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CANTO DICIOTTESIMO

1.1Giunto Rinaldo ove Goffredo è sorto
1.2ad incontrarlo, incominciò: – Signore,
1.3a vendicarmi del guerrier ch'è morto
1.4cura mi spinge di geloso onore;
1.5e s'io n'offesi te, ben disconforto
1.6ne sentii poscia e penitenza al core.
1.7Or vegno a' tuoi richiami, ed ogni emenda
1.8son pronto a far, che grato a te mi renda. –
2.1A lui ch'umil gli s'inchinò, le braccia
2.2stese al collo Goffredo e gli rispose:
2.3– Ogni trista memoria omai si taccia,
2.4e pongansi in oblio l'andate cose.
2.5E per emenda io vorrò sol che faccia,
2.6quai per uso faresti, opre famose;
2.7e 'n danno de' nemici e 'n pro de' nostri
2.8vincer convienti de la selva i mostri.
3.1L'antichissima selva, onde fu inanti
3.2de' nostri ordigni la materia tratta,
3.3qual si sia la cagione, ora è d'incanti
3.4secreta stanza e formidabil fatta,
3.5né v'è chi legno di troncar si vanti,
3.6né vuol ragion che la città si batta
3.7senza tali instrumenti: or colà dove
3.8paventan gli altri, il tuo valor si prove. –
4.1Così disse egli, e il cavalier s'offerse
4.2con brevi detti al rischio, a la fatica;
4.3ma ne gli atti magnanimi si scerse
4.4ch'assai farà, benché non molto ei dica.
4.5E verso gli altri poi lieto converse
4.6la destra e 'l volto a l'accoglienza amica:
4.7qui Guelfo, qui Tancredi, e qui già tutti
4.8s'eran de l'oste i principi ridutti.
5.1Poi che le dimostranze oneste e care
5.2con que' soprani egli iterò più volte,
5.3placido affabilmente e popolare
5.4l'altre genti minori ebbe raccolte.
5.5Non saria già più allegro il militare
5.6grido o le turbe intorno a lui più folte
5.7se, vinto l'Oriente e 'l Mezzogiorno,
5.8trionfando n'andasse in carro adorno.
6.1Così ne va sino al suo albergo, e siede,
6.2in cerchio quivi a i cari amici a canto,
6.3e molto lor risponde e molto chiede
6.4or de la guerra, or del silvestre incanto.
6.5Ma quando ognun partendo agio lor diede,
6.6così gli disse l'Eremita santo:
6.7– Ben gran cose, signor, e lungo corso
6.8(mirabil peregrino) errando hai scorso.
7.1Quanto devi al gran Re che 'l mondo regge!
7.2Tratto egli t'ha da l'incantate soglie:
7.3ei te smarrito agnel fra le sue gregge
7.4or riconduce e nel suo ovil accoglie,
7.5e per la voce del Buglion t'elegge
7.6secondo essecutor de le sue voglie.
7.7Ma non conviensi già ch'ancor profano
7.8ne' suoi gran magisteri armi la mano,
8.1ché sei de la caligine del mondo
8.2e de la carne tu di modo asperso
8.3che 'l Nilo o 'l Gange o l'ocean profondo
8.4non ti potrebbe far candido e terso.
8.5Sol la grazia del Ciel quanto hai d'immondo
8.6può render puro: al Ciel dunque converso,
8.7riverente perdon richiedi e spiega
8.8le tue tacite colpe, e piangi e prega. –
9.1Così gli disse; e quel prima in se stesso
9.2pianse i superbi sdegni e i folli amori,
9.3poi chinato a' suoi piè mesto e dimesso
9.4tutti scoprigli i giovenili errori.
9.5Il ministro del Ciel, dopo il concesso
9.6perdono, a lui dicea: – Co' novi albori
9.7ad orar te n'andrai là su quel monte
9.8ch'al raggio matutin volge la fronte.
10.1Quivi al bosco t'invia, dove cotanti
10.2son fantasmi ingannevoli e bugiardi.
10.3Vincerai (questo so) mostri e giganti,
10.4pur ch'altro folle error non ti ritardi.
10.5Deh! né voce che dolce o pianga o canti,
10.6né beltà che soave o rida o guardi,
10.7con tenere lusinghe i cor ti pieghi,
10.8ma sprezza i finti aspetti e i finti preghi. –
11.1Così il consiglia; e 'l cavalier s'appresta,
11.2desiando e sperando, a l'alta impresa.
11.3Passa pensoso il dì, pensosa e mesta
11.4la notte; e pria ch'in ciel sia l'alba accesa,
11.5le belle arme si cinge, e sopravesta
11.6nova ed estrania di color s'ha presa,
11.7e tutto solo e tacito e pedone
11.8lascia i compagni e lascia il padiglione.
12.1Era ne la stagion ch'anco non cede
12.2libero ogni confin la notte al giorno,
12.3ma l'oriente rosseggiar si vede
12.4ed anco è il ciel d'alcuna stella adorno;
12.5quando ei drizzò vèr l'Oliveto il piede,
12.6con gli occhi alzati contemplando intorno
12.7quinci notturne e quindi mattutine
12.8bellezze incorrottibili e divine.
13.1Fra se stesso pensava: <
13.2luci il tempio celeste in sé raguna!
