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CANTO III

Avarchide

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1.1Poi c'ha tutte d'intorno ogni alto duce
1.2le sue genti ordinate a schiera a schiera,
1.3il vecchio re dell'Orcadi, in cui luce
1.4dell'arte marzïal la norma vera,
1.5comandato dal re tutti conduce,
1.6ove lassa a man dritta la riviera
1.7del picciol Euro, in loco aperto e piano
1.8dalle piagge e da' fossi assai lontano.
2.1Ivi in due parti eguai tutto divide
2.2il numero infinito de' guerrieri:
2.3questi a sinistra e quelli a destra asside,
2.4assegnando tra lor larghi sentieri
2.5sì che ben possa chi gli regga e guide
2.6menar per entro insegne e cavalieri;
2.7le genti della fronte spesse e strette,
2.8l'altre che seguon poi più rare mette.
3.1Tra quei dinanzi pon le più lunghe aste,
3.2nelle spalle e ne' fianchi ancor l'istesse,
3.3ogni scudo nel mezzo, a fin che baste
3.4de' primi a sostener le forze oppresse:
3.5d'arcieri e frombator le schiere vaste,
3.6sciolte da tutti gli altri, ha intorno messe,
3.7poscia di cavalier distese l'ali
3.8in ciascun corno, l'une all'altre eguali.
4.1Fu del sinistro duce il buon Tristano,
4.2Gaven dell'altro, e così vuole Arturo;
4.3gli arcier, ch'erano a piede a destra mano,
4.4guidò quel giorno il buon re Pelinuro;
4.5Lionello, il nipote del re Bano,
4.6menò i compagni che dall'altra furo;
4.7della destra i cavai menò Boorte,
4.8Maligante dell'altra, il saggio e 'l forte.
5.1Né men di questi fuor d'Avarco venne
5.2il fero Segurano a guerra armato,
5.3ma divisi in tre parti i suoi mantenne,
5.4e con ordin men saldo in ogni lato.
5.5Sopra i primi a venir l'impero tenne
5.6Palamede, il possente nominato,
5.7degli altri Seguran: la terza parte
5.8conduceva Clodin, chiamato il Marte.
6.1Palamoro il valente in guardia avea
6.2di tutti i cavalier le larghe torme;
6.3Verralto della Rocca conducea
6.4de' pedestri leggier le varie forme.
6.5Or l'uno e l'altro campo si vedea
6.6con ritenuto passo segnar l'orme,
6.7apportando ciascuno a poco a poco
6.8al suo speranza, e tema all'altro loco.
7.1Di barbaresche voci e stran romore
7.2empion l'aria, venendo, quei d'Avarco:
7.3come i gru peregrini, che l'algore
7.4temon del verno di tempeste carco,
7.5allor ch'a ritrovar seggio migliore
7.6fan sopra il mare il periglioso varco,
7.7che delle lunghe file al gridar roco
7.8risuona intorno ogni propinquo loco.
8.1Il contrario parea di quei d'Arturo,
8.2che tacendo venian col core inteso
8.3in qual guisa il ferir sia più sicuro,
8.4e possa l'avversario esser più offeso:
8.5quale i saggi villan, che 'l campo impuro
8.6ch'aggia di folte spine orrido peso
8.7voglian purgar, che disegnando vanno
8.8di schivarse all'oprar punture e danno.
9.1Poi sì come sovente in cima a i monti
9.2vien nebbia folta all'apparir del giorno,
9.3che non pon di pastor gli occhi più pronti
9.4l'avventar d'un baston vederse intorno;
9.5tal la polve facea delle due fronti
9.6ch'andava al ciel tra l'uno e l'altro corno,
9.7pria ch'arrivati sieno in quei confini
9.8ove scorger si pon chiari e vicini.
10.1Spinge allora animoso il gran corsiero
10.2Clodino, i suoi lassando, e fassi avanti;
10.3e con voce alta minaccioso e fero
10.4dice: “Ove sono i buon guerrieri erranti
10.5onde il Britanno mar va così altero,
10.6né vuol che d'altro si ragioni e canti?
10.7Vengan meco a provar se in questa parte
10.8parco del suo valor sia stato Marte.
11.1E quantunque avvenuto sia talora
11.2che di noi riportate aggiano spoglie,
11.3fortuna il fece, che i men degni onora
11.4e che contra virtude arma le voglie;
11.5oggi è venuta, a quel ch'io speri, l'ora
11.6che l'infedel l'antica usanza spoglie,
11.7e di sé lasci libera la strada
11.8sì che solo il valor cinga la spada.
12.1Venga chi vorrà pur degli infiniti
12.2cavalier d'oro ornati e di splendore,
12.3ch'io veggia a pruova se saran forniti
12.4di virtù dentro come d'arme fuore:
12.5che non sempre adivien che sien vestiti
12.6d'un medesmo color la fronte e 'l core;
12.7e venga or, perché indarno attenderei
12.8poi che saran mischiati i buoni e ' rei”.
