanta ha virtude,
67.2quant'ha forza e valor sovr'essi spiga.
67.3Ma 'l Britanno drappel via più che incude
67.4sta saldo a i colpi, e non si torce o piega;
67.5duce non ha che non s'affanni e sude,
67.6e 'l valoroso re conforta e prega:
67.7e dove alcun de' suoi veggia ire a terra
67.8con nuovi altri guerrier sostien la guerra.
68.1Né il famoso Boorte indarno siede,
68.2che pronto ha in ogni parte il passo e 'l ciglio,
68.3e nell'uopo maggior disceso a piede
68.4tosto ivi accorre al publico periglio:
68.5all'apparir del qual tutto si vede
68.6il campo più che pria farsi vermiglio,
68.7che spinge innanzi, e con l'invitta spada
68.8ove sta Seguran prende la strada.
69.1Il qual, come vicin venir lo scorge,
69.2il chiama e dice: “O misero Boorte,
69.3qual contrario pianeta oggi vi scorge
69.4nel fiorir vostro a così acerba morte?
69.5Alta pietà di voi nel cor mi sorge,
69.6né mi doglio anco men della mia sorte,
69.7ch'all'uccider mi sforzi un guerrier tale
69.8e ch'amai sempre alle mie luci eguale.
70.1Ben udiste già dir ch'io giovinetto
70.2fui del re vostro padre intero amico;
70.3mentr'io giva formando il rozzo petto
70.4col suo valore e col gran senno antico,
70.5d'ogni contento suo prendea diletto
70.6e quanto in odio avea mi fu nemico:
70.7né mai saggio figliuolo amò più il padre
70.8ch'io fei lui sempre, e l'opre sue leggiadre.
71.1E 'n questo istesso loco mi trovai
71.2seco con l'arme in man contro a Clodasso,
71.3là dove il popol suo colmo di guai
71.4rendei più volte e lui medesmo lasso:
71.5in fin che in altra parte me n'andai
71.6verso il castel del Periglioso Passo,
71.7che mi sforzò l'onore e 'l dever mio,
71.8e 'ntanto il miserel del mondo uscìo;
72.1doppo il qual vi rimembre il sommo amore
72.2ch'a voi, come a figliuol, portai mai sempre.
72.3Or se il ciel, rivolgendo i giorni e l'ore,
72.4dell'esser nostro poi cangiate ha tempre,
72.5non avrà forza mai che questo core,
72.6se 'l composto mortal non si distempre,
72.7non sia pure il medesmo in ogni sorte
72.8verso il nome onorato di Boorte.
73.1Ma poi che sposo son di Claudïana
73.2e di Clodasso suo genero fido,
73.3non sia stimata a torto opra villana
73.4se di quella e di lui difendo il lido;
73.5e se già l'altra età poco lontana
73.6vide Avarco de' vostri antico nido,
73.7Giove riguardi a ciò, che 'l nostro Marte
73.8volge la vista sua per altra parte.
74.1Ben mi dorrei se mi sforzasse tale
74.2che foste per mia man di vita in bando:
74.3e però vi riprego che 'l fatale
74.4corso v'adduca in altro luogo errando,
74.5e sopra il nuovo popol che n'assale
74.6possa la mia virtù mostrar col brando;
74.7né mi vegnan vittorie onde le spoglie,
74.8più larghe che gli onor, m'apportin doglie”.
75.1Ma l'ardito Boorte in atto altero,
75.2poi ch'ha queto ascoltato, gli risponde:
75.3“Se 'l ciel vorrà (che 'l tutto scerne intero
75.4e senza il cui voler non crolla fronde)
75.5che mi toglia del mondo il braccio fero
75.6di Seguran, cui tal valore infonde,
75.7il mio fuggirse altrove indarno fora,
75.8che scampar non porria, né indugiar l'ora.
76.1Il medesmo avverria, signor, di voi,
76.2se 'l fin per questa man lassù v'è dato:
76.3però fia ben tentarlo, e 'l vedrem poi,
76.4che l'uom conosce sol quel ch'è già stato.