13.3Ha il suo gran carro il dì, l'aurate stelle
13.4spiega la notte e l'argentata luna;
13.5ma non è chi vagheggi o questa o quelle,
13.6e miriam noi torbida luce e bruna
13.7ch'un girar d'occhi, un balenar di riso,
13.8scopre in breve confin di fragil viso.>>
14.1Così pensando, a le più eccelse cime
14.2ascese; e quivi, inchino e riverente,
14.3alzò il pensier sovra ogni ciel sublime
14.4e le luci fissò ne l'oriente:
14.5– La prima vita e le mie colpe prime
14.6mira con occhio di pietà clemente,
14.7Padre e Signor, e in me tua grazia piovi,
14.8sì che 'l mio vecchio Adam purghi e rinovi. –
15.1Così pregava, e gli sorgeva a fronte
15.2fatta già d'auro la vermiglia aurora
15.3che l'elmo e l'arme e intorno a lui del monte
15.4le verdi cime illuminando indora;
15.5e ventillar nel petto e ne la fronte
15.6sentia gli spirti di piacevol òra,
15.7che sovra il capo suo scotea dal grembo
15.8de la bell'alba un rugiadoso nembo.
16.1La rugiada del ciel su le sue spoglie
16.2cade, che parean cenere al colore,
16.3e sì l'asperge che 'l pallor ne toglie
16.4e induce in esse un lucido candore;
16.5tal rabbellisce le smarrite foglie
16.6a i matutini geli arido fiore,
16.7e tal di vaga gioventù ritorna
16.8lieto il serpente e di novo or s'adorna.
17.1Il bel candor de la mutata vesta
17.2egli medesmo riguardando ammira,
17.3poscia verso l'antica alta foresta
17.4con secura baldanza i passi gira.
17.5Era là giunto ove i men forti arresta
17.6solo il terror che di sua vista spira;
17.7pur né spiacente a lui né pauroso
17.8il bosco par, ma lietamente ombroso.
18.1Passa più oltre, e ode un suono intanto
18.2che dolcissimamente si diffonde.
18.3Vi sente d'un ruscello il roco pianto
18.4e 'l sospirar de l'aura infra le fronde
18.5e di musico cigno il flebil canto
18.6e l'usignol che plora e gli risponde,
18.7organi e cetre e voci umane in rime:
18.8tanti e sì fatti suoni un suono esprime.
19.1Il cavalier, pur come a gli altri aviene,
19.2n'attendeva un gran tuon d'alto spavento,
19.3e v'ode poi di ninfe e di sirene,
19.4d'aure, d'acque, d'augei dolce concento,
19.5onde meravigliando il piè ritiene,
19.6e poi se 'n va tutto sospeso e lento;
19.7e fra via non ritrova altro divieto
19.8che quel d'un fiume trapassante e cheto.
20.1L'un margo e l'altro del bel fiume, adorno
20.2di vaghezze e d'odori, olezza e ride.
20.3Ei stende tanto il suo girevol corno
20.4che tra 'l suo giro il gran bosco s'asside,
20.5né pur gli fa dolce ghirlanda intorno,
20.6ma un canaletto suo v'entra e 'l divide:
20.7bagna egli il bosco e 'l bosco il fiume adombra
20.8con bel cambio fra lor d'umore e d'ombra.
21.1Mentre mira il guerriero ove si guade,
21.2ecco un ponte mirabile appariva:
21.3un ricco ponte d'or che larghe strade
21.4su gli archi stabilissimi gli offriva.
21.5Passa il dorato varco, e quel giù cade
21.6tosto che 'l piè toccato ha l'altra riva;
21.7e se ne 'l porta in giù l'acqua repente,
21.8l'acqua ch'è d'un bel rio fatta un torrente.
22.1Ei si rivolge e dilatato il mira
22.2e gonfio assai quasi per nevi sciolte,
22.3che 'n se stesso volubil si raggira
22.4con mille rapidissime rivolte.
22.5Ma pur desio di novitade il tira
22.6a spiar tra le piante antiche e folte,
22.7e 'n quelle solitudini selvagge
22.8sempre a sé nova meraviglia il tragge.
23.1Dove in passando le vestigia ei posa,
23.2par ch'ivi scaturisca o che germoglie:
23.3là s'apre il giglio e qui spunta la rosa,
23.4qui sorge un fonte, ivi un ruscel si scioglie,
23.5e sovra e intorno a lui la selva annosa
23.6tutta parea ringiovenir le foglie;
23.7s'ammolliscon le scorze e si rinverde
23.8più lietamente in ogni pianta il verde.
24.1Rugiadosa di manna era ogni fronda,
24.2e distillava de le scorze il mèle,
24.3e di novo s'udia quella gioconda
24.4strana armonia di canto e di querele;
24.5ma il coro uman, ch'a i cigni, a l'aura, a l'onda
24.6facea tenor, non sa dove si cele:
24.7non sa veder chi formi umani accenti
24.8né dove siano i musici stromenti.
25.1Mentre il riguarda, e fede il pensier nega
25.2a quel che 'l senso gli offeria per vero,
25.3vede un mirto in disparte, e là si piega
25.4ove in gran piazza termina un sentiero.
25.5L'estranio mirto i suoi gran rami spiega,
25.6più del cipresso e de la palma altero,
25.7e sovra tutti gli arbori frondeggia;
25.8ed ivi par del bosco esser la reggia.
26.1Fermo il guerrier ne la gran piazza, affisa
26.2a maggior novitate allor le ciglia.
26.3Quercia gli appar che per se stessa incisa
26.4apre feconda il cavo ventre e figlia,
26.5e n'esce fuor vestita in strana guisa
26.6ninfa d'età cresciuta (oh meraviglia!);
26.7e vede insieme poi cento altre piante
26.8cento ninfe produr dal sen pregnante.
