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1.1Gran Padre, a cui l' augusta e sacra chioma
1.2cingono tre corone, alto Pastore,
1.3che guardate di Cristo il degno ovile;
1.4a cui umil co' suoi be' figli onore
1.5rende il gran Tebro, e la sua sposa Roma,
1.6e quanto l' India chiude e 'l mar di Tile,
1.7a voi volgo lo stil basso et umile
1.8sospinto dal desio degli onor vostri,
1.9dal ben commune de la vostra fede:
1.10ch' a voi sol si richiede
1.11di spenger gli odii interni, e gli error nostri
1.12coprir col saggio vostro alto consiglio.
1.13Deh, volgere i prudenti e bei pensieri,
1.14vaghi di servir Dio, dove vi chiama
1.15e Cristo e la fé nostra afflitta e grama;
1.16ponete freno ai duri animi e feri
1.17de' Principi cristiani, e al fosco ciglio
1.18togliete l' ombra, sì che più vermiglio
1.19non si veggia del sangue a Dio gradito,
1.20sì come suole, ogni latino lito.
1.21Udite Italia, che col rotto crine,
1.22e 'n bruna gonna, in queste voci scioglie
1.23la lingua, e mesta vi riprega e dice:
1.24Deh volgi gli occhi a queste rotte spoglie,
1.25a le piagate mie membra meschine,
1.26tu che più d' altro mi puoi far felice:
1.27non sei tu mio figliol? non ha radice
1.28salda nel mio terren la bella pianta
1.29che ti produsse, i cui pregiati rami
1.30par ch' ognun tema et ami
1.31ovunque il cielo i miei be' colli amanta?
1.32Il filiale amor, dov' hai cacciato?
1.33Se la mia vita t' è molesta e grave,
1.34se t' annoia il mio ben, tu istesso stringi
1.35il crudo ferro, e del mio sangue il tingi,
1.36del sangue di colei che dato t' have
1.37quest' aura onde ne vivi; ah figlio ingrato,
1.38svelli le verdi selve e l' onorato
1.39nido dove nascesti, ardi et atterra
1.40del bel paese mio ciascuna terra!
1.41Me se pur brami di tenermi viva,
1.42di ritormi a le noie et a' tormenti,
1.43e di tornarmi a la mia gloria antica,
1.44tu ch' hai lo fren de le cristiane genti,
1.45de l' ire lor la gran tempesta acqueta,
1.46che 'l mio riposo e la mia pace intrica:
1.47rendi a l' Ibero la Garona amica,
1.48il Re britanno al gran Cesare Augusto,
1.49e questi insieme a' tuoi fratelli e servi,
1.50che qual timidi cervi
1.51fuggono ognor dal furor empio ingiusto
1.52de' veltri ingordi, e non ritrovan loco
1.53che da nemico oltraggio gli assecuri:
1.54a te sol lice contra il fero orgoglio,
1.55sendo de' lor nemici e scudo e scoglio,
1.56con l' armi e col saper farli securi,
1.57e non lasciarli in preda al ferro e al foco:
1.58ch' omai da consumar ci resta poco
1.59del bel paese ove nascesti, e dove
1.60gentilezza e virtù s' annida e piove.
1.61Deh rivolgete la pietosa mente,
1.62o gran servo di Cristo, e del doglioso
1.63suo pianto omai vi vinca alta pietate;
1.64e poi che in vostra mano è 'l suo riposo,
1.65deh raccendete le faville spente
1.66degli onor primi e de le glorie usate,
1.67tornatela a l' antica sua beltate,
1.68risanate le piaghe, or che potete;
1.69or che 'l Re franco umile a voi ne viene,
1.70or che tutta sua spene
1.71Cesare ha posto in voi, saggio aggiungete
1.72insieme le lor voglie e i lor desiri;
1.73non consentite che di novo bagni
1.74il nostro e strano sangue Italia bella,
1.75né che 'n sì perigliosa atra procella
1.76la cara nave vostra ancor si lagni,
1.77e 'l mar per trovar porto intorno giri;
1.78non sopportate che più il ciel s' adiri,
1.79e versi sovra noi grandine e pioggia,
1.80or che nostra speranza a voi s' appoggia.
1.81Vedete d' Oriente il gran Tiranno
1.82ch' aspetta che 'n noi stessi il ferro crudo
1.83volgano gli odii accensi e le nostr' ire,
1.84e l' armi e 'l foco di pietate ignudo
1.85va apparecchiando a commun nostro danno,
1.86per far le nostre guancie impallidire.
1.87Da noi li vien, da noi li vien l' ardire,
1.88da le voglie divise! né sì tosto
1.89udrà il romor de le cristiane spade,
1.90che per diverse strade
1.91verrà col popol d' Asia empio, e disposto
1.92a far a la magion di Cristo oltraggio,
1.93ad abbrusciar i nostri dolci campi:
1.94e già così lontan di veder parmi
1.95spiegar le insegne ardite e splender l' armi,
1.96e che dal suo furor timida scampi
1.97la greggia a voi commessa, ermo e selvaggio
1.98loco cercando, u' d' abete o di faggio
1.99ombra le sia securo albergo e fido,
1.100or di fere selvaggie orrido nido.
