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CANTO QUINDICESIMO

1.1Già richiamava il bel nascente raggio
1.2a l'opre ogni animal ch'in terra alberga,
1.3quando venendo a i due guerrieri il saggio
1.4portò il foglio e lo scudo e l'aurea verga.
1.5– Accingetevi – disse – al gran viaggio
1.6prima che 'l dì, che spunta, omai più s'erga.
1.7Eccovi qui quanto ho promesso e quanto
1.8può de la maga superar l'incanto. –
2.1Erano essi già sorti e l'arme intorno
2.2a le robuste membra avean già messe,
2.3onde per vie che non rischiara il giorno
2.4tosto seguono il vecchio, e son l'istesse
2.5vestigia ricalcate or nel ritorno
2.6che furon prima nel venire impresse;
2.7ma giunti al letto del suo fiume: – Amici,
2.8io v'accommiato: – ei disse – ite felici. –
3.1Gli accoglie il rio ne l'alto seno, e l'onda
3.2soavemente in su gli spinge e porta,
3.3come suol inalzar leggiera fronda
3.4la qual da violenza in giù fu torta,
3.5e poi gli espon sovra la molle sponda.
3.6Quinci miràr la già promessa scorta,
3.7vider picciola nave e in poppa quella
3.8che guidar li dovea fatal donzella.
4.1Crinita fronte essa dimostra, e ciglia
4.2cortesi e favorevoli e tranquille;
4.3e nel sembiante a gli angioli somiglia,
4.4tanta luce ivi par ch'arda e sfaville.
4.5La sua gonna or azzurra ed or vermiglia
4.6diresti, e si colora in guise mille,
4.7sì ch'uom sempre diversa a sé la vede
4.8quantunque volte a riguardarla riede.
5.1Così piuma talor, che di gentile
5.2amorosa colomba il collo cinge,
5.3mai non si scorge a se stessa simile,
5.4ma in diversi colori al sol si tinge.
5.5Or d'accesi rubin sembra un monile,
5.6or di verdi smeraldi il lume finge,
5.7or insieme gli mesce, e varia e vaga
5.8in cento modi i riguardanti appaga.
6.1– Entrate, – dice – o fortunati, in questa
6.2nave ond'io l'ocean secura varco,
6.3cui destro è ciascun vento, ogni tempesta
6.4tranquilla, e lieve ogni gravoso incarco.
6.5Per ministra e per duce or me vi appresta
6.6il mio signor, del favor suo non parco. –
6.7Così parlò la donna, e più vicino
6.8fece poscia a la sponda il curvo pino.
7.1Come la nobil coppia ha in sé raccolta,
7.2spinge la ripa e gli rallenta il morso,
7.3ed avendo la vela a l'aure sciolta,
7.4ella siede al governo e regge il corso.
7.5Gonfio è il torrente sì ch'a questa volta
7.6i navigli portar ben può su 'l dorso,
7.7ma questo è sì leggier che 'l sosterrebbe
7.8qual altro rio per novo umor men crebbe.
8.1Veloce sovra il natural costume
8.2spingon la vela inverso il lido i venti:
8.3biancheggian l'acque di canute spume,
8.4e rotte dietro mormorar le senti.
8.5Ecco giungono omai là dove il fiume
8.6queta in letto maggior l'onde correnti,
8.7e ne l'ampie voragini del mare
8.8disperso o divien nulla o nulla appare.
9.1A pena ha tocco la mirabil nave
9.2de la marina allor turbata il lembo,
9.3che spariscon le nubi e cessa il grave
9.4Noto che minacciava oscuro nembo:
9.5spiana i monti de l'onde aura soave
9.6e solo increscpa il bel ceruleo grembo,
9.7e d'un dolce seren diffuso ride
9.8il ciel, che sé più chiaro unqua non vide.
10.1Trascorse oltre Ascalona ed a mancina
10.2andò la navicella invèr ponente,
10.3e tosto a Gaza si trovò vicina
10.4che fu porto di Gaza anticamente,
10.5ma poi, crescendo de l'altrui ruina,
10.6città divenne assai grande e possente;
10.7ed eranvi le piaggie allor ripiene
10.8quasi d'uomini sì come d'arene.