13.1Al cominciar dell'alte sue parole
13.2l'uno esercito e l'altro il passo tenne,
13.3dando quella udïenza che si suole
13.4a chi dir cosa ch'assai pesi accenne:
13.5onde a molti d'Arturo ciò che vuole
13.6agevolmente a conoscenza venne,
13.7ma intra i primi a Gaven, che in umil preghi
13.8chiede al gran re ch'al suo voler si pieghi;
14.1e che il lasci provar le forze seco,
14.2di che molti anni pria desire avea,
14.3dicendo: “Egli è Clodin, l'animo cieco
14.4contra virtude e pien d'invidia rea,
14.5che in ogni mio disegno ha sempre meco
14.6conteso a torto: e se mi concedea
14.7della sorella sua le nozze amate,
14.8or saria senza sangue questa etate.
15.1S'io d'una vostra suora, ei di Clodasso
15.2figlio è primiero, e del suo regno erede;
15.3non è fra tutti i suoi di valor casso,
15.4anzi in arme adoprare a nessun cede:
15.5tal che non può stimar più indegno o basso
15.6l'un che l'altro di noi chi 'l dritto vede;
15.7resta sol che chi al Ciel fia più gradito
15.8si veggia vincitor, l'altro schernito”.
16.1Non volse a i giusti preghi contradire
16.2il magnanimo re, ma gliel concesse;
16.3così lieto Gaven con molto ardire
16.4correndo verso lui la rena presse,
16.5e dice: “A contentar vostro desire
16.6vengh'io con l'armi, e con le voglie istesse
16.7ch'io veggio e sento in voi, cui tosto spero
16.8morto o vivo tener sotto il mio impero”.
17.1Ben conobbe Clodin l'aquila d'oro
17.2nel campo porporin ch'avea Gaveno,
17.3e gli risponde: “Assai di voi m'onoro,
17.4né per sangue di me v'apprezzo meno;
17.5ma poco apporta al marzïal lavoro
17.6bellezza, nobiltà, stato e terreno:
17.7io cercava un di voi più ardito e forte,
17.8come saria Tristan, come Boorte.
18.1Ma pur senza sdegnarvi non rifiuto
18.2di provar chi di noi più in arme vaglia,
18.3senza sperar, vincendo, esser tenuto
18.4molto in pregio maggior di tal battaglia”.
18.5Or non fu in tempo alcun già mai veduto
18.6per gran foco avvampare arida paglia
18.7come in quel punto d'ira il fero Orcano
18.8ardeva, al dir del cavaliero strano;
19.1e gli risponde al fine: “In altra parte
19.2e innanzi a questo dì so il troppo orgoglio,
19.3quel ch'ogni cortesia da voi diparte
19.4come i semi miglior da' campi l'oglio.
19.5Voi vi fate appellar da gli altri Marte,
19.6s'egli è vero il romor ch'udir ne soglio;
19.7e questo baste assai per dar risposta
19.8alla vostra vanissima proposta.
20.1Pur, poi che 'n pregio tal vi piace averme,
20.2patteggiamo in fra noi la nostra guerra:
20.3che send'io vincitor Clodasso inerme
20.4lasse in forza de' nostri oggi la terra;
20.5se prigioniero o morto ritenerme
20.6vi concedesse il Ciel, quanto si serra
20.7di qua dal nostro mar si renda a voi,
20.8e 'n Brettagna ritorni Arturo e i suoi”.
21.1Risponde a lui Clodino: “Il più felice
21.2di quanti io vidi mai fia questo giorno,
21.3se 'l medesmo giurando afferma e dice
21.4colui ch'è sopra voi di scettro adorno:
21.5perché in sì grave impresa a noi non lice
21.6obligar chi ne regge a danno e scorno;
21.7ma tengo ferma speme che 'l mio padre
21.8mi donerà se stesso e le sue squadre.
22.1Fate il medesmo voi, poscia si vegna,
22.2ogni indugio lassando, tosto all'opra:
22.3che non senza cagion voglia sì degna
22.4avrà svegliata in noi Chi sta di sopra”.
22.5Così posto fra loro, alla sua insegna
22.6torna ciascuno, e quanto puote adopra
22.7d'accordare il suo re che induca l'alma
22.8a commetter in lui sì grave salma.
23.1Narra al suo Segurano e Palamede
23.2Clodino il tutto, e lor soggiugne poi:
23.3“S'aveste, alti signor, talvolta fede
23.4in quel poco valor che giace in noi,
23.5o se sperate mai qualche mercede
23.6render al sommo amor ch'io porto a voi,
23.7fate che 'l padre mio voglia d'Avarco
23.8sopra gli omeri miei porr'oggi il carco.
24.1E 'l farà veramente, se v'aggrada
24.2di dimostrargli ben quanto Gaveno
24.3sia più nobil che forte, e la sua spada
24.4quanto sia della mia pregiata meno;
24.5e che per tal sicura e breve strada,
24.6potrà in pace riporre il suo terreno,
24.7senza mettere in rischio oggi altramente
24.8così bella, onorata e chiara gente”.
25.1De' due chiari guerrier, quantunque fosse
25.2lor la nuova richiesta acerba e dura,
25.3quell'alto supplicar gli animi mosse,
25.4e di lui contentar prendon la cura;
25.5e Dinadan, che 'l primo ivi trovosse,
25.6mandan volando nelle regie mura,
25.7che ciò narre a Clodasso, e 'l preghi appresso
25.8che per meglio ordinar venga egli stesso.
