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CANTO DICIASSETTESIMO

1.1Gaza è città della Giudea nel fine,
1.2su quella via ch'inver Pelusio mena,
1.3posta in riva del mare, ed ha vicine
1.4immense solitudini d'arena,
1.5le quai, come Austro suol l'onde marine,
1.6mesce il turbo spirante, onde a gran pena
1.7ritrova il peregrin riparo o scampo
1.8ne le tempeste de l'instabil campo.
2.1Del re d'Egitto è la città frontiera,
2.2da lui gran tempo inanzi a i Turchi tolta;
2.3e però ch'opportuna e prossima era
2.4a l'alta impresa ove la mente ha vòlta,
2.5lasciando Egitto e la sua regia altera
2.6qui traslato il gran seggio e qui raccolta
2.7già da varie provincie insieme avea
2.8l'innumerabil oste a l'assemblea.
3.1Musa, quale stagione e qual là fosse
3.2stato di cose or tu mi reca a mente:
3.3qual arme il grande imperator, quai posse,
3.4qual serva avesse e qual compagna gente,
3.5quando del Mezzogiorno in guerra mosse
3.6le forze e i regi e l'ultimo Oriente;
3.7tu sol le schiere e i duci e sotto l'arme
3.8mezzo il mondo raccolto, or puoi dettarme.
4.1Poscia che ribellante al greco impero
4.2si sottrasse l'Egitto e mutò fede,
4.3del sangue di Macon nato un guerriero
4.4se 'n fe' tiranno e vi fondò la sede.
4.5Ei fu detto Califfo, e del primiero
4.6chi n'ha lo scettro al nome anco succede.
4.7Così per ordin lungo il Nilo i suoi
4.8Faraon vide e i Tolomei dopoi.
5.1Volgendo gli anni, il regno è stabilito
5.2ed accresciuto in guisa tal che viene,
5.3Asia e Libia ingombrando, al sirio lito
5.4da' marmarici fini e da Cirene,
5.5e passa a dentro incontra a l'infinito
5.6corso del Nilo assai sovra Siene,
5.7e quinci a le campagne inabitate
5.8va de la sabbia e quindi al grande Eufrate.
6.1A destra ed a sinistra in sé comprende
6.2l'odorata maremma e 'l ricco mare,
6.3e fuor de l'Eritreo molto si stende
6.4incontra al sol che matutino appare.
6.5L'imperio ha in sé gran forze, e più le rende
6.6il re ch'or lo governa illustri e chiare,
6.7ch'è per sangue signor, ma più per merto,
6.8ne l'arti regie e militari esperto.
7.1Questi or co' Turchi, or con le genti perse
7.2più guerre fe': le mosse e le respinse;
7.3fu perdente e vincente, e ne le averse
7.4fortune fu maggior che quando vinse.
7.5Poi che la grave età non più sofferse
7.6de l'armi il peso, alfin la spada scinse;
7.7ma non depose il suo guerriero ingegno,
7.8e d'onor il desio vasto e di regno.
8.1Ancor guerreggia per ministri, ed have
8.2tanto vigor di mente e di parole
8.3che de la monarchia la soma grave
8.4non sembra a gli anni suoi soverchia mole.
8.5Sparsa in minuti regni Africa pave
8.6tutta al suo nome e 'l remoto Indo il cole,
8.7e gli porge altri volontario aiuto
8.8d'armate genti ed altri d'or tributo.
9.1Tanto e sì fatto re l'arme raguna,
9.2anzi pur adunate omai l'affretta
9.3contra il sorgente imperio e la fortuna
9.4franca, ne le vittorie omai sospetta.
9.5Armida ultima vien: giunge opportuna
9.6ne l'ora a punto a la rassegna eletta.
9.7Fuor de le mura in spazioso campo
9.8passa dinanzi a lui schierato il campo.
10.1Egli in sublime soglio, a cui per cento
10.2gradi eburnei s'ascende, altero siede:
10.3e sotto l'ombra d'un gran ciel d'argento
10.4porpora intesta d'or preme co 'l piede,
10.5e ricco di barbarico ornamento
10.6in abito regal splender si vede:
10.7fan torti in mille fascie i bianchi lini
10.8alto diadema in nova forma a i crini.
11.1Lo scettro ha ne la destra, e per canuta
11.2barba appar venerabile e severo;
11.3e da gli occhi, ch'etade ancor non muta,
11.4spira l'ardire e 'l suo vigor primiero,
11.5e ben da ciascun atto è sostenuta
11.6la maestà de gli anni e de l'impero.
11.7Apelle forse o Fidia in tal sembiante
11.8Giove formò, ma Giove allor tonante.
12.1Stannogli, a destra l'un, l'altro a sinistra,
12.2due satrapi, i maggiori: alza il più degno
12.3la nuda spada, del rigor ministra,
12.4l'altro il sigillo ha del suo ufficio in segno.
12.5Custode un de' secreti, al re ministra
12.6opra civil ne' grandi affar del regno,
12.7ma prence de gli esserciti e con piena
12.8possanza è l'altro ordinator di pena.