27.1Quai le mostra la scena o quai dipinte
27.2tal volta rimiriam dèe boscareccie,
27.3nude le braccia e l'abito succinte,
27.4con bei coturni e con disciolte treccie,
27.5tali in sembianza si vedean le finte
27.6figlie de le selvatiche corteccie;
27.7se non che in vece d'arco o di faretra,
27.8chi tien leuto, e chi viola o cetra.
28.1E cominciàr costor danze e carole,
28.2e di se stesse una corona ordiro
28.3e cinsero il guerrier, sì come un sòle
28.4esser punto rinchiuso entro il suo giro.
28.5Cinser la pianta ancora, e tai parole
28.6nel dolce canto lor da lui s'udiro:
28.7– Ben caro giungi in queste chiostre amene,
28.8o de la donna nostra amore e spene.
29.1Giungi aspettato a dar salute a l'egra,
29.2d'amoroso pensiero arsa e ferita.
29.3Questa selva che dianzi era sì negra,
29.4stanza conforme a la dolente vita,
29.5vedi che tutta al tuo venir s'allegra
29.6e 'n più leggiadre forme è rivestita. –
29.7Tale era il canto; e poi dal mirto uscia
29.8un dolcissimo tuono, e quel s'apria.
30.1Già ne l'aprir d'un rustico sileno
30.2meraviglie vedea l'antica etade,
30.3ma quel gran mirto da l'aperto seno
30.4imagini mostrò più belle e rade:
30.5donna mostrò ch'assomigliava a pieno
30.6nel falso aspetto angelica beltade.
30.7Rinaldo guata, e di veder gli è aviso
30.8le sembianze d'Armida e il dolce viso.
31.1Quella lui mira in un lieta e dolente:
31.2mille affetti in un guardo appaion misti.
31.3Poi dice: – Io pur ti veggio, e finalmente
31.4pur ritorni a colei da chi fuggisti.
31.5A che ne vieni? a consolar presente
31.6le mie vedove notti e i giorni tristi?
31.7o vieni a mover guerra, a discacciarme,
31.8che mi celi il bel volto e mostri l'arme?
32.1giungi amante o nemico? Il ricco ponte
32.2io già non preparava ad uom nemico,
32.3né gli apriva i ruscelli, i fior, la fonte,
32.4sgombrando i dumi e ciò ch'a' passi è intrico.
32.5Togli questo elmo omai, scopri la fronte
32.6e gli occhi a gli occhi miei, s'arrivi amico;
32.7giungi i labri a le labra, il seno al seno,
32.8porgi la destra a la mia destra almeno. –
33.1Seguia parlando, e in bei pietosi giri
33.2volgeva i lumi e scoloria i sembianti,
33.3falseggiando i dolcissimi sospiri
33.4e i soavi singulti e i vaghi pianti,
33.5tal che incauta pietade a quei martìri
33.6intenerir potea gli aspri diamanti;
33.7ma il cavaliero, accorto sì, non crudo,
33.8più non v'attende, e stringe il ferro ignudo.
34.1Vassene al mirto; allor colei s'abbraccia
34.2al caro tronco, e s'interpone e grida:
34.3– Ah non sarà mai ver che tu mi faccia
34.4oltraggio tal, che l'arbor mio recida!
34.5Deponi il ferro, o dispietato, o il caccia
34.6pria ne le vene a l'infelice Armida:
34.7per questo sen, per questo cor la spada
34.8solo al bel mirto mio trovar può strada. –
35.1Egli alza il ferro, e 'l suo pregar non cura;
35.2ma colei si trasmuta (oh novi mostri!)
35.3sì come avien che d'una altra figura,
35.4trasformando repente, il sogno mostri.
35.5Così ingrossò le membra, e tornò oscura
35.6la faccia e vi sparìr gli avori e gli ostri;
35.7crebbe in gigante altissimo, e si feo
35.8con cento armate braccia un Briareo.
36.1Cinquanta spade impugna e con cinquanta
36.2scudi risuona, e minacciando freme.
36.3Ogn'altra ninfa ancor d'arme s'ammanta,
36.4fatta un ciclope orrendo; ed ei non teme:
36.5raddoppia i colpi a la difesa pianta
36.6che pur, come animata, a i colpi geme.
36.7Sembran de l'aria i campi i campi stigi,
36.8tanti appaion in lor mostri e prodigi.
37.1Sopra il turbato ciel, sotto la terra
37.2tuona: e fulmina quello, e trema questa;
37.3vengono i venti e le procelle in guerra,
37.4e gli soffiano al volto aspra tempesta.
37.5Ma pur mai colpo il cavalier non erra,
37.6né per tanto furor punto s'arresta;
37.7tronca la noce: è noce, e mirto parve.
37.8Qui l'incanto fornì, sparìr le larve.
38.1Tornò sereno il cielo e l'aura cheta,
38.2tornò la selva al natural suo stato:
38.3non d'incanti terribile né lieta,
38.4piena d'orror ma de l'orror innato.
38.5Ritenta il vincitor s'altro più vieta
38.6ch'esser non possa il bosco omai troncato;
38.7poscia sorride, e fra sé dice: <
38.8sembianze! e folle chi per voi rimane!>>
39.1Quinci s'invia verso le tende, e intanto
39.2colà gridava il solitario Piero:
39.3– Già vinto è de la selva il fero incanto,
39.4già se 'n ritorna il vincitor guerriero:
39.5vedilo. – Ed ei da lunge in bianco manto
39.6comparia venerabile e severo,
39.7e de l'aquila sua l'argentee piume
39.8splendeano al sol d'inusitato lume.