26.1Ritruova il vecchio re che in alto assiso
26.2con quei che per età non veston maglia
26.3e con le donne intorno, a mirar fiso
26.4stava quel che seguia della battaglia
26.5col cor tremante e l'animo diviso
26.6d'ogni dolcezza: e come piuma o paglia
26.7de i venti preda al tempestoso giorno
26.8or alta or bassa si raggira intorno;
27.1così fanno i pensier, che tema e spene
27.2nella canuta mente cangia e muove:
27.3ch'or per sé la vittoria aperta tiene
27.4come se 'l promettesser Marte e Giove,
27.5or si dipinge aver novelle pene
27.6simili a molti già provate altrove;
27.7e mentre questo e quello il sana e punge
27.8Dinadan vede che correndo giunge.
28.1Fecesi tutto pallido nel volto,
28.2ch'ogni sangue ch'avea ricorse al core:
28.3e se l'altro tardava a parlar molto
28.4quasi cadea di subito timore;
28.5ma lieto Dinadano a lui rivolto
28.6disse: “Ottime novelle, alto signore,
28.7vi port'io, che 'n voi sta ch'un giorno solo
28.8purghe il vostro terren d'ogn'aspro duolo.
29.1La gran lite ch'aviam riposta fia,
29.2quando non spiaccia a voi, nella virtude
29.3del buon vostro Clodin, ch'a guerra sia
29.4con uom ch'ha di poter le forze nude:
29.5quest'è Gaven, che la fortuna ria
29.6vuol ch'a suo danno s'affatiche e sude;
29.7e se vinto sarà, promette Arturo
29.8lassare Avarco libero e sicuro,
30.1con tutte l'altre ville e quel paese
30.2ch'egli ha mai guadagnato sopra voi,
30.3e ritornarsen poscia ad ali stese
30.4oltra il Britanno mar con tutti i suoi:
30.5ma se 'l Cielo a Gaven sarà cortese,
30.6e le sue stelle irate contro a noi,
30.7che gli darete Avarco, e quanto in mano
30.8ritenete de' Franchi e del re Bano,
31.1ma ciò male esser può, che quella parte
31.2ch'aggia il dritto e 'l valor per guida e duce,
31.3come avem noi, può camminar senz'arte,
31.4ch'al desïato corso si conduce;
31.5or tutti i vostri, in publico e 'n disparte,
31.6quasi allumati dalla eterna luce,
31.7son di stessa sentenza, che vi piaccia
31.8venir là tosto, e 'l tutto ivi si faccia”.
32.1L'antico re di meraviglia pieno
32.2si fece, udendo il subito consiglio;
32.3poi con core e con volto assai sereno
32.4disse: “Quando a Dio piace che 'l mio figlio
32.5porga le spalle solo, e spanda il seno
32.6al comun peso, al publico periglio,
32.7non andrò contro a lui, che 'ndarno adopra
32.8chi s'oppone al voler che vien di sopra”.
33.1Poi volto a gli scudier comanda loro
33.2di tosto aver l'usata sua lettica,
33.3di fuor lucente di finissimo oro
33.4cui gran fregio di gemme a torno intrica,
33.5dentro scolpiti di sottil lavoro,
33.6quanti ha nel maggio fior la terra aprica;
33.7in essa da i medesmi si fa porre,
33.8e per compagno vuole il re Vagorre,
34.1suo germano ed amico, a cui l'etade,
34.2sì come ancora a lui, la guerra vieta:
34.3d'alto consiglio e pien di veritade,
34.4e che rado smarrì la dritta meta;
34.5poi ratti van per le più corte strade
34.6ove la gente sua dubbiosa e lieta
34.7l'attendea, per veder quale il fin sia
34.8del desïato accordo ch'era in via.
35.1Dall'altra parte, più impedito truova
35.2Gaveno e più spinoso il suo sentiero:
35.3né puote argomentar sì ben che muova
35.4Arturo a contentare il suo pensiero,
35.5che dicea: “Quanto è impresa dura e nuova
35.6il tutto espòr, sotto l'infido impero
35.7di fortuna, in un sol che in un momento
35.8sia di mille e mill'anni il frutto spento?
36.1Pur ripensando meco ch'assai pare
36.2il valor sembra ch'ha di voi ciascuno,
36.3e che più accorto e di più senno appare
36.4Gaven dell'altro, e di furor digiuno,
36.5e che da sangue e morte conservare
36.6tanta e tal gente col periglio d'uno
36.7è pur cosa degnissima, e richiesta
36.8a chi d'alta corona orni la testa;
37.1quando a gli altri parrà, contento sono
37.2di rimettere in voi la lite nostra,
37.3sperando in Quel che dal celeste trono
37.4il verace cammino a' servi mostra,
37.5ché non vorrà lassare in abbandono
37.6il ben di tutti noi nella man vostra.
37.7Parli adunque Tristan, parli il re Lago
37.8e quei de' cui consigli oggi m'appago”.