13.1Sotto, folta corona al seggio fanno
13.2con fedel guardia i suoi Circassi astati,
13.3ed oltre l'aste hanno corazze ed hanno
13.4spade lunghe e ricurve a l'un de' lati.
13.5Così sedea, così scopria il tiranno
13.6d'eccelsa parte i popoli adunati;
13.7tutte a' suoi piè nel trapassar le schiere
13.8chinan, quasi adorando, armi e bandiere.
14.1Il popol de l'Egitto in ordin primo
14.2fa di sé mostra, e quattro i duci sono:
14.3duo de l'alto paese e duo de l'imo,
14.4ch'è del celeste Nilo opera e dono.
14.5Al mare usurpò il letto il fertil limo,
14.6e rassodato al cultivar fu buono;
14.7sì crebbe Egitto: oh quanto a dentro è posto
14.8quel che fu lido a i naviganti esposto!
15.1Nel primiero squadron appar la gente
15.2ch'abitò d'Alessandria il ricco piano,
15.3ch'abitò il lido vòlto a l'occidente
15.4ch'esser comincia omai lido africano.
15.5Araspe è il duce lor, duce potente
15.6d'ingegno più che di vigor di mano:
15.7ei di furtivi aguati è mastro egregio,
15.8e d'ogn'arte moresca in guerra ha il pregio.
16.1Secondan quei che posti invèr l'aurora
16.2ne la costa asiatica albergaro,
16.3e li guida Arontèo cui nulla onora
16.4pregio o virtù, ma i titoli fan chiaro.
16.5Non sudò il molle sotto l'elmo ancora,
16.6né matutine trombe anco il destaro,
16.7ma da gli agi e da l'ombra a dura vita
16.8intempestiva ambizion l'invita.
17.1Quella che terza è poi, squadra non pare
17.2ma un'oste immensa, e campi e lidi tiene;
17.3non crederai ch'Egitto mieta ed are
17.4per tanti, e pur da una città sua viene:
17.5città, ch'a le provincie emula e pare,
17.6mille cittadinanze in sé contiene.
17.7Del Cairo i' parlo; indi il gran vulgo adduce,
17.8vulgo a l'arme restio, Campsone il duce.
18.1Vengon sotto Gazèl quei che le biade
18.2segaron nel vicin campo fecondo,
18.3e più suso insin là dove ricade
18.4il fiume al precipizio suo secondo.
18.5La turba egizia avea sol archi e spade,
18.6né sosterria d'elmo o corazza il pondo:
18.7d'abito è ricca, onde altrui vien che porte
18.8desio di preda e non timor di morte.
19.1Poi la plebe di Barca, e nuda, e inerme
19.2quasi, sotto Alarcon passar si vede,
19.3che la vita famelica ne l'erme
19.4piaggie gran tempo sostentò di prede.
19.5Con istuol manco reo ma inetto a ferme
19.6battaglie, di Zumara il re succede;
19.7quel di Tripoli poscia: e l'uno e l'altro
19.8nel pugnar volteggiando è dotto e scaltro.
20.1Diretro ad essi apparvero i cultori
20.2de l'Arabia Petrea, de la Felice,
20.3che 'l soverchio del gelo e de gli ardori
20.4non sente mai, se 'l ver la fama dice;
20.5ove nascon gl'incensi e gli altri odori,
20.6ove rinasce l'immortal fenice,
20.7ch'in quella ricca fabrica ch'aduna
20.8a l'essequie, a i natali, ha tomba e cuna.
21.1L'abito di costoro è meno adorno,
21.2ma l'armi a quei d'Egitto han simiglianti.
21.3Ecco altri Arabi poi, che di soggiorno
21.4certo non sono stabili abitanti:
21.5peregrini perpetui usano intorno
21.6trarne gli alberghi e le cittadi erranti.
21.7Han questi voci e feminil statura,
21.8crin lungo e negro, e negra faccia e scura.
22.1E gran canne indiane arman di corte
22.2punte di ferro, e 'n su destrier correnti
22.3diresti ben che un turbine lor porte,
22.4se pur han turbo sì veloce i venti.
22.5Da Siface le prime erano scòrte,
22.6Aldino in guardia ha le seconde genti,
22.7le terze guida Albiazàr ch'è fiero
22.8omicida ladron, non cavaliero.
23.1La turba è appresso che lasciate avea
23.2l'isole cinte da l'arabiche onde,
23.3da cui pescando già raccòr solea
23.4conche di perle gravide e feconde.
23.5Sono i Negri con lor su l'eritrea
23.6marina posti a le sinistre sponde.
23.7Quegli Agricalte e questi Osmida regge,
23.8che schernisce ogni fede ed ogni legge.
24.1Gli Etiòpi di Mèroe indi seguiro:
24.2Mèroe, che quindi il Nilo isola face
24.3ed Astrabora quinci, il cui gran giro
24.4è di tre regni e di due fé capace.
24.5Li conducea Canario ed Assimiro,
24.6re l'uno e l'altro e di Macon seguace
24.7e tributario al Califé; ma tenne
24.8senza credenza il terzo e qui non venne.
