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1.1Perch' al vostro valor sempre nemica
1.2sia quella fera disdegnosa et empia
1.3che parte fra i men degni ogni suo bene,
1.4e contra il vostro onor spenda et adempia
1.5tutti i pensieri et ogni sua fatica,
1.6non perdete però, Signor, la spene;
1.7ch' a le bramate arene
1.8de l' immortalità securo andrete
1.9col vento di virtute, e 'n queto porto,
1.10col canape che attorto
1.11avrà lo studio vostro, legarete
1.12la nave stanca di solcar per l' onde
1.13del mar di questa Donna alte e profonde.
1.14Spenda a diletto suo l' orgoglio e l' ire
1.15a' vostri danni la spietata e fiera,
1.16et interrompa i vostri alti disegni;
1.17scocchi pur cruda da mattino a sera
1.18contra di voi, perché non viva e spire
1.19il vostro nome, l' arco de' suoi sdegni;
1.20che se ricchezze e regni,
1.21e l' aura popolar, che toglie e dona,
1.22non vi darà, per arrichirne altrui,
1.23senza mirar pur cui,
1.24non vi torrà di gloria la corona,
1.25né 'l tesoro del cor, tanto più bello
1.26quant' è di nero corbo un bianco augello.
1.27I fuggitivi onor ch' ella comparte
1.28senza giudicio alcun, senza misura,
1.29non van di pari, o le ricchezze umane,
1.30con quelle che donò l' alma Natura,
1.31o chi i beni del ciel dispensa e parte,
1.32a l' alme da viltà serve e lontane:
1.33quelle fragili e vane,
1.34e quelli più che cervo a fuggir presti;
1.35queste vere et eterne, e saldi e fermi,
1.36che con accorti schermi
1.37vincono ogni furor che lor molesti,
1.38e come ben fondato e duro scoglio
1.39sprezzano ogni sua forza, ogni suo orgoglio.
1.40Voi de' beni de l' animo n' andate
1.41cotanto altier che le memorie antiche
1.42adeguate di gloria e di splendore;
1.43né ebbe al nascer suo le stelle amiche
1.44tanto uom alcuno in questa o in altra etate,
1.45ch' avesse più di voi senno e valore,
1.46onde mai non si more,
1.47anzi diviensi eterno et immortale:
1.48quest' è sol vero ben, ché la ricchezza,
1.49cui tanto il mondo apprezza,
1.50è serva di virtù sì poco vale;
1.51e l' onor che costei larga concede
1.52dietro a la rota sua ci volge il piede.
1.53Qual è dal nostro ciel tanto diviso
1.54lito, ov' udita la sonora tromba
1.55non sia del nome vostro alto e gentile?
1.56La Verità con penne di colomba,
1.57nuda, sì come uscìo del Paradiso,
1.58cantato l' ha con dilettoso stile,
1.59tal che non solo Tile
1.60udito l' have, e chie beve del Gange
1.61l' acque lucenti e pure, e de l' Idaspe,
1.62ma chi ne l' onde caspe,
1.63o dove il mar vermiglio s' alza e frange
1.64si lava; e de la vostra ardente gloria
1.65si spiega in ogni parte eterna istoria.
1.66Quante volte v' ha visto il bel Sebeto
1.67e Partenope sua dai verdi colli
1.68aprir con l' armi le nemiche schiere!
1.69E per pietà talor cogli occhi molli
1.70turbarono il seren del volto lieto,
1.71e copriron di duol l' alto piacere,
1.72temendo di vedere
1.73del vostro sangue il lor terren vermiglio,
1.74allora che la porpora del volto
1.75di piume ordine folto
1.76non vi copriva, e con turbato ciglio,
1.77dandovi lodi di famoso e chiaro,
1.78il vostro ardir sovente sospiraro.
1.79Quante volte il toscan fiume famoso
1.80v' ha visto ne le verdi e fresche rive
1.81tinger di sangue i suoi candidi fiori!