40.1Ei dal campo gioioso alto saluto
40.2ha con sonoro replicar di gridi;
40.3e poi con lieto onore è ricevuto
40.4dal pio Buglione, e non è chi l'invìdi.
40.5Disse al duce il guerriero: – A quel temuto
40.6bosco n'andai, come imponesti e 'l vidi:
40.7vidi, e vinsi gli incanti; or vadan pure
40.8le genti là, ché son le vie secure. –
41.1Vassi a l'antica selva, e quindi è tolta
41.2materia tal qual buon giudicio elesse;
41.3e bench'oscuro fabro arte non molta
41.4por ne le prime machine sapesse,
41.5pur artefice illustre a questa volta
41.6è colui ch'a le travi i vinchi intesse:
41.7Guglielmo, il duce ligure, che pria
41.8signor del mare corseggiar solia;
42.1poi sforzato a ritrarsi ei cesse i regni
42.2al gran naviglio saracin de' mari,
42.3ed ora al campo conducea da i legni
42.4e le maritime arme e i marinari;
42.5ed era questi infra i più industri ingegni
42.6ne' mecanici ordigni uom senza pari,
42.7e cento seco avea fabri minori,
42.8di ciò ch'egli disegna essecutori.
43.1Costui non solo incominciò a comporre
43.2catapulte, balliste ed arieti,
43.3onde a le mura le difese tòrre
43.4possa e spezzar le sode alte pareti;
43.5ma fece opra maggior: mirabil torre
43.6ch'entro di pin tessuta era e d'abeti,
43.7e ne le cuioia avolto ha quel di fuore
43.8per ischermirsi da lanciato ardore.
44.1Si commette la mole e ricompone
44.2con sottili giunture in un congiunta,
44.3e la trave che testa ha di montone
44.4da l'ime parti sue cozzando spunta;
44.5lancia dal mezzo un ponte, e spesso il pone
44.6su l'opposta muraglia a prima giunta,
44.7e fuor da lei su per la cima n'esce
44.8torre minor ch'in suso è spinta e cresce.
45.1Per le facili vie destra, e corrente
45.2sovra ben cento sue volubil rote,
45.3gravida d'arme e gravida di gente,
45.4senza molta fatica ella gir pote.
45.5Stanno le schiere in rimirando intente
45.6la prestezza de' fabri e l'arti ignote,
45.7e due torri in quel punto anco son fatte
45.8de la prima ad imagine ritratte.
46.1Ma non eran fra tanto a i saracini
46.2l'opre ch'ivi si fean del tutto ascoste,
46.3perché ne l'alte mura a i più vicini
46.4lochi le guardie ad ispiar son poste.
46.5Questi gran salmerie d'orni e di pini
46.6vedean dal bosco esser condotte a l'oste,
46.7e machine vedean; ma non a pieno
46.8riconoscer la forma indi potieno.
47.1Fan lor machine anch'essi e con molt'arte
47.2rinforzano le torri e la muraglia,
47.3e l'alzaron così da quella parte
47.4ov'è men atta a sostener battaglia,
47.5ch'a lor credenza omai sforzo di Marte
47.6esser non può ch'ad espugnarla vaglia;
47.7ma sovra ogni difesa Ismen prepara
47.8copia di fochi inusitata e rara.
48.1Mesce il mago fellon zolfi e bitume,
48.2che dal lago di Sodoma ha raccolto;
48.3e fu, credo, in inferno, e dal gran fiume
48.4che nove volte il cerchia anco n'ha tolto.
48.5Così fa che quel foco e puta e fume,
48.6e che s'aventi fiammeggiando al volto.
48.7E ben co' feri incendi egli s'avisa
48.8di vendicar la cara selva incisa.
49.1Mentre il campo a l'assalto e la cittade
49.2s'apparecchia in tal modo a le difese,
49.3una colomba per l'aeree strade
49.4vista è passar sovra lo stuol francese,
49.5che non dimena i presti vanni e rade
49.6quelle liquide vie con l'ali tese;
49.7e già la messaggiera peregrina
49.8da l'alte nubi a la città s'inchina,
50.1quando di non so d'onde esce un falcone
50.2d'adunco rostro armato e di grand'ugna
50.3che fra 'l campo e le mura a lei s'oppone.
50.4Non aspetta ella del crudel la pugna;
50.5quegli, d'alto volando, al padiglione
50.6maggior l'incalza e par ch'omai l'aggiugna,
50.7ed al tenero capo il piede ha sovra:
50.8essa nel grembo al pio Buglion ricovra.
51.1La raccoglie Goffredo, e la difende;
51.2poi scorge, in lei guardando, estrania cosa,
51.3ché dal colle ad un filo avinta pende
51.4rinchiusa carta, e sotto un'ala ascosa.
51.5La disserra e dispiega, e bene intende
51.6quella ch'in sé contien non lunga prosa:
51.7<> dice lo scritto
51.8<
52.1Non sbigottir, signor: resisti e dura
52.2insino al quarto o insino al giorno quinto,
52.3ch'io vengo a liberar coteste mura,
52.4e vedrai tosto il tuo nemico vinto.>>
52.5Questo il secreto fu che la scrittura
52.6in barbariche note avea distinto
52.7dato in custodia al portator volante,
52.8ché tai messi in quel tempo usò il Levante.
53.1Libera il prence la colomba; e quella,
53.2che de' secreti fu rivelatrice,
53.3come esser creda al suo signor rubella,
53.4non ardì più tornar nunzia infelice.
