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1.1Come potrò giamai solcar quest' onda
1.2del mar de' vostri onor, Donna reale,
1.3con la barchetta del mio basso ingegno?
1.4Sospingami favor d' aura seconda
1.5al porto, non a me forse fatale,
1.6ma ad altro spirto più sublime e degno;
1.7né vi prenda disdegno
1.8del mio soverchio ardir, tal che per forza
1.9fiato importuno del vostr' empio orgoglio
1.10lo rompa in qualche scoglio:
1.11alterna, Apollo, omai la poggia e l' orza,
1.12quasi saggio mio Tifi, e scorgi fora
1.13di questo largo mar l' ardita prora.
1.14Ma qual lucente Tramontana e fida
1.15mi mostrerà il camin, se voi non sete,
1.16col raggio de' vostr' occhi amico e chiaro?
1.17Dunque de que' begli occhi in cui s' annida
1.18dolcezza tal che può far l' alme liete,
1.19che può tornar soave ogni altro amaro,
1.20se da lor soli imparo
1.21a solcar l' onde de la gloria vostra,
1.22non mi s' asconda il vago lume ardente,
1.23onde a la cieca mente,
1.24qualor erra 'l camin, chiaro si mostra,
1.25acciò nel cominciar non torni a riva
1.26la nave mia del suo governo priva.
1.27Dico, Donna immortal, che da quel giorno
1.28che l' uomo gli occhi in questa luce aperse,
1.29e prima scorse il vanneggiar de l' ore;
1.30dal dì che bianche, gialle, verdi e perse
1.31vide le piaggie april lieto et adorno,
1.32e riconobbe il mondo il suo Fattore,
1.33non scese in terra fiore
1.34di virtute e d' onor sì vago e bello;
1.35né con benigno mai favor del Cielo
1.36a provar caldo e gelo
1.37venne da quel divino alto drapello
1.38spirito più di voi chiaro e felice,
1.39per far lieta del mondo ogni pendice.
1.40E perch' alma sì pura e sì gentile
1.41avesse albergo eguale a sua beltade
1.42che mostrasse di fuor l' alta vaghezza,
1.43vi fe' con ogni studio a sé simile
1.44il Fattor de le cose altere e rade,
1.45e vinse di gran lunga ogni bellezza;
1.46tal che quanto s' apprezza
1.47di vago e di leggiadro oggi fra noi,
1.48a lato a voi è come un' ombra al vero:
1.49o nobil magistero
1.50di man propria di Dio, che vali e pòi
1.51col lieto lume de le luci ardenti
1.52le tenebre tornar chiare e lucenti.
1.53Ma nulla è ciò che quest' occhio terreno,
1.54a paro a quel che l' altro alto e divino
1.55de l' intelletto in voi contempla e scerne:
1.56quel vede un aere sol vago e sereno,
1.57che conturbar si può sera e mattino,
1.58e questo un sol de le bellezze interne,
1.59vere bellezze eterne,
1.60i cui lucidi rai nebbia importuna
1.61né pioggia mai de la vecchiezza vela,
1.62né morte asconde o cela;
1.63non sottoposta ai casi di fortuna,
1.64sola beltà ch' ognor cresce cogli anni,
1.65senza specchio adoprar, senz' altri inganni.
1.66Volgete, incaute genti, alcuna volta
1.67gli occhi a quella beltà che fece Iddio,
1.68quanto più puote far, vaga e perfetta,
1.69ch' ogni virtù vedrete insieme accolta,
1.70ch' unqua dal petto del gran Padre uscio,
1.71in questa pura e candida angioletta:
1.72alma fra tante eletta
1.73per portar di lassù teco ogni bene
1.74sotto le belle tue purpuree piume;
1.75con cui va per costume
1.76bellezza et onestà (che rado aviene)
1.77congiunte con sì dolce compagnia,
1.78che ciò che l' una vol l' altra desia.
1.79Qual pellegrino augello ardita vola
1.80senza contrasto di contrario vento
1.81la gloria tua a quell' eterna vita;
1.82e presso al più bel cielo altera e sola
1.83volgesi indietro a volo tardo e lento,
1.84e l' alme nostre a tanto bene invita:
1.85indi lieta e romita,
1.86chiusa nel lume del suo ardente raggio,
1.87con la sua luce i nostri lumi abbaglia,
1.88tal che dove si saglia
1.89comprender non si può, chi accorto e saggio
1.90non segue l' orme di tua vera gloria,
1.91ove vive di noi sempre memoria.
1.92Felice fiume, a le cui rive nacque
1.93il fortunato parto, ove discese
1.94così raro miracol di Natura,
1.95non sia chi turbi mai tue lucid' acque,
1.96né nebbia adombre il tuo gentil paese,
1.97anzi abbia l' aria ognor temprata e pura;
1.98e lieta oltra misura
1.99scherzi ogni Ninfa nel tuo erboso letto,
1.100oro l' arene sian, smeraldi l' erbe
1.101che fanno alte e superbe
1.102le fresche rive tue; piova diletto
1.103dal ciel sovra il tuo crespo umido crine
1.104in vece di rugiade mattutine.
1.105Ne le piaggie che bagna
1.106l' Ollio di chiaro e d' onorato grido
1.107nacque la maraviglia de la terra;
1.108Liri or l' asconde e serra
1.109nel suo più verde e dilettoso lido,
1.110e sen va più che 'l Tebro altero in vista,
1.111ché tal grazia fra noi raro s' acquista.
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