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1.1Donna gentil, che gloriosa e sola
1.2un tempestoso mar solcato avete
1.3per trovar di salute il vero porto,
1.4or col securo piè lieta scorgete
1.5da quella riva dilettosa e sola
1.6l' onde sì perigliose e 'l camin torto,
1.7ove senza conforto,
1.8senza speranza d' arrivar giamai
1.9al desiato lido, errando vanno
1.10spirti infiniti insino a l' ultim' anno;
1.11a ragionar di voi il troppo omai
1.12ardito mio desir sprona la mente,
1.13ed ella al suo voler folle consente.
1.14Ben pò il gran Tebro de' suoi tanti onori
1.15por questo in cima, ch' a sì nobil alma
1.16sieno le Ninfe sue state nutrici:
1.17che se già riportar più d' una palma
1.18gli antichi figli suoi, se i sacri allori
1.19ornar le chiare insegne e vincitrici,
1.20fu ch' ebbe i cieli amici
1.21intenti ad inalzarlo ov' ir potea
1.22gloria mortal di scettri e di corone;
1.23ma voi, or che 'l suo onor fero Orione
1.24nel mar d' eterno oblio sommerso avea,
1.25per non lasciar le sue memorie al fondo
1.26lo sollevate e riportate al mondo.
1.27Mentre nel più bel ciel l' anima vostra
1.28cercando al par de le più vaghe stelle
1.29sen gìa come lassù sempre si viva,
1.30per avanzar qua giù tutte le belle
1.31raccolse quel che la terrena chiostra
1.32non vide a la stagion che più fioriva;
1.33indi solinga e schiva
1.34d' ogni cosa ch' onor non fosse o bene,
1.35cinta da' raggi di celeste lume
1.36spiegò ver noi le sue candide piume,
1.37per tor gli animi nostri a le terrene
1.38voglie; e di mortal vel vago vestita,
1.39l' alme invitava a più felice vita.
1.40E perché la terrena e fragil parte
1.41non coprisse con l' ombra il suo bel raggio,
1.42diè di se stessa a la ragione il freno,
1.43la qual da periglioso ampio viaggio
1.44per cui camina il senso, a miglior parte
1.45volse il suo corso, et al più bel sereno;
1.46né perché il vago seno
1.47pien di gioie fallaci e di diletti
1.48le mostrasse colei che l' uom disvia,
1.49per farla uscir de la secura via,
1.50si volse a seguitar gli umani affetti,
1.51ma spinta dal desio de la salute
1.52il poggio ritrovò de la Virtute.
1.53E benché lo vedesse orrido et erto
1.54non volse il tergo, ma con saldi passi
1.55dagli spron del voler sospinta ascese;
1.56indi fermando i piè non fiacchi o lassi
1.57ove il calle vedea d' onor coperto,
1.58a coglier prima i più vicini attese;
1.59poscia le piante stese,
1.60guidata da Virtù, ne' larghi prati
1.61de la Filosofia nobile e degna,
1.62ch' a la vita immortal salir n' ensegna,
1.63e co' più saggi suoi mastri lodati
1.64cercò le parti riposte e nascose,
1.65per trovar i principi de le cose.
1.66Ma pieno ch' ebbe l' ampio e ricco grembo
1.67del suo chiaro intelletto de' più vaghi
1.68leggiadri fior, de le più fresche erbette,
1.69non avendo i desir contenti e paghi,
1.70appesa di Platone al caro lembo
1.71cercò di poesia le scole elette;
1.72e de le più perfette
1.73cose, ch' aveva col giudizio intero
1.74scelte fra molte, con vivaci inchiostri
1.75sparse le carte, eterno a' figli nostri
1.76exempio d' eloquenza e d' onor vero;
1.77e togliendo agli antichi i primi pregi,
1.78ruppe a la Morte, al tempo i privilegi.
1.79Et or che dato v' han l' alto governo
1.80le Muse, alzate a la lor gloria antica
1.81per voi, del suo famoso e sacro monte,
1.82come di poco onor schiva e nemica,
1.83par che sì picciol don prendiate a scherno,
1.84le lor valli lasciando, e 'l lor bel fonte;
1.85né degnate la fronte
1.86cingervi più di trionfante lauro,
1.87drizzando il cor a più gradita speme.
1.88O Donna gloriosa, che non teme
1.89sprezzar qual cosa vil l' argento e l' auro,
1.90e tutto quel che qui fa l' uom beato,
1.91per farsi eterna in quel felice stato!
1.92Ma al cor ristretti mille be' pensieri,
1.93perché non la lusinghi un vano errore,
1.94in sé ritorna, et a se stessa dice:
1.95Non son io terra vil, che fra poche ore
1.96sarà pressa da' piè? questi piaceri
1.97son altro che di duol ferma radice?
1.98Non è stato felice
1.99alcun, se 'l pò turbar Fortuna o Morte:
1.100quest' è imagin di vita, e solo un' ombra
1.101di ben, che lieve come nebbia sgombra
1.102l' aura del tempo, or per vie dritte or torte;
1.103la vera vita e 'l vero bene è in cielo,
1.104né Morte il fura, o 'l turba caldo o gelo.
1.105Poi sgombrando dal cor tutt' altre voglie,
1.106accesa d' un celeste e bel desio
1.107alza la mente a più lodato segno,
1.108e gli occhi del pensier fermando in Dio
1.109senza chiuderli mai, piacer ne coglie
1.110tanto, ch' ogn' altro a lato a quello è un sdegno.
1.111O che securo pegno
1.112d' esser di quella patria cittadina,
1.113ove sempre si vive, e fra le squadre
1.114degli Angeli più cari al sommo Padre
1.115di star, senza temer ch' a la mattina
1.116acuta squilla di pensier molesti
1.117o mortal noia dal sonno ti desti!
1.118Così tenendo in Dio ferme le luci,
1.119più che d' or bella, a l' onorata chioma
1.120farsi di stelle una corona vede:
1.121quand' alma a questa egual mirasti, o Roma,
1.122fra tanti figli Imperadori e Regi,
1.123che fecero d' onor sì ricche prede?
1.124O per lei lieta sede,
1.125sacro di gloria e di virtute albergo,
1.126potrai ben dir: Se non scendea costei
1.127dal ciel ne le mie sponde, già sarei
1.128di Lete al fondo; or io mi specchio e tergo
1.129ne l' opre sue, e ne' suoi lumi chiari,
1.130né più pavento gli anni invidi avari.
1.131Felice Donna, che nel mondo ognora
1.132chiara vivrete in bocca de le genti,
1.133già nel tempio d' onor fatta immortale,
1.134e fra le più purgate alme e lucenti,
1.135vicina al primo Amor, dolce dimora
1.136farete, sendo a' più beati eguale!
1.137Per questa via si sale,
1.138spirti gentili, a le celesti gioie:
1.139seguiam costei, che sì leggiera e sciolta,
1.140avendo ogni virtute in sé raccolta,
1.141toltasi a forza a le mondane noie,
1.142s' inalza al ciel con sì spedito volo
1.143che già sormonta l' uno e l' altro polo.
1.144Canzon, se ti riprende
1.145colei che teco ne la fronte porti,
1.146le potrai dir: S' io scemo, alta Vittoria,
1.147ragionando di voi la vostra gloria,
1.148incolpate voi stessa, e vi conforti
1.149che la poc' ombra del mio error non copre
1.150l' infinito splendor de le vostr' opre.
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