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1.1Lunga quistion fu già tra' vecchi saggi
1.2ed ancora nel mondo sen contende
1.3per qual om meglio intende:
1.4che sia felicità e in che consista.
1.5E' fu alcuno che, vinto da li raggi
1.6dello sprendor che l'onoranza stende,
1.7per sua ragion difende
1.8onor essere il fin di nostra vista.
1.9Per onor acquistar, l'uomo s'immista
1.10ne' pericoli stremi, e di fatiga
1.11e d'affanni s'imbriga,
1.12riputando essere in felice stato
1.13chi sopra gli altri al mondo è onorato.
2.1Questo appetito il generoso core
2.2veggiam che sprona sempre agli alti affari,
2.3sì che divenga pari
2.4o che vantaggi de' sommi la loda.
2.5Onor par che sia il fin d'ogni valore,
2.6onor fa noi a noi esser discari,
2.7che in pericoli amari
2.8talor c'incalcia; e, se pur non aproda,
2.9di ferute e di morte par che goda.
2.10Il laudabil pensier, ch'è 'n cor, ci agogna
2.11che noi fuggiàn vergogna,
2.12confortando la vita d'onor priva
2.13esser peggio che morte in fama viva.
3.1Altri fu di non meno autoritade,
3.2che lo stato felice d'esto mondo
3.3sol nel viver giocondo
3.4pensò che fosse, e di questo fa prove
3.5che ogni atto dell'uom, se veritade
3.6dicer vogliam pensando a tondo a tondo.
3.7procede che secondo
3.8piacere aspetta, e questo sol ci move.
3.9Chi cercherebbe onor, chi gloria dove
3.10onore e gloria fosse con dispetto?
3.11Ma perch'elli è diletto
3.12nell'onoranza, questo estremo tira
3.13nostro appetito al gaudio che ne spira.
4.1Né nessun ben tanto comune a tutti
4.2gli animanti è quanto solo il piacere;
4.3questo veggiàn volere
4.4il savio, il matto, il mansüeto, il fiero,
4.5onde natura par che i suoi costrutti
4.6converta in questo più che in altro avere.
4.7Poi che tanto è in calere
4.8a tutti gli animanti il lor pensiero,
4.9chi domandassi su nel cielo Impero
4.10della vita di Dio e di sua corte
4.11fien le risposte accorte:
4.12nïente altro far lui e sua milizia
4.13se non vivere in gaudio ed in letizia.
5.1Chi negar può adunque giù fra noi
5.2quel de l'uomo esser il felice stato,
5.3ch'è più assimigliato
5.4alla felice vita delli dei,
5.5voluttà gaüdiosa con li suoi
5.6piacer soavi, il cor contento e grato
5.7ed in sé appagato
5.8d'ogni disio e vôto d'ogni omei?
5.9Certo, quand'io ricerco i pensier miei,
5.10s'altr'osan chieder, e' diventan muti
5.11e stan come perduti,
5.12ché riprovar gli argomenti gli è duro;
5.13e questa oppinïon fu d'Epicuro.
6.1A Socrate e Platone e lor famiglia,
6.2sublimi autor d'ogni ragion sottile,
6.3parve troppo esser vile
6.4ponere in dilettanza nostra voglia,
6.5e disser l'uom dovere alzar le ciglia
6.6a maggior eccellenzia, a cor virile,
6.7scacciando il püerile
6.8pensier di voluttà over di doglia
6.9confortando a virtù ed a durezza,
6.10ad affanni, ad asprezza,
6.11per lo ben fare, ed a questo esser nato,
6.12perché vir da virtù è nominato.
7.1Cernesi di natura questa impronta
7.2ne' fanciulletti ancor non depravati,
7.3né fuor di via tirati,
7.4che sori drieto a natura sen vanno;
7.5questi veggiàn con isdegno e con onta
7.6soffrir, se dagli equal son superati,
7.7e tutti lor conati
7.8drizzano a vantaggiare in quel che fanno.
7.9Per questo gli agi lassano, e l'affanno
7.10di lor voluntà prendono; e ciò mostra
7.11che questa vita nostra
7.12non è nata a goder, ma a eccellenzia
7.13ed a virtù: quest'è vera sentenzia.
8.1Ma nasce un punto qui dubbioso e scuro
8.2che setteggiar fa poi questa famiglia
8.3e tra sé la scompiglia,
8.4sì ch'a litigio ed a piato la mena,
8.5che l'uom, quantunque virtüoso e puro,
8.6in guai puote cadere a maraviglia,
8.7se fortuna il capiglia,
8.8posto in calamità, tormento e pena,
8.9in povertà, in essilio, in catena.
8.10Chiamar costui felice è dura cosa,
8.11sì che par vizïosa
8.12questa sentenzia: che vertù non basta
8.13sanza favor del cielo e stella fausta.
9.1Questo altri consentîro, altri negâro;
9.2e così altercando, d'una scola,
9.3avanti unita e sola,
9.4se ne fêr due e contrarie e diverse:
9.5que' che consenton che 'n quantunque amaro
9.6stato felicità dura e non cola,
9.7dicon alta parola,
9.8pur che sia vera, e che 'l vantar non verse;
9.9e dicon che, 'n quantunque aspre e perverse
9.10iniurie di fortuna, sta sicura
9.11virtù, e ciò non cura.
9.12O Dio, se questo è vero e tal valore
9.13regna nell'uomo, egli è un gran signore!
10.1Ma temo che non sia questa sentenzia
10.2più specïosa che verace a dire,
10.3e che non abbia ardire;
10.4di lunge dal pericol poi s'asconda,
10.5se di crudel tiranno vïolenzia
10.6spogli de' beni e lui ponga in martire,
10.7e facciali morire
10.8in sua presenza i figli. Or qui risponda
10.9Zenon, che tenne questa dura sponda:
10.10dir non cura e non duole el crudo carmo,
10.11più insensato che marmo;
10.12e, se l'affligge il duol, come è beato
10.13l'uomo inquïeto ed ansio di suo stato!
11.1Gli altri, per schifar la grande ostanza,
11.2virtù non poser, ma operazione
11.3in lor diffinizione,
11.4sì che schiudesser quindi ogni difetto,
11.5ché l'uom, posto in tormento ed in tristanza,
11.6virtù ben ha, ma operar non pòne;
11.7e questa è la ragione
11.8perché non è felice con effetto:
11.9adunque l'un richiede atto perfetto,
11.10all'altro abito basta; e così fanno
11.11color che più ne sanno
11.12vacillar tutti, e la lite ancor dura,
11.13perché darne sentenza è cosa oscura.
12.1Pur, raccogliendo a nostra utilitade,
12.2teniam che la vertù piena e perfetta
12.3operando ci assetta
12.4nello stato felice d'esto mondo.
12.5Questo pare aver più di veritade,
12.6quest'è la meno scropulosa setta,
12.7quest'è la più eletta
12.8da' sapïenti, e qui 'l ver non nascondo.
12.9Quinc'è l'onor, quinc'è 'l viver giocondo,
12.10ché la virtù degni d'onor ci face,
12.11e 'l ben oprar sì piace
12.12alla sua coscïenzia che 'n dolzore
12.13fa viver quel che n'è operatore.
12.14— Canzon, non ragionar con li cattivi,
12.15ma dimostrati a' buoni e quelli invita
12.16alla felice vita,
12.17e, se non è superbo questo a dire,
12.18moral ti puoi chiamar sanza mentire.
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