53.5Ma il sopran duce i minor duci appella,
53.6e lor mostra la carta e così dice:
53.7– Vedete come il tutto a noi riveli
53.8la providenza del Signor de' cieli.
54.1Già più da ritardar tempo non parmi:
54.2nova spianata or cominciar potrassi,
54.3e fatica e sudor non si risparmi
54.4per superar d'inverso l'Austro i sassi.
54.5Duro fia sì far colà strada a l'armi,
54.6pur far si può: notato ho il loco e i passi.
54.7E ben quel muro che assecura il sito,
54.8d'arme e d'opre men deve esser munito.
55.1Tu, Raimondo, vogl'io che da quel lato
55.2con le machine tue le mura offenda,
55.3vuo' che de l'arme mie l'alto apparato
55.4contra la porta Aquilonar si stenda
55.5sì che il nemico il vegga ed ingannato
55.6indi il maggior impeto nostro attenda;
55.7poi la gran torre mia, ch'agevol move,
55.8trascorra alquanto e porti guerra altrove.
56.1Tu drizzarai, Camillo, al tempo stesso
56.2non lontana da me la terza torre. –
56.3Tacque; e Raimondo, che gli siede appresso
56.4e che, parlando lui, fra sé discorre,
56.5disse: – Al consiglio da Goffredo espresso
56.6nulla giunger si pote e nulla tòrre.
56.7Lodo solo, oltra ciò, ch'alcun s'invii
56.8nel campo ostil ch'i suoi secreti spii,
57.1e ne ridica il numero e 'l pensiero,
57.2quanto raccòr potrà, certo e verace. –
57.3Sogiunge allor Tancredi: – Ho un mio scudiero
57.4che a questo uffizio di propor mi piace:
57.5uom pronto e destro e sovra i piè leggiero,
57.6audace sì, ma cautamente audace,
57.7che parla in molte lingue, e varia il noto
57.8suon de la voce e 'l portamento e 'l moto. –
58.1Venne colui, chiamato; e poi ch'intese
58.2ciò che Goffredo e 'l suo signor desia,
58.3alzò ridendo il volto ed intraprese
58.4la cura e disse: – Or or mi pongo in via.
58.5Tosto sarò dove quel campo tese
58.6le tende avrà, non conosciuta spia;
58.7vuo' penetrar di mezzodì nel vallo,
58.8e numerarvi ogn'uomo, ogni cavallo.
59.1Quanta e qual sia quell'oste, e ciò che pensi
59.2il duce loro, a voi ridir prometto:
59.3vantomi in lui scoprir gli intimi sensi
59.4e i secreti pensier trargli del petto. –
59.5Così parla Vafrino e non trattiensi,
59.6ma cangia in lungo manto il suo farsetto,
59.7e mostra fa del nudo collo, e prende
59.8d'intorno al capo attorcigliate bende;
60.1la faretra s'adatta e l'arco siro,
60.2e barbarico sembra ogni suo gesto.
60.3Stupiron quei che favellar l'udiro
60.4ed in diverse lingue esser sì presto
60.5ch'egizio in Menfi o pur fenice in Tiro
60.6l'avria creduto e quel popolo e questo.
60.7Egli se 'n va sovra un destrier ch'a pena
60.8segna nel corso la più molle arena.
61.1Ma i Franchi, pria che 'l terzo dì sia giunto,
61.2appianaron le vie scoscese e rotte,
61.3e fornìr gli instromenti anco in quel punto,
61.4ché non fur le fatiche unqua interrotte;
61.5anzi a l'opre de' giorni avean congiunto,
61.6togliendola al riposo, anco la notte,
61.7né cosa è più che ritardar li possa
61.8dal far l'estremo omai d'ogni lor possa.
62.1Del dì cui de l'assalto il dì successe,
62.2gran parte orando il pio Buglion dispensa;
62.3e impon ch'ogn'altro i falli suoi confesse
62.4e pasca il pan de l'alme a la gran mensa.
62.5Machine ed arme poscia ivi più spesse
62.6dimostra ove adoprarle egli men pensa;
62.7e 'l deluso pagan si riconforta,
62.8ch'oppor le vede a la munita porta.
63.1Co 'l buio de la notte è poi la vasta
63.2agil machina sua colà traslata
63.3ove è men curvo il muro e men contrasta,
63.4ch'angulosa non fa parte e piegata.
63.5E d'in su 'l colle a la città sovrasta
63.6Raimondo ancor con la sua torre armata,
63.7la sua Camillo a quel lato avicina
63.8che dal Borea a l'occaso alquanto inchina.
64.1Ma come furo in oriente apparsi
64.2i matutini messaggier del sole,
64.3s'avidero i pagani (e ben turbàrsi)
64.4che la torre non è dove esser sòle;
64.5e miràr quinci e quindi anco inalzarsi
64.6non più veduta una ed un'altra mole,
64.7e in numero infinito anco son viste
64.8catapulte, monton, gatti e balliste.
65.1Non è la turba de' pagan già lenta
65.2a trasportarne là molte difese
65.3ove il Buglion le machine appresenta,
65.4da quella parte ove primier l'attese.
65.5Ma il capitan, ch'a tergo aver rammenta
65.6l'oste d'Egitto, ha quelle vie già prese;
65.7e Guelfo e i due Roberti a sé chiamati:
65.8– State – dice – a cavallo in sella armati
66.1e procurate voi che, mentre ascendo
66.2colà dove quel muro appar men forte,
66.3schiera non sia che sùbita venendo
66.4s'atterghi a gli occupati e guerra porte. –
66.5Tacque, e già da tre lati assalto orrendo
66.6movon le tre sì valorose scorte;
66.7e da tre lati ha il re sue genti opposte,
66.8che riprese quel dì l'arme deposte.
