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1.1Voi meco fuor de l' acque fresche e vive,
1.2de' vostri cristallini antri e muscosi,
1.3Ninfe del picciol Ren, voi meco a paro,
1.4degli usati diletti al tutto schive,
1.5piangete il gran Luigi, e con pietosi
1.6accenti accompagnate il duolo amaro:
1.7così non sian di verdi erbe o di fiori
1.8unqua spogliate dal caldo o dal gelo
1.9le vostre rive, e 'l puro fondo e chiaro
1.10turbato da la pioggia o da' pastori.
1.11Qual terra ti teneva, o qual del cielo,
1.12Marte, lucente giro, allor che acerba
1.13morte, morte crudele, il fatal crine
1.14svelse, e sciolse da l' alma il terren velo,
1.15quand' anco era sua etate in fiore e in erba?
1.16Roma allor non ti vide, o le latine
1.17piaggie, ove far solei lungo soggiorno,
1.18ch' avresti udito in voce alta e dolente
1.19lagrimar de l' Italia ogni confine.
1.20Lui piansero le piante, e d' ogn' intorno
1.21spogliar d' ombre il terren, lui dolcemente
1.22pianser gli augelli; e 'l gran padre Appennino,
1.23uscendo fuor del cavernoso monte,
1.24si volse contra il cielo, e feramente
1.25accusò i fati, e 'l suo crudel destino,
1.26e fece ai bianchi velli oltraggi et onte;
1.27s' udì il Mincio lagnar pien di tormento,
1.28e spogliato di gioia e di diletto
1.29turbar il puro suo lucido fonte:
1.30Gonzaga, Garda, Clio senza ornamento,
1.31Efire e Drimo, con pietoso affetto
1.32e co' begli occhi molli al cielo alzati
1.33venner gridando: O Dei, Dei date aita
1.34al giovene sì degno e sì perfetto;
1.35cangiate il reo destino, e gli anni usati
1.36donate a lui di questa dolce vita.
1.37A questo grido al suo dolce natio
1.38nido, lasciando quelle piaggie erbose,
1.39fuggì ogni fera timida e smarrita;
1.40a questo grido il gran Benaco uscio
1.41de l' onde allor irate e tempestose,
1.42e pien d' auttorità grave e senile,
1.43disse: A che più versar sì amaro pianto?
1.44A che invano star meste et angosciose?
1.45Non giova con parlar caldo et umile
1.46pregar la morte, che per mesto canto
1.47non apre di pietate unqua la mano:
1.48così piace a colui che tutto vede.
1.49In questa egli sentendo il frale manto
1.50spogliarsi l' alma, e ne l' alto Occeano
1.51tuffarsi il Sol de la sua vita, diede
1.52a l' aura un sol sospiro, indi al Fattore
1.53col volto di grand' animo depinto
1.54rivolti gli occhi e 'l cor, con pura fede
1.55disse: S' unqua giovai, con quel valore
1.56che tu mi desti, altrui; se mai sospinto
1.57dal zelo del tuo amore, oneste parti
1.58dofendendo, salvai ragione e 'l vero,
1.59lasciando del mio sangue il terren tinto;
1.60e s' io posso giovar, tu che comparti
1.61i giorni nostri, e vedi ogni pensiero,
1.62deh non voler de l' immatura etate
1.63coglier il fior; e se di morte il mare
1.64pur solcar mi convien, tu mio nocchiero,
1.65tu Tifi, a le tue rive alme e beate
1.66conduci il legno, e nol lasciar errare
1.67lungamente lontan dal vero porto.
1.68Così detto, un tremor freddo e gelato
1.69ne l' ossa entrò de' circonstanti, e alzare
1.70s' udir le grida al ciel, ch' a sì gran torto
1.71noi di spirto sì degno avea privato.