1.82Quante fiate le sdegnose e schive
1.83Ninfe ch' albergan nel suo letto erboso
1.84vidervi armato andar fra i vincitori,
1.85e con maggior favori
1.86sovra chi più mertò corone e palme
1.87darvi dal mondo degne lodi udiro;
1.88onde più d' un sospiro
1.89traendo da l' ardenti e nobil alme,
1.90bramar vostra beltà dogliose indarno,
1.91e di pianto bagnar le rive d' Arno.
1.92Ben sa l' antica Birse et onorata,
1.93e le dive ch' asconde il suo gran mare,
1.94che di valor non sete altrui secondo,
1.95ché 'l duro ferro vi vide bagnare
1.96del sangue de la gente a lei sì grata,
1.97onde 'l mar si commosse insino al fondo,
1.98e 'l lor viso giocondo
1.99turbaron di Nettun le figlie snelle,
1.100e si squarciaro i biondi, irti capelli,
1.101i lor fati rubelli
1.102chiamando, crudo il ciel, fere le stelle,
1.103che sì larghe vi furo e sì cortese
1.104per porre il giogo al loro almo paese.
1.105Né del vostro consiglio e de la mano
1.106sol per prova Cartagine si duole,
1.107e l' africano mare ampio e turbato,
1.108ma 'l liguro, ch' umile onora e cole
1.109il franco Re, vi teme ancor lontano,
1.110u' v' ha più d' un trofeo la Fama alzato;
1.111tal che pensiero irato
1.112di Fortuna contraria ai desir vostri,
1.113né perverso giudicio de le genti
1.114farà che meno ardenti
1.115sian le faville che i ben colti inchiostri
1.116v' hanno acceso di gloria in ogni loco,
1.117col lor vivace e sempiterno foco.
1.118Tornate pur, Signor, al ricco albergo,
1.119a la patria onorata, ove v' attende
1.120la real compagnia che vi diè il Cielo;
1.121che 'l vostro onor già da se stesso splende,
1.122come 'l lume del sole allor che 'l tergo
1.123scalda al monton di Frixo, e l' aureo pelo;
1.124né temiate che velo
1.125di morte acerba, o pur di tempo rio,
1.126la sua rara beltà ricopra mai:
1.127che co' suoi vaghi rai,
1.128con quel chiaro splendor che gli diè Iddio,
1.129disgombrerà da l' aere fosco e oscuro
1.130la nebbia, e lo rendrà sereno e puro.
1.131Tornate pur, Signor, dove v' aspetta,
1.132e del vostro ritorno il Ciel ringrazia,
1.133col grembo pien di fior Licori adorna,
1.134e grata al sommo Re di tanta grazia,
1.135sì come pura e semplice angioletta
1.136alzata dal pensier con lui soggiorna;
1.137et or lieta gli adorna
1.138di mammole viole i sacri altari,
1.139or gli arde arabi odori e puri incensi:
1.140e co' desiri accensi
1.141del vostro casto amore, i solitari
1.142lochi ricerca per parlar con voi,
1.143con cui solo comparte i pensier suoi.
1.144Già Napoli gentile, e le vicine
1.145Ninfe de' colli suoi vengono a gara
1.146coi pieni vasi di purpurea rosa:
1.147e qual ghirlanda dilettosa e cara
1.148tesse al bel vostro et onorato crine,
1.149a la chioma prudente e gloriosa,
1.150quale la valorosa
1.151vostra man canta, e 'l saver pronto e saggio:
1.152già l' antico Salerno il suo bel monte
1.153da l' una a l' altra fronte
1.154v' orna, non già di pin, d' abete, o faggio,
1.155ma di carchi arbuscei di pomi d' oro,
1.156e v' apre pien di gioia il suo tesoro.
1.157Se di me vedi prima
1.158quel cortese Signor ch' amo et inchino,
1.159canzon, gli potrai dir umile e queta,
1.160che quel ricco pianeta
1.161che segnò il suo benigno alto destino
1.162l' ha d' immortalità nel sacro tempio
1.163fatto d' onor un sempiterno essempio.
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