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1.1Piangete di Maria l' amaro pianto
1.2che distillò da gli occhi alto dolore,
1.3alme vestite ancor di fragil manto,
1.4in lagrime lavando il vostro errore;
1.5piangete meco in lacrimoso canto
1.6l' aspro martir che le trafisse il core
1.7tre volte e quattro; e ciò ch' alor sofferse
1.8sentite or voi, de la sua grazia asperse.
2.1Chiaro sol, che rotando esci del Gange,
2.2d' alta corona di bei raggi adorno,
2.3piangi dolente or con Maria che piange
2.4e piovoso ne porta e oscuro il giorno.
2.5Tu piangi il duol che la scolora ed ange,
2.6o luna, cinta di procelle intorno;
2.7e voi spargete ancor di pianto un nembo,
2.8pallide stelle, a l' ampia terra in grembo.
3.1Con la madre di Dio tu piangi, o madre
3.2de' miseri mortali, egra natura;
3.3e l' opre tuep iù belle e più leggiadre
3.4piangan teco, gemendo in vista oscura;
3.5piangan le notti tenebrose ed adre
3.6oltre l' usato; e quei ch' il sasso indura
3.7e 'l vento e 'l gelo inaspra, orridi monti,
3.8spargano i lagrimosi e larghi fonti.
4.1E corra al mesto suon de' nostri carmi
4.2lagrime il mar da l' una a l' altra sponda;
4.3e, perch' io possa a pieno al ciel lagnarmi,
4.4sia lutto e duol quanto la terra inonda.
4.5Piangan con le pitture a prova i marmi,
4.6del cor men duri, ove 'l peccato abonda;
4.7e l' opre d' arte muta, alte colonne,
4.8sembrin le statue lagrimose donne.
5.1Tu, Regina del ciel, ch' a noi ti mostri
5.2umida i lumi e l' una e l' altra gota,
5.3fa di lagrime dono a gli occhi nostri,
5.4ed ambe l' urne in lor trasfondi e vota,
5.5perché, piangendo, a gli stellanti chiostri
5.6teco inalzi il pensier l' alma devota;
5.7parte del Tebro in su la verde riva
5.8il tuo santo dolor formi e descriva.
6.1Già 'l suo Figlio immortale avea riprese
6.2le membra, che sentir di morte il gelo,
6.3co' segni ancor de le mortali offese;
6.4ma più del sol lucente in bianco velo,
6.5e come vincitor d' eccelse imprese,
6.6era tornato fiammeggiando al cielo,
6.7ancisa morte e vinto il cieco inferno,
6.8e l' alme pie rendute al regno eterno.
7.1Ella medesma, che 'l crudele assalto
7.2dar vide al dolce Figlio e 'n mente il serba,
7.3e vide tinta di sanguigno smalto
7.4la lancia onde sentì la doglia acerba,
7.5lucido il mirò poi levarsi in alto
7.6e trionfar di morte empia e superba,
7.7sovra le nubi ergendo e sovra i venti
7.8il suo trofeo fra mille schiere ardenti.
8.1Or tutta in sé raccolta, al fin rimembra
8.2quanti per lui sofferse aspri martiri
8.3dal dì ch' egli vestì l' umane membra,
8.4e quante sparse lagrime e sospiri,
8.5e 'n questo suo pensiero altrui rassembra
8.6freddo smalto ch' umor distilli e spiri:
8.7ben mostra a noi quel che contempli e pensi
8.8chi la dipinse e colorilla a' sensi.
9.1E prima le sovvien ch' il nobil pondo
9.2senza fatiche espose e senza duolo
9.3nel fosco de la notte orror profondo
9.4fra duo pigri animali, in umil suolo,
9.5quando il suo Re produsse al cieco mondo;
9.6e vide ignota stella il nostro polo
9.7a' peregrini regi in Oriente
9.8segnar co' vaghi rai la via lucente.
10.1Rimembra l' umil cuna e i rozzi panni
10.2e 'l dolce lamentar del picciol Figlio
10.3e 'l suo pargoleggiar ne' teneri anni,
10.4quando angelo era pur d' alto consiglio;
10.5e 'l sospetto d' Erode e i primi affanni
10.6de la sua fuga e del suo gran periglio;
10.7e per notturne vie l' alte tenebre
10.8d' Egitto, ove trovò fide latebre.
11.1Poscia il perduto suo Figliuol le riede
11.2a mente, e quel dolor ch' alora aprilla;
11.3e ne' begli occhi la pietà si vede
11.4che dolorose lagrime distilla:
11.5duolo a duol, lutto a lutto a lei succede,
11.6ferro e face è il martir ch' arde e sfavilla;
11.7e mostra ben ne' lagrimosi sguardi
11.8quante ella abbia nel core e fiamme e dardi.
12.1A la colonna il pensa, e stille a prova
12.2ella versa di pianto, egli di sangue;
12.3e imaginando il suo martir rinova
12.4martir de l' alma che s' afflige e langue.
12.5Pensa poi come in croce estinto ei giova,
12.6anzi vita ne dà: mirabil angue,
12.7ch' unge del nostro error l' antica piaga;
12.8così pensando, in lagrimar s' appaga.
13.1E fra sé di suo cambio ancor s' attrista,
13.2donna chiamata; e si lamenta e duole
13.3che perde un Dio figliuolo, un uomo acquista;
13.4e ripensando a l' oscurato sole,
13.5al ciel ch' apparve tenebroso in vista,
13.6al vacillar de la terrena mole,
13.7piange co 'l mondo il suo Fattore insieme,
13.8che disse in croce le parole estreme.