38.1Allora il re dell'Orcadi risponde:
38.2“Famoso Arturo, il più sovente Dio
38.3nel cor de i buon con la sua gratia infonde
38.4di ciò che può giovargli alto desio;
38.5del contrario volere opra ch'abbonde,
38.6cieco dell'intelletto, il crudo e 'l rio,
38.7quale è Clodasso; e per dir vero il dico,
38.8non per biasmare a voi chi v'è nemico:
39.1tal ch'oltra ogni disegno nostro umano
39.2sendo l'occasïon se stessa offerta,
39.3devria creder ciascun che non sta 'n vano
39.4sì breve strada a sì gran lite aperta,
39.5e che 'l pio Redentore il suo cristiano
39.6popol, che 'l segue per la via più certa
39.7e ch'a ragion combatte, in guardia prenda,
39.8non quel ch'ogn'altro e la sua luce offenda.
40.1Poi rivolgendo gli occhi a quel che puote
40.2nel futuro veder colui ch'è saggio,
40.3nessuna tema l'alma mi percuote
40.4che mi mostre in Clodino esser vantaggio,
40.5come ancor pare a voi, ma d'egual dote
40.6fornito appare il nobile paraggio.
40.7Facciasi adunque, e s'aggia larga speme,
40.8perché mezzo è prigion colui che teme”.
41.1Il medesmo affermò Tristan, dicendo;
41.2“Quantunque aggia più d'un che ciò potria
41.3far non men che Gaven, pur non intendo
41.4dirne il contrario che già detto sia;
41.5poi son cotai che vincitore attendo
41.6quel che più di fortuna amico fia:
41.7ma contr'a Segurano o Palamede
41.8vorrei più forte man, più fermo piede”.
42.1Disse il medesmo il saggio Maligante,
42.2Boorte e Lïonello ed altri molti;
42.3nel campo allor, che ferme avea le piante,
42.4già si veggion cangiar pensieri e volti:
42.5riconfortano i vili il cor tremante,
42.6pensando di periglio essere sciolti,
42.7i più forti hanno invidia, sdegno e duolo
42.8che di tanti l'onor giaccia in un solo.
43.1Già gli araldi reali in ogni parte,
43.2hanno a tutti silenzio imposto e pace;
43.3già l'uno e l'altro re viene in disparte,
43.4e di comune accordo a ciascun piace
43.5che Gaveno e Clodin, chiamato il Marte,
43.6debban fra lor donar certo e verace
43.7fine alla lor quistion, prima che 'l giorno
43.8faccia all'occaso suo fosco ritorno.
44.1Mosse il primiero il valoroso Arturo,
44.2e in alta voce al Ciel rivolto disse:
44.3“Padre il cui gran Figliuolo unico e puro
44.4avvolto in uman vel fra noi già visse,
44.5e ritrasse nel Ciel dal centro oscuro
44.6chi le divine membra al legno affisse,
44.7Te chiamo testimon, per Te prometto
44.8dal mio lato servar quanto s'è detto:
45.1che se fia 'l tuo voler ch'oggi Gaveno
45.2sia per man di Clodin prigione o morto,
45.3ch'abbandonando il Gallico terreno
45.4ratto ricercherò 'l britanno porto;
45.5e che tutto il mio campo terrò a freno,
45.6sì che fatto non vegna oltraggio o torto
45.7mentre che 'l suo Clodino a guerra fia,
45.8ma sì come un de' miei sicuro sia.
46.1E s'io fallassi in ciò, la Tua pietade,
46.2che fu sempre infinita, cange stile,
46.3e di nuda giustizia apra le strade,
46.4facendo il mio poder negletto e vile:
46.5e sotto forza altrui le mie contrade
46.6sian di barbare genti albergo umìle,
46.7e così in basso caggia ogni lor gloria
46.8che nulla unqua di noi viva memoria”.
47.1Dall'altra parte un sacerdote allora,
47.2che lunghissima avea barba e capelli,
47.3della sacrata gregge ha tratti fuora,
47.4senza difetto alcun, due vaghi agnelli:
47.5l'un è sembiante alla più bianca aurora,
47.6l'altro ha più della notte oscuri i velli;
47.7e dove è più 'l terren di polve scarco
47.8gli pose innanzi al vecchio re d'Avarco:
48.1che, recatasi in man la spada antica
48.2che per memoria ancor non vuol lassare,
48.3ove più folto lor la testa intrica
48.4risegò il pel che fra le corna appare,
48.5e 'l fece intorno della schiera amica
48.6a i cavalier più cari dispensare;
48.7indi, tenendo al Ciel le luci fisse,
48.8in devoto sembiante così disse:
49.1“Giove, che de' mortali e de gli dei
49.2padre ciascuna età verace appella,
49.3né senza te gli effetti buoni o rei
49.4può di lassù produrre alcuna stella;
49.5e tu, lucente sol, che cagion sei
49.6di cangiar le stagion di questa in quella;
49.7e voi, notturni dei, signor di Lete
49.8che i difetti fra noi punir solete:
50.1siate voi testimon, servate voi
50.2quel ch'io prometterò, che per voi giuro
50.3che, s'oggi il mio Clodin de' giorni suoi
50.4vedrà in man di Gaveno il fine oscuro,
50.5ch'Avarco e tutto quel ch'è sotto a noi
50.6e già fu del re Ban torni d'Arturo;
50.7e mentre il re d'Orcania in guerra fia
50.8da gli altri miei guarrier securo sia,
51.1e s'io gli mentirò, veder poss'io
51.2preda questa città d'arme e di foco,
51.3la pia consorte, i figli, il popol mio
51.4servi de' lor nemici in chiuso loco:
51.5ed io fra loro in lungo essilio e rio
51.6mi consume di doglia a poco a poco,
51.7né ardisca a voi drizzar lamenti o preghi,
51.8e s'io 'l facessi pur, nessun si pieghi”.
