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1.1Ma in quella parte ove le picciol'onde
1.2per sentiero arenoso l'Euro spinge,
1.3non più ch'altrove il suo furore asconde
1.4Marte, o con meno ardor, la spada stringe:
1.5anzi le verdi pria fiorite sponde
1.6d'altro fero color bagna e dipinge,
1.7e tutto intorno all'infelice fossa
1.8ha stampato il terren di sangue e d'ossa.
2.1Ivi il buon re dell'Orcadi tenea
2.2la vece di Gaven, mentre è ferito,
2.3e con senno e con arte si movea,
2.4non però tal che men si mostri ardito;
2.5ma il valore e 'l consiglio correggea
2.6sì ben tra lor, che nullo era impedito,
2.7ed avea già con l'aste sue primiere
2.8oppresse di timor l'avverse schiere:
3.1de' quai fu conduttor Brunoro il Nero,
3.2però che il re Clodino era lontano,
3.3seco estimando in nobil cavaliero
3.4opra di cor rozzissimo e villano
3.5sì tosto ripigliar l'ingiusto impero,
3.6e contra ogni ragion muover la mano
3.7sopra la gente pia ch'a torto offesa
3.8pur credea che dal ciel fosse difesa.
4.1Così l'un corno e l'altro il proprio duce
4.2avea cangiato, e non con men virtude
4.3di lor ciascuno all'opra si conduce,
4.4né di quei men valor nel petto chiude:
4.5ben che d'anni ineguali, in ambe luce
4.6gloria sembiante, perché in mille crude
4.7battaglie si trovar contrari e 'nsieme,
4.8in cui senno mostraro e forze estreme.
5.1Or, mischiati fra lor da ciascun lato,
5.2non si discerne alcun che muova il piede,
5.3ma sta qual torre o sasso alto piantato
5.4che d'aperti confin termine siede;
5.5poi col braccio e col ferro insanguinato
5.6contra il fero vicin spinger si vede,
5.7e senza cura aver della sua sorte
5.8solo inteso restar nell'altrui morte;
6.1e fra molti miglior più d'altro appare
6.2il figliuol del re Lago, il forte Eretto,
6.3tutto pien di desio d'alto montare
6.4in brevissimi giorni al fin perfetto
6.5di somma gloria, e 'n dietro a sé lassare
6.6gli altrui canuti onor, lui giovinetto:
6.7così dove scernea più gran periglio
6.8di più innanzi passar prendea consiglio;
7.1né a sì nobil disegno fu nemica
7.2nel primo incominciar fortuna infida,
7.3che con sommo valor ratto s'intrica
7.4tra i più folti nemici, ed ella il guida
7.5ove Bucalïon danno e fatica
7.6dava a i Britanni, e loro appella e sfida
7.7dicendo: “Ove son or quei tanto arditi
7.8che minaccian sì spesso i nostri liti,
8.1e quando son lontan sembran lioni,
8.2poi pecorelle vili, ove noi semo?
8.3E s'al calcar le nostre regïoni
8.4hanno oprato in cammin la vela e 'l remo,
8.5al tornar fia mestier più che di sproni,
8.6per chi non fosse pur di vita scemo:
8.7i quai pochi saranno, in fin che basta
8.8questa mano a portar la spada e l'asta”.
9.1E mentre dice pur, sopra gli viene
9.2il valoroso Eretto, e dritto pose
9.3il ferro entro la bocca, ch'ancor tiene
9.4parlando aperta, e tutto in essa ascose:
9.5così senza altro dir, qual si conviene,
9.6al folle ragionar silenzio pose;
9.7cadde egli a terra come sciolta salma,
9.8e mordendo il terren si fuggì l'alma.
10.1Oltra varcando poi, trova Mecisto,
10.2in Frisia nato e nel medesmo loco,
10.3che del compagno suo doglioso e tristo
10.4per desio di vendetta ha il cor di foco;
10.5ma il fero giovinetto, al nuovo acquisto
10.6volto il pensiero, il passo affrena un poco
10.7fin ch'ei s'appresse, e poi ver lui si getta
10.8come d'arco miglior leve saetta;
11.1e pria ch'a lui ferir presto il vedesse
11.2il colpo gli addrizzò dove le coste
11.3son nel mezzo del petto aggiunte e spesse,
11.4delle parti migliori in guardia poste:
11.5e passò levemente oltra per esse
11.6nelle spine del dorso, a quelle opposte;
11.7così la man, percosse quelle a pena,
11.8lasciò l'asta cader sopra la rena,
12.1ed ei tutto incurvato, e riversando
12.2per la bocca doglioso l'esca e 'l vino,
12.3andò col volto in giù di vita in bando
12.4e dié l'ultimo fine al suo destino.
12.5Trovò doppo costui, che van cercando
12.6se sarà il ferro lor del suo più fino,
12.7Astillo, Polipete, Ablero, Elato
12.8ai quali ad uno ad un la morte ha dato;
13.1tutti nati in Usfalia, in mezzo l'onde
13.2di Visurgo e d'Amasio a cui del Reno
13.3la destra foce di non molto asconde
13.4l'acque ch'all'oceàn ripone in seno.
13.5Segue oltra Eretto, e qual l'aride fronde,
13.6poi che il calore estivo già vien meno,
13.7nel tardo autunno d'Aquilone al fiato
13.8caggion, nudo lassando il tronco amato;
14.1tal da colpi di lui cader si vede
14.2gente infinita poi di sangue oscura,
14.3e 'n guisa fa ch'omai ciascun col piede,
14.4non con la man la vita s'assecura:
14.5già tutto il corno a lui soletto cede,
14.6chi per forza d'altrui, chi per paura,
14.7perché i pochi e miglior di tema sciolti
14.8son via portati dal fuggir de' molti.