11.1Volgendo il guardo a terra i naviganti
11.2scorgean di tende numero infinito:
11.3miravan cavalier, miravan fanti
11.4ire e tornar da la cittade al lito,
11.5e da cameli onusti e da elefanti
11.6l'arenoso sentier calpesto e trito;
11.7poi del porto vedean ne' fondi cavi
11.8sorte e legate a l'ancore le navi,
12.1altre spiegar le vele, e ne vedieno
12.2altre i remi trattar veloci e snelle,
12.3e da essi e da' rostri il molle seno
12.4spumar percosso in queste parti e in quelle.
12.5Disse la donna allor: – Benché ripieno
12.6il lido e 'l mar sia de le genti felle,
12.7non ha insieme però le schiere tutte
12.8il potente tiranno anco ridutte.
13.1Sol dal regno d'Egitto e dal contorno
13.2raccolte ha queste, or le lontane attende,
13.3ché verso l'oriente e 'l mezzogiorno
13.4il vasto imperio suo molto si stende.
13.5Sì che sper'io che prima assai ritorno
13.6fatto avrem noi che mova egli le tende:
13.7egli o quel ch'in sua vece esser soprano
13.8de l'essercito suo de' capitano. –
14.1Mentre ciò dice, come aquila sòle
14.2tra gli altri augelli trapassar secura
14.3e sorvolando ir tanto appresso il sole
14.4che nulla vista più la raffigura,
14.5così la nave sua sembra che vole
14.6tra legno e legno, e non ha tema o cura
14.7che vi sia chi l'arresti o chi la segua;
14.8e da lor s'allontana e si dilegua.
15.1E 'n un momento incontra Raffia arriva,
15.2città la qual in Siria appar primiera
15.3a chi d'Egitto move; indi a la riva
15.4sterilissima vien di Rinocera.
15.5Non lunge un monte poi le si scopriva
15.6che sporge sovra 'l mar la chioma altera
15.7e i piè si lava ne l'instabil onde,
15.8che l'ossa di Pompeo nel grembo asconde.
16.1Poi Damiata scopre, e come porte
16.2al mar tributo di celesti umori
16.3per sette il Nilo sue famose porte
16.4e per cento altre ancor foci minori;
16.5e naviga oltre la città dal forte
16.6greco fondata a i greci abitatori,
16.7ed oltra Faro, isola già che lunge
16.8giacque dal lido, al lido or si congiunge.
17.1Rodi e Creta lontane inverso al polo
17.2non scerne, e pur lungo Africa se 'n viene,
17.3su 'l mar culta e ferace, a dentro solo
17.4fertil di mostri e d'infeconde arene.
17.5La Marmarica rade, e rade il suolo
17.6dove cinque cittadi ebbe Cirene.
17.7Qui Tolomitta e poi con l'onde chete
17.8sorger si mira il fabuloso Lete.
18.1La maggior Sirte a' naviganti infesta,
18.2trattasi in alto, invèr le piaggie lassa,
18.3e 'l capo di Giudeca indietro resta,
18.4e la foce di Magra indi trapassa.
18.5Tripoli appar su 'l lido, e 'ncontra a questa
18.6giace Malta fra l'onde occulta e bassa;
18.7e poi riman con l'altre Sirti a tergo
18.8Alzerbe, già de' Lotofagi albergo.
19.1Nel curvo lido poi Tunisi vede
19.2che d'ambo i lati del suo golfo ha un monte:
19.3Tunisi, ricca ed onorata sede
19.4a par di quante n'ha Libia più conte.
19.5A lui di costa la Sicilia siede,
19.6ed il gran Lilibeo gli inalza a fronte.
19.7Or quivi addita la donzella a i due
19.8guerrieri il loco ove Cartagin fue.
20.1Giace l'alta Cartago: a pena i segni
20.2de l'alte sue ruine il lido serba.