52.1Detto così, nella sagrata gola
52.2all'uno e l'altro agnello il ferro mise.
52.3Il sangue in alto distillando vola
52.4per le vene maggior ch'erano incise;
52.5e mentre la fral anima s'invola
52.6dalle tremanti mambra in terra assise,
52.7con l'anfora che tiene aurata e tersa
52.8puro ed annoso vin sovr'essi versa;
53.1onde alcun fu ch'a rimirare inteso
53.2divoto il Ciel pregava tra 'l suo core:
53.3“Così veggia io di simil piaghe offeso
53.4riversar con lo spirto il sangue fuore
53.5chi primo avrà contra il dever disteso
53.6il sacrilego braccio e pien d'errore
53.7per disturbar la guerra che in un solo
53.8la pace apporta a così grande stuolo”.
54.1Poi che tutto ha compito il re Clodasso,
54.2i Britanni guardando e' suoi d'Avarco
54.3dice: “All'albergo mio rivolgo il passo,
54.4poi che d'ogni dever mi sono scarco:
54.5ch'io non potrei soffrir vedermi, ahi lasso,
54.6già di tante miserie e d'anni carco,
54.7in sì mortale impresa e 'n tal periglio,
54.8senza soccorso altrui, sì caro figlio”.
55.1E chiamato Vagorre, fan portarse
55.2nell'ombrosa lettica che gli attende,
55.3e quanto più poteo ratto disparse
55.4da quel loco fatal che 'l cor gli offende.
55.5Or già si vede in mezzo appresentarse
55.6chi del campo ordinar la cura prende,
55.7che fu il buon Maligante e Palamede,
55.8e ciascuno il vantaggio al suo provvede.
56.1Fanno in prima purgar di sterpo e sasso
56.2e per tutto adeguar l'eletto loco;
56.3poi misuran lo spazio a passo a passo,
56.4dividendo il confin tra 'l molto e 'l poco,
56.5che non troppo al principio, o nel fin lasso
56.6l'incontro sia, poi che già spento è 'l foco
56.7che più riscalde il corso, ma in quel punto
56.8ch'al suo sommo vigor ciascuno è giunto.
57.1Van l'arme visitando in ogni lato,
57.2se raddoppiata viene ove s'allaccia,
57.3se l'elmo è fermo assai, s'egli è fidato,
57.4se crolla in testa o se la vista impaccia;
57.5se la maglia è ben forte, e tien guardato,
57.6ove piastra non sia, sotto le braccia:
57.7prendon la spada appresso, e guardan come
57.8truovin sicure in lei le guardie e 'l pome.
58.1Il medesmo ch'all'uom fanno al destriero,
58.2cominciando dal piè fino alla fronte:
58.3se ben ferrato sia, saldo e leggiero
58.4da non gravare al gir le voglie pronte;
58.5se 'l fren dritto di lui tenga l'impero
58.6e non troppo s'abbasse o troppo monte,
58.7e se ciò che 'l governa e che 'l sostiene
58.8armato sia di fuor come conviene;
59.1se la testa è col petto d'arme ornata
59.2quanto è 'l bisogno e con ragione assisa,
59.3se la sella è ben posta e ben serrata
59.4da non temer di seggio esser divisa;
59.5se l'una e l'altra staffa è ben locata
59.6tra 'l lungo e 'l corto in assai forte guisa:
59.7e van tutto guardando, come deve
59.8chi ponga sopra sé fascio sì greve.
60.1Poi di scudo possente a tutte prove
60.2il petto al suo guerriero armò ciascuno:
60.3Gaven d'oro v'avea l'uccel di Giove
60.4in campo porporin che volga al bruno;
60.5de' medesmi color ch'all'aura muove
60.6la fronte annosa, e non contenta d'uno
60.7secol di vita, il sempre verde pino
60.8ombreggiava lo scudo di Clodino.
61.1Già presenta a Gaven la nobil asta
61.2il magnanimo Arturo in tai parole:
61.3“Bench'ad alma real senz'altro basta
61.4la virtù sola ch'ella onora e cole,
61.5che si dee mantener candida e casta
61.6d'ogni difetto uman qual puro sole;
61.7pur dirò questo ancor, che vi sovvegna
61.8d'esser quale a tal opra si convegna:
62.1e che in mille e mill'anni la fortuna
62.2non vi porria trovar cagion più chiara
62.3del nome vostro alzar sopra la luna,
62.4e d'ornare e giovar la patria cara;
62.5e che per vostra man serena o bruna
62.6fia la sorte di noi, dolce od amara:
62.7non sia ingannata in voi la somma fede
62.8d'uom che di tanto onor vi face erede.
63.1Gite con fermo core alla battaglia,
63.2né lo abbasse timor, né l'alzi spene;
63.3e doppo il primo incontro, se vi assaglia
63.4con furïoso passo a vele piene,
63.5sostenetevi alquanto, e non vi caglia
63.6del vano onor che da i men saggi viene:
63.7ma come stanco sia, pronto e leggiero
63.8vi dimostrate allora, e prode e fero.