15.1Ma il feroce Brunoro e Dinadano,
15.2il suo caro fratello, han tosto udito
15.3il gran danno de' suoi molto lontano
15.4da Marigarto il grande, che ferito
15.5vicino al braccio nella destra mano,
15.6non potendo altro far, volando è gito
15.7e grida in alto suon: “Drizzate il passo
15.8ove il popol vi chiama afflitto e lasso”;
16.1e senza oltra più dir ratti gli mena
16.2ove d'un sol temea la folta schiera,
16.3all'apparir de' quai tutta ripiena
16.4tornò di gioia e di speranza altera:
16.5non altrimenti, allor che rasserena
16.6il ciel, doppo l'algente orrida e fera
16.7del rio verno stagion, tornan gli augelli
16.8sopra i rami a cantar gaietti e snelli.
17.1Cotal si scerser tutti rivestire
17.2lo smarrito vigore, alta marcede
17.3rendendo a Dio che non volea soffrire
17.4che lungo fosse il danno che gli diede.
17.5Or già ricinto il dispogliato ardire
17.6ciascun verso i nemici torna il piede,
17.7e col favor de' duo gran duci insieme
17.8ove indietro fuggiva, innanzi preme.
18.1Avea Brunoro il Nero in quella parte
18.2onde allor si movea, l'asta troncata;
18.3però dal suo scudier, ch'era in disparte,
18.4lo scudo ha tolto, dove in argentata
18.5sede surge il leon, che in estrana arte
18.6di rosso e brun la veste avea cangiata:
18.7poi tratta fuor la sua pesante spada
18.8facea col suo valore a gli altri strada.
19.1In compagnia non solo ha Dinadano,
19.2ma Nabone il fellone ed Agrogero,
19.3che fu chiamato il crudo, e Terrigano
19.4il grande insieme, e Gracedono il fero;
19.5e perché da quel loco iva lontano,
19.6di quei che dimorar lassò l'impero
19.7a Margondo, Galindo e Gunebaldo,
19.8che 'l tenesser composto, unito e saldo.
20.1Ma come all'arrivar de i can più fidi
20.2suol l'orecchie levar lupo rapace
20.3ch'avea trovata in solitari lidi
20.4la greggia stanca che nell'ombra giace,
20.5che la fame al predar vuol che s'affidi,
20.6e 'l contrario di lei temenza face:
20.7e mentre è 'n dubbio ancor, tal forza ha sopra
20.8che del bosco convien s'asconda e cuopra;
21.1così nel sorvenir di guerrir tali
21.2fé il valoroso Eretto, che si duole
21.3ch'aggian tarpate a tal vittoria l'ali,
21.4e desia di seguir come pria suole:
21.5ma l'arme di costor, ch'han pochi eguali,
21.6già lo sforzano a far quel che men vuole,
21.7onde i colpi schifando accolto e basso
21.8si ripose fra' suoi con lento passo,
22.1e quanto puote il meglio lui conforta
22.2ciascuno a non temer l'atra tempesta
22.3ch'una subita nube loro apporta,
22.4che quanto ha più furor, più tosto resta;
22.5e per ben lor fermar salda la porta
22.6raddoppia insieme alla primiera testa
22.7quanti scudi ha quel lato, e curvi a terra
22.8vuol che sostengan sol, non muovan guerra.
23.1Ma quei, rimessa in un la miglior parte,
23.2mossi d'alto disio di vendicarse
23.3venian con tal ardir, che 'l propio Marte
23.4quasi avria contr'a lor le forze scarse:
23.5e ben ch'ivi ritrovin con molta arte
23.6a i disegni animosi contrastarse,
23.7non perdon la speranza, anzi l'impresa
23.8van seguitando più ch'è più difesa.
24.1Son le due schiere già sì giunte insieme
24.2che 'l braccio con la man resta impedito;
24.3nessun ritira il passo e ciascun preme
24.4senza avanzarsi il termine d'un dito,
24.5ciascun gli altri minaccia e nessun teme,
24.6né del suo percussor cura il ferito:
24.7e non gli scudi pur, ma dansi in alto
24.8le celate e i cimier l'istesso assalto.
25.1Ma il feroce Brunoro, che non vede
25.2d'ottener la vittoria alcuna via,
25.3mentre il suo Dinadano a quei provvede,
25.4con pochi de i miglior queto s'invia
25.5in quella parte ch'alla destra siede,
25.6ove la minor gente e la più ria
25.7stava di quei d'Arturo, ché l'eletta
25.8all'insegna d'Eretto era ristretta.
26.1Creuso il Senescial soletto trova
26.2che presago di ciò d'intorno chiama:
26.3“Il passo in ver di me correndo muova
26.4chi la vita salvar cerca e la fama,
26.5ché la schiera ch'or viene altera e nuova
26.6il nostro sangue e la nostr'onta brama,
26.7e se non provveggiam con sommo ardire
26.8porria forse adempir lo suo desire”.
27.1Così diceva; e poi ch'insieme ha posto
27.2lo stuol che di Cornubia avea menato,
27.3per dar baldanza a' suoi, quanto può tosto,
27.4d'assalir cerca il gran nemico armato:
27.5il quale è nel suo cor fermo e disposto
27.6che 'l passar indi non gli sia vietato,
27.7e con impeto tal fra lor percuote
27.8che la valle al romor la fronte scuote.
28.1Ma non cede per questo il buon Creuso,
28.2che lo scudo tien saldo e 'l ferro spinge,
28.3che in altra parte e in altri tempi era uso
28.4ove il terren di sangue si dipinge;
28.5ma poi che 'l suo sperar torna deluso
28.6Brunoro irato contro a lui s'accinge,
28.7e con la spada nello scudo il fere,
28.8che non poté più intero rimanere:
29.1che, quantunque sì fin fosse l'acciaro
29.2che pochi altri n'avea simili ad esso,
29.3tutte l'ottime tempre no 'l salvaro,
29.4che 'l sinistro suo lato ha in terra messo.