76.5L'antico e chiaro amor ch'ora è fra noi
76.6anco doppo il morir non cange stato:
76.7perché non debbe odiar l'anima forte
76.8chi col ferro d'onor la spinse a morte”.
77.1Così detto, ripien d'alto desire
77.2di gloria rivestir con guerrier tale,
77.3drizza alla testa il brando, ma ferire
77.4altro non può che del serpente l'ale:
77.5ch'alto levò lo scudo a ricovrire
77.6il colpo che scendeva agro e mortale
77.7l'accorto Seguran che non disprezza
77.8quella giovine età nell'arme avvezza.
78.1Non vien per questa men l'altera speme
78.2ch'al valoroso Gallo il petto avvampa,
78.3che in diversi altri modi il punge e preme
78.4e l'arme intorno percotendo stampa.
78.5l'altro, ch'offender lui nell'alma teme,
78.6solo a difender sé le forze accampa,
78.7e si cuopre or col brando or con lo scudo,
78.8in fin che 'l vide poi di pietà nudo:
79.1però che sopra il braccio il ferro scese,
79.2ch'ei non poteo schivar con tanta possa
79.3che la man tutta e 'l destro lato offese,
79.4e dentro gl'intonò la carne e l'ossa.
79.5l'ira di Marte allor ratta s'accese
79.6nell'aspro Iberno, e la pietade ha scossa
79.7dicendo: “Poi che in voi non val l'amore
79.8vaglia di Seguran l'odio e 'l furore”.
80.1E qual levriera pia, che talor soglia
80.2co' suoi stessi figliuoi mordersi a gioco,
80.3ch'ancor che i denti lor le apportin doglia,
80.4se moderata vien, la soffra un poco:
80.5poi se passa il dever, cangia la voglia
80.6e 'l gran materno amor non ha più loco,
80.7che disdegnosa al fin lor corre sopra
80.8e l'unghia e 'l morso a gastigargli adopra;
81.1tal avvien di Boorte a Segurano,
81.2che 'n disdegnoso passo a lui s'avventa:
81.3l'invitta spada, la feroce mano
81.4in basso spinge al vendicare intenta.
81.5Ogni ferro, ogni scudo era ivi invano
81.6per far riparo alla sua vita spenta;
81.7ma il giovinetto snello in leve salto
81.8secur si fé dal periglioso assalto:
82.1ond'il gran colpo, con dannoso scherno,
82.2sopra l'arena scorse a lui vicina,
82.3dietro al cui grave peso il fero Iberno
82.4le sollevate membra stese inchina,
82.5con più romor ch'al tempestoso verno
82.6non fa di cerro antico alta ruina
82.7che 'l rapido torrente intorno svelse
82.8e del torbido corso preda felse.
83.1Il cortese Boorte ratto accorre
83.2e pensa ogn'uom che per ferirlo vada,
83.3quando veggion pietaoso che 'l soccorre
83.4e tien lunge al suo mal l'aguta spada.
83.5In questo mezzo d'ogni intorno corre
83.6gente che 'ntra lor due chiude la strada;
83.7e già le schiere son sì strette in uno
83.8che 'l suo loco a guardar torna ciascuno.
84.1Ma il forte Seguran, qual rabid'orso
84.2che d'alto arbor pomoso cadde a terra,
84.3che con tutto il poter d'unghia e di morso
84.4delle piante più basse i rami atterra;
84.5tal egli, abbandonato all'ira il morso,
84.6sendogli tolto in lui, muove aspra guerra
84.7in quei che primi incontra, e d'essi face
84.8quel che di cervi suol tigre rapace.
85.1Truovasi presto il misero Balante,
85.2che di Mambrino il saggio era cugino;
85.3passogli il petto, e con la fronte innante
85.4giacque al suo percussor tristo vicino.
