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1.1E' ben ragion che 'l fortunato giorno
1.2onde sì bella luce al mondo venne
1.3onori questa, e la futura etate,
1.4ma chi fia ch' al mio stil aggiunga penne,
1.5sì che volando per quest' aere intorno
1.6porti le lodi sue chiare e pregiate?
1.7Marte, s' alta beltate
1.8o divina o mortale unqua ti piacque,
1.9frena l' orgoglio almen mentre le Muse
1.10sotto quest' ombra chiuse
1.11cantano il giorno che nel mondo nacque,
1.12anzi scese dal cielo e da le stelle
1.13la maraviglia de le cose belle.
1.14Nel casto grembo de la cara figlia
1.15il messaggio di Giove si sedea
1.16fra celesti soavi e varii odori;
1.17Venere allegra oltra misura ardea,
1.18e con le Grazie, sua dolce famiglia,
1.19ne' prati d' oriente ai vaghi amori
1.20tessea di verdi fiori
1.21ricche ghirlande; e rimirando il Padre,
1.22che sendo a mezzo il ciel con lieto volto
1.23s' era ver lei rivolto,
1.24spargea da le sue luci alme e leggiadre
1.25dolci faville d' amoroso foco,
1.26ch' accendean di desio tutto quel loco.
1.27Il vago Febo e la sorella adorna
1.28del Leone nemeo ne l' aureo tetto
1.29sedevan più che mai lieti e contenti,
1.30or mirando con gioia e con diletto
1.31tutte le cose di che 'l ciel s' adorna,
1.32e l' ordine del mondo, e gli elementi,
1.33or stando fissi e intenti
1.34a risguardar il tempo e la stagione,
1.35or le ricchezze, le virtuti, e i regni;
1.36Marte pieno di sdegni
1.37si stava a soggiornar col suo Chirone;
1.38davano i pesci al gran Saturno albergo,
1.39ch' avea rivolto al nostro polo il tergo.
1.40Allor vedendo la purpurea Aurora
1.41tuffarsi in mezzo l' onde d' occidente
1.42co' suoi negri corsier la notte oscura,
1.43da la lucida porta d' oriente
1.44con la rosea quadriga uscita fuora,
1.45salio ne l' alto seggio di Natura;
1.46e lieta oltra misura,
1.47dove gli anni teneano i giorni in seno,
1.48scelse fra tutti il più tranquillo e chiaro;
1.49indi con l' Ore a paro,
1.50che con le treccie sciolte nel sereno
1.51de l' aria ivan danzando in compagnia,
1.52alzi 'l carro del Sol preser la via.
1.53Ed ei con raggi inusitati e strani
1.54accresciuta vaghezza agli occhi suoi,
1.55empì il mondo di gioia e di stupore:
1.56che prima mai, né mai lo vider poi
1.57uscir sì allegro i prossimi o i lontani,
1.58dal dì che fece l' uom l' alto motore;
1.59di sì novo colore
1.60non più scorto fra noi pinse le rive,
1.61che non si mirò mai sì bella cosa;
1.62l' erbetta rugiadosa
1.63era di perle, e le fontane vive
1.64diedero puro latte ai fiumi loro,
1.65ch' avean pesci d' argento, arene d' oro.
1.66Del mondo oltre l' usato adorno e queto
1.67sparì ogni noia a l' apparir del sole,
1.68e produsse diletto ogni pendice;
1.69nembi di vaghe rose e di viole
1.70erravan per lo ciel tranquillo e lieto,
1.71mossi da l' odorata aura felice;
1.72ogni amara radice
1.73divenne più che mel dolce e soave,
1.74l' arido si fe' verde, il duro molle,
1.75prato, piaggia, né colle
1.76non sentì 'l colpo de l' aratro grave,
1.77ma i tauri sciolti in questa parte e 'n quella
1.78pasceano a lor diletto erba novella.
1.79Concordi d' un voler tutti gli amanti
1.80diedero tregua a' loro empi martiri,
1.81et appagaro l' amorose voglie;
1.82non fu l' aria percossa da sospiri,
1.83non segnato il terren d' amari pianti,
1.84né si sentir quel dì tormenti e doglie;
1.85da l' ombre e da le foglie
1.86cadendo dolci sonni e dilettosi
1.87recarono ad ognun pace tranquilla;
1.88suon di noiosa squilla
1.89non ruppe altrui i suoi cari riposi,
1.90anzi armonia angelica e celeste
1.91tenea nel suo piacer l' anime deste.
1.92O lieto giorno, or come fia ch' al segno
1.93m' alzi degli onor tuoi, de la tua gloria,
1.94con penne d' intelletto umano e frale?
1.95Spiegate, alti scrittor, la sua memoria
1.96in dotte carte, che 'l mio basso ingegno
1.97quanto conviensi non s' inalza o sale:
1.98non deve esser mortale
1.99quel ricco dì che tanto ben ne diede.
1.100O dì felice, il ciel ti faccia eterno,
1.101sì che la state e 'l verno
1.102non volghin mai con altro giorno il piede,
1.103né per lo corso di stagioni e d' anni
1.104notte giamai le tue bellezze appanni.
1.105In questo chiaro dì dal ciel discese
1.106la bella Donna di cui scrivo e canto,
1.107e 'l mondo feo di sue bellezze altero:
1.108le Parche adorne di candido manto
1.109al nascer suo, di sua virtute accese,
1.110ogni stame lasciar macchiato e nero,
1.111e con tutto 'l pensiero
1.112intente a l' opra, il più bianco e purgato
1.113spiegar, che mai vedesse umano lume;
1.114indi nel chiaro fiume,
1.115per renderlo più bel, l' ebber lavato
1.116di contentezza, acciò che macchia alcuna
1.117non la tingesse mai d' empia fortuna.
1.118E cantando diceano: Udite, udite
1.119l' aventuroso fato di costei,
1.120mortali fortunati, età beata!
1.121in questo dì tutti i costumi rei
1.122fuggon dal mondo, e le virtuti unite
1.123fan la vita qua giù soave e grata;
1.124né unqua in Donna nata
1.125infuse largo ciel cotanto bene:
1.126beato chi la vede o vedrà mai,
1.127ma più beato assai
1.128chi sosterrà per lei tormenti e pene;
1.129beatissimo quel ch' avrà per sorte
1.130sua dolce compagnia sino a la morte.
1.131Canzon, ne la chiarezza
1.132ch' abbaglia gli occhi con soverchia luce
1.133chiusa di questo fortunato die,
1.134di': Le vaghezze mie
1.135non vede chi non mira entro, ove luce
1.136un vivo lume, una bellezza vera,
1.137a cui dà il ciel perpetua Primavera.
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