29.5Creuso gli rendeo colpo più amaro,
29.6che di vibrante punta il colse presso
29.7della gola in quel loco che sostiene
29.8l'osso che dalla spalla al petto viene,
30.1e passò alquanto dentro, ma il periglio
30.2fu del danno in quel punto assai maggiore,
30.3ché, se ben ne tornò 'l ferro vermiglio,
30.4non gli tolse però spirto o vigore.
30.5Ma in questo mezzo rivolgendo il ciglio
30.6Creuso ove sentia più gran romore
30.7Nabon vede, Agrogero e Gracedono,
30.8che quasi tre leon fra' cervi sono.
31.1Degli oscuri guerrieri uccisi han tanti
31.2che la terra di lor parea coperta:
31.3d'altri poi duci e cavalieri erranti
31.4o scudieri o cugin di fama aperta,
31.5morto è Lamete, che in destrezza quanti
31.6ebbe mai la Cornubia al corso esperta
31.7vincea già tutti, e vincerebbe ancora,
31.8se dallo stadio suo non uscia fuora;
32.1ma di pregio maggior desire il prese,
32.2ché di Creuso allor l'orme seguìo,
32.3fin che, in van sospirando il suo paese,
32.4per le man di Nabon miser morìo.
32.5In Cinero e in Asseo non men si stese
32.6per quel ferro medesmo il destin rio,
32.7che gli fé d'un sol parto uscire insieme
32.8e d'una istessa morte ivi gli preme.
33.1Uccise Gracedono il bel Dolopo,
33.2che della vaga Alarta era figliuolo,
33.3di Creuso sorella, ch'assai dopo
33.4il partir venne del Britanno stuolo;
33.5né le ricchezze né la forma ad uopo,
33.6né l'esser di tal madre uscito solo,
33.7lasso, gli furo allor, ché l'empia spada
33.8se gli fece nel cor mortale strada.
34.1Di quella stessa man cadde Lampeto,
34.2nato in Asforda al promontorio Uvallo,
34.3che fu nudrito in luogo ermo e segreto
34.4da chi temea la pena del suo fallo:
34.5perché Fileda del famoso Cleto,
34.6che del suo padre Ivano era vassallo,
34.7il partorì nel bosco, e 'n guardia diede
34.8d'un pastor vecchio alla sincera fede;
35.1poi, palesato in ver, doppo il perdono
35.2fu dell'amante suo la donna sposa:
35.3ma quanto era per lui più largo dono
35.4d'incognito abitar la selva ombrosa?
35.5Ch'or non saria dal fero Gracedono
35.6in troppo acerba età, qual fresca rosa
35.7ch'ancor non apra il sen, disteso al piano
35.8dalla marmorea testa sì lontano.
36.1Ma Terrigano il grande Orone uccise,
36.2lo scudier valoroso di Mandrino,
36.3che al più basso del ventre il ferro mise
36.4e tremando il gettò col capo chino;
36.5la fronte in fino al ciglio poi divise
36.6a Calenor, che fu di Brestolino,
36.7dell'isola vicina a Bangarìa,
36.8ove l'arte piratica il nutrìa;
37.1ed Agrogero il crudo presso a loro
37.2non men bagna il terren di nuovo sangue,
37.3ch'avea reciso al misero Banoro
37.4tutto il destro ginocchio, e fatto esangue:
37.5questi del re Gaven l'ampio tesoro
37.6in guardia aveva, ed or povero langue,
37.7senza sepolcro sopra o pompa intorno,
37.8lontan di Conturbìa, suo nido adorno.
38.1Vccise appresso Clizio e Palidarco,
38.2d'Essesia questo e di Mildesia quello:
38.3percosse l'un dove congiungon l'arco
38.4le ciglia insieme, e trapassò il cervello;
38.5dell'altro al manco lato orribil varco
38.6fece dove più il cor si addrizza in ello.
38.7Or quando tai cader la gente vede
38.8tutta allo scampo suo rivolge il piede.
39.1Quai giovincei leon che in lacci avvolta
39.2o in mezzo a i cacciator la madre morta
39.3scorgon dogliosi, ond'ogni speme è tolta
39.4ch'aver solean della fidata scorta:
39.5ch'ove la selva è più spinosa e folta
39.6e dove è più la strada ombrosa e torta
39.7fuggon, per ritrovar, se pon, l'albergo,
39.8né per temenza mai guardano a tergo;
40.1tal si vedeva allor l'afflitta schiera,
40.2che di tai cavalier si sente priva.
40.3Seguonla quanto pòn, con vista altera,
40.4i quattro buon guerrier lungo la riva,
40.5perché non possa mai tornare intera
40.6nell'ordin primo che disperso giva;
40.7ma poi che lungi assai mostran le spalle
40.8si ritiran fra' suoi per altro calle:
41.1e dove Dinadano e 'l forte Eretto
41.2han di pari fra lor palme e cipressi
41.3drizzansi al fianco in un drappello stretto
41.4ove i Britanni scudi eran più spessi;
41.5i quai guardando a quei ch'aveano a petto,
41.6questi avvisar de' lor compagni istessi;
41.7che chi ha nella vista o lancia o spada,
41.8non può scerner sì ben chi venga o vada.
