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1.1Come potrò giamai, Notte, lodarti,
1.2sì che conforme sia l' opra al desio,
1.3e de' tuoi degni pregi aggiunga al vero?
1.4Qual Musa, qual Apollo il canto mio
1.5alzerà in parte dove i' possa darti
1.6de' merti tuoi il guiderdone intero?
1.7O Virgilio, o Omero,
1.8lumi di poesia chiari et ardenti,
1.9dettatemi i pensieri e le parole,
1.10che con pace del Sole,
1.11dirò che furo i suoi raggi lucenti
1.12vinti dal lume d' una notte belle,
1.13sì come il suo splendor vince ogni stella.
1.14Mai notte più tranquilla o più serena
1.15non vide il Ciel dal dì che gli occhi aperse
1.16a mirar l' opre varie de' mortali:
1.17l' aria di sì bel manto si coperse,
1.18che l' umid' ombre si scorgeano a pena;
1.19il tacito silenzio sotto l' ali
1.20portava agli animali
1.21i dolci sonni; e i tenebrosi orrori,
1.22temendo il lume de la bella notte,
1.23ne le selvaggie grotte
1.24stavan nascosti, e non uscivan fuori,
1.25ma sol le pellegrine aure estive
1.26scherzavan per le piaggie e per le rive.
1.27I lieti campi col fiorito lembo
1.28accogliean la rugiada fresca e pura,
1.29che cadeva dal volto de la Luna;
1.30e d' un vago cristallo oltre misura
1.31lucido e chiaro s' adornava il grembo
1.32l' erba assetata e de l' umor digiuna;
1.33le stelle ad una ad una
1.34ne scoprivan dal Cielo i lor be' rai;
1.35et essa bianca di Latona figlia,
1.36con le tranquille ciglia,
1.37senza turbar o scolorarsi mai,
1.38forse mirando il caro Endimione,
1.39si dimostrava dal sovran balcone.
1.40Pace fra loro avean gli scogli e l' onde,
1.41rendute pure e di color d' argento
1.42dal raggio di Lucina ardente e chiaro.
1.43E col solito lor vago ornamento,
1.44su le minute arene de le sponde
1.45danzava Dori, et Aretusa a paro.
1.46E for del fondo amaro,
1.47sovra i delfini di vermiglie rose
1.48coronati, la vaga Panopea,
1.49Efire, e Galatea,
1.50spruzzando il salso umor, con amorose
1.51voci rivolte al raggio d' oriente
1.52cantando incominciar soavemente:
1.53Pòsati pur ne l' acque oltre l' usato,
1.54or che sì bella notte adorna il cielo,
1.55Pastor d' Admeto, e non portar il giorno:
1.56che non fu mai, dal dì che caldo e gelo
1.57veste e dispoglia del suo verde il prato,
1.58di così chiara luce il mondo adorno;
1.59e se ne prendi scorno,
1.60lasciando il novo dì nel grembo a Teti,
1.61specchiati ne' suoi lumi, or che riluce,
1.62che da sua vaga luce
1.63si faranno i tuo' rai più ardenti e lieti,
1.64e l' aere con la tua nova bellezza
1.65di gentil s' ornerà strana vaghezza.
1.66O compagna d' Amore e di diletto,
1.67conforto e degli amanti unica spene,
1.68Notte più d' altra a me chiara e felice,
1.69in quai sì lucid' onde, o 'n quali arene,
1.70ripiena di gentil cortese affetto,
1.71t' ha dato il latte la bella nutrice?
1.72O 'n qual lieta pendice
1.73d' Esperia Teti t' ha adornato il crine,
1.74per farti più che 'l dì lucida e vaga?
1.75Per te l' alma s' appaga,
1.76per te beve il desio scorto al suo fine,
1.77negli occhi di colei che mi governa,
1.78un piacer vero, una dolcezza eterna.
1.79Deh ferma il passo, e non portar nel fondo
1.80del vasto mar la vera gioia mia,
1.81fa' qui co' miei diletti ancor dimora:
1.82che ben che tornin teco in compagnia,
1.83mentre che veste il Sol di luce il mondo
1.84amoroso desio sempre m' accora.
1.85Ma, lasso, ecco l' Aurora,
1.86che col carro vermiglio il giorno apporta:
1.87vatene lieta, che t' accoglia il mare
1.88con le Ninfe più care
1.89ne' suoi pregiati alberghi, e riconforta
1.90ne' prati d' occidente i tuoi destrieri,
1.91perché siano al tornar presti e leggeri.
1.92Canzon, se 'l Sol si lagna
1.93ch' io rendi oscura la sua antica gloria,
1.94diralli: Il tuo celeste almo splendore
1.95giamai nel mio Signore
1.96non lasciò di piacer breve memoria,
1.97però forz' è che gli alti pregi dica
1.98di questa notte a' suoi diletti amica.
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