25.1Poi due regi soggetti anco venieno
25.2con squadre d'arco armate e di quadrella:
25.3un, soldano è d'Ormùs, che dal gran seno
25.4persico è cinta, nobil terra e bella;
25.5l'altro, di Boecan; questa è nel seno
25.6del gran flusso marino isola anch'ella,
25.7ma quando poi scemando il mar s'abbassa,
25.8co 'l piede asciutto il peregrin vi passa.
26.1Né te, Altamoro, entro al pudico letto
26.2potuto ha ritener la sposa amata.
26.3Pianse, percosse il biondo crine e 'l petto
26.4per distornar la tua fatale andata:
26.5– Dunque, – dicea – crudel, più che 'l mio aspetto,
26.6del mar l'orrida faccia a te fia grata?
26.7fia l'arme al braccio tuo più caro peso
26.8che 'l picciol figlio a i dolci scherzi inteso? –
27.1E' questi re di Sarmacante; e 'l manco
27.2ch'in lui si pregi, è il libero diadema,
27.3così dotto è ne l'arme, e così franco
27.4ardir congiunge a gagliardia suprema.
27.5Saprallo ben (l'annunzio) il popol franco,
27.6ed è ragion ch'insino ad or ne tema.
27.7I suoi guerrieri indosso han la corazza,
27.8la spada al fianco ed a l'arcion la mazza.
28.1E poi al fin da gl'Indi e da l'albergo
28.2de l'aurora venuto Adrasto il fero,
28.3che di serpenti indosso ha per usbergo
28.4il cuoio verde e maculato a nero,
28.5e smisurato a un elefante il tergo
28.6preme così come si suol destriero.
28.7Gente guida costui di qua dal Gange
28.8che si lava nel mar che l'Indo frange.
29.1Ne la squadra che segue è scelto il fiore
29.2de la regal milizia, e v'ha que' tutti
29.3che con regal mercé, con degno onore,
29.4e per guerra e per pace eran condutti,
29.5ch'armati a securezza ed a terrore
29.6vengono in su i destrier possenti instrutti;
29.7e de' purpurei manti e de la luce
29.8de l'acciaio e de l'oro il ciel riluce.
30.1Fra questi è il crudo Alarco ed Odemaro
30.2ordinator di squadre ed Idraorte,
30.3e Rimedon che per l'audacia è chiaro,
30.4sprezzator de' mortali e de la morte;
30.5e Tigrane e Rapoldo il gran corsaro,
30.6già de' mari tiranno; e Ormondo il forte,
30.7e Marlabusto arabico a chi il nome
30.8l'Arabie dièr che ribellanti ha dome.
31.1Evvi Orindo, Arimon, Pirga, Brimarte
31.2espugnator de le città, Sifante
31.3domator de' cavalli; e tu de l'arte
31.4de la lotta maestro, Aridamante;
31.5e Tisaferno, il folgore di Marte,
31.6a cui non è chi d'agguagliar si vante
31.7o se in arcione o se pedon contrasta,
31.8o se rota la spada o corre l'asta.
32.1Ma duce è un prence armeno il qual tragitto
32.2al paganesmo ne l'età novella
32.3fe' da la vera fede, ed ove ditto
32.4fu già Clemente, ora Emiren s'appella;
32.5per altro, uom fido e caro al re d'Egitto
32.6sovra quanti per lui calcàr mai sella:
32.7è duce insieme e cavalier soprano
32.8per cor, per senno e per valor di mano.
33.1Nessun più rimanea, quando improvisa
33.2Armida apparve e dimostrò sua schiera.
33.3Venia sublime in un gran carro assisa,
33.4succinta in gonna e faretrata arciera;
33.5e mescolato il novo sdegno in guisa
33.6co 'l natio dolce in quel bel volto s'era,
33.7che vigor da le, e cruda ed acerbetta
33.8par che minacci e minacciando alletta.
34.1Somiglia il carro a quel che porta il giorno,
34.2lucido di piropi e di giacinti;
34.3e frena il dotto auriga al giogo adorno
34.4quattro unicorni a coppia a coppia avinti.
34.5Cento donzelle e cento paggi intorno
34.6pur di faretra gli omeri van cinti,
34.7ed a bianchi destrier premono il dorso
34.8che sono al giro pronti e lievi al corso.
35.1Segue il suo stuolo, ed Aradin con quello
35.2ch'Idraote assoldò ne la Soria.
35.3Come allor che 'l rinato unico augello
35.4i suo' Etiòpi a visitar s'invia
35.5vario e vago la piuma, e ricco e bello
35.6di monil, di corona aurea natia,
35.7stupisce il mondo, e va dietro ed a i lati,
35.8meravigliando, essercito d'alati,
36.1così passa costei, meravigliosa
36.2d'abito, di maniere e di sembiante.
36.3Non è allor sì inumana o sì ritrosa
36.4alma d'amor che non divegna amante.
36.5Veduta a pena e in gravità sdegnosa,
36.6invaghir può genti sì varie e tante;
36.7che sarà poi, quando in più lieto viso
36.8co' begli occhi lusinghi e co'l bel riso?
37.1Ma poi ch'ella è passata, il re de' regi
37.2comanda ch'Emireno a sé ne vegna,
37.3ché lui preporre a tutti i duci egregi
37.4e duce farlo universal disegna.