64.1Movete adunque, che 'l favor divino
64.2non v'abbandonerà, per quel ch'io spero”.
64.3Così diceva, e già nel suo vicino
64.4popolo esercitava il sommo impero
64.5Tristano e Seguran, sì che 'l confino
64.6disegnato a' guerrier rimanga intero:
64.7tenendo ogn'uomo a fren che innanzi gisse
64.8per cagione schivar di nuove risse.
65.1Fan che ciascuna parte a terra stenda
65.2lo scudo o l'asta, per più amico segno;
65.3né fra tutti è più alcun che ad altro intenda
65.4ch'a veder cui di lor dimore il regno.
65.5Questi di speme par che l'alma incenda,
65.6quei mostra di timor non dubbio segno:
65.7e tra lor ragionando in diversi atti
65.8chi condanna e chi loda i giusti patti.
66.1Poi che fu il campo vòto d'ognintorno,
66.2questo e quel cavaliero in mezzo appare,
66.3di sembianti colori e d'arme adorno
66.4come d'ambo il valor si mostra pare.
66.5I possenti corsier raspando intorno
66.6e rimordendo il fren, non pon restare,
66.7e i pennuti cimier che in alto stanno
66.8minacciano al nemico o morte o danno.
67.1Tosto che 'l marzïale alto romore
67.2delle sonore trombe il segno diede,
67.3l'uno e l'altro guerrier, con più furore
67.4che 'l folgore dal ciel che i monti fiede,
67.5va per mostrare il primo suo valore
67.6che nell'incontro della lancia siede:
67.7che fu cotal che in mille pezzi andaro
67.8i tronchi al cielo, e tardi ritornaro.
68.1Fu il colpo di ciascun sì acerbo e crudo
68.2che i due cavalli in piè restaro a pena;
68.3Gaven rompe a Clodin l'aurato scudo,
68.4con assai gran periglio e molta pena:
68.5che 'l saldo ferro, che 'l trovava ignudo,
68.6chiara vittoria e d'ogni gloria piena
68.7gli potea dar, s'un punto solo allora
68.8fosse integra rimasa l'asta ancora.
69.1Ma Clodin fere a lui la spalla destra
69.2ove col braccio in alto era congiunta;
69.3e gli facea nell'arme alta finestra,
69.4se ben dritta venia l'aguta punta.
69.5Ma la fortuna, al suo voler finestra,
69.6la torse in fuor come fu al mezzo giunta;
69.7ma il ferro ruppe che tenea coperto
69.8ov'il braccial più in alto viene inserto;
70.1e per quanto spazio quella mano
70.2con la medesma parte ebbe impedita.
70.3Ma l'onor, ch'ogni infermo rende sano,
70.4alla battaglia seguitar l'invita:
70.5trae fuor la spada, e non la trasse in vano,
70.6che quella di Clodin vede apparita
70.7già contra lui, che sopra l'elmo il fere
70.8e l'ornato cimier gli fa cadere;
71.1e fu 'l colpo cotal, che con la testa
71.2al collo del destrier tutto piegosse,
71.3l'altro, che 'l vede a tale, ivi non resta,
71.4ma raddoppia a gran forza le percosse,
71.5spesse assai più che grandine molesta
71.6al buon villan che le sue spighe ha scosse:
71.7ma vinto dal furor sovente falla,
71.8e gli dà su lo scudo o su la spalla.
72.1Ma, riprese le forze, il buon Gaveno
72.2con quanto ha più poter ver lui s'avventa:
72.3drizzasi al loco ove lo scudo ha meno,
72.4e in ogni modo d'impiagarlo tenta;
72.5e d'una punta al fine il trova a pieno
72.6ove più l'alma avea, che gisse, intenta:
72.7e se quel doppio acciaro era men forte
72.8Clodin poco lontana avea la morte.
73.1Pur no 'l difese tanto che la spada
73.2tra le sinistre coste, che nel petto
73.3son poste in alto, non facesse strada,
73.4ma di picciol periglio e gran sospetto:
73.5perché Clodin, pensando ch'ella vada
73.6più oltre assai di quel che fu l'effetto,
73.7non vuol perder più tempo, e pon da parte
73.8la ragion del ferir, lo schermo e l'arte;
74.1e qual fero leon dal cacciatore
74.2che ferito si senta, oltra si getta,
74.3non men che della vita, o d'altro onore
74.4pien di caldo desio d'alta vendetta:
74.5e senza accorgimento, a gran furore
74.6la spada ad ambe man tenendo stretta,
74.7di tre colpi il ferì, ma tutti in vano,
74.8e troncata alla fin gli uscì di mano.
75.1Né per questo restò, ma con le braccia
75.2quanto più forte può nel mezzo il serra,
75.3e crollando e scotendosi procaccia
75.4dal possente corsier cacciarlo a terra.
75.5Non sa Gaven ciò che in quel punto faccia,
75.6ché con la spada far non gli può guerra,
75.7e sì oppressato e cinto si ritruova
75.8ch'arme o senno adoprar poco gli giova.