67.1Egli medesmo al corpo omai tremante
67.2per gli anni, e grave del suo proprio pondo,
67.3l'arme, che disusò gran tempo inante,
67.4circonda, e se ne va contra Raimondo.
67.5Solimano a Goffredo e 'l fero Argante
67.6al buon Camillo oppon, che di Beoemondo
67.7seco ha il nipote; e lui fortuna or guida,
67.8perché 'l nemico a sé dovuto uccida.
68.1Incominciaro a saettar gli arcieri
68.2infette di veneno arme mortali,
68.3ed adombrato il ciel par che s'anneri
68.4sotto un immenso nuvolo di strali.
68.5Ma con forza maggior colpi più feri
68.6ne venian da le machine murali:
68.7indi gran palle uscian marmoree e gravi,
68.8e con punta d'acciar ferrate travi.
69.1Par fulmine ogni sasso, e così trita
69.2l'armatura e le membra a chi n'è colto,
69.3che gli toglie non pur l'alma e la vita,
69.4ma la forma del corpo anco e del volto.
69.5Non si ferma la lancia a la ferita;
69.6dopo il colpo, del corso avanza molto:
69.7entra da un lato e fuor per l'altro passa
69.8fuggendo, e nel fuggir la morte lassa.
70.1Ma non togliea però da la difesa
70.2tanto furor le saracine genti:
70.3contra quelle percosse avean già tesa
70.4pieghevol tela e cose altre cedenti;
70.5l'impeto, che 'n lor cade, ivi contesa
70.6non trova, e vien che vi si fiacchi e lenti;
70.7essi, ove miran più la calca esposta,
70.8fan con l'arme volanti aspra risposta.
71.1Con tutto ciò d'andarne oltre non cessa
71.2l'assalitor, che tripartito move;
71.3e chi va sotto gatti, ove la spessa
71.4gragnuola di saette indarno piove,
71.5e chi le torri a l'alto muro appressa
71.6che da sé loro a suo poter rimove:
71.7tenta ogni torre omai lanciare il ponte,
71.8cozza il monton con la ferrata fronte.
72.1Rinaldo intanto irresoluto bada,
72.2ché quel rischio di sé degno non era,
72.3e stima onor plebeo quand'egli vada
72.4per le comuni vie co 'l vulgo in schiera.
72.5E volge intorno gli occhi, e quella strada
72.6sol gli piace tentar ch'altri dispera.
72.7Là dove il muro più munito ed alto
72.8in pace stassi, ei vuol portar assalto.
73.1E volgendosi a quegli, i quai già furo
73.2guidati da Dudon, guerrier famosi:
73.3– Oh vergogna, – dicea – che là quel muro
73.4fra cotant'arme in pace or si riposi!
73.5Ogni rischio al valor sempre è securo,
73.6tutte le vie son piane a gli animosi:
73.7moviam là guerra, e contra a i colpi crudi
73.8facciam densa testugine di scudi. –
74.1Giunsersi tutti seco a questo detto;
74.2tutti gli scudi alzàr sovra la testa,
74.3e gli uniron così che ferreo tetto
74.4facean contra l'orribile tempesta.
74.5Sotto il coperchio il fero stuol ristretto
74.6va di gran corso, e nulla il corso arresta,
74.7ché la soda testugine sostiene
74.8ciò che di ruinoso in giù ne viene.
75.1Son già sotto le mura: allor Rinaldo
75.2scala drizzò di cento gradi e cento,
75.3e lei con braccio maneggiò sì saldo
75.4ch'agile è men picciola canna al vento.
75.5Or lancia o trave, or gran colonna o spaldo
75.6d'alto discende: ei non va su più lento;
75.7ma, intrepido ed invitto ad ogni scossa,
75.8sprezzaria, se cadesse, Olimpo ed Ossa.
76.1Una selva di strali e di ruine
76.2sostien su 'l dosso, e su lo scudo un monte:
76.3scote una man le mura a sé vicine,
76.4l'altra sospesa in guardia è de la fronte.
76.5L'essempio a l'opre ardite e pellegrine
76.6spinge i compagni: ei non è sol che monte,
76.7che molti appoggian seco eccelse scale;
76.8ma 'l valore e la sorte è diseguale.
77.1More alcuno, altri cade: egli sublime
77.2poggia, e questi conforta e quei minaccia;
77.3tanto è già in su che le merlate cime
77.4pote afferrar con le distese braccia.
77.5Gran gente allor vi trae; l'urta, il reprime,
77.6cerca precipitarlo, e pur no 'l caccia.
77.7Mirabil vista! a un grande e fermo stuolo
77.8resister può, sospeso in aria, un solo.
78.1E resiste e s'avanza e si rinforza;
78.2e come palma suol cui pondo aggreva,
78.3suo valor combattuto ha maggior forza
78.4e ne la oppression più si solleva.
78.5E vince alfin tutti i nemici, e sforza
78.6l'aste e gli intoppi che d'incontro aveva;
78.7e sale il muro e 'l signoreggia, e 'l rende
78.8sgombro e securo a chi diretro ascende.
79.1Ed egli stesso a l'ultimo germano
79.2del pio Buglion, ch'è di cadere in forse,
79.3stesa la vincitrice amica mano,
79.4di salirne secondo aita porse.
79.5Fra tanto erano altrove al capitano
79.6varie fortune e perigliose occorse;
79.7ch'ivi non pur fra gli uomini si pugna,
79.8ma le machine insieme anco fan pugna.