37.5Quel, già presago, a i meritati pregi
37.6con fronte vien che ben del grado è degna:
37.7la guardia de' Circassi in due si fende
37.8e gli fa strada al seggio, ed ei v'ascende;
38.1e chino il capo e le ginocchia, al petto
38.2giunge la destra. Il re così gli dice:
38.3– Te' questo scettro; a te, Emiren, commetto
38.4le genti, e tu sostieni in lor mia vice,
38.5e porta, liberando il re soggetto,
38.6su' Franchi l'ira mia vendicatrice.
38.7Va', vedi e vinci; e non lasciar de' vinti
38.8avanzo, e mena presi i non estinti. –
39.1Così parlò il tiranno, e del soprano
39.2imperio il cavalier la verga prese:
39.3– Prendo scettro, signor, d'invitta mano, –
39.4disse – e vo co' tuo' auspici a l'alte imprese,
39.5e spero, in tua virtù, tuo capitano,
39.6de l'Asia vendicar le gravi offese;
39.7né tornerò se vincitor non torno,
39.8e la perdita avrà morte, non scorno.
40.1Ben prego il Ciel che, s'ordinato male
40.2(ch'io già no 'l credo) di là su minaccia,
40.3tutta su 'l capo mio quella fatale
40.4tempesta accolta di sfogar gli piaccia;
40.5e salvo rieda il campo, e 'n trionfale
40.6più che in funebre pompa il duce giaccia. –
40.7Tacque, e seguì co' popolari accenti
40.8misto un gran suon de' barbari instrumenti.
41.1E fra le grida e i suoni in mezzo a densa
41.2nobile turba il re de' re si parte;
41.3e giunto a la gran tenda, a lieta mensa
41.4raccoglie i duci e siede egli in disparte,
41.5ond'or cibo, or parole altrui dispensa,
41.6né lascia inonorata alcuna parte.
41.7Armida a l'arte sue ben trova loco
41.8quivi opportun fra l'allegrezza e 'l gioco.
42.1Ma già tolte le mense, ella che vede
42.2tutte le viste in sé fisse ed intente,
42.3e ch'a' segni ben noti omai s'avede
42.4che sparso è il suo venen per ogni mente,
42.5sorge e si volge al re da la sua sede
42.6con atto insieme altero e riverente,
42.7e quanto può magnanima e feroce
42.8cerca parer nel volto e ne la voce.
43.1– O re supremo, – dice – anch'io ne vegno
43.2per la fé, per la patria ad impiegarmi.
43.3Donna son io, ma regal donna: indegno
43.4già di reina il guerreggiar non parmi.
43.5Usi ogn'arte regal chi vuol il regno,
43.6dansi a l'istessa man lo scettro e l'armi;
43.7saprà la mia (né torpe al ferro o langue)
43.8ferir e trar da le ferite il sangue.
44.1Né creder che sia questo il dì primiero
44.2ch'a ciò nobil m'invoglia alta vaghezza,
44.3ché in pro di nostra legge e del tuo impero
44.4son io già prima a militar avezza.
44.5Ben rammentar déi tu s'io dico il vero,
44.6ché d'alcun'opra nostra hai pur contezza,
44.7e sai che molti de' maggior campioni
44.8che dispieghin la Croce io féi prigioni.
45.1Da me presi ed avinti, e da me furo
45.2in magnifico dono a te mandati;
45.3ed ancor si stariano in fondo oscuro
45.4di perpetua prigion per te guardati,
45.5e saresti ora tu via più securo
45.6di terminar vincendo i tuoi gran piati,
45.7se non che 'l fier Rinaldo, il qual uccise
45.8i miei guerrieri, in libertà li mise.
46.1Chi sia Rinaldo, è noto; e qui di lui
46.2lunga istoria di cose anco si conta:
46.3questo è il crudel ond'aspramente fui
46.4offesa poi, né vendicata ho l'onta;
46.5onde sdegno e ragione aggiunge i sui
46.6stimoli, e più mi rende a l'arme pronta.
46.7Ma qual sia la mia ingiuria, a lungo detta
46.8saravvi; or tanto basti: io vuo' vendetta.
47.1E la procurerò, ché non invano
47.2soglion portarne ogni saetta i venti,
47.3e la destra del Ciel di giusta mano
47.4drizza l'arme talor contra i nocenti;
47.5ma s'alcun fia ch'al barbaro inumano
47.6tronchi il capo odioso e me 'l presenti,
47.7a grado avrò questa vendetta ancora,
47.8benché fatta da me più nobil fòra,
48.1a grado sì che gli sarà concessa
48.2quella ch'io posso dar maggior mercede:
48.3me d'un tesor dotata e di me stessa
48.4in moglie avrà, s'in guiderdon mi chiede.
48.5Così ne faccio qui stabil promessa,
48.6così ne giuro inviolabil fede.
48.7Or s'alcun è che stimi i premi nostri
48.8degni del rischio, parli e si dimostri. –
49.1Mentre la donna in guisa tal favella,
49.2Adrasto affigge in lei cupidi gli occhi:
49.3– Tolga il Ciel – dice poi – che le quadrella
49.4nel barbaro omicida unqua tu scocchi,
49.5ché non è degno un cor villano, o bella
49.6saettatrice, che tuo colpo il tocchi.