20.3Muoiono le città, muoiono i regni,
20.4copre i fasti e le pompe arena ed erba,
20.5e l'uom d'esser mortal par che si sdegni:
20.6oh nostra mente cupida e superba!
20.7Giungon quinci a Biserta, e più lontano
20.8han l'isola de' Sardi a l'altra mano.
21.1Trascorser poi le piaggie ove i Numidi
21.2menàr già vita pastorale erranti.
21.3Trovàr Bugia ed Algeri, infami nidi
21.4di corsari, ed Oràn trovàr più inanti;
21.5e costeggiàr di Tingitana i lidi,
21.6nutrice di leoni e d'elefanti,
21.7ch'or di Marocco è il regno, e quel di Fessa;
21.8e varcàr la Granata incontro ad essa.
22.1Son già là dove il mar fra terra inonda
22.2per via ch'esser d'Alcide opra si finse;
22.3e forse è ver ch'una continua sponda
22.4fosse, ch'alta ruina in due distinse.
22.5Passovvi a forza l'oceano, e l'onda
22.6Abila quinci e quindi Calpe spinse;
22.7Spagna e Libia partio con foce angusta:
22.8tanto mutar può lunga età vetusta!
23.1Quattro volte era apparso il sol ne l'orto
23.2da che la nave si spiccò dal lito,
23.3né mai (ch'uopo non fu) s'accolse in porto,
23.4e tanto del camino ha già fornito.
23.5Or entra ne lo stretto e passa il corto
23.6varco, e s'ingolfa in pelago infinito.
23.7Se 'l mar qui è tanto ove il terreno il serra,
23.8che fia colà dov'egli ha in sen la terra?
24.1Più non si mostra omai tra gli alti flutti
24.2la fertil Gade e l'altre due vicine.
24.3Fuggite son le terre e i lidi tutti:
24.4de l'onda il ciel, del ciel l'onda è confine.
24.5Diceva Ubaldo allor: – Tu che condutti
24.6n'hai, donna, in questo mar che non ha fine,
24.7di' s'altri mai qui giunse, o se più inante
24.8nel mondo ove corriamo have abitante. –
25.1Risponde: – Ercole, poi ch'uccisi i mostri
25.2ebbe di Libia e del paese ispano,
25.3e tutti scòrsi e vinti i lidi vostri,
25.4non osò di tentar l'alto oceano:
25.5segnò le mète, e 'n troppo brevi chiostri
25.6l'ardir ristrinse de l'ingegno umano;
25.7ma quei segni sprezzò ch'egli prescrisse,
25.8di veder vago e di saper, Ulisse.
26.1Ei passò le Colonne, e per l'aperto
26.2mare spiegò de' remi il volo audace;
26.3ma non giovogli esser ne l'onde esperto,
26.4perché inghiottillo l'ocean vorace,
26.5e giacque co 'l suo corpo anco coperto
26.6il suo gran caso, ch'or tra voi si tace.
26.7S'altri vi fu da' venti a forza spinto,
26.8o non tornovvi o vi rimase estinto;
27.1sì ch'ignoto è 'l gran mar che solchi: ignote
27.2isole mille e mille regni asconde;
27.3né già d'abitator le terre han vòte,
27.4ma son come le vostre anco feconde:
27.5son esse atte al produr, né steril pote
27.6esser quella virtù che 'l sol n'infonde. –
27.7Ripiglia Ubaldo allor: – Del mondo occulto,
27.8dimmi quai sian le leggi e quale il culto. –
28.1Gli soggiunse colei: – Diverse bande
28.2diversi han riti ed abiti e favelle:
28.3altri adora le belve, altri la grande
28.4comune madre, il sole altri e le stelle;
28.5v'è chi d'abominevoli vivande
28.6le mense ingombra scelerate e felle.
28.7E 'n somma ognun che 'n qua da Calpe siede
28.8barbaro è di costume, empio di fede.
29.1– Dunque – a lei replicava il cavaliero
29.2– quel Dio che scese a illuminar le carte
29.3vuol ogni raggio ricoprir del vero
29.4a questa che del mondo è sì gran parte?