85.5Ippaso poscia se gli oppose avante,
85.6ch'ebbe al compagno pio pare il destino,
85.7che come in grado egual vissero insieme
85.8una morte medesma anco gli preme:
86.1ma ferito fu questi ove la gola
86.2aggiungendosi al petto è cava alquanto.
86.3La vita appresso crudelmente invola
86.4a Stichio, Micisteo, Laso e Cleanto,
86.5della progenie Uvallia che già sola
86.6tra i più chiari Pembruchi aveva il vanto
86.7d'aver domata la famosa Arforda
86.8che col nobil legnaggio mal s'accorda.
87.1Ritruova oltra a costor l'altero Alito,
87.2parente di Serbino e Pellicano,
87.3del seme altero di Merlino uscito
87.4ma da l'arte di lor molto lontano:
87.5in cui se come i suoi fosse nutrito,
87.6avria previsto allor che 'n Segurano
87.7fu riposto il suo fine, onde potea
87.8forse altrove indugiar la sorte rea;
88.1né si saria, com'or, con tanto ardire
88.2di sì gran cavalier messo al paraggio:
88.3il qual pensando in alto di ferire
88.4già dalla esperïenza è fatto saggio,
88.5ch'ei vede indarno il colpo rïuscire
88.6e nel nemico suo tutto il vantaggio,
88.7che la spada gli pon sopra il cimiero
88.8e 'n due parti il ripose su 'l sentiero.
89.1Vien doppo questo il nobile Esimone,
89.2che nato d'alta stirpe in Bargaria
89.3mezza suggetta avea la regïone
89.4che 'n verso Brestolina apre la via:
89.5e 'ncontro al gran furor, folle, s'oppone
89.6del possente guerrier, ch'a morte ria
89.7di gir volando gli mostrò la strada,
89.8trapassato nel ventre con la spada.
90.1Giva seguendo ancor, sì che in poc'ora
90.2uccisi avea tant'Orcadi e Britanni
90.3che nessun più davanti gli dimora,
90.4ammaestrato in sé dagli altrui danni.
90.5Già più d'un duce di speranza è fuora
90.6di rimedio trovar degli alti affanni,
90.7e più ch'alla vittoria o alla virtute
90.8volge ogni suo pensiero alla salute.
91.1Era gito Boorte in altro loco
91.2contro al fero Clodino e 'l re Brunoro:
91.3ove acceso trovò sì ardente foco
91.4ch'ei non può per altrui lassar costoro.
91.5Ma il buon re Lago, poi che stanco e roco
91.6è de' suoi richiamar che in fuga foro,
91.7come altra volta già, si spinge avante
91.8con passo e cuor di cavaliero errante.
92.1Ma il pietoso figliuol, che vicin vide,
92.2e molti altri suoi duci appresso chiama,
92.3Matanzo il Bruno e 'l caro suo Patride,
92.4che non men di se stesso apprezza ad ama,
92.5Matagrante, Plenoro e l'altre fide
92.6scorte più amiche e d'onorata fama:
92.7le quai senza tardar gli vanno intorno
92.8come sciolti levrieri in caccia al corno.
93.1Quando il gran Seguran vicina scorge
93.2a' suoi danni venir l'eletta torma,
93.3quanta più puote al cor baldanza porge,
93.4sì che vieti al suo piè di cangiar orma:
93.5sveglia ogni forza, e con le spalle insorge
93.6e nel saldo ferir se stesso informa;
93.7conferma ben nel braccio il grave scudo
93.8e nella destra mano il brando crudo:
94.1in guisa di cinghial che 'ntorno cinto
94.2tra cani e cacciator del bosco fuore
94.3si veggia in loco aperto esser sospinto,
94.4ove al suo scampo ha sol l'arme e 'l furore:
94.5che 'l dente mostra alla battaglia accinto,
94.6incurva il dorso, e 'n minaccioso orrore
94.7drizza l'ispide sete, raspa e freme
94.8e nel suo desperare ha solo speme.
