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1.1Donna Real, de le cui lodi il mondo
1.2risplende a guisa di cristallo adorno
1.3ch' abbia la faccia volta al sol nascente,
1.4di cui la fama, i termini del giorno
1.5passati già, con suono alto e giocondo
1.6canta del vostro onor soavemente,
1.7sì che la zona algente
1.8e l' infiammata ad ascoltarla stanno,
1.9come le fiere allor che 'l caso reo
1.10pianse il misero Orfeo
1.11da la morta Euridice, e 'l proprio danno,
1.12io vengo per veder nel lume vostro
1.13cose che non ha 'l Cielo altrove mostro;
1.14e perché occhio terren non è capace
1.15di tanto ben, ché la soverchia luce
1.16sovente inferma e debil vista abbaglia,
1.17ricorro a l' altro che assai più riluce
1.18e lo sguard' ha sì pronto e sì vivace
1.19che per troppo splendor non s' abbarbaglia,
1.20che ben che in alto saglia
1.21è sempre vago di maggior altezza;
1.22indi, ripreso ardire, ergo le ciglia,
1.23e pien di meraviglia
1.24miro l' eterna vostr' alma bellezza,
1.25che spande tanti e sì lucenti raggi
1.26quant' han fronde di maggio i pini e i faggi.
1.27Cantin pur gli altri le brine del viso,
1.28una bocca che amor apre e governa
1.29o 'l lampeggiar d' un vago e chiaro lume,
1.30ché i vostri onori e la bellezza interna
1.31vogl' io cantar, formata in Paradiso,
1.32a lato a cui è quasi rivo a fiume
1.33beltà che qui presume
1.34di non avere al paragone uguale.
1.35Stava l' anima vostra in grembo assisa
1.36di Castitate, in guisa
1.37che suol Regina in seggio alto e reale,
1.38e volti gli occhi santi al sommo Dio
1.39pascea d' esca celeste il suo desio.
1.40Prudenzia con lo specchio d' adamante
1.41inanzi a' santi piedi inginocchiata
1.42mirava le sue luci altere e belle;
1.43constanzia e la sua schiera alta e beata
1.44la vagheggiavan come il caro amante
1.45semplici fanno e pure virginelle;
1.46fede e l' altre sorelle
1.47le facevan d' intorno una corona
1.48simile a quella che di stelle piena
1.49suol far notte serena
1.50a la vaga figliuola di Latona,
1.51qualor si mostra dal sovran balcone
1.52rotonda e lieta al caro Endimione.
1.53Le Grazie, al casto e fortunato fianco
1.54compagne eterne, mentre a Dio rivolta
1.55di diletto nudria l' alma il pensiero,
1.56il vostro viso, che rosa non colta
1.57pingeva di color purpureo e bianco,
1.58e gli occhi, che d' amor reggon l' impero,
1.59baciavan d' amor vero,
1.60e 'l divin piede, e non falso et umano;
1.61et ora il crine in bionda treccia accolto
1.62spargean sopra il bel volto,
1.63or l' avolgean con la lor bianca mano,
1.64sì come a figlia suol madre amorosa
1.65che poco dianza ha data altrui per sposa.
1.66La Gloria in maestà con l' ali d' oro
1.67errava sopra voi pensosa e grave,
1.68d' invidia ardendo il gran signor di Delo,
1.69e con un' armonia così soave
1.70com' odano gli eletti allor che 'l coro
1.71degli angeletti loda il Re del Cielo,
1.72– O voi ch' al caldo, al gelo
1.73–dicea cantando – vaghi ognor cercate
1.74strada d' alzarvi a la vita felice,
1.75di quest' alta Fenice
1.76cotanto a Dio diletta rimirate
1.77la fronte, che vedrete ove s' ascende
1.78a quel Sole onde il sole il lume prende.
1.79Indi, purgati de' desir mortali
1.80da l' ardor santo de' begli occhi suoi
1.81che di divino amor l' anime avampa,
1.82dietro al suo volo glorioso poi
1.83arditi dispiegate ambedue l' ali,
1.84seguendo i rai de la sua chiara lampa,
1.85che le vestigie stampa
1.86del lume, in quel da lei segnato calle;
1.87ch' andrete non per via fallace e torta
1.88con la sua fida scorta,
1.89ma per dritta e secura, ove le spalle
1.90volgendo a questa inferma valle oscura
1.91vedrete il gran Signor de la natura. –
1.92A questo dolce canto il ciel sorrise,
1.93il mar si racquetò, tacquero i venti
1.94e si serenò 'l volto ogni pianeta;
1.95allor io vidi da le stelle ardenti
1.96più bella assai che l' amica d' Anchise
1.97una Donna venir pensosa e lieta,
1.98la qual, perché non mieta
1.99mort' empia il fior de la vostra memoria,
1.100di sua man propria col grave martello
1.101e col duro scarpello
1.102impresse in saldo acciar la vostra gloria,
1.103perché le genti de l' eterna vita
1.104lodin il nome ognor di Margherita;
1.105e, questo fatto, sparve
1.106lasciando 'l ciel del suo splendor dipinto.
1.107Ma datemi, vi prego (o troppo ardire!),
1.108il filo per uscire
1.109de l' intricato e chiuso laberinto
1.110de' vostri onor reali, ov' io vaneggio
1.111né strada aperta per uscirmen veggio.
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