29.5– No, – rispose ella – anzi la fé di Piero
29.6fiavi introdotta ed ogni civil arte;
29.7né già sempre sarà che la via lunga
29.8questi da' vostri popoli disgiunga.
30.1Tempo verrà che fian d'Ercole i segni
30.2favola vile a i naviganti industri,
30.3e i mar riposti, or senza nome, e i regni
30.4ignoti ancor tra voi saranno illustri.
30.5Fia che 'l più ardito allor di tutti i legni
30.6quanto circonda il mar circondi e lustri,
30.7e la terra misuri, immensa mole,
30.8vittorioso ed emulo del sole.
31.1Un uom de la Liguria avrà ardimento
31.2a l'incognito corso esporsi in prima;
31.3né 'l minaccievol fremito del vento,
31.4né l'inospito mar, né 'l dubbio clima,
31.5né s'altro di periglio o di spavento
31.6più grave e formidabile or si stima,
31.7faran che 'l generoso entro a i divieti
31.8d'Abila angusti l'alta mente accheti.
32.1Tu spiegherai, Colombo, a un nuovo polo
32.2lontane sì le fortunate antenne,
32.3ch'a pena seguirà con gli occhi il volo
32.4la fama c'ha mille occhi e mille penne.
32.5Canti ella Alcide e Bacco, e di te solo
32.6basti a i posteri tuoi ch'alquanto accenne,
32.7ché quel poco darà lunga memoria
32.8di poema dignissima e d'istoria. –
33.1Così disse ella; e per l'ondose strade
33.2corre al ponente e piega al mezzogiorno,
33.3e vede come incontra il sol giù cade
33.4e come a tergo lor rinasce il giorno.
33.5E quando a punto i raggi e le rugiade
33.6la bella aurora seminava intorno,
33.7lor s'offrì di lontano oscuro un monte
33.8che tra le nubi nascondea la fronte.
34.1E 'l vedean poscia procedendo avante,
34.2quando ogni nuvol già n'era rimosso,
34.3a l'acute piramidi sembiante,
34.4sottile invèr la cima e 'n mezzo grosso,
34.5e mostrarsi talor così fumante
34.6come quel che d'Encelado è su 'l dosso
34.7che per propria natura il giorno fuma
34.8e poi la notte il ciel di fiamme alluma.
35.1Ecco altre isole insieme, altre pendici
35.2scoprian alfin, men erte ed elevate;
35.3ed eran queste l'isole Felici,
35.4così le nominò la prisca etate,
35.5a cui tanto stimava i cieli amici
35.6che credea volontarie e non arate
35.7quivi produr le terre, e 'n più graditi
35.8frutti non culte germogliar le viti.
36.1Qui non fallaci mai fiorir gli olivi
36.2e 'l mèl dicea stillar da l'elci cave,
36.3e scender giù da lor montagne i rivi
36.4con acque dolci e mormorio soave,
36.5e zefiri e rugiade i raggi estivi
36.6temprarvi sì che nullo ardor v'è grave;
36.7e qui gli elisi campi e le famose
36.8stanze de le beate anime pose.
37.1A queste or vien la donna, ed: – Omai sète
37.2al fin del corso – lor dicea – non lunge.
37.3L'isole di Fortuna ora vedete,
37.4di cui gran fama a voi ma incerta giunge.
37.5Ben son elle feconde e vaghe e liete,
37.6ma pur molto di falso al ver s'aggiunge. –
37.7Così parlando, assai presso si fece
37.8a quella che la prima è de le diece.
38.1Carlo incomincia allor: – Se ciò concede,
38.2donna, quell'alta impresa ove ci guidi,
38.3lasciami omai por ne la terra il piede
38.4e veder questi inconosciuti lidi,
38.5veder le genti e 'l culto di lor fede
38.6e tutto quello ond'uom saggio m'invìdi,
38.7quando mi gioverà narrar altrui
38.8le novità vedute e dir: <> –
39.1Gli risponde colei: – Ben degna invero
39.2la domanda è di te, ma che poss'io,
39.3s'egli osta inviolabile e severo
39.4il decreto de' Cieli al bel desio?