42.1Trovansi adunque d'ogn'intorno cinti,
42.2ché con quei quattro poi sono altri molti
42.3che da' lor duci fur ratti sospinti
42.4pria che la sorte sua contraria volti:
42.5perché maravigliando hanno dipinti
42.6di temenza e di duol già tutti i volti,
42.7ma il giovin valoroso nulla teme,
42.8anzi con più furor minaccia e freme,
43.1dicendo: “Or ch'egli è 'l tempo vi sovvegna,
43.2onorati compagni e fratei cari,
43.3della virtù che anticamente regna
43.4ne' maggior nostri sopra gli altri chiari,
43.5e che seguite or qui l'altera insegna
43.6del gran re Lago, a cui non visse pari
43.7oggi in consiglio, e già in opre leggiadre,
43.8e ch'è non men di voi che di me padre;
44.1e che là sotto il fosco e freddo cielo
44.2dell'Orcadi, il terren nostro natio,
44.3non si teme di morte il crudo gielo,
44.4ma di pigra viltà l'effetto rio,
44.5non s'onora chi in pace cangiò il pelo,
44.6ma chi con l'arme in man giovin morìo:
44.7folle errore è il salvar la vita in sorte
44.8che ti fia grave poi più ch'altra morte”.
45.1Con tai parole il giovinetto ardito
45.2di sostenere i suoi pregando adopra;
45.3e non in van, ché da' migliori udito,
45.4il suo chiaro voler' fu messo in opra.
45.5Ma il popolo inimico, ch'è infinito,
45.6al breve stuol ch'avea venuto è sopra,
45.7tal ch'è forzato Eretto a poco a poco
45.8senza fronte voltar cedere il loco.
46.1E si congiunge a quei che indietro stanno,
46.2che tra gli ordin più larghi l'han raccolto;
46.3poi tutti insieme unitamente vanno
46.4ove il fero avversario era più folto,
46.5e nuova altra battaglia insieme fanno
46.6ove non apparia vantaggio molto
46.7tra' primi colpi loro, in fin che venne
46.8chi gli altrui mise in fuga e' suoi sostenne.
47.1Venne il gran Marabon della Riviera
47.2con l'aspra gente che trall'Alpi giace
47.3onde scendendo rapida Lisera
47.4l'Allobrogo terren fecondo face;
47.5Margondo ha in compagnia, con pari schiera
47.6di quei che stanno ove riposo e pace
47.7il Rodan porge al suo veloce piede
47.8e 'l mar di Gallia con due corna fiede.
48.1Non può il valor degl'Orcadi durare
48.2contro a numero tal, che nuovo è giunto;
48.3ma in questa al vecchio re le nuove amare
48.4l'orecchie insieme e 'l core hanno compunto:
48.5ond'egli, ordin lassando che restare
48.6debba in suo loco Ivan, l'istesso punto:
48.7appellando i miglior, con ratto corso
48.8dell'amato figliuol viene in soccorso;
49.1di cui l'ardente amor, l'onor del regno
49.2di tal foco avvampò l'annoso petto
49.3che di vecchiezza fuor non mostrò segno:
49.4ma come fosse ancor d'età perfetto
49.5le membra ha pronte, e di vaghezza pregno
49.6di tosto pervenir dove era Eretto
49.7così veloce va, che gli altri a pena
49.8han di lui seguitar sì sciolta lena.
50.1Leva quanto alto può lo scudo aurato
50.2con le vermiglie teste del dragone,
50.3ch'a suoi, che di lontan l'aggian mirato,
50.4sia di fermo sperar dritta cagione.
50.5Or come fu tra' suoi lieto arrivato,
50.6cominciò con dolcissimo sermone:
50.7“Non temete figliuoi, ch'ora è con voi
50.8chi sempre vincitor condusse i suoi.
51.1Né vi spaventi, no, se gli inimici
51.2son più numero assai che voi non sète,
51.3ché sempre i pochi e i buon son più felici,
51.4come per prova ancor tosto vedrete:
51.5abbatte un sol falcon molte cornici,
51.6un leon mille gregge mansüete;
51.7né quello il primo dì sarà che i molti
51.8ho già solo o con pochi in rotta volti.
52.1Tenete pure in man forte la spada
52.2e 'n petto di virtù smaltato il core,
52.3che in simil casi alla medesma strada
52.4va la dolce salute e 'l chiaro onore:
52.5ché più perde la vita chi più bada
52.6a voler lei scampar con suo disnore,
52.7e per propria difesa il ciel ne diede
52.8la mano e l'arme, e non la fuga e 'l piede”.
53.1Confortando così, tanto oltra passa
53.2che 'l prode Eretto in gran periglio truova,
53.3perché parte è ferita e parte lassa
53.4la gente sua che 'n vita si ritruova.
53.5Or vedendo il figliuol congiunta e bassa
53.6al soccorso venir la schiera nuova
53.7e 'l pio vecchio e magnanimo parente,
53.8gran dolcezza e dolor nell'alma sente;
54.1e dice: “O sommo onor de' canuti anni,
54.2o dolcissimo padre, e qual mia sorte
54.3rea vi conduce or qui tra tanti affanni
54.4in rischio, a mia cagion, d'amara morte?
54.5Troppo m'era il soffrir gli avuti danni
54.6sovra i cari compagni e fide scorte,
54.7senza che s'aggiungesse quel per cui
54.8mille vite darei, salvando lui.
55.1Deh tornate, signor, poi che v'è stato
55.2amico il cielo in tale aita darme;
55.3ch'altra forza bisogna in questo stato,
55.4più integri difensori e più salde arme”.
55.5Rispose il vecchio re con volto irato:
55.6“Dunque vuoi tu, figliuolo, oggi privarme
55.7di quel ch'io bramo più, ch'è d'esser teco,
55.8per cui dolce m'è solo il mondo cieco?
56.1Lassami pur venir, ché poche notti
56.2ha in sua forza di me fortuna fera;
56.3e i giorni a tanto onor fin qui condotti
56.4qual mai chiuder porria più degna sera?
