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1.1Vorrei, Molino, omai solcar quest' onde
1.2del mar d' Adria turbato e tempestoso,
1.3lasciando le tue ricche altere sponde,
1.4per gir là, dove dal suo colle ombroso
1.5scorge Salerno, venerabil veglio,
1.6ondeggiar il Tirreno alto e schiumoso,
1.7a veder lui, che per Signor io sceglio
1.8fra quanti il mar ne cinge e l' Appennino;
1.9solo di vero onor fidato speglio,
1.10che dal sicuro mai dritto camino
1.11di virtute non torse l' opre o i passi
1.12per influxo di stelle o di destino:
1.13ivi con lui, che 'n bel soggiorno stassi
1.14non consumando l' ore inutilmente,
1.15darei riposo a' desir stanchi e lassi,
1.16e con la rozza mia Musa sovente
1.17canterei gli onor suoi degni di stile,
1.18di lira più famosa et excellente,
1.19e come in fresca etate e giovenile,
1.20per lo suo Re, per la sua patria armato,
1.21fren spesso pose al gran furore ostile;
1.22onde Sebeto del figlio onorato
1.23mirando la virtù, l' alto valore,
1.24sé chiamava felice e fortunato,
1.25et uscendo talor de l' acque fuore,
1.26che del gallico sangue eran vermiglie,
1.27li dava il pregio di perpetuo onore.
1.28E pieno di sì strane maraviglie,
1.29li tesseva ghirlande al chiaro crine
1.30con le sue vaghe et onorate figlie.
1.31Ma di lagrime calde e cristalline
1.32mi bagna Cinzia ognor la fronte e 'l petto,
1.33che caggion da le luci alme e divine;
1.34e con querele che con puro affetto
1.35manda fuori il dolor, l' alma trist' ange
1.36turbando la mia pace e 'l mio diletto:
1.37esca co' raggi d' oro il Sol dal Gange,
1.38o pur s' asconda in mare, acerbo e reo
1.39chiama il suo fato, e si percuote e piange:
1.40non pianse tanto l' amica d' Alfeo,
1.41né tanto del figliol di Citerea
1.42si dolse unqua la moglie di Sicheo,
1.43la qual mirando il fuggitivo Enea,
1.44che già volgeva in altra parte il piede,
1.45con interrotta voce alto dicea:
1.46Crudel, se 'l nostro amor, se quella fede
1.47che darmi udio ogni vicino lido
1.48non ti ritiene in questa lieta sede,
1.49tengati almen la sfortunata Dido,
1.50che s' apparecchia di morir, s' aviene
1.51ch' abbandoni il real suo amato nido.
1.52Ti prego per quell' alta e vera spene
1.53che in me locasti, allor che l' onde e i venti
1.54ti spinser, lassa, in queste nostre arene,
1.55per queste amare lagrime e cocenti
1.56che derivan dal cor, se giamai cosa
1.57ho da te meritato e da' tue genti,
1.58non mi lasciar dolente et angosciosa
1.59in preda a morte, che 'l mio crin fatale
1.60già cerca di troncar fera e sdegnosa.
1.61Sì lungo pianto che ti giova o vale,
1.62misera Cinzia, se mi sforza il cielo,
1.63a cui di preghi o di sospir non cale?
1.64Convien ch' io vada, ma l' ardente zelo,
1.65che per te strugge il cor, mai sempre vivo
1.66starà ne l' alma, ov' io l' ascondo e celo;
1.67né mai sarò de la memoria privo
1.68di questo pianto, e de la dolce gioia
1.69che mi venne da te, mentre ch' io vivo.
1.70Molin, fra quel desio, fra questa noia,
1.71da duo pensieri combattuto e stanco,
1.72il mondo e questa luce ancor m' annoia,
1.73e porto il viso ognor pallido e bianco,
1.74temendo sotto il peso de' martiri
1.75fra via cadermi, e di venirmi manco;
1.76il che se avvien, tu che de' miei desiri
1.77sei secretario, et hai le Muse amiche,
1.78non sopportar che Lete a sé mi tiri,
1.79ma canta l' amorose mie fatiche.
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