39.5ch'ancor vòlto non è lo spazio intero
39.6ch'al grande scoprimento ha fisso Dio,
39.7né lece a voi da l'ocean profondo
39.8recar vera notizia al vostro mondo.
40.1A voi per grazia e sovra l'arte e l'uso
40.2de' naviganti ir per quest'acque è dato,
40.3e scender là dove è il guerrier rinchiuso
40.4e ridurlo del mondo a l'altro lato.
40.5Tanto vi basti, e l'aspirar più suso
40.6superbir fòra e calcitrar co 'l fato. –
40.7Qui tacque, e già parea più bassa farsi
40.8l'isola prima e la seconda alzarsi.
41.1Ella mostrando gìa ch'a l'oriente
41.2tutte con ordin lungo eran dirette,
41.3e che largo è fra lor quasi egualmente
41.4quello spazio di mar che si frammette.
41.5Pònsi veder d'abitatrice gente
41.6case e culture ed altri segni in sette;
41.7tre deserte ne sono, e v'han le belve
41.8securissima tana in monti e in selve.
42.1Luogo è in una de l'erme assai riposto,
42.2ove si curva il lido e in fuori stende
42.3due larghe corna, e fra lor tiene ascosto
42.4un ampio sen, e porto un scoglio rende,
42.5ch'a lui la fronte e 'l tergo a l'onda ha opposto
42.6che vien da l'alto e la respinge e fende.
42.7S'inalzan quinci e quindi, e torreggianti
42.8fan due gran rupi segno a' naviganti.
43.1Tacciono sotto i mar securi in pace;
43.2sovra ha di negre selve opaca scena,
43.3e 'n mezzo d'esse una spelonca giace,
43.4d'edera e d'ombre e di dolci acque amena.
43.5Fune non lega qui, né co 'l tenace
43.6morso le stanche navi ancora frena.
43.7La donna in sì solinga e queta parte
43.8entrava, e raccogliea le vele sparte.
44.1– Mirate – disse poi – quell'alta mole
44.2ch'a quel gran monte in su la cima siede.
44.3Quivi fra cibi ed ozio e scherzi e fole
44.4torpe il campion de la cristiana fede.
44.5Voi con la guida del nascente sole
44.6su per quell'erto moverete il piede;
44.7né vi gravi il tardar, però che fòra,
44.8se non la matutina, infausta ogn'ora.
45.1Ben co 'l lume del dì ch'anco riluce
45.2insino al monte andar per voi potrassi. –
45.3Essi al congedo de la nobil duce
45.4poser nel lido desiato i passi,
45.5e ritrovàr la via ch'a lui conduce
45.6agevol sì ch'i piè non ne fur lassi;
45.7ma quando v'arrivàr, da l'oceano
45.8era il carro di Febo anco lontano.
46.1Veggion che per dirupi e fra ruine
46.2s'ascende a la sua cima alta e superba,
46.3e ch'è fin là di nevi e di pruine
46.4sparsa ogni strada: ivi ha poi fiori ed erba.
46.5Presso al canuto mento il verde crine
46.6frondeggia, e 'l ghiaccio fede a i gigli serba
46.7ed a le rose tenere: cotanto
46.8puote sovra natura arte d'incanto.
47.1I duo guerrier, in luogo ermo e selvaggio
47.2chiuso d'ombre, fermàrsi a piè del monte;
47.3e come il ciel rigò co 'l novo raggio
47.4il sol, de l'aurea luce eterno fonte:
47.5– Su su – gridaro entrambi, e 'l lor viaggio
47.6ricominciàr con voglie ardite e pronte.
47.7Ma esce non so donde, e s'attraversa
47.8fèra serpendo orribile e diversa.