80.1Su 'l muro aveano i Siri un tronco alzato
80.2ch'antenna un tempo esser solea di nave,
80.3e sovra lui co 'l capo aspro e ferrato
80.4per traverso sospesa è grossa trave;
80.5e indietro quel da canapi tirato,
80.6poi torna inanti impetuoso e grave:
80.7talor rientra nel suo guscio, ed ora
80.8la testugin rimanda il collo fora.
81.1Urtò la trave immensa, e così dure
81.2ne la torre addoppiò le sue percosse
81.3che le ben teste in lei salde giunture
81.4lentando aperse, e la respinse e scosse.
81.5La torre a quel bisogno armi secure
81.6avea già in punto, e due gran falci mosse
81.7ch'aventate con arte incontra al legno
81.8quelle funi tagliàr ch'eran sostegno.
82.1Qual gran sasso talor, ch'o la vecchiezza
82.2solve da un monte o svelle ira de' venti,
82.3ruinoso dirupa, e porta e spezza
82.4le selve e con le case anco gli armenti,
82.5tal giù traea da la sublime altezza
82.6l'orribil trave e merli ed arme e genti;
82.7diè la torre a quel moto uno e due crolli,
82.8tremàr le mura e rimbombaro i colli.
83.1Passa il Buglion vittorioso inanti
83.2e già le mura d'occupar si crede,
83.3ma fiamme allora fetide e fumanti
83.4lanciarsi incontra immantinente ei vede;
83.5né dal sulfureo sen fochi mai tanti
83.6il cavernoso Mongibel fuor diede,
83.7né mai cotanti ne gli estivi ardori
83.8piovve l'indico ciel caldi vapori.
84.1Qui vasi e cerchi ed aste ardenti sono,
84.2qual fiamma nera e qual sanguigna splende.
84.3L'odore appuzza, assorda il bombo e 'l tuono
84.4accieca il fumo, il foco arde e s'apprende.
84.5L'umido cuoio alfin saria mal buono
84.6schermo a la torre, a pena or la difende.
84.7Già suda e si rincrespa; e se più tarda
84.8il soccorso del Ciel, conven pur ch'arda.
85.1Il magnanimo duce inanzi a tutti
85.2stassi, e non muta né color né loco;
85.3e quei conforta che su i cuoi asciutti
85.4versan l'onde apprestate incontra al foco.
85.5In tale stato eran costor ridutti,
85.6e già de l'acque rimanea lor poco,
85.7quando ecco un vento, ch'improviso spira,
85.8contra gli autori suoi l'incendio gira.
86.1Vien contra al foco il turbo; e indietro vòlto
86.2il foco ove i pagan le tele alzàro,
86.3quella molle materia in sé raccolto
86.4l'ha immantinente, e n'arde ogni riparo.
86.5Oh glorioso capitano! oh molto
86.6dal gran Dio custodito, al gran Dio caro!
86.7A te guerreggia il Cielo; ed ubidenti
86.8vengon, chiamati a suon di trombe, i venti.
87.1Ma l'empio Ismen, che le sulfuree faci
87.2vide da Borea incontra sé converse,
87.3ritentar volle l'arti sue fallaci
87.4per sforzar la natura e l'aure averse,
87.5e fra due maghe, che di lui seguaci
87.6si fèr, su 'l muro a gli occhi altrui s'offerse;
87.7e torvo e nero e squallido e barbuto
87.8fra due furie parea Caronte o Pluto.
88.1Già il mormorar s'udia de le parole
88.2di cui teme Cocito e Flegetonte,
88.3già si vedea l'aria turbar e 'l sole
88.4cinger d'oscuri nuvoli la fronte,
88.5quando aventato fu da l'alta mole
88.6un gran sasso, che fu parte d'un monte;
88.7e tra lor colse sì ch'una percossa
88.8sparse di tutti insieme il sangue e l'ossa.
89.1In pezzi minutissimi e sanguigni
89.2si disperser così l'inique teste,
89.3che di sotto a i pesanti aspri macigni
89.4soglion poco le biade uscir più peste.
89.5Lasciàr gemendo i tre spirti maligni
89.6l'aria serena e 'l bel raggio celeste,
89.7e se 'n fuggìr tra l'ombre empie infernali.
89.8Apprendete pietà quinci, o mortali.
90.1In questo mezzo, a la città la torre,
90.2cui da l'incendio il turbine assecura,
90.3s'avicina così che può ben porre
90.4e fermare il suo ponte in su le mura;
90.5ma Solimano intrepido v'accorre,
90.6e 'l passo angusto di tagliar procura,
90.7e doppia i colpi: e ben l'avria reciso;
90.8ma un'altra torre apparse a l'improviso.
91.1La gran mole crescente oltra i confini
91.2de' più alti edifici in aria passa.
91.3Attoniti a quel mostro i saracini
91.4restàr, vedendo la città più bassa.
91.5Ma il fero turco, ancor ch'in lui ruini
91.6di pietre un nembo, il loco suo non lassa;
91.7né di tagliar il ponte anco diffida,
91.8e gli altri che temean rincora e sgrida.
92.1S'offerse a gli occhi di Goffredo allora,
92.2invisibile altrui, l'agnol Michele
92.3cinto d'armi celesti; e vinto fòra
92.4il sol da lui, cui nulla nube vele.
92.5– Ecco, – disse – Goffredo, è giunta l'ora
92.6ch'esca Siòn di servitù crudele.
92.7Non chinar, non chinar gli occhi smarriti;
92.8mira con quante forze il Ciel t'aiti.