49.7Atto de l'ira tua ministro sono,
49.8ed io del capo suo ti farò dono.
50.1Io sterparogli il core, io darò in pasto
50.2le membra lacerate a gli avoltoi. –
50.3Così parlava l'indiano Adrasto,
50.4né soffrì Tisaferno i vanti suoi:
50.5– E chi sei, – disse – tu, che sì gran fasto
50.6mostri, presente il re, presenti noi?
50.7Forse è qui tal ch'ogni tuo vanto audace
50.8supererà co' fatti, e pur si tace. –
51.1Rispose l'indo fero: – Io mi son uno
51.2ch'appo l'opre il parlare ho scarso e scemo.
51.3Ma s'altrove che qui così importuno
51.4parlavi, tu parlavi il detto estremo. –
51.5Seguito avrian, ma raffrenò ciascuno
51.6dimostrando la destra il re supremo.
51.7Disse ad Armida poi: – Donna gentile,
51.8ben hai tu cor magnanimo e virile;
52.1e ben sei degna a cui suoi sdegni ed ire
52.2l'uno e l'altro di lor conceda e done,
52.3perché tu poscia a voglia tua le gire
52.4contra quel forte predator fellone.
52.5Là fian meglio impiegate, e 'l vostro ardire
52.6là può chiaro mostrarsi in paragone. –
52.7Tacque, ciò detto; e quegli offerta nova
52.8fecero a lei di vendicarla a prova.
53.1Né quelli pur, ma qual più in guerra è chiaro
53.2la lingua al vanto ha baldanzosa e presta.
53.3S'offerser tutti a lei, tutti giuraro
53.4vendetta far su l'essecrabil testa,
53.5tante contra il guerrier ch'ebbe sì caro
53.6armi or costei commove e sdegni desta.
53.7Ma esso, poi ch'abbandonò la riva,
53.8felicemente al gran corso veniva.
54.1Per le medesme vie ch'in prima corse,
54.2la navicella indietro si raggira;
54.3e l'aura, ch'a le vele il volo porse,
54.4non men seconda al ritornar vi spira.
54.5Il giovenetto or guarda il polo e l'Orse
54.6ed or le stelle rilucenti mira,
54.7via de l'opaca notte, or fiumi e monti
54.8che sporgono sul mar l'alpestre fronti;
55.1or lo stato del campo, or il costume
55.2di varie genti investigando intende.
55.3E tanto van per le salate spume,
55.4che lor da l'orto il quarto sol risplende;
55.5e quando mai n'è disparito il lume,
55.6la nave terra finalmente prende.
55.7Disse la donna allor: – Le palestine
55.8piaggie son qui: qui del viaggio è il fine. –
56.1Quinci i tre cavalier su 'l lito spose,
56.2e sparve in men che non si forma un detto.
56.3Sorgea la notte intanto, e de le cose
56.4confondea i vari aspetti un solo aspetto.
56.5E in quelle solitudini arenose
56.6essi veder non ponno o muro o tetto,
56.7né d'uomo o di destriero appaion l'orme
56.8o d'altro pur che del camin gli informe.
57.1Poi che stati sospesi alquanto foro,
57.2mossero i passi e dièr le spalle al mare.
57.3Ed ecco di lontano a gli occhi loro
57.4un non so che di luminoso appare,
57.5che con raggi d'argento e lampi d'oro
57.6la notte illustra e fa l'ombre più rare.
57.7Essi ne vanno allor contra la luce,
57.8e già veggion che sia quel che sì luce.
58.1Veggiono a un grosso tronco armi novelle
58.2incontra i raggi de la luna appese,
58.3e fiammeggiar, più che nel ciel le stelle,
58.4gemme ne l'elmo aurato e ne l'arnese;
58.5e scoprono a quel lume imagin belle
58.6nel grande scudo in lungo ordine stese.
58.7Presso, quasi custode, un vecchio siede
58.8che contra lor se 'n va, come li vede.
59.1Ben è da' due guerrier riconosciuto
59.2di saggio amico il venerabil volto.
59.3Ma, poi che ricevé lieto saluto
59.4e ch'ebbe lor cortesemente accolto,
59.5al giovenetto, il qual tacito e muto
59.6il riguardava, il ragionar rivolto:
59.7–Signor, te sol – gli disse – io qui soletto
59.8in cotal ora desiando aspetto,
60.1ché, se no 'l sai, ti sono amico; e quanto
60.2curi le cose tue chiedilo a questi,
60.3ch'essi, scòrti da me, vinser l'incanto
60.4ove tua vita misera traesti.
60.5Or odi i detti miei, contrari al canto
60.6de le sirene, e non ti sian molesti,
60.7ma gli serba nel cor fin che distingua
60.8meglio a te il ver più saggia e santa lingua.
61.1Signor, non sotto l'ombra in piaggia molle
61.2tra fonti e fior, tra ninfe e tra sirene,
61.3ma in cima a l'erto e faticoso colle
61.4de la virtù riposto è il nostro bene.