48.1Inalza d'oro squallido squamose
48.2le creste e 'l capo, e gonfia il collo d'ira,
48.3arde ne gli occhi, e le vie tutte ascose
48.4tien sotto il ventre, e tòsco e fumo spira;
48.5or rientra in se stessa, or le nodose
48.6ruote distende, e sé dopo sé tira.
48.7Tal s'appresenta a la solita guarda,
48.8né però de' guerrieri i passi tarda.
49.1Già Carlo il ferro stringe e 'l serpe assale,
49.2ma l'altro grida a lui: – Che fai? che tente?
49.3per isforzo di man, con arme tale
49.4vincer avisi il difensor serpente? –
49.5Egli scote la verga aurea immortale
49.6sì che la belva il sibilar ne sente,
49.7e impaurita al suon, fuggendo ratta,
49.8lascia quel varco libero e s'appiatta.
50.1Più suso alquanto il passo a lor contende
50.2fero leon che rugge e torvo guata,
50.3e i velli arrizza, e le caverne orrende
50.4de la bocca vorace apre e dilata.
50.5Si sferza con la coda e l'ire accende,
50.6ma non è pria la verga a lui mostrata
50.7ch'un secreto spavento al cor gli agghiaccia
50.8l'ira e 'l nativo orgoglio, e 'n fuga il caccia.
51.1Segue la coppia il suo camin veloce,
51.2ma formidabile oste han già davante
51.3di guerrieri animai, vari di voce,
51.4vari di moto, vari di sembiante.
51.5Ciò che di mostruoso e di feroce
51.6erra fra 'l Nilo e i termini d'Atlante
51.7par qui tutto raccolto, e quante belve
51.8l'Ercinia ha in sen, quante l'ircane selve.
52.1Ma pur sì fero essercito e sì grosso
52.2non vien che lor respinga o che resista,
52.3anzi (miracol novo) in fuga è mosso
52.4da un picciol fischio e da una breve vista.
52.5La coppia omai vittoriosa il dosso
52.6de la montagna senza intoppo acquista,
52.7se non se in quanto il gelido e l'alpino
52.8de le rigide vie tarda il camino.
53.1Ma poi che già le nevi ebber varcate
53.2e superato il discosceso e l'erto,
53.3un bel tepido ciel di dolce state
53.4trovaro, e 'l pian su 'l monte ampio ed aperto.
53.5Aure fresche mai sempre ed odorate
53.6vi spiran con tenor stabile e certo,
53.7né i fiati lor, sì come altrove sòle,
53.8sopisce o desta, ivi girando, il sole;
54.1né, come altrove suol, ghiacci ed ardori
54.2nubi e sereni a quelle piaggie alterna,
54.3ma il ciel di candidissimi splendori
54.4sempre s'ammanta e non s'infiamma o verna,
54.5e nudre a i prati l'erba, a l'erba i fiori,
54.6a i fior l'odor, l'ombra a le piante eterna.
54.7Siede su 'l lago e signoreggia intorno
54.8i monti e i mari il bel palagio adorno.
55.1I cavalier per l'alta aspra salita
55.2sentiansi alquanto affaticati e lassi,
55.3onde ne gian per quella via fiorita
55.4lenti or movendo or fermando i passi.
55.5Quando ecco un fonte, che a bagnar gli invita
55.6l'asciutte labbia, alto cader da' sassi
55.7e da una larga vena, e con ben mille
55.8zampilletti spruzzar l'erbe di stille.
56.1Ma tutta insieme poi tra verdi sponde
56.2in profondo canal l'acqua s'aduna,
56.3e sotto l'ombra di perpetue fronde
56.4mormorando se 'n va gelida e bruna,
56.5ma trasparente sì che non asconde
56.6de l'imo letto suo vaghezza alcuna;
56.7e sovra le sue rive alta s'estolle
56.8l'erbetta, e vi fa seggio fresco e molle.
57.1– Ecco il fonte del riso, ed ecco il rio
57.2che mortali perigli in sé contiene.