1.72Allor nascose il Sol gli ardenti raggi,
1.73e temé il mondo oscura notte eterna;
1.74tremar l' alpi nevose in ciascun lato;
1.75affrenarono i fiumi i lor viaggi;
1.76l' aer si fe' come se irato verna;
1.77e voci si sentir orrende e strane
1.78gridar per selve tacite et ombrose;
1.79Etna mostrò d' ogni sua parte interna
1.80voraci fiamme; e pallid' ombre e vane,
1.81ne la sembianza crude e paventose,
1.82scorte nel fosco de la notte furo;
1.83il Re de' fiumi altier, con l' urna aperta
1.84largando il frendo a l' onde alte e schiumose,
1.85uscì dal gorgo suo profondo e scuro,
1.86e la campagna non ancora experta
1.87l' ira de l' acque inondò tutta: e seco
1.88con la greggia portò il securo ovile,
1.89e di pesci lasciò l' erba coperta;
1.90sentì i lupi ululanti a l' aere cieco
1.91l' antica Roma, e con doglioso stile
1.92gli augei di tristo augurio alzando il grido
1.93cantar l' acerbo fato; il ciel, che pria
1.94tranquillo era e seren, con voglia ostile
1.95mostrò comete ardenti ad ogni lido:
1.96sentir dal ciel con tempesta atra e ria
1.97cader fulguri ardenti e monti e valli.
1.98Allor veduto avresti la sorella,
1.99coi crini sparsi, e senza leggiadria,
1.100in vesta vedovil chiari cristalli
1.101versar dal cor per l' una e l' altra stella:
1.102a Cefalo giamai la bianca Aurora
1.103non sì mostrò si vaga; al dolce Adone,
1.104né al caro Marte suo Vener sì bella:
1.105piange ella, e seco piange e l' aere e l' ôra,
1.106gli arbor, le fere, i sassi e le persone.
1.107Asciuga Amor i lumi, i lumi belli,
1.108che gli dan tanti onori e tante spoglie,
1.109sol co' quali guadagna ogni tenzone;
1.110la gentil Pasitea l' orna i capelli,
1.111e ne l' ordine lor sparsi raccoglie
1.112con le sorelle. Intanto ella dolente
1.113gridò: Caro fratel, frate a me caro
1.114via più che gli occhi miei, chi mi ti toglie?
1.115Teco i piacer di questa stanca mente,
1.116teco, fratel, de la mia vita il chiaro
1.117e dolce seren porti; or che mi resta,
1.118misera, senza te, saldo sostegno
1.119del nostro onor? ah cielo invido avaro,
1.120a che di tanto bene arricchir questa
1.121vita mortal e questo mondo indegno,
1.122per sì tosto ritorlo? or quando mai
1.123vedrò cosa che piaccia agli occhi miei?
1.124Se teco vissi in terra, era ben degno
1.125che teco in ciel vivessi, e poi che i guai
1.126partisti meco, e i dì infelici e rei,
1.127perché non parti meco anco quel bene
1.128dov' or t' inalzi? e perché nel viaggio
1.129strano mi lasci ir sola, e non mi sei
1.130fidata scorta da quest' erme arene,
1.131da questo mondo inospite e selvaggio,
1.132a la vita miglior? Tu, come l' ombre
1.133scaccia dagli alti monti il chiaro sole,
1.134portando il giorno con l' ardente raggio,
1.135così con la tua vista hai spesso sgombre
1.136da quest' alma, dov' eran gravi e sole,
1.137mie noie, e la lor nebbia folta e scura.
1.138Né più dir poté, ch' a la lingua il freno
1.139pose il dolor: ma in vece di parole
1.140percotea l' aria di singulti, e dura
1.141a se stessa e crudele, il molle seno
1.142si squarciava, e le guancie e l' aureo crine.
1.143Pianse del suo dolor più giorni il cielo
1.144senza mostrarsi mai chiaro o sereno,
1.145tal che temé del secol nostro il fine
1.146la terra, e i dì di Pirra, e freddo gelo
1.147assalse il cor de' miseri viventi.