56.5Esser ben ponno a te troncati e rotti
56.6mille disegni, ch'hai l'etade intera;
56.7a me il sepolcro sol puote esser tolto,
56.8che non fu da i migliori in pregio molto”.
57.1Così detto va innanzi, e vicin truova
57.2l'Allobrogo Alcitoo, di cui la testa
57.3percuote sì ch'a lei salvar non giova
57.4ferro ben saldo, che partita resta;
57.5poi vago d'acquistar vittoria nuova
57.6segue oltra a suo poter, né mai s'arresta
57.7fin che truova Agastrofo e Peonide,
57.8e de' duoi questo impiaga e quello uccide:
58.1perch'al primo passò la destra tempia
58.2e tutta l'altra poi l'aguta spada,
58.3ma la fortuna sua men dura ed empia
58.4ebbe il secondo poi, che vuol che vada
58.5il colpo indarno, e non del tutto adempia
58.6l'incominciata pria mortale strada,
58.7ch'entrò nel petto, e non andò sì adentro
58.8che potesse toccar dell'alma il centro.
59.1Tale all'alto valor che 'n core avea
59.2l'invittissimo vecchio allarga il freno,
59.3che quello stesso allora esser credea
59.4ch'al verde tempo, e di vigor ripieno;
59.5e tanto oltra varcò che non potea
59.6ritrarsi indietro, ch'a' nemici è in seno:
59.7né sbigottito vien per questo o stanco,
59.8ma più che fosse ancor sicuro e franco.
60.1Ma il giovin miserel, come s'accorge
60.2in che stato dubbioso il padre sia;
60.3non più dogliosa appar, se 'l figlio scorge
60.4dentro all'onde cader, la madre pia,
60.5che qual può lagrimando aiuto porge
60.6e chiamando ciascun che truva in via:
60.7tale er'egli in quel punto, e in alte grida
60.8tutti appella color cui più s'affida,
61.1dicendo: “Ora è, signor, quel tempo eletto
61.2nel qual fia guadagnar perder la vita
61.3per salute di quel dentro al cui petto
61.4ripose il ciel la sua virtude unita;
61.5né possa esser già mai saputo o detto
61.6che fra sì altera gente e sì gradita
61.7fosse ucciso dell'Orcadi il re Lago
61.8senza ampissimo far di sangue un lago”.
62.1E 'n tai chiare parole oltra si mise,
62.2e ben seguito fu dagli altri suoi:
62.3Ippologo, Difrono, Anero uccise,
62.4tutti Borgondi, e Sicofando poi;
62.5tal che la stretta schiera si divise,
62.6la porta aprendo a' valorosi eroi.
62.7Così spingendo co i compagni appresso
62.8trovò il famoso re da molti oppresso;
63.1e 'n tra' primi Nabone ed Agrogero
63.2quasi del tutto all'ultimo suo punto
63.3l'avean condotto, e bene avea mestiero
63.4che 'l soccorso di lui fosse ivi giunto.
63.5Ma quando udì vicino il grido altero
63.6del carissimo figlio, fu compunto
63.7di tal dolcezza, che ripreso ardire
63.8rincominciò di subito a ferire,
64.1dicendo: “Or vegg'io ben che da i leoni
64.2non usciron già mai damme né cerve,
64.3né bisogna al buon cor verga né sproni
64.4perché 'l dritto sentier d'onore osserve”.
64.5Non van con tal romor folgori e tuoni
64.6per l'aria errando alle stagion proterve,
64.7che 'l prode Eretto per la schiera avversa,
64.8che tutto il suo poter nel padre versa.
65.1Dona un colpo a Nabon, che più vicino
65.2e con forza più grave il vecchio offende;
65.3ma fu d'ottima tempra e troppo fino
65.4il ferro che la testa gli difende:
65.5pur dal grave suo peso a capo chino,
65.6tutti smarriti i sensi, si distende;
65.7poscia in verso Agrogero il brando mosse
65.8e 'l destro braccio in alto gli percosse,
66.1per cui gli fé cader la spada a terra.
66.2Così impedito l'uno e l'altro duce,
66.3trïonfator della pietosa guerra
66.4in securo sentiero il padre adduce.
66.5Ma in questo mezzo si ristringe e serra
66.6gran gente, che di nuovo riconduce
66.7Brunoro il Nero e 'l forte Gracedono
66.8con altri cavalier che 'ntorno sono;
67.1e vedendo turbar l'amico stuolo
67.2ritorna indietro il giovin valoroso,
67.3com'aquila talor che stenda il volo
67.4verso il suo nido in alti monti ascoso,
67.5là dove i cari figli in aspro duolo
67.6ha veduto il serpente esser noioso.
67.7Così fece egli, e poi minaccia e prega
67.8sì che l'ordin sostien che 'n dietro piega.
68.1Ma spinge in guisa tal la gente nuova
68.2che poco altrui virtù può quivi oprare
68.3che la schiera percossa non si muova
68.4per viva forza indietro a ritornare;
68.5tanto che 'n breve Eretto si ritruova,
68.6che pur vuole ostinato contrastare,
68.7in mezzo quasi sol degli inimici
68.8e tralle avverse insegne vincitrici.
69.1Patride al cerchio d'oro e Matagrante
69.2eran con lui rimasi, e 'l suo Plenoro,
69.3di tutti quanti quei ch'aveva avante,
69.4e che malgrado lor disgiunti foro.
69.5Or già, come leon per fame errante,
69.6con altissime grida vien Brunoro,
69.7e quai quattro cinghiai ne i lacci avvinti
69.8scontra i guerrieri alla difesa accinti;
70.1e contra Eretto sol muove la mano,
70.2e di punta mortal lo scudo coglie.
70.3Ma l'altro il porge innanzi, e 'l tien lontano,
70.4e tutto indietro quanto può s'accoglie.