57.3Or qui tener a fren nostro desio
57.4ed esser cauti molto a noi conviene:
57.5chiudiam l'orecchie al dolce canto e rio
57.6di queste del piacer false sirene,
57.7così n'andrem fin dove il fiume vago
57.8si spande in maggior letto e forma un lago. –
58.1Quivi de' cibi preziosi e cara
58.2apprestata è una mensa in su le rive,
58.3e scherzando se 'n van per l'acqua chiara
58.4due donzellette garrule e lascive,
58.5ch'or si spruzzano il volto, or fanno a gara
58.6chi prima a un segno destinato arrive.
58.7Si tuffano talor, e 'l capo e 'l dorso
58.8scoprono alfin dopo il celato corso.
59.1Mosser le natatrici ignude e belle
59.2de' duo guerrieri alquanto i duri petti,
59.3sì che fermàrsi a riguardarle; ed elle
59.4seguian pur i loro giochi e i lor diletti.
59.5Una intanto drizzossi, e le mammelle
59.6e tutto ciò che più la vista alletti
59.7mostrò, dal seno in suso, aperto al cielo;
59.8e 'l lago a l'altre membra era un bel velo.
60.1Qual matutina stella esce de l'onde
60.2rugiadosa e stillante, o come fuore
60.3spuntò nascendo già da le feconde
60.4spume de l'ocean la dea d'amore,
60.5tal apparve costei, tal le sue bionde
60.6chiome stillavan cristallino umore.
60.7Poi girò gli occhi, e pur allor s'infinse
60.8que' duo vedere e in sé tutta si strinse;
61.1e 'l crin, ch'in cima al capo avea raccolto
61.2in un sol nodo, immantinente sciolse,
61.3che lunghissimo in giù cadendo e folto
61.4d'un aureo manto i molli avori involse.
61.5Oh che vago spettacolo è lor tolto!
61.6ma non men vago fu chi loro il tolse.
61.7Così da l'acque e da' capelli ascosa
61.8a lor si volse lieta e vergognosa.
62.1Rideva insieme e insieme ella arrossia,
62.2ed era nel rossor più bello il riso
62.3e nel riso il rossor che le copria
62.4insino al mento il delicato viso.
62.5Mosse la voce poi sì dolce e pia
62.6che fòra ciascun altro indi conquiso:
62.7– Oh fortunati peregrin, cui lice
62.8giungere in questa sede alma e felice!
63.1Questo è il porto del mondo; e qui è il ristoro
63.2de le sue noie, e quel piacer si sente
63.3che già sentì ne' secoli de l'oro
63.4l'antica e senza fren libera gente.
63.5L'arme, che sin a qui d'uopo vi foro,
63.6potete omai depor securamente
63.7e sacrarle in quest'ombra a la quiete,
63.8ché guerrier qui solo d'Amor sarete,
64.1e dolce campo di battaglia il letto
64.2fiavi e l'erbetta morbida de' prati.
64.3Noi menarenvi anzi il regale aspetto
64.4di lei che qui fa i servi suoi beati,
64.5che v'accorrà nel bel numero eletto
64.6di quei ch'a le sue gioie ha destinati.
64.7Ma pria la polve in queste acque deporre
64.8vi piaccia, e 'l cibo a quella mensa tòrre. –
65.1L'una disse così, l'altra concorde
65.2l'invito accompagnò d'atti e di sguardi,
65.3sì come al suon de le canore corde
65.4s'accompagnano i passi or presti or tardi.
65.5Ma i cavalieri hanno indurate e sorde
65.6l'alme a que' vezzi perfidi e bugiardi,
65.7e 'l lusinghiero aspetto e 'l parlar dolce
65.8di fuor s'aggira e solo i senso molce.
66.1E se di tal dolcezza entro trasfusa
66.2parte penètra onde il desio germoglie,
66.3tosto ragion ne l'arme sue rinchiusa
66.4sterpa e riseca le nascenti voglie.
66.5L'una coppia riman vinta e delusa,
66.6l'altra se 'n va, né pur congedo toglie.
66.7Essi entràr nel palagio, esse ne l'acque
66.8tuffàrsi: la repulsa a lor sì spiacque.
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