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26%%"E dunque ver che da i bei lumi tolto

Rime

PoeTree.it

1.1"E dunque ver che da i bei lumi tolto
1.2M'hai tu, fortuna rea? E 'n sua presenza
1.3Questo spirto dal cor no fia disciolto?
1.4Anzi disciolt'è pur, né dipartenza
1.5Meco fec'egli, ché da bianca mano
1.6Prender il vidi alor, ond'io son senza.
1.7Di spirto, dunque, e del bel viso umano
1.8Prive (che più mi duol), crudo destriero,
1.9L'afflitte membra porti di lontano.
1.10Né farai tu" - E, qual uom che pensiero
1.11E camin muti, adrieto il rivolgea,
1.12Punto da spron del suo più acuto e fiero;
1.13Così tornava e così 'l ritorcea
1.14Onde rivolto s'era; e così 'l giorno
1.15Ch'a forza vi lasciai mi distruggea.
1.16In questo, a quei di là fece ritorno
1.17Colui che 'l mondo alluma, e tra noi, forse
1.18Per pietate di me, fe' men soggiorno.
1.19Onde, poscia che 'l lume più non scorse
1.20La vista mia di questo e di quel sole
1.21Che più chiaro splendor al mondo porse,
1.22Doglia, sospir, lamentevol parole
1.23Fu 'l cibo mio, né riposo giamai
1.24Preser le luci lagrimose e sole.
1.25Or m'abbagliavan de' vostri occhi i rai,
1.26Or mi parea l'accorte parolette
1.27Udir che par' non trovaranno mai,
1.28Talor le mani insieme tenea strette,
1.29Il netto avorio in mezo aver credendo
1.30De la vostra che 'l pregio ha tra l'elette.
1.31Ma poi che 'l ver del dolce error comprendo
1.32E da la cara man quanto son lunge,
1.33Ai sospiri, a le lagrime mi rendo.
1.34E dicea meco: "Ohimé se si disgiunge
1.35Da me la bella donna, perché almeno,
1.36Morte, il tuo stral non s'avicina e giunge?"
1.37Ne l'ora ch'al suo vecchio esce di seno
1.38Coi bei crin d'oro la gelata aurora
1.39E fa d'intorno a sé l'aere sereno,
1.40Quando, con gli altri augei, Progne vien fora
1.41Dolce a garrir fra le più verdi foglie,
1.42Vinsemi il sonno mentr'amor m'accora.
1.43E mi parea di gravi affanni e doglie,
1.44Dentro dal cor, mi percotesse un tuono
1.45Che de la mente ancor non mi si toglie.
1.46Ratto, gli occhi inalzai al mesto suono
1.47E pianger vidi a me colei d'appresso,
1.48Onde in esilio già gran tempo sono;
1.49Colei a cui m'ha in guisa Amor concesso
1.50Ch'esser non potria più, perch'io volessi,
1.51Non pur vostro o d'altrui, ma di me stesso.
1.52Uscian del petto suo dogliosi e spessi
1.53Sospir, quant'onde da' begli occhi santi
1.54Che di vera pietade erano impressi.
1.55Non con più acerbi e miseri sembianti
1.56Tua casta moglie il disdegnoso petto
1.57Aperse, Colatino, a te davanti;
1.58Né con più tristi al suo sposo diletto
1.59La fida Argia, piangendo, il rogo feo,
1.60Memoria eterna d'amoroso affetto;
1.61Né da' suoi membri tutti uscir vedeo
1.62La dolente Aretusa tante stille
1.63D'umor, fuggita dal protervo Alfeo,
1.64Quante, alor da le guancie, a mille a mille,
1.65Cadean lagrime a lei, né altronde Amore
1.66Di sua man propria che dal cor aprille.
1.67Poi ch'alquanto l'interno aspro dolore
1.68Per gli occhi sfogat'ebbe in tai lamenti,
1.69Sospirando mandò suo voce fuore:
1.70"U' son or quelle fiamme sì possenti
1.71Che per me ti struggean? Ove i desiri
1.72Ch'esser dicevi più che face ardenti?
1.73U' l'empie schiere de' caldi sospiri
1.74Onde uccis'eri? E ove l'infinita
1.75Fede sì salda al foco de' martiri?
1.76Son questi i pianti e la faccia smarrita
1.77D'alor che ti partisti? E questi i tui
1.78Giuramenti d'in odio aver la vita?
1.79E questo il bigio e la corda con cui
1.80Esser meco volevi eternamente,
1.81Meco avinto, crudel, non con altrui?
1.82O misera colei, cieca e dolente,
1.83Che d'un amante a le promesse crede,
1.84Che tutte il vento porta sì repente.
1.85Se nel suo grembo il foco d'amor siede,
1.86Te sola udir, te rimirar desia,
1.87Cui spento alfin, più non t'ascolta o vede.
1.88Non ho (qual donna che costante sia)
1.89per te il mondo, e ogn'altr'uom post'in non cale,
1.90E, sovente, la propria vita mia?
1.91Chi mai di lontananza amaro strale
1.92Sentì quant'io, che 'n sì gravosi affanni
1.93Piango ad ogn'or il colpo aspro e mortale?
1.94Non con sì pura fé, dieci e dieci anni,
1.95Sua tela ordendo, attese la mogliera
1.96Di quel che poi tornò tra sì vil panni;
1.97Né con più caldo ardor chi de la cera
1.98Volse la cara imagine da lato
1.99In vece de l'amata forma vera.
1.100Ed or in guidardon, da me slegato,
1.101T'annodi ad altri: e suoi don ti son cari
1.102Sì che già in cambio te medesmo hai dato".
1.103Né sì tosto ebbe detto, che d'amari
1.104Pianti una pioggia tenebrosa tolse,
1.105Col dir, il bel seren da gli occhi chiari.
1.106Poi ch'un poco fu stata, a sé raccolse
1.107Lo smarrito vigor e, ancor già piene
1.108D'acqua, le luci a me sdegnando volse.
1.109E incominciò: "Se 'l don che 'n dolce spene
1.110Ti ritien, non le rendi, e s'in oblio
1.111Non poni i nuovi lacci e le catene,
1.112Non sperar di mai più" né 'l dir finio,
1.113Ché col sonno, qual donna in vista offesa,
1.114A me da gli occhi rapida fuggio.
1.115Ohimè, lasso, acciò d'ira così accesa
1.116Non provi 'l foco, per pietà prendete
1.117Quanto fu vostro senza altra contesa;
1.118E chi sola il pò far incolparete,
1.119S'a voi più non verrò: benché 'l piè resta,
1.120La voglia no, di gir dove sarete.
1.121Più voglio dirvi e così meno infesta
1.122Si dimostri, vegghiando, a me colei
1.123Che 'n sonno apparve sì turbata e mesta.
1.124Se (quel ch'esser non pò), sciolto da lei,
1.125Libero gir potess'in altra parte,
1.126A voi sola verria, vostro sarei,
1.127Sì ch'alcun'altra non n'avrebbe parte.
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