70.5Passò il colpo tutt'oltra, ma fu invano,
70.6e non ben di leggieri indi si scioglie,
70.7ché per tirar ch'ei fesse allor la spada
70.8di riaverla mai non trovò strada:
71.1onde irato Brunoro in dubbio resta
71.2s'ei debba ivi lassar la fida aita.
71.3Ma il giovinetto ardito pria la testa
71.4e la spalla di poi gli avea ferita;
71.5pur l'una e l'altra fu poco molesta,
71.6né la forza o la vista gli ha impedita,
71.7ché sì salde eran l'arme, ed ei sì oppresso,
71.8che 'l colpo ne scendea frale e dimesso.
72.1La spada alfin dal trapassato scudo
72.2tirò Brunoro, e quale impiagato orfo
72.3torna a ferirlo micidiale e crudo,
72.4e Galindo e Margondo è seco accorso;
72.5e gli rendean del vel lo spirto nudo,
72.6se come leopardi al suo soccorso
72.7Patride e Matagante non venia
72.8col famoso Plenoro in compagnia.
73.1Non si porria pensar l'alto valore
73.2che mostraron quei quattro in tale stato.
73.3Ma chi vorrà narrar l'aspro dolore
73.4del magnanimo re, poi ch'ha tornato
73.5il volto indietro al marzïal romore
73.6né il suo caro figliuol si scoge a lato,
73.7ma il sente e vede che da lui ben lunge
73.8ricinto è intorno da chi 'l batte e punge?
74.1Viene in sì gran furor che come egli era,
74.2senza gran compagnia, ratto si mosse
74.3e per entro passò la stretta schiera,
74.4non curando di lei piaghe o percosse;
74.5e giunge a forza ove a battaglia fera
74.6truova i buon cavalier, che l'arme rosse
74.7avean fatte a più d'un di quei che stanno
74.8a cerchio intorno e con men guardia vano.
75.1Come ha scorto del vecchio il pio figliuolo
75.2il subito arriver, la nobil alma
75.3quasi che per lassare aperse il volo
75.4di lei spogliata la terrestre salma;
75.5e se pria la bramò per l'onor solo,
75.6or per doppia cagion ricerca palma.
75.7Ei volea molte cose indarno dire,
75.8ma gli contese il duol la bocca aprire.
76.1Pur con discreto avviso in mezzo il mette
76.2ove più mostra il loco esser sicuro;
76.3poi rivolte tra lor le spalle, e strette,
76.4fanno intorno di lui difesa e muro.
76.5Ma non molto così l'impresa stette,
76.6ché 'l gran popol che vien noioso e duro
76.7apporta sopra lor sì grave incarco
76.8che da due parti già s'ha fatto il varco.
77.1Già si trova Patride sulla testa
77.2in tal guisa percosso da Brunoro
77.3che come morto alla campagna resta.
77.4Il medesmo avvenuto era a Plenoro,
77.5a cui la gente d'ogni parte infesta
77.6d'intorno sta come i mastini al toro:
77.7e mille colpi asprissimi gli han dato,
77.8tal ch'anch'ei senza sensi è riversato.
78.1Riman sol Matagrante e 'l padre e 'l figlio,
78.2il cui sommo valor pur non s'arrende.
78.3avea 'l famoso re fatto vermiglio
78.4tutto il terren dove la spada stende:
78.5Imonio il Provenzal passò dal ciglio
78.6tutta la fronte, onde lo spirto rende,
78.7dicendo: “Appressa pur, turba negletta,
78.8che non mi anciderai senza vendetta”.
79.1Con costui poscia del medesmo nido
79.2uccise Arpalïone e Perifete;
79.3ma sempre a lui congiunto il figliuol fido
79.4come fieno il villan la gente miete:
79.5pur sì grande è lo stuol che corre al grido,
79.6come i cani al leon ch'è nella rete,
79.7che la forza e 'l valore in van s'adopra,
79.8s'altra aita maggior non viene all'opra.
80.1Ma il famoso Boorte, che non lunge
80.2co' suoi levi cavai ferendo giva,
80.3come a lui messaggier volando giunge
80.4di quanto in danno loro ivi seguiva,
80.5con sollecito core il destrier punge
80.6dov'è dell'Euro l'arenosa riva,
80.7e seguito da' suoi quanto più puote
80.8per traverso i nemici aspro percuote.
81.1Qual, l'estiva stagion, talora avviene,
81.2quando il più caldo dì le piagge fende
81.3che d'atre nubi inghirlandando viene
81.4l'austro, che sovra il mar l'ali distende
81.5e scurando le luci al ciel serene
81.6Cerer, Bacco, Pomona e Palla offende
81.7con grandine sassosa, orrida e cruda
81.8che le piante e la terra ha fatta ignuda;
82.1Tal sopra i suoi nemici allor Boorte
82.2il valore e 'l furore in un distese:
82.3a quello aspro minaccia, a quel dà morte,
82.4l'uno empié di timore e l'altro offese.
82.5poi, rotte avendo le primiere porte,
82.6intento solo a quello, il sentier prese
82.7ove il re Lago e l'onorato figlio
82.8giunti eran ambo all'ultimo periglio:
83.1perché quel senza scudo e senza spada,
83.2che gli si ruppe in man, si vede e lasso;
83.3il forte Eretto ha l'elmo su la strada,
83.4e del destro braccial si truova casso:
83.5pur con l'altro a guardar la fronte bada,
83.6e col brando, ch'ha intero, cuopre il basso;
83.7il terzo è poco men che sbigottito,
83.8che 'l sinistro ginocchio avea ferito.