93.1Drizza pur gli occhi a riguardar l'immenso
93.2essercito immortal ch'è in aria accolto,
93.3ch'io dinanzi torrotti il nuvol denso
93.4di vostra umanità, ch'intorno avolto
93.5adombrando t'appanna il mortal senso,
93.6sì che vedrai gli ingudi spirti in volto;
93.7e sostener per breve spazio i rai
93.8de l'angeliche forme anco potrai.
94.1Mira di quei che fur campion di Cristo
94.2l'anime fatte in Cielo or cittadine,
94.3che pugnan teco e di sì alto acquisto
94.4si trovan teco al glorioso fine.
94.5Là 've ondeggiar la polve e 'l fumo misto
94.6vedi e di rotte moli alte ruine,
94.7tra quella folta nebbia Ugon combatte
94.8e de le torri i fondamenti abbatte.
95.1Ecco poi là Dudon, che l'alta porta
95.2Aquilonar con ferro e fiamma assale:
95.3ministra l'arme a i combattenti, essorta
95.4ch'altri su monti, e drizza e tien le scale.
95.5Quel ch'è su 'l colle, e 'l sacro abito porta
95.6e la corona a i crin sacerdotale,
95.7è il pastore Ademaro, alma felice:
95.8vedi ch'ancor vi segna e benedice.
96.1Leva più in su l'ardite luci, e tutta
96.2la grande oste del ciel congiunta guata. –
96.3Egli alzò il guardo, e vide in un ridutta
96.4milizia innumerabile ed alata.
96.5Tre folte squadre, ed ogni squadra instrutta
96.6in tre ordini gira e si dilata;
96.7ma si dilata più quanto più in fòri
96.8i cerchi son: son gli intimi e i minori.
97.1Qui chinò vinti i lumi e gli alzò poi,
97.2né lo spettacol grande ei più rivide;
97.3ma riguardando d'ogni parte i suoi,
97.4scorge che a tutti la vittoria arride.
97.5Molti dietro a Rinaldo illustri eroi
97.6saliano; ei già salito i Siri uccide.
97.7Il capitan, che più indugiar si sdegna,
97.8toglie di mano al fido alfier l'insegna,
98.1e passa primo il ponte, ed impedita
98.2gli è a mezzo il corso dal Soldan la via.
98.3Un picciol ponte è campo ad infinita
98.4virtù, ch'in pochi colpi ivi apparia.
98.5Grida il fer Solimano: – A l'altrui vita
98.6dono e consacro io qui la vita mia.
98.7Tagliate, amici, a le mie spalle or questo
98.8ponte, ché qui non facil preda i' resto. –
99.1Ma venirne Rinaldo in volto orrendo
99.2e fuggirne ciascun vedea lontano:
99.3– Or che farò? se qui la vita spendo,
99.4la spando – disse – e la disperdo invano. –
99.5E, in sé nove difese anco volgendo,
99.6cedea libero il passo al capitano,
99.7che minacciando il segue e de la santa
99.8Croce il vessillo in su le mura pianta.
100.1La vincitrice insegna in mille giri
100.2alteramente si rivolge intorno;
100.3e par che in lei più riverente spiri
100.4l'aura, e che splenda in lei più chiaro il giorno;
100.5ch'ogni dardo, ogni stral ch'in lei si tiri,
100.6o la declini, o faccia indi ritorno:
100.7par che Siòn, par che l'opposto monte
100.8lieto l'adori, e inchini a lei la fronte.
101.1Allor tutte le squadre il grido alzaro
101.2de la vittoria altissimo e festante,
101.3e risonaro i monti e replicaro
101.4gli ultimi accenti; e quasi in quello istante
101.5ruppe e vinse Tancredi ogni riparo
101.6che gli aveva a l'incontro opposto Argante,
101.7e lanciando il suo ponte anch'ei veloce
101.8passò nel muro e v'inalzò la Croce.
102.1Ma verso il mezzogiorno, ove il canuto
102.2Raimondo pugna e 'l palestin tiranno,
102.3i guerrier di Guascogna anco potuto
102.4giunger la torre a la città non hanno,
102.5ché 'l nerbo de le genti ha il re in aiuto
102.6ed ostinati a la difesa stanno;
102.7e se ben quivi il muro era men fermo,
102.8di machine v'avea maggior lo schermo.
103.1Oltra che men ch'altrove in questo canto
103.2la gran mole il sentier trovò spedito,
103.3né tanto arte poté che pur alquanto
103.4di sua natura non ritegna il sito.
103.5Fu l'alto segno di vittoria intanto
103.6da i difensori e da i Guasconi udito,
103.7ed avisò il tiranno e 'l tolosano
103.8che la città già presa è verso il piano,
104.1Onde Raimondo a i suoi: – Da l'altra parte, –
104.2grida – o compagni, è la città già presa.
104.3Vinta ancor ne resiste? or soli a parte
104.4non sarem noi di sì onorata presa? –
104.5Ma il re cedendo alfin di là si parte
104.6perch'ivi disperata è la difesa,
104.7e se 'n rifugge in loco forte ed alto
104.8ove egli spera sostener l'assalto.
105.1Entra allor vincitore il campo tutto
105.2per le mura non sol, ma per le porte;
105.3ch'è già aperto, abbattuto, arso e destrutto
105.4ciò che lor s'opponea rinchiuso e forte.
105.5Spazia l'ira del ferro; e va co 'l lutto
105.6e con l'orror, compagni suoi, la morte.
105.7Ristagna il sangue in gorghi, e corre in rivi
105.8pieni di corpi estinti e di mal vivi.
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