76.1L'aspra necessità pure il consiglia
76.2che debba usare anch'ei l'istessa forza;
76.3e nel modo medesmo a lui s'appiglia
76.4e di trarlo di sella assai si sforza.
76.5L'uno e l'altro di lor lassa la briglia,
76.6sì che ponno i destrieri a poggia ed orza
76.7gir come aggrada lor, ma sono intenti
76.8co i piè ferirse e co i tenaci denti.
77.1Pur cercando le groppe rivoltarse
77.2per ritentare al fin sorte novella,
77.3venner di troppo spazio a lontanarse
77.4i due buon cavalier ch'erano in sella:
77.5né volendo, ostinati, abbandonarse
77.6anzi con maggior possa in questa e 'n quella
77.7parte, mentre ciascun sospinge e preme,
77.8ristretti più che mai, caddero insieme;
78.1e fur sì accorti allor, che nessun piede
78.2nelle staffe di lor sospeso resta.
78.3Né con altro romor la piaggia fiede
78.4la quercie antica cui la scure infesta
78.5del pastor ripercuote in fin che vede
78.6rovinar d'alto la frondosa testa,
78.7onde il bosco rimbomba, e n'ha spavento
78.8ogni vicino uccello ed ogni armento;
79.1che i due buon cavalier premon la terra,
79.2senza vantaggio avere in quello stato:
79.3se non che 'l destro braccio aggrava e serra
79.4a se stesso Clodin, che da quel lato
79.5stampò la rena, e l'altro a nuova guerra,
79.6o fosse il suo sapere o fosse il fato,
79.7avea la miglior man di sopra sciolta,
79.8che gli fu nel cader ventura molta.
80.1E perché già la spada avea gettato
80.2fin nel primo abbracciar, che l'impedìa,
80.3va cercando, ove l'elmo era allacciato,
80.4s'ei potesse trovar di sciorlo via;
80.5e quantunque di guanto ei fosse armato,
80.6sì che la man non molto l'obbedia,
80.7tanto va pur tentando a poco a poco
80.8che mettea l'avversario in dubbio loco.
81.1Ma Clodin quanto può si scuote, e muove
81.2i piè, le braccia e l'insidiata fronte,
81.3e se mai l'ebbe a maggior uopo altrove,
81.4ivi tutte sue forze aveva pronte;
81.5ma in tutto ciò di nulla mai rimuove
81.6Gaven che si faria lo scoglio o 'l monte:
81.7che gli slaccia al fin l'elmo, e con furore,
81.8a mal grado di lui, gliel trasse fuore.
82.1Ma nel tirar ch'ei fé, dal braccio sciolse,
82.2onde il premea, Clodin, che 'l tempo vede
82.3e con leve destrezza indi si tolse
82.4e in un momento pur si trovò in piede:
82.5poi con passo sollecito ricolse
82.6la spada di Gaven che 'n terra siede.
82.7L'altro risurge anch'ei tristo e smarrito,
82.8che mezzo il suo sperar vedea fallito;
83.1e tanto più che la sua spada in mano
83.2scerne dell'avversario che l'attende
83.3tosto il possente scudo, poi che in vano
83.4nella pedestre pugna al collo pende,
83.5s'adatta in braccio, e stando a lui lontano
83.6l'elmo già di Clodin con man riprende
83.7per le dorate fibbie onde s'allaccia,
83.8perch'officio di spada almen gli faccia:
84.1e s'invia verso lui con largo passo,
84.2stimando nel suo cor vantaggio avere,
84.3ché tosto ha rotto il brando, o 'l braccio lasso,
84.4chi sopr'elmo ben fino e scudo fere;
84.5e spera anco nel sangue, che già in basso
84.6pur tra l'arme talor vedea cadere,
84.7e non poca speranza anco gli presta
84.8scernergli a' colpi suoi nuda la testa.
85.1Clodin, che nel medesmo s'accorge
85.2e si sente le forze assai mancare,
85.3né gran speranza alla vittoria porge
85.4il brando, che non sa dove adoprare
85.5(sì ben coperto il suo nemico scorge
85.6d'arme ch'è tutta intera e senza pare):
85.7ond'ei misura i colpi in tal maniera
85.8che la spada ch'egli ha dimori intera.
86.1Or mentre che fra lor girando vanno
86.2e migliore stagion ciascuno aspetta,
86.3Druschen, che s'assedea con quei che stanno
86.4fuor d'ogni schiera che sia tarda e stretta,
86.5ma che sciolti e leggier la guerra fanno
86.6sol di fromba, di dardo o di saetta,
86.7tra' quali ei fu il più dotto, e fu signore
86.8presso a Valenza, al fiume Goldamore;
87.1non perché di Clodin pietà il movesse,
87.2o lo scampare i suoi d'aspra ventura,
87.3ma d'invidia compunto, infido elesse
87.4trar con l'arco Gaveno a morte oscura:
87.5così tacitamente l'orme impresse
87.6per la gran calca, e quanto puote ha cura
87.7di gire a quei d'Arturo sì coperto
87.8che 'l disegnato colpo andasse certo.