1.148L' Ollio più puro che l' elettro l' onde
1.149turbò, l' onde lucenti, e d' atro velo,
1.150d' atra nebbia si cinse, et a le genti
1.151per più giorni s' ascose: le sue sponde
1.152Luigi risonar, Luigi intorno.
1.153Né più si veggion le sue Ninfe al vento
1.154spiegar le crespe e belle chiome bionde,
1.155né scherzar per le rive al lieto giorno;
1.156o ignude il bianco piè, nel puro argento
1.157cacciando in schiera i bei pesci lascivi,
1.158or con l' amo pigliarli, or con la rete:
1.159più non s' ode pastor dietro l' armento
1.160sedendo lungo i mormoranti rivi
1.161sonar la sua sampogna, e rime liete
1.162cantar d' amor a Galatea o a Clori;
1.163né più, come soleano, i lieti amanti
1.164ne la scorza d' un faggio o d' un abete
1.165scriveno il nome amato, e i loro ardori:
1.166ma da sera a mattin querele e pianti
1.167s' odono in vece di canto e di riso;
1.168non mostra più la figlia di Latona
1.169l' incerto lor camino a' navicanti
1.170con la tremula luce del bel viso,
1.171né d' Ariadna la lieta corona
1.172va dietro al carro de la bella Luna;
1.173per far Eolo a Nettuno eterna guerra
1.174dai cavi tetti suoi fero sprigiona
1.175gl' irati venti, che ne l' aria bruna
1.176combattendo col mare e con la terra
1.177svellen da la radice arbori e sassi,
1.178e sommergon le merci e i saldi legni;
1.179il vasto gorgo o i navicanti serra
1.180ne l' alto fondo eternamente, o lassi
1.181gli adduce al lito di sals' onde pregni.
1.182veggionsi al Dio del mar su per le rive
1.183tavole pinte, e veste umide appese.
1.184Ma tu, spirto gentil, forse non degni,
1.185forse non curi le lagrime vive
1.186sparse con puro affetto, e ad altro intese
1.187hai le tue luci, ne la chiara fronte
1.188di quel Motor eterno de le stelle;
1.189e con le voglie del suo amor accese
1.190godi de' ben celesti, e nel suo fonte
1.191bevi il nettare sacro, e di novelle
1.192gioie ti pasci: a te sorgon gli amori,
1.193a te Venere ride, a te il gran Marte
1.194orna l' ampio suo giro, e le più belle
1.195cose dispensa, perché più t' onori;
1.196e ne la più sublime e degna parte,
1.197sovra gli spirti già per fama egregi,
1.198t' inalza un seggio d' oro, e le corone
1.199de le vittorie tue quivi comparte:
1.200tal che gli antichi eroi, gli antichi regi,
1.201Cesar Pirro Alessandro e Scipione,
1.202a l' alta tua virtù rendendo onore,
1.203ogn' altra compagnia prendeno a schivo;
1.204né si sdegna Virgilio e Cicerone
1.205venir a spender teco i giorni e l' ore.
1.206Salve dunque, Luigi, illustre e divo,
1.207io, benché sprezzi il don basso et umile
1.208de le lagrime mie, mesto ti spargo
1.209narcisso, calta, nardo e semprevivo,
1.210sempre verde amaranto; e eterno aprile
1.211prego a la gloria tua, sì che letargo
1.212non spenga del tuo onor la chiara tromba:
1.213tepido il verno, e men calda la state
1.214abbia il cenere tuo; cortese e largo
1.215di fiori ogni pastor sparga la tomba;
1.216e le ninfe più belle e più pregiate
1.217portino a l' ossa, al tuo dolce riposo
1.218pieni canestri d' odorati gigli:
1.219le cetre ogn' anno chiare et onorate
1.220cantino a gare il tuo nome famoso,
1.221sì che del tuo valor si maravigli
1.222il mondo ognor, co' suoi futuri figli.
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