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1.1Allor che l' alba appar ne l' orizzonte,
1.2spiegati a l' aura i capei biondi e d' oro,
1.3e con la chiara sua purpurea fronte
1.4scopre de' verdi campi ogni tesoro,
1.5sul dorso del bel Vaticano monte
1.6un sacerdote in mezzo un lieto coro
1.7di casti fanciulletti era, e d' intatte
1.8vergini, e pure più che puro latte.
1.9I quai col crine ch' ondeggiando intorno
1.10giva ad ognor con mille vaghi errori,
1.11di ricche gemme e di ghirlande adorno,
1.12teste di vari e d' odorati fiori,
1.13rivolti i lumi al Sole, ove soggiorno
1.14fanno le Grazie e i semplicetti Amori,
1.15da quei stillando un amoroso affetto
1.16umido fean di dolce pianto il petto;
1.17et ei con stola di color di rose,
1.18vestito di sottil, candido velo,
1.19così cantava in voci alte e pietose,
1.20converso il volto e i suoi pensieri al Cielo:
1.21– O sommo Iddio gran padre de le cose,
1.22che con paterno et amoroso zelo
1.23hai dato a noi mortali e spirto e vita,
1.24che senza il nostro error fora infinita,
1.25tu festi il cielo e l' altre cose belle,
1.26co' duo lumi maggior, la luna e 'l sole,
1.27e quello ornasti di cotante stelle
1.28quante non have april rose e viole,
1.29queste facendo fisse, erranti quelle
1.30girar intorno a la terrena mole,
1.31onde poi fanno con ordine eterno
1.32autunno, primavera, e state e verno.
1.33Tu con un vago variar de l' ore
1.34a la notte et al dì termine hai dato,
1.35et a questo ad ognor luce e splendore,
1.36a quella orrori et ombre in ogni lato,
1.37al verno ghiacci, a la stagion migliore
1.38fioretti et erbe onde s' onora il prato,
1.39e con perfetta, irreprensibil norma
1.40a tutte l' altre cose ordine e forma.
1.41Poi che 'l timone e le chiavi e la verga
1.42hai dato de la barca e del tuo ovile,
1.43perché come solea non si disperga
1.44questa tua greggia mansueta, umile,
1.45o nel profondo mar non si sommerga
1.46il legno, con la merce alta e gentile,
1.47a pastor cauto et a nocchier sì saggio,
1.48che di lupo o di mar non teme oltraggio,
1.49fa' tu, Signor, che 'l filo in lungo tiri
1.50de la sua vita l' importuna Parca,
1.51tanto che il sol più lustri il mondo giri
1.52con la quadriga sua di luce carca,
1.53onde l' afflitta Italia ne respiri,
1.54e con favor di così gran Monarca
1.55torni ogni colle, ogni sua piaggia aprica,
1.56ai primi onori, a la bellezza antica. –
1.57Così detto si tacque il sacerdote,
1.58ai cui sonori et onorati accenti
1.59i pargoletti con soavi note
1.60acquetar, rispondendo, il mare e i venti;
1.61sentir le voci lor caste e divote
1.62a sì nova armonia gli angeli intenti,
1.63e portar, dal Ciel scesi, in lunga schiera
1.64a l' orecchie di Dio l' umil preghiera.
1.65L' udio 'l Motor eterno, e con quel riso
1.66che l' ira affrena d' ogni gran tempesta,
1.67che fa d' un cieco abisso un paradiso,
1.68pien di santa pietà chinò la testa;
1.69e volto in giro il risplendente viso,
1.70ove il perfetto ben si manifesta,
1.71un alato chiamando e bel corriero
1.72parte gli feo de l' alto suo pensiero;
1.73ond' egli riverente oltre misura
1.74inchinò le ginocchia e spiegò l' ale,
1.75che farian lieta e vaga ogni pittura,
1.76purpuree, d' or, d' azzurro orientale,
1.77e volò ne l' albergo di Natura,
1.78ove per legge et ordine fatale
1.79stan le tre Parche al suo lavoro intente,
1.80a cui fece di Dio nota la mente.
1.81Esse per ubidir preste pigliaro
1.82un vello aurato e vago a meraviglia,
1.83più leggiadro del qual mai non filaro
1.84da che i fior piaggia fer bianca e vermiglia,
1.85e questo al primo aggiunto seguitaro
1.86a trar lo stame, ove più s' assotiglia
1.87volgendo il fuso, e cominciaro un canto
1.88più vero degli oracoli di Manto:
1.89– O splendor de l' Italia, essempio vero
1.90d' immaculato onor, la cui virtute
1.91il fragil pino condurrà di Piero
1.92nel desiato porto di salute,
1.93la cui gloria terrà de l' altre impero
1.94insin che fian tutte le lingue mute;
1.95felice vecchio, al cui valor s' inchina
1.96quanto il sol mira, e cinge la marina!
1.97Or sarà bello il mondo, e bianca Fede
1.98e Giustizia e Pietà con lui vivranno,
1.99e moveran securamente il piede,
1.100senza temer giamai forza né inganno,
1.101or la guerra n' andrà carca di prede
1.102dove le cose rie piangendo stanno,
1.103e la già tanto sospirata invano
1.104pace verrà col verde olivo in mano.
1.105Già fioriscon gl' ingegni alti et egregi,
1.106e l' arti illustri al miglior tempo amate;
1.107già si prepongon ricche palme e pregi
1.108a l' opre gloriose et onorate;
1.109già col suo essempio Imperadori e Regi
1.110chiamano a prova le virtù, cacciate
1.111da l' avarizia de' Prencipi indegni,
1.112per tributari aver imperi e regni.
1.113Ben può col corno suo picciolo e queto
1.114pieno di perle e d' or correre al mare
1.115fra le sponde di gemme il bel Sebeto,
1.116e sovra ogn' altro fiume trionfare,
1.117del suo sublime onore altiero, e lieto
1.118con le sue vaghe Ninfe ognor danzare,
1.119e con la maestà del suo gran figlio
1.120andar di più corone ornato il ciglio.
1.121Ecco ch' a gloria sua metalli e marmi
1.122intaglia e stampa il mondo in ogni parte,
1.123com' a quei che più pregi ebber nell' armi
1.124fece a' suoi tempi il gran popol di Marte;
1.125ecco le dotte istorie, i colti carmi
1.126spiegati in chiare e memorabil carte,
1.127che 'l suo gran nome porteran tant' alto
1.128che sprezzerà degli anni il duro assalto.
1.129Vivi, veglio beato, alto sostegno
1.130de l' italico onor già quasi morto,
1.131che sol merti d' aver impero e regno
1.132dal Borea a l' Austro, e da l' occaso a l' orto,
1.133poi che la tua virtù t' ha fatto degno,
1.134e t' have a grado sì sublime scorto;
1.135vivi sì lunga e sì tranquilla etade,
1.136ch' ognor s' ammiri fra le cose rade. –
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