1.101Vedete già le vele alzate in alto
1.102di mille legni suoi, che d' ora in ora
1.103stan per spiegarsi al vento, e coprir l' onde:
1.104già il gran Tirren si turba e si scolora,
1.105certo d' aver un periglioso assalto;
1.106già Dori bella e Galatea s' asconde
1.107ne l' alghe più riposte e più profonde.
1.108Né men che l' Istro il bel Timavo teme,
1.109ch' altre volte ha provato il suo costume,
1.110e vorrebbe aver piume
1.111d' alzarsi a vol col suo liquido insieme,
1.112per fuggir un furor sì grave et empio:
1.113però, saggio Pastor di queste gregge,
1.114di queste care gregge aggiate cura,
1.115che potrebbe talor forza o paura
1.116condurle a novo ovile, o a nova legge;
1.117e potreste veder far strazio e scempio
1.118di lor, et ogni sacro e ricco tempio
1.119farsi casa de' Dei falsi e bugiardi,
1.120onde poi fora ogni soccorso tardi.
1.121Poi che del Re del Ciel Vicario eletto
1.122in terra sete, a voi, Padre, conviensi
1.123drizzar a bon camin nostro desio,
1.124e l' anime sviate dietro ai sensi
1.125volger dal falso bene al ben perfetto,
1.126per mandarle purgate e belle a Dio:
1.127però non siate voi pigro e restio
1.128a seguir le sue voglie, e tor di mano
1.129l' armi e l' ira del cor de' suoi fedeli,
1.130perché non si quereli
1.131dinanzi a lui con suon doglioso e strano
1.132di tanti oltraggi l' innocente offeso;
1.133ma se desir d' impero o pur di gloria
1.134li rode dentro, al trionfale acquisto
1.135spronate lor del sepolcro di Cristo,
1.136ove posson sperar lieta vittoria:
1.137ivi depor potran d' infamia il peso
1.138di non aver a sì degn' opra inteso
1.139avuto il cor, e dimostrarsi grati
1.140a quel Signor ch' a tanto ben gli ha alzati.
1.141Se si cerca tesoro, ivi il terreno
1.142porta ognor pieno il sen di gemme e d' auro,
1.143e puro argento in vece d' ossa i monti;
1.144se fama eterna, mai sì chiaro lauro
1.145non ornò qual più tenne il mondo a freno;
1.146se presti aver a' suoi servigi e pronti
1.147popoli strani, u' 'l sol scenda o sormonti
1.148non vede tanta gente: in quella parte
1.149fate che volgan le pregiate insegne,
1.150che di trionfi degne
1.151ritorneranno, sempiterne carte
1.152empiendo del suo onor; e 'l Re del Cielo,
1.153lieto di tanto ben, leverà l' ombre
1.154ch' engombrano di mali il mondo tutto:
1.155così di seme bon prezioso frutto
1.156raccoglierem, senza temer ch' adombre
1.157il fior de' piacer nostri caldo o gelo,
1.158o che noia mortal n' enbianche il pelo.
1.159Fatel, Signor, ch' ai vostri giusti preghi
1.160non sarà alcun che non s' inchini o pieghi.
1.161Allor vedrete fuor del Gange il giorno
1.162dietro la vaga moglie di Titone
1.163portarvi il dì più de l' usato chiaro;
1.164vedrete l' anno ad ogni sua stagione
1.165recarvi di narcissi e di viole
1.166il grembo pieno, e 'l gelato genaro
1.167farvi sì come april temprato e caro;
1.168tepidi i soli, allor che 'l fero cane
1.169arde il nostro terren, saranno a voi;
1.170e bianco latte poi
1.171vi serberanno ognor fresche fontane;
1.172le quercie mel, il ciel nettare e manna
1.173spargerà sovra voi dal suo più puro;
1.174dolci frutti gli acuti ispidi dumi,
1.175arene d' or vi porteranno i fiumi:
1.176e tutta l' atra nebbia e l' aere oscuro,
1.177ch' ora il seren de' pensier vostri appanna,
1.178tutto quel che la mente e 'l cor v' affanna
1.179fuggirà de le gioie al dolce vento,
1.180e fia il dì sino al fin lieto e contento.
1.181Fra mille be' pensier de la salute
1.182de la fé nostra con animo involto,
1.183solca, canzon, già di Liguria il mare
1.184il gran Signor del Tebro, a cui (s' alzare
1.185ti potessi con stil candido e colto)
1.186ti manderei; ma acciò non ti rifiute
1.187poi che le tue bassezze avrà vedute,
1.188restati meco, e sol ti mostra fuori
1.189quando notturno vel copre gli errori.
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