95.1Sopra il primo che vien, se stesso sprona
95.2l'irato Iberno, e scese l'aspra sorte
95.3nel pio Drianzo, a cui tal colpo dona
95.4sopra l'elmo ben fin, che 'l pose a morte;
95.5poi con superbe voci alto ragiona:
95.6“Venga innanzi di voi chi sia più forte,
95.7perché possa sentir se questa spada
95.8men grave in lui che nel compagno vada”.
96.1Ma l'altra schiera insieme va ristretta,
96.2ché così gli ammaestra il vecchio saggio,
96.3dicendo: “Chi desia di far vendetta
96.4no 'l deve refutar, quand'ha vantaggio.
96.5S'io fussi ancor di quell'età perfetta
96.6che fu degli anni miei l'aprile e 'l maggio,
96.7andrei certo più tosto ignudo e solo
96.8ch'or con tali arme e con sì largo stuolo.
97.1Ma il meglio è d'obbedire alla natura,
97.2e quali ella ne dà, le forze usare;
97.3e tanto più colui che sol procura
97.4la salute e 'l ben publico servare.
97.5Però senza tenere or d'altro cura
97.6che di questo crudel quindi levare,
97.7andiam congiunti insieme, perché invano
97.8sarebbe un sol di noi con Segurano:
98.1ch'ancor ch'e' sia di me più giovin tanto
98.2ch'io non fussi giamai seco a battaglia,
98.3sento da tutto il mondo dargli il vanto
98.4sovr'ogni cavalier che vesta maglia;
98.5e bench'e' ceda a Lancilotto alquanto
98.6al possente Tristan forse s'agguaglia:
98.7e l'un sendo lontano, e l'altro irato,
98.8deviam ben riguardare al nostro stato”.
99.1Così dicendo, angusto cerchio fanno,
99.2che ben doppiato sia da ciascun lato,
99.3al feroce guerrier, che mortal danno
99.4a Matagrante d'una punta ha dato
99.5che gli ha passato il cor; ma gli altri l'hanno
99.6col sovente ferir tutto intonato,
99.7sì che gli sembra il mondo gire intorno
99.8di color vari e di facelle adorno:
100.1onde sforzato al fin ritira il passo,
100.2e poi con degnità fra' suoi si resta,
100.3di sdegno più che di fatica lasso
100.4o che d'aspre percosse della testa;
100.5e quando è in sé, d'ogni speranza casso
100.6di passare oltra il vallo che l'arresta,
100.7rivolta in altra parte e in altra strada
100.8l'aspro furor della mortale spada:
101.1simile a quel possente altero fiume
101.2a cui l'arte e 'l valor d'umani ingegni,
101.3ove il corso drizzare avea costume,
101.4chiuser con gravi sassi e duri legni;
101.5né sia di forza tal ch'apra e consume
101.6di sotto o intorno i validi sostegni,
101.7che per altro sentiero abbatte e svelle
101.8quando incontra, e 'l romor vola alle stelle.
102.1Torna alla sua sinistra, là dov'era
102.2Creuso, Ivano e 'l nobile Mambrino,
102.3nella parte a cui stende la riviera
102.4il suo lido arenoso più vicino,
102.5ch'a battaglia ivi perigliosa e fera
102.6son con Brunoro il Nero e con Clodino:
102.7ma così va di par, ch'essi non sanno
102.8chi più s'aggia di lor vittoria o danno.
103.1Ma nel primo apparir di Segurano
103.2la volubil fortuna il dubbio solve:
103.3ch'apena giunto ancor la cruda mano
103.4ha gettato riverso tra la polve
103.5il forte Attorïon, cugin d'Ivano,
103.6il qual, mentre che l'alma si dissolve,
103.7chiede al suo vel terrestre sepoltura,
103.8per non restar di cani empia pastura;
104.1e luogo ebbe il pregar, ma non sì tosto,
104.2ch'allora è in altro affar ciascuno inteso:
104.3perché non lunge a lui per terra ha posto
104.4il giovin Menesteo da morte offeso,
104.5ch'al possente furore indarno opposto
104.6sperò di sostener più grave peso
104.7che non fu il suo valore; e se n'accorse
104.8quando il colpo mortale al ventre scorse.
