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1.1Or che la fresca e tenerella erbetta
1.2arde il rapido sole, io 'n questo fiume,
1.3ch' ha d' erbe fresche il fondo, e d' ambra l' onde,
1.4laverò la mia greggia. Tu cervetta
1.5più cara a questo cor ch' agli occhi il lume,
1.6posati in queste verdi erbose sponde,
1.7né gir d' intorno errando, che sovente
1.8la cacciatrice Dea co' veltri irati
1.9ne le vicine selve alte s' asconde:
1.10ecco quell' ombra, ove soavemente
1.11moveno l' aure i fior vaghi odorati,
1.12ivi scherzar potrai sola e secura;
1.13e tu, Lacone ardito, de' migliori
1.14cani che mandi Sparta e più pregiati,
1.15prendi intanto di lei fidata cura:
1.16guarda che veltro istran non la divori,
1.17ch' altra fera non noccia al mio diletto,
1.18al pegno del mio amor; ch' indi mal grado
1.19de la madregna mia, un de' maggiori
1.20vasi tu avrai di latte puro e schietto,
1.21ella de' fior che più mi sono a grado
1.22cinta n' andrà la giovenetta fronte.
1.23O bello Iddio di questo fondo erboso,
1.24il cui tranquillo sempre e puro vado
1.25preme la greggia mia, se nel tuo fonte
1.26forse ti posi, o sei ne l' erbe ascoso
1.27del molle regno tuo, con le più vaghe
1.28Ninfe, ch' a gara ne l' umide gote
1.29piene di desir caldo et amoroso
1.30ti dan basci soavi, acciò s' appaghe
1.31l' accesa voglia, a le pietose note,
1.32ai giusti preghi miei l' animo inchina;
1.33né ti turbar se i semplicetti agnelli,
1.34che co' suoi raggi il sol ferza e percuote,
1.35turban quest' onda chiara e cristallina,
1.36per rinfrescarsi, e diventar più belli
1.37prendendo qualità dal tuo più puro:
1.38perdona a me l' ardire, e lieto prendi
1.39per far corona a' tuoi biondi capelli
1.40queste vermiglie rose, che mi furo
1.41date dal vago Aminta; alza le ciglia
1.42da' tuoi liquidi calli, o bello Iddio,
1.43e prendi il don, che nel lucido seno
1.44ti serba l' onda chiara a maraviglia.
1.45Bevete lieti omai, fin che 'l desio
1.46vostro fia spento, o pecorelle, a pieno,
1.47e col troppo calor l' ardente sete.
1.48Odi da quell' ignuda arida pianta
1.49la mesta tortorella, che 'l sereno
1.50fuggendo e 'l verde, e l' altre cose liete,
1.51misera e sola dolcemente canta,
1.52e chiama la sua cara compagnia,
1.53che man nemica, od altrui amor le toglie:
1.54Invida man, fero desio, ch' a tanta
1.55doglia ti dà cagion! Lassa, la mia
1.56pena non sento, e l' amorose doglie,
1.57e mi pungon l' altrui! Lagnati e plora,
1.58lascivo augel, che teco a paro a paro
1.59sfocherò quest' interne accese voglie,
1.60poi ch' io ragion ho da dolermi ancora:
1.61già quattro soli e quattro lune il chiaro
1.62loro han mostrato dal balcon del cielo,
1.63e date l' ombre a la gran terra e tolte,
1.64poi che 'l mio caro pastorello, il caro
1.65Aminta mio, per cui son foco e gelo,
1.66errando va per selve ombrose e folte
1.67dietro a le fiere: o mal accorto, o folle!
1.68Il fior del tempo passa, e non ritorna
1.69con la nova stagion, benché più volte
1.70lo ripreghi e richiami. Ecco quel colle
1.71ove i tuoi bianchi tori alzan le corna,
1.72de' nostri amori testimonio fido,
1.73che vedovo ti appella; odi l' armento,
1.74cui frondosa ghirlanda non adorna
1.75la fronte come suol, ch' al tuo bel nido
1.76co' mugiti ti chiama: e tu pur lento,
1.77tu pur tardo dimori! O dive, a cui
1.78queste pallide sacro e verdi olive,
1.79dive de' sacri boschi, a cui ben cento
1.80fere rendeno onor, guardate lui
1.81da' loro oltraggi, sì che lieto arrive
1.82in queste amate braccia, dove un grembo
1.83colmo di gioia e di piacer li serbo;
1.84voi pellegrine e soavi aure estive,
1.85a cui sparsi a l' aurora un pieno lembo
1.86di fior vermigli e bianchi, se 'l superbo
1.87Austro non turbi il vostro lieto stato,
1.88s' ognor vi ceda il verno e le pruine,
1.89e l' anno sempre sia verde et acerbo,
1.90defendetel col vostro dolce fiato,
1.91sì che del viso suo le fresche brine
1.92non sentano del Sol gli ardenti rai.
1.93Or che col carro aurato il Sol ritorno
1.94fa in seno a l' Occeano, e le vicine
1.95piagge si mostran fresche, uscite omai,
1.96uscite, pecorelle, e qui d' intorno
1.97pascete liete mentre dura il giorno.
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