61.5Chi non gela e non suda e non s'estolle
61.6da le vie del piacer, là non perviene.
61.7Or vorrai tu lungi da l'alte cime
61.8giacer, quasi tra valli augel sublime?
62.1T'alzò natura inverso il ciel la fronte,
62.2e ti diè spirti generosi ed alti,
62.3perché in su miri e con illustri e conte
62.4opre te stesso al sommo pregio essalti;
62.5e ti diè l'ire ancor veloci e pronte,
62.6non perché l'usi ne' civili assalti,
62.7né perché sian di desideri ingordi
62.8elle ministre, ed a ragion discordi,
63.1ma perché il tuo valore, armato d'esse,
63.2più fero assalga gli aversari esterni,
63.3e sian con maggior forza indi ripresse
63.4le cupidigie, empi nemici interni.
63.5Dunque ne l'uso per cui fur concesse
63.6l'impieghi il saggio duce e le governi,
63.7ed a suo senno or tepide or ardenti
63.8le faccia, ed or le affretti ed or le allenti. –
64.1Così parlava; e l'altro, attento e cheto
64.2a le parole sue d'alto consiglio,
64.3fea de' detti conserva, e mansueto
64.4volgeva a terra e vergognoso il ciglio.
64.5Ben vide il mago veglio il suo secreto,
64.6e gli soggiunse: – Alza la fronte, o figlio,
64.7e in questo scudo affissa gli occhi omai,
64.8ch'ivi de' tuoi maggior l'opre vedrai.
65.1Vedrai de gli avi il divulgato onore,
65.2lunge precorso in loco erto e solingo;
65.3tu dietro anco riman', lento cursore,
65.4per questo de la gloria illustre arringo.
65.5Su su, te stesso incita: al tuo valore
65.6sia sferza e spron quel ch'io colà dipingo. –
65.7Così diceva; e 'l cavalier affisse
65.8lo sguardo là, mentre colui sì disse.
66.1Con sottil magistero in campo angusto
66.2forme infinite espresse il fabro dotto.
66.3Del sangue d'Azio, glorioso, augusto
66.4l'ordin vi si vedea, nulla interrotto:
66.5vedeasi dal roman fonte vetusto
66.6i suoi rivi dedur puro e incorrotto.
66.7Stan coronati i principi d'alloro,
66.8mostra il vecchio le guerre e i pregi loro.
67.1Mostragli Caio, allor ch'a strane genti
67.2va prima in preda il già inclinato impero,
67.3prendere il fren de' popoli volenti
67.4e farsi d'Esti il principe primiero,
67.5ed a lui ricovrarsi i men potenti
67.6vicini a cui rettor facea mestiero.
67.7Poscia, quando ripassa il varco noto,
67.8a gli inviti d'Onorio, il fero goto,
68.1e quando sembra che più avampi e ferva
68.2di barbarico incendio Italia tutta,
68.3e quando Roma, prigioniera e serva,
68.4sin dal profondo teme esser destrutta,
68.5mostra ch'Aurelio in libertà conserva
68.6la gente sotto al suo scettro ridutta.
68.7Mostragli poi Foresto che s'oppone
68.8a l'unno regnator de l'Aquilone.
69.1Ben si conosce al volto Attila il fello,
69.2ché con occhi di drago ei par che guati,
69.3ed ha faccia di cane, ed a vedello
69.4dirai che ringhi e udir credi i latrati;
69.5poi vinto il fero in singolar duello
69.6mirasi rifuggir fra gli altri armati,
69.7e la difesa d'Aquilea poi tòrre
69.8il buon Foresto, de l'Italia Ettorre.
70.1Altrove è la sua morte, e 'l suo destino
70.2è destin de la patria. Ecco l'erede
70.3del padre grande il gran figlio Acarino,
70.4ch'a l'italico onor campion succede.
70.5Cedeva a i fati, e non a gli Unni, Altino,
70.6poi riparava in più secura sede;
70.7poi raccoglieva una città di mille
70.8in val di Po case disperse in ville.
71.1Contra il gran fiume ch'in diluvio ondeggia
71.2muniasi, e quindi la città sorgea
71.3che ne' futuri secoli la reggia
71.4de' magnanimi Estensi esser dovea.
71.5Par che rompa gli Alani e che si veggia
71.6contra Odoacro aver fortuna rea,
71.7e morir per l'Italia: oh nobil morte,
71.8che de l'onor paterno il fa consorte!
72.1Cader seco Alforisio, ire in essiglio
72.2Azzo si vede e 'l suo fratel con esso,
72.3e ritornar con l'arme e co 'l consiglio,
72.4dapoi che fu il tiranno erulo oppresso.
72.5Trafitto di saetta il destro ciglio,
72.6segue l'estense Epaminonda appresso;
72.7e par lieto morir, poscia che 'l crudo
72.8Totila è vinto e salvo il caro scudo.
73.1Di Bonifacio parlo; e fanciulletto
73.2premea Valerian l'orme del padre:
73.3già di destra viril, viril di petto,
73.4cento no 'l sostenean gotiche squadre.
73.5Non lunge, ferocissimo in aspetto,
73.6fea contra Schiavi Ernesto opre leggiadre;
73.7ma inanzi a lui l'intrepido Aldoardo
73.8da Monscelce escludeva il re lombardo.