14.1Par nel volto del sol minore eclissi
14.2ch' in quel de la sua Madre afflitta ed egra;
14.3o in quel del Figlio, in cui 'l divino unissi
14.4co 'l mortal, che si parte e no 'l rintegra.
14.5Ma sua divinitate alor coprissi
14.6con la nube di morte orrida e negra;
14.7e ricoperta la divina luce
14.8a lagrimar le donne e 'l cielo induce.
15.1Sembra poi ch' il pensiero al dì rivolga
15.2che l' ebbe essangue, anzi sanguigno in seno
15.3con mille piaghe; e 'n ricordar si dolga,
15.4impallidito il bel volto sereno;
15.5e 'n duo fiumi i begli occhi alor disciolga,
15.6a le querele sue lentando il freno;
15.7e i piè membrando, e questa mano e quella,
15.8che fece il sole ed ogni ardente stella.
16.1Sparso nel dolce seno, ond' egli nacque,
16.2di lagrime e d' odori e 'n lino avolto,
16.3Maria poscia il contempla, e come ei giacque
16.4nel grembo de la terra al fin sepolto.
16.5Questo pensier d' amare e tepide acque
16.6a la Vergine inonda i lumi e 'l volto:
16.7però questa del cielo alta Reina
16.8gli occhi nel suo dolore a terra inchina.
17.1Là dove in tanto le tartaree porte
17.2rompe il Re vincitore e doma e spoglia
17.3i ciechi regni de l' oscura Morte,
17.4pria che gli antichi spirti il cielo accoglia;
17.5come apparisse il glorioso e forte
17.6con lucente, immortale e lieve spoglia,
17.7né stil, né penna mai, né lingua esprime,
17.8né l' intende pensier santo e sublime.
18.1Qual interno pittor giamai dipinse
18.2nel cor, che di suo spirto è vivo tempio,
18.3la sua vittoria onde la Morte estinse,
18.4non pur le pene e 'l sanginoso scempio?
18.5E chi di lei che nel Signor s' incinse
18.6poté ritrar, quasi da vero essempio,
18.7le lagrime, i pensieri, i santi affetti?
18.8e com' esser traslata al cielo aspetti?
19.1Alziamo or con Maria, d' amore acceso,
19.2il pensier nostro, come fiamma o strale;
19.3seguendo alto Signor ch' in cielo asceso
19.4siede a destra co 'l Padre, al Padre eguale;
19.5né di terreno affetto il grave peso
19.6tardi la mente, che s' inalza e sale.
19.7Alziamo il pianto, e sovra 'l cielo ascenda
19.8sol per sua grazia, ed ella in grado il prenda.
20.1Ed in santa dolcezza amor converta
20.2quel che d' amaro il nostro fallo asperge.
20.3Piangea la Madre alor, quasi in deserta
20.4valle di pianto, ove 'l dolor sommerge.
20.5Piangea per gran desio, secura e certa
20.6già de la gloria, ov' ei ne chiama ed erge,
20.7ove di stelle alta corona e veste
20.8avrà di sole, in maestà celeste.
21.1E piangea stanca pur nel corso umano
21.2e co 'l peso mortal, ch' è grave salma,
21.3mesta e solinga; e già nel ciel sovrano
21.4bramosa di salir la nobil alma.
21.5Ancisi intanto da furore insano,
21.6aveano i fidi suoi corona e palma.
21.7Piangea gli altrui martìri e 'l proprio scampo
21.8ne la vita, ch' a morte è duro campo.
22.1E piangendo diceva: “Oh com' è lunga
22.2la mia dimora, anzi l' essiglio in terra!
22.3Deh sarà mai ch' a te ritorni e giunga
22.4pur come da tempesta o d' aspra guerra?
22.5Bramo esser teco, o Figlio: a te mi giunga
22.6quella santa pietà ch' il ciel disserra.
22.7Se non son de la Madre i preghi indegni,
22.8chiamami pur dove trionfi e regni.
23.1Deh non soffrir che si consumi ed arda
23.2tra speranze e desiri il cor penoso.
23.3Odi la Madre che si lagna e tarda,
23.4odi la Madre pia, Figlio pietoso;
23.5e se già lieta io fui dove si guarda,
23.6quasi per ombra, il tuo divino ascoso,
23.7quante avrò gioie in ciel, s' io ti riveggio
23.8coronato di gloria in alto seggio?
24.1Mòstrati, o Re di gloria, o Figlio, omai,
24.2tu che servo apparisti in tomba e 'n cuna;
24.3e fa contenta a' chiari e dolci rai
24.4la vista mia ch' amaro duolo imbruna.
24.5Tra gli occhi cari e i miei, c' han pianto assai,
24.6non s' interponga o sole o stella o luna.
24.7Cedete al mio desir, pianeti e cieli,
24.8perch' a la Madre il Figlio al fin si sveli”.
25.1Così dicea nel lutto. E voi portaste,
25.2angeli, al Figlio il suon devoto e sacro,
25.3e le lagrime sue pietose e caste,
25.4bench' uopo a voi non sia pianto o lavacro.
25.5Or, se mai d' altrui duol pietà mostraste,
25.6portate queste mie ch' a lei consacro;
25.7e 'l lagrimoso dono, o spirti amici,
25.8offrite, o sempre lieti e 'n ciel felici.
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