84.1Come al tempo novel, doppo la pioggia
84.2che da Zefir sospinta inondi e bagne,
84.3che veder ponsi in disusata foggia
84.4l'erbe abbattute e i fior per le campagne,
84.5che 'l sol poi chiaro e bel che in alto poggia
84.6porti dolce conforto a chi si lagne
84.7e di sì bel ristoro il mondo adorni
84.8che quanto era il dolor la gioia torni;
85.1Tai fur da prima, e tai si fero appresso
85.2i guerrier, di Boorte all'apparire,
85.3per timor più d'altrui che di se stesso,
85.4che nessun cura il proprio suo morire.
85.5Or poi che 'n fra le schiere oltra s'è messo,
85.6con l'urto del cavallo e col ferire
85.7sì larga e bella piazza intorno face
85.8ch'ei pon l'arme ricòr che 'n terra giace.
86.1Ripon sopra i destrier ch'avea de' suoi
86.2il vecchio re dell'Orcadi e 'l figliuolo,
86.3Patride al cerchio d'oro e gli altri duoi
86.4che fur feriti dal crudele stuolo,
86.5che possan dare a i loro ordine; e poi,
86.6quei sicuri lassando, prende il volo
86.7in ver Brunoro il Nero e Terrigano,
86.8che 'n luogo eran di là poco lontano:
87.1e messosi tra loro ambo gli atterra,
87.2l'un colla groppa e l'altro con la testa
87.3del suo nobil corsier, che in aspra guerra
87.4or col piede or col morso altrui molesta;
87.5poi nel popol vicin ratto si serra,
87.6che 'n nuova tema e sbigottito resta,
87.7ch'ove pria si credea vittoria avere
87.8i due duci miglior vide cadere.
88.1Lì non ad un ad un, ma a schiera a schiera
88.2stende tutti all'arena, e molti uccide;
88.3nulla parte di lor rimane intera,
88.4ch'ove insieme gli scerna gli divide:
88.5in fin che Marabon della Riviera,
88.6che par che nel valor troppo s'affide,
88.7con gli Allobrogi suoi ristretto truove
88.8che spiegate l'insegne incontra muove.
89.1Tosto che 'l vide tal, l'accorto duce
89.2cangia a' consigli suoi novelle forme,
89.3che 'l fren tanto ritien, che si conduce
89.4Marabon per ferire all'ultim'orme;
89.5apresi poi nel mezzo, e i suoi riduce
89.6egualmente divisi in doppie torme,
89.7e nel lor destro e lor sinistro lato
89.8dietro a gli ordin primieri è ratto entrato.
90.1Così, l'aste schivando delle fronti,
90.2con sua più sicurtà percuote i fianchi,
90.3in prestezza coltal ch'ancor che pronti
90.4voltar non ponsi, ove la forza manchi;
90.5poscia, entrato fra lor, confusi monti
90.6d'arme e di gente fà, che vinti e stanchi
90.7e calcati son tutti dallo intoppo
90.8feroce de' corsier, che pesan troppo.
91.1Ma con sommo valor secura strada
91.2a i suoi mostra il magnanimo Boorte:
91.3sempre ha in danno d'alcun la grave spada
91.4di sangue aspersa e di color di morte.
91.5Tosto ch'ei può trovar chi incontra vada
91.6gli mostra aperte le tartaree porte,
91.7e di stuol popolare uccisi ha tanti
91.8che del credere uman vanno più innanti:
92.1poi tra' duci Aretaone e Pidita,
92.2del Rodan nati alla sinistra riva
92.3dentro la nobil Vienna, in cui gradita
92.4di Roma è ancor la gran memoria viva.
92.5Fu quello offeso di mortal ferita
92.6ove al collo congiunto in alto arriva
92.7della spina del dorso il nodo primo,
92.8e traverso il tagliò dal sommo all'imo;
93.1l'altro nel destro lato fu percosso
93.2ove l'omero al braccio si contiene,
93.3e tutto interamente tagliò l'osso
93.4che più largo e sottil di dietro viene.
93.5Isandro ancor, che da pietà è commosso
93.6di vendicarli avea fallace spene,
93.7con la testa in due parti compagnia
93.8fece a i cari cugin per l'atra via.
94.1Melantio poi, che la nevosa valle
94.2dell'aspro Tarantasio patria avea,
94.3con la testa troncata dalle spalle
94.4diè fine acerba alla sua vita rea:
94.5ché quanto ivi contien l'alpestre calle
94.6di giogo insopportabile premea,
94.7né vi poteva alcun goder sicuro
94.8la famiglia né i ben né il patrio muro.
95.1Adresto poi, del qual mai più felice
95.2non vide alcun la rapida Lisera,
95.3che sposa avea la vaga Berenice
95.4che fu dell'alma sua la vita intera;
95.5per le man di Boorte, l'infelice
95.6innanzi al mezzo dì fu giunto a sera,
95.7ch'alla gola il percosse: ed ei morendo
95.8il suo lontano amor chiamò piangendo.
96.1Ma il valoroso Lago, ch'è disciolto
96.2dal numero infinito ch'avea intorno,
96.3sopra il caval montato e 'n sè raccolto,
96.4alla guerra intermessa fa ritorno,
96.5dicendo a gli altri con allegro volto:
96.6“Or gimo a vendicar l'avuto scorno,
96.7ché ben provvide il ciel fidate scorte,
96.8poi che qui spinse il nobile Boorte”.
97.1Così col figlio Eretto e gli altri insieme,
97.2ove la gente avversa è più ristretta,
97.3con impeto crudel la punge e preme
97.4e sotto sopra attraversata getta.
97.5Quel morto è in tutto e quel languendo geme,
97.6quel d'uscir dalla calca in van s'affretta,
97.7e quel che più scampar credea la vita
97.8più da gli stessi amici l'ha impedita.