105.1Doppo costoro uccise in un momento
105.2Sfeleo, Clonio, Micipso e Licofone,
105.3che tutti avean suggetti e reggimento
105.4ove nel mar Sabrina si ripone.
105.5Passa oltra il crudo, e tra 'l fugace armento
105.6sembra affamato e rabido leone
105.7che d'altra preda pria spogliato fosse
105.8da pastorale schiera che 'l percosse.
106.1Creuso il Senesciallo e 'l prode Ivano
106.2co i miglior cavalier ch'aggiano appresso,
106.3ben ristretti fra lor, drizzan la mano
106.4ove il popol vicin più viene oppresso:
106.5ma quando oprano in ciò ritorna vano,
106.6che lo stuol paventoso in fuga messo
106.7avea chiuso il cammino, e 'n tutta forza
106.8di fermare ivi il piè ciascuno sforza.
107.1Surge Mambrino il saggio d'altra parte,
107.2che men l'aspra tempesta avea sentita:
107.3sveglia chiamando il buon popol di Marte
107.4e 'n tai conforti alla difesa invita:
107.5“Ora è 'l tempo a mostrar se l'antic'arte
107.6del militare studio è in noi fallita,
107.7che fu già sì pregiata in Bangaria
107.8che di tutta Brettagna il vanto avia;
108.1o se siamo i medesmi che più volte
108.2al Betico furor ponemmo il freno,
108.3che già con mille navi insieme accolte
108.4n'avean privati del natio terreno:
108.5onde tante poi fur tra fiamme avvolte,
108.6quando del sangue lor c'empiemmo il seno;
108.7o quelli stessi ch'al vicino Iberno
108.8aviam fatto sovente e danno e scherno.
109.1Questi, di cui temete il guardo solo,
109.2son tutti di color di ch'io ragiono,
109.3nati e nodriti dal medesmo polo,
109.4né dal ciel più di quelli han proprio dono.
109.5Ora al primo valor si spieghe il volo
109.6e rinfreschi di lui l'antico suono,
109.7e seguite il mio piè, che vi conduce
109.8alla vera di gloria eterna luce”.
110.1Così dicea Mambrino, e mostra loro,
110.2per più infiammare i cor, l'altero scudo
110.3che di perso colore e d'ostro e d'oro
110.4diviso appar, d'ogni animale ignudo:
110.5e lassando Ozonel col re Brunoro
110.6s'invia co' suoi dove l'Iberno crudo
110.7opra in danno d'Ivano e di Creuso
110.8oltre a quel che convegna al mortal uso;
111.1e lui con grande ardir primiero assale,
111.2e gli dà in mezzo al capo aspra percossa
111.3che ben l'offese assai, ma non fu tale
111.4che impiagare o impedir di nulla il possa.
111.5L'altra sua compagnia formata in ale
111.6da sinistra e da destra insieme è mossa,
111.7e con l'aste e co i brandi gli stan sopra,
111.8e di metterlo a terra ogni uomo adopra.
112.1Ma qual rigido scoglio è sempre in piede,
112.2né paventa il furor di questo mare.
112.3Pria di tutti Mambrin nel braccio fiede,
112.4e gli fece la spada abbandonare;
112.5poi fra gli altri guerrier che 'ntorno vede
112.6tra fugaci colombe aquila appare,
112.7che chi in fronte ferito e chi nel fianco
112.8tra 'l fuggire e 'l morir venuto è manco.
113.1Or poi che s'è veduta quella speme
113.2che più gli sostenea cadere in vano,
113.3e che quanto egli incontra abbatte e preme
113.4l'alto valor del fero Segurano,
113.5ciascun sì forte omai la morte teme
113.6che sprezzato ogni duce e capitano,
113.7stendendo il corso per l'angusta valle,
113.8al nemico vicin voltan le spalle.
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