88.1Tosto ch'è giunto al loco disegnato,
88.2che 'l possa rimirar di dritta parte,
88.3la faretra prendea ch'ei porta a lato,
88.4fabbricata in un corno con molt'arte
88.5d'un capro alpestre in tra i gran gioghi nato
88.6del Pireneo, che l'Aragonia parte
88.7dal terren Gallo: e 'n cava pietra assiso
88.8con l'istessa sua man l'aveva ucciso.
89.1Or quella adunque, di grandezza pare
89.2a quanto un uom le braccia stenderia,
89.3da Conon fatta riccamente ornare
89.4come arnese più caro si potria,
89.5loca a' suoi piedi; e fassi innanzi stare
89.6gente ch'a quei di là cuopran la via
89.7di poter lui vedere, e basso in terra,
89.8l'un ginocchio posando, la disserra:
90.1e 'l più saldo, pungente e duro strale
90.2tra molti che vi son traeva fuore,
90.3pennuto in basso di finissim'ale,
90.4onde più dritto è l'impeto e maggiore.
90.5Truova poi l'arco, che non ave eguale,
90.6di fortezza infinita e di valore:
90.7che fuor che Palamede e Segurano
90.8ogn'altro cavaliero il tende in vano.
91.1Questo con salda mano al mezzo prende;
91.2indi pon dello stral la ferma cocca
91.3su la rigida corda, e quella stende
91.4fin che col ferro la sinistra tocca:
91.5poi con la destra, ch'al destr'occhio pende,
91.6doppo aver ben mirato a pieno scocca;
91.7e con tanto furore il corso prese
91.8ch'a mille il sibilar l'orecchie offese.
92.1Il minacciante stral volando gìo
92.2tra gente e gente, d'incontrar bramoso:
92.3giunge dritto a Gaveno, a cui ferìo
92.4la destra coscia dove periglioso
92.5non pure è il loco, ma mortale e rio,
92.6tra mille nervi e mille vene ascoso;
92.7ma l'arme, e prima il Ciel, gli furo aita
92.8ch'ei non perdesse subito la vita:
93.1però che 'l fino acciaro assai sostenne
93.2che non andasse il colpo adentro molto.
93.3Fece il voler divin che 'l ferro tenne
93.4sentier, passando, d'ogni danno sciolto.
93.5Tosto giù il sangue sotto l'arme venne,
93.6e di tal doglia in un momento avvolto
93.7fu il misero Gaveno, e tanto acerba,
93.8che non reggendo il piè cadde su l'erba.
94.1Restò meraviglioso e sbigottito
94.2Clodin, che 'l suo nemico a questo vede:
94.3poi ben tosto s'accorge che fallito
94.4avea 'l suo campo la pomessa fede.
94.5Getta la spada in terra, e ratto è gito
94.6là dove l'altro lamentando siede;
94.7e come quel ch'ha pur reale il core
94.8assai seco si duol del suo dolore,
95.1dicendo: “Io mi vi rendo prigioniero,
95.2che facciate di me quel ch'a voi piace
95.3infin che si ritruovi il certo e 'l vero
95.4dell'atto crudelissimo e fallace:
95.5e s'io poi come giudice e severo
95.6non fo quanto a giustizia si conface,
95.7a voi mi voto eternamente servo,
95.8con meno onor che fuggitivo cervo”.
96.1Ancor volea seguir, se 'l grande Arturo
96.2non venia ratto, e di dolor ripieno
96.3non dicea fero e con sembiante oscuro:
96.4“Gitene pur con la vittoria in seno
96.5da scelerato cavaliero impuro
96.6colmo d'invidia, d'odio e di veleno,
96.7di fede avverso e di bontà nemico,
96.8di tradimenti e d'ogni vizio amico”.
97.1Così, senza aspettar risposta alcuna,
97.2fa riportar Gaveno in miglior parte:
97.3ove d'intorno a lui ratto s'aduna
97.4Serbino e Pellican con la lor arte.
97.5Taurino ancor, che 'l corso della luna
97.6con l'altre stelle in cielo accolte e sparte
97.7ottimamente osserva, ivi si truova,
97.8e di quanto può in sé ciascun gli giova.
98.1Serbin con dolce forza la saetta
98.2tutta intera col ferro ha tratta fuore:
98.3guardala, e di velen la truova netta,
98.4di che prima dubbioso aveva il core;
98.5poi la coscia disarma e spoglia in fretta
98.6per veder ben la piaga ove dimore.
98.7Premela intorno, e poi col ferro tenta
98.8e di trovarne il fondo s'argomenta.
99.1Certo, che nessun nervo offeso avìa
99.2né infino all'osso il colpo è penetrato,
99.3disse lieto a Gaven: “Di morte ria
99.4non solo oggi assecuro il vostro stato,
99.5ma pria che 'l sole a mezzogiorno sia
99.6sarete in guisa san, che vendicato
99.7di vostra stessa mano esser potrete
99.8dell'oltraggio inuman che sostenete”.
100.1E mentre ancor dicea, già Pellicano
100.2i prezïosi unguenti ivi gli apporta:
100.3stendegli intorno con salubre mano,
100.4e la ferita acerba riconforta.
100.5Taurino, al ciel mirando umile e piano,
100.6con sacri detti ogni dolor ne porta;
100.7indiin erboso, chiuso e fresco loco
100.8il lasciar dalla turba lunge un poco.
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