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1.1Dunque così per tempo, alma gentile,
1.2ogni cosa mortale avendo a sdegno
1.3t' alzasti al Cielo et a la par tua stella?
1.4Forse del tuo valor non era degno
1.5questo secolo rio, né 'l mondo vile,
1.6né di seco albergar donna sì bella;
1.7ma perché ne l' orribile procella
1.8di questo mar mai sempre irato e fiero
1.9del mio grave dolor, me qui lasciasti,
1.10me, che cotanto amasti,
1.11acciò che in questo pin senza nocchiero
1.12sospinto or ver' l' occaso, or verso l' orto,
1.13veggia vicin gli scogli, e lungi il porto?
1.14Legno sembr' io nel tempestoso Egeo
1.15qualor Austro combatte e Aquilone,
1.16qualor pugnano insieme i venti e l' onde,
1.17e con la spada l' armato Orione
1.18dal ciel si mostra, e dispietato e reo
1.19l' aere, la terra e 'l mar turba e confonde.
1.20Né sino ad ora, lasso, io veggio donde
1.21fiato si muova, e nel mio lino spiri,
1.22di vento destro, e così amico e fido
1.23che mi sospinga al lido
1.24ove ripose il Cielo i miei desiri:
1.25ahi mia forte ventura, ahi destin rio,
1.26com' oscurasti il lieto stato mio?
1.27China gli occhi pietosi, e nel mio errore
1.28sin di là su, qual fida tramontana,
1.29mostrami qual camino io lasci o pigli,
1.30che col tuo lume fuor de l' onda insana
1.31esca del dispietato mio dolore,
1.32che m' appresenta ognor nuovi perigli;
1.33ch' altri non è che tu che mi consigli
1.34né mi conforti in così grave danno,
1.35e se la dispietata mia ventura
1.36non rende l' aria pura
1.37e piano il mar del mio soverchio affanno,
1.38l' abete rotto, e per quest' onde errare
1.39veggio le merci a me gradite e care.
1.40Mentre de' tuoi begli occhi il vago sole
1.41spiegava i raggi suoi fecondi e chiari
1.42sopra queste palustri, oscure valli,
1.43rideva intorno il ciel, la terra e i mari,
1.44produceva il terren gigli e viole
1.45e d' ogni tempo fior purpurei e gialli,
1.46correano i fiumi lucidi cristalli,
1.47di ricche gemme e d' oro ornati il fondo
1.48e di vaghi topazi e di iacinti,
1.49gli arbuscelli dipinti
1.50faceano vago e dilettoso il mondo,
1.51e sudavano mel le quercie annose,
1.52e tutti i dumi avean purpuree rose.
1.53Danzavan per le piaggie e per le rive,
1.54presa forma mortal per teco starsi,
1.55le virtuti dal Ciel discese in terra,
1.56cui diero albergo sbigottiti e sparsi,
1.57come il calor del giorno a l' aure estive,
1.58i vizii rei, e la lor lunga guerra.
1.59L' alme, i bassi desii posti sotterra,
1.60vaghe di chiara loda ivano a pruova
1.61a far al tempo et a la morte oltraggio:
1.62non tante frondi ha faggio
1.63qualor a mezz' april più bel si truova,
1.64quanti atti illustri e degni di memoria
1.65e di questo e di quel cantò la Gloria.
1.66Ma al tuo partir così partir con teco,
1.67come col lume i rai, col corpo l' ombra,
1.68ogni virtute, ogni gentil costume:
1.69selva or d' orror, se fosca notte adombra,
1.70sembra la terra, e l' aere oscuro e cieco
1.71abisso, dove non aggiunge lume;
1.72e torbido et amar corre ogni fiume,
1.73e gli arbuscelli del suo onor privati
1.74mostrano ignude le frondose braccia,
1.75e squallida la faccia
1.76portano tutte le campagne e i prati;
1.77né più qua giù fra noi si vede cosa
1.78ch' a rimirar non sia grave e noiosa.
1.79Ogni maschio pensier così fuggio
1.80come nebbia dal sol, polve dal vento,
1.81ché venner teco, e fer teco partita;
1.82deh, potess' io qual pellegrin contento
1.83al fin del suo camin, posti in oblio
1.84i miei passati error, depor la vita,
1.85e con la tua cotanto a Dio gradita
1.86anima, sciolto dal carcer mortale,
1.87inanzi a' piè di quel Signor eterno
1.88starmi la state e 'l verno
1.89senza temenza di futuro male!
1.90Pregalo tu, ch' ei t' ama, e farlo puoi,
1.91sì ch' un mi faccia de' diletti suoi.
1.92Se di volar al Ciel così secure
1.93penne, canzona, e destri vanni avrai,
1.94non ne la selva degli ombrosi mirti,
1.95ma fra i beati spirti
1.96più cari a Dio, la mia donna vedrai;
1.97dille: – Chi t' amò qui, lassù t' onora,
1.98lasso ti chiama e ti sospira ognora. –
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