74.1Enrico v'era e Berengario; e dove
74.2spiega il gran Carlo la sua augusta insegna,
74.3par ch'egli il primo feritor si trove,
74.4ministro o capitan d'impresa degna.
74.5Poi segue Lodovico, e quegli il move
74.6contra il nipote ch'in Italia regna:
74.7ecco in battaglia il vince e 'l fa prigione;
74.8eravi poi co' cinque figli Ottone.
75.1V'era Almerico; e si vedea già fatto
75.2de la città, donna del Po, marchese.
75.3Devotamente il ciel riguarda, in atto
75.4di contemplante, il fondator di chiese.
75.5D'incontra Azzo secondo avean ritratto
75.6far contra Berengario aspre contese;
75.7e dopo un corso di fortuna alterno
75.8vinceva, e de l'Italia avea il governo.
76.1Vedi Alberto il figliuolo ir fra' Germani
76.2e colà far le sue virtù sì note,
76.3che, vinti in giostra e vinti in guerra i Dani,
76.4genero il compra Otton con larga dote.
76.5Vedigli a tergo Ugon, quel ch'a' Romani
76.6fiaccar le corna impetuoso pote,
76.7e che marchese de l'Italia fia
76.8detto e Toscana tutta avrà in balia.
77.1Poscia Tedaldo, e Bonifacio a canto
77.2di Beatrice sua poi v'era espresso.
77.3Non si vedea virile erede a tanto
77.4retaggio a sì gran padre esser successo.
77.5Seguia Matelda, ed adempia ben quanto
77.6difetto par nel numero e nel sesso,
77.7ché può la saggia e valorosa donna
77.8sovra corone e scettri alzar la gonna.
78.1Spira spiriti maschi il nobil volto,
78.2mostra vigor più che viril lo sguardo:
78.3là configea i Normanni, e 'n fuga vòlto
78.4si dileguava il già invitto Guiscardo;
78.5qui rompea Enrico il quarto, ed a lui tolto
78.6offriva al tempio imperial stendardo;
78.7qui riponea il pontefice soprano
78.8nel gran soglio di Pietro in Vaticano.
79.1Poi vedi, in guisa d'uom ch'onori ed ami,
79.2ch'or l'è al fianco Azzo il quinto, or la seconda.
79.3Ma d'Azzo il quarto in più felici rami
79.4germogliava la prole alma e feconda.
79.5Va dove par che la Germania il chiami
79.6Guelfo il figliuol, figliuol di Cunegonda;
79.7e 'l buon germe roman con destro fato
79.8è ne' campi bavarici traslato.
80.1Là d'un gran ramo estense ei par ch'inesti
80.2l'arbore di Guelfon, ch'è per sé vieto,
80.3quel ne' suoi Guelfi rinovar vedresti
80.4scettri e corone d'or, più che mai lieto,
80.5e co 'l favor de' bei lumi celesti
80.6andar poggiando, e non aver divieto:
80.7già confina co 'l ciel, già mezza ingombra
80.8la gran Germania, e tutta anco l'adombra.
81.1Ma ne' suoi rami italici fioriva
81.2bella non men la regal pianta a prova.
81.3Bertoldo qui d'incontra a Guelfo usciva,
81.4qui Azzo il sesto i suoi prischi rinova.
81.5Questa è la serie de gli eroi che viva
81.6nel metallo spirante par si mova.
81.7Rinaldo sveglia, in rimirando, mille
81.8spirti d'onor da le natie faville,
82.1e d'emula virtù l'animo altèro
82.2commosso avampa, ed è rapito in guisa
82.3che ciò che imaginando ha nel pensiero,
82.4città abbattuta e presa e gente uccisa,
82.5pur, come sia presente e come vero,
82.6dinanti a gli occhi suoi vedere avisa;
82.7e s'arma frettoloso, e con la spene
82.8già la vittoria usurpa e la previene.
83.1Ma Carlo, il quale a lui del regio erede
83.2di Dania già narrata avea la morte,
83.3la destinata spada allor gli diede:
83.4– Prendila, – disse –e sia con lieta sorte,
83.5e solo in pro de la cristiana fede
83.6l'adopra, giusto e pio non men che forte;
83.7e fa del primo suo signor vendetta
83.8che t'amò tanto, e ben a te s'aspetta. –
84.1Rispose egli al guerriero: – A i cieli piaccia
84.2che la man che la spada ora riceve,
84.3con lei del suo signor vendetta faccia:
84.4paghi con lei ciò che per lei si deve. –
84.5Carlo, rivolto a lui con lieta faccia,
84.6lunghe grazie ristrinse in sermon breve.
84.7Ma lor s'offriva il mago, ed al viaggio
84.8notturno l'affrettava il nobil saggio.
85.1– Tempo è – dicea – di girne ove t'attende
85.2Goffredo e 'l campo, e ben giungi opportuno.
85.3Or n'andiam pur, ch'a le cristiane tende
85.4scorger ben vi saprò per l'aer bruno. –
85.5Così dice egli, e poi su 'l carro ascende
85.6e lor v'accoglie senza indugio alcuno;
85.7e rallentando a' suoi destrieri il morso
85.8gli sferza, e drizza a l'oriente il corso.