98.1Pur, fra quei che fuggir, resta Piroco,
98.2che 'n sul lago Lemanno avea la sede,
98.3in cui gli abitator del fertil loco
98.4avean, più che in altrui, sparanza e fede,
98.5e quello dio fra lor ch'ha in guardia il foco
98.6il sommo sacerdozio gli concede:
98.7ma questa volta, in van da lui pregato,
98.8non poté in suo favor vincere il fato;
99.1ché mentre al vecchio re con l'asta intende,
99.2disegnando a ferir quello e 'l destriero,
99.3nel forte scudo di traverso il prende,
99.4e sfuggendo ha fallito il suo pensiero.
99.5Ma il re spronando avanti in basso scende
99.6un colpo che 'l trovò dritto al cimiero,
99.7ove sopra la incude avea Vulcano
99.8ch'un dorato martel sostiene in mano:
100.1quello abbatte lontan, poscia divise
100.2la celata ch'avea di doppio acciaro,
100.3là fabbricata in maestrevol guise
100.4ove il Rodan riprende il corso chiaro
100.5da' servi del suo dio, ch'all'opra arrise;
100.6ma non per tutto ciò fé gran riparo,
100.7perch'oltra ancor la già sacrata testa
100.8in due parti disgiunta in essa resta.
101.1Ucciso Eretto avea Bellorofonte,
101.2che così s'appellò costui, ché nacque
101.3nelle fredde radici del gran monte
101.4ch'a Lisera dà ber le gelide acque,
101.5perché là intorno al suo nevoso fonte
101.6vinto per le sue mani e morto giacque.
101.7Un morto rio, di vista orrenda e fera
101.8che fu simil tenuto alla Chimera.
102.1Ma il braccio, contro a quel sì forte allora,
102.2verso il giovine ardito or parve frale:
102.3perch'ove, più il ginocchio spinge infuora
102.4percote in van, ch'a trapassar non vale;
102.5e l'altro a lui nella medesim'ora
102.6sovra il collo drizzò colpo mortale
102.7che 'n basso gli gettò la fronte d'alto,
102.8e fé in terra rotando amaro salto.
103.1Patride al cerchio d'or l'empio Proete
103.2con la gola impiagata morto stese,
103.3cui di torto regnare ingiusta sete
103.4indusse a tal che 'l proprio frate offese,
103.5né il sen della pia madre Filemete
103.6né l'aspro lagrimar, lasso, il difese;
103.7doppo il qual fu tiranno ingiusto ed agro,
103.8lungo il Rodan del popolo Veragro.
104.1Plenoro, ch'abbatuto era pur dianzi
104.2e ch'ha d'offender quei dritta cagione,
104.3come gli altri a caval si mette innanzi,
104.4là dove incontra il misero Etïone
104.5ch'a' dolci versi e placidi romanzi
104.6più ch'all'opre di Marte studio pone:
104.7ma seguia Gracedon della Vallea,
104.8che di lui spesso udir diletto avea.
105.1Tra lauri, aranci e mirti era nodrito
105.2de' colli provenzai, che 'n contra stanno
105.3al mai sempre a' nocchier securo lito
105.4che le Stecade in cerchio all'onde fanno:
105.5or qui l'empio destin l'ha fatto ardito
105.6di gir contro a Plenoro, a suo gran danno:
105.7perché, mentre ch'ei pensa ove ferire,
105.8può il cor sentir di greve punta aprire.
106.1Pianser le Muse allor, ma non potero
106.2col dolce lagrimar disdire al fato.
106.3Matagrante anco spinse il suo destriero
106.4ove scorge Scamandro a lui voltato:
106.5dona un colpo alla spalla, e tutto intero
106.6il braccio della spada gli ha troncato;
106.7cadde il meschino, e piange entro al suo seno
106.8che lassò mai di Sorga il lito ameno.
107.1Or poi che vendicato in maggior parte
107.2ha gli oltraggi sofferti da' nemici,
107.3l'antico re dell'Orcadi si parte
107.4e torna ove aspettato è da gli amici:
107.5che sbigottiti ancor sono in disparte,
107.6senz'ordine tener, lassi e 'nfelici
107.7come greggia in tra' lupi che lontani
107.8aver senta da lei pastori e cani.
108.1Ma quando vider lui lieto apparire
108.2come sceso dal ciel gli vanno intorno.
108.3Ivi ciascun narrando vuole aprire
108.4il ricevuto danno e 'l sommo scorno:
108.5di vendicarse ogni uom mostra desire
108.6pria che nell'ocean s'attuffe il giorno,
108.7poi sopra la fortuna o in altrui pone
108.8di quanto avvenne lor l'aspra cagione.
109.1Il valoroso re ciascuno ascolta
109.2e come il merto chiede or biasma or loda:
109.3scusa l'altrui fallire e 'n meglio il volta,
109.4essalta il forte oprar, che 'l buon ne goda;
109.5poi la gente che fu disgiunta e sciolta
109.6alle intermesse schiere in un rannoda;
109.7così ridotti alla medesma via
109.8con tai parole alla battaglia invia:
110.1“Maraviglia non sia, s'avvien talora
110.2che i più forti guerrier si veggian vinti,
110.3che non sempre la grazia in noi dimora
110.4del ciel ch'a bene oprar ne tiene accinti:
110.5lo qual sovente i suoi più cari ancora
110.6con avversa fortuna ha in basso spinti
110.7per ammonirgli e rendergli più accorti,
110.8ch'al sommo del suo ben gli ha poscia scorti.
111.1Rendiam pur grazie a lui, che ne dimostra
111.2l'errore, ove il più saggio più s'intrica,
111.3che non è la vittoria in forza nostra,
111.4e 'ndarno senza lui l'uom s'affatica.
111.5Ben sempre gli è nelle terrene chiostra
111.6l'onorata virtù sovrana amica:
111.7con la qual dunque, e con la sua speranza,
111.8seguitiamo il cammin ch'omai n'avanza”.
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