86.1Taciti se ne gian per l'aria nera,
86.2quando al garzon si volge il veglio e dice:
86.3– Veduto hai tu de la tua stirpe altera
86.4i rami e la vetusta alta radice;
86.5e se ben ella da l'età primiera
86.6stata è fertil d'eroi madre e felice,
86.7non è né fia di partorir mai stanca,
86.8ché per vecchiezza in lei virtù non manca.
87.1E come tratto ho fuor del fosco seno
87.2de l'età prisca i primi padri ignoti,
87.3così potessi ancor scoprire a pieno
87.4ne' secoli a venire i tuoi nepoti,
87.5e pria ch'essi apran gli occhi al bel sereno
87.6di questa luce, farli al mondo noti!
87.7ché de' futuri eroi già non vedresti
87.8l'ordin men lungo, o pur men chiari i gesti.
88.1Ma l'arte mia per sé dentro al futuro
88.2non scorge il ver che troppo occulto giace,
88.3se non caliginoso e dubbio e scuro,
88.4quasi lunge, per nebbia, incerta face;
88.5e se cosa qual certo io m'assecuro
88.6affermarti, non sono in questo audace,
88.7ch'io l'intesi da tal che senza velo
88.8i secreti talor scopre del Cielo.
89.1Quel ch'a lui rivelò luce divina
89.2e ch'egli a me scoperse, io a te predico:
89.3<
89.4progenie, in questo o nel buon tempo antico,
89.5ricca di tanti eroi quanti destina
89.6a te chiari nepoti il Cielo amico,
89.7ch'agguaglieran qual più chiaro si noma
89.8di Sparta, di Cartagine e di Roma.
90.1Ma fra gli altri>> mi disse <
90.2primo in virtù ma in titolo secondo,
90.3che nascer dée quando, corrotto e veglio,
90.4povero fia d'uomini illustri il mondo;
90.5questo fia tal che non sarà chi meglio
90.6la spada usi o lo scettro, o meglio il pondo
90.7o de l'arme sostegna o del diadema,
90.8gloria del sangue tuo, gemma suprema.
91.1Darà, fanciullo, in varie imagin fere
91.2di guerra, i segni di valor sublime:
91.3fia terror de le selve e de le fère,
91.4e ne gli arringhi avrà le lodi prime;
91.5poscià riporterà da pugne vere
91.6palme vittoriose e spoglie opime,
91.7e sovente averrà che 'l crin si cigna
91.8or di lauro, or di quercia, or di gramigna.
92.1De la matura età pregi men degni
92.2non fiano stabilir pace e quiete,
92.3mantener fra sue città l'arme e i regni
92.4di possenti vicin tranquille e chete,
92.5nutrire e fecondar l'arti e gl'ingegni,
92.6celebrar giochi illustri e pompe liete,
92.7librar con giusta lance e pene e premi,
92.8mirar da lunge e preveder gli estremi.
93.1Oh s'avenisse mai che contra gli empi
93.2che tutte infesteran le terre e i mari,
93.3e de la pace in quei miseri tempi
93.4daran le leggi a i popoli più chiari,
93.5duce se 'n gisse a vendicare i tèmpi
93.6da lor distrutti e i violati altari,
93.7qual ei giusta faria grave vendetta
93.8su 'l gran tiranno e su l'iniqua setta!
94.1Indarno a lui con mille schiere armate
94.2quinci il Turco opporriasi e quindi il Mauro,
94.3ch'egli portar potrebbe oltre l'Eufrate,
94.4ed oltre i gioghi del nevoso Tauro
94.5ed oltre i regni ov'è perpetua state,
94.6la Croce e 'l bianco augello e i gigli d'auro,
94.7e per battesmo de le nere fronti
94.8del gran Nilo scoprir le ignote fonti.>>
95.1Così parlava il veglio, e le parole
95.2lietamente accoglieva il giovenetto,
95.3che del pensier de la futura prole
95.4un tacito piacer sentia nel petto.
95.5L'alba inanti sorgea nunzia del sole,
95.6e 'l ciel cangiava in oriente aspetto,
95.7e su le tende già potean vedere
95.8da lunge il tremolar de le bandiere.
96.1Ricominciò di novo allora il saggio:
96.2– Vedete il sol che vi riluce in fronte,
96.3e vi discopre con l'amico raggio
96.4le tende e 'l piano e la cittade e 'l monte.
96.5Securi d'ogni intoppo e d'ogni oltraggio
96.6io scòrti v'ho fin qui per vie non conte;
96.7potete senza guida ir per voi stessi
96.8omai; né lece a me che più m'appressi. –
97.1Così tolse congedo, e fe' ritorno
97.2lasciando i cavalier ivi pedoni;
97.3ed essi pur contra il nascente giorno
97.4seguìr lor strada e gìr a i padiglioni.
97.5Portò la fama e divulgò d'intorno
97.6l'aspettato venir dei tre baroni,
97.7e inanzi ad essi al pio Goffredo corse,
97.8che per raccòrli dal suo seggio sorse.
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