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CANTO QUATTORDICESIMO

1.1Usciva omai dal molle e fresco grembo
1.2de la gran madre sua la notte oscura,
1.3aure lievi portando e largo nembo
1.4di sua rugiada preziosa e pura;
1.5e scotendo del vel l'umido lembo,
1.6ne spargeva i fioretti e la verdura,
1.7e i venticelli, dibattendo l'ali,
1.8lusingavano il sonno de' mortali.
2.1Ed essi ogni pensier che 'l dì conduce
2.2tuffato aveano in dolce oblio profondo.
2.3Ma vigilando ne l'eterna luce
2.4sedeva al suo governo il Re del mondo,
2.5e rivolgea dal Cielo al franco duce
2.6lo sguardo favorevole e giocondo;
2.7quinci a lui ne inviava un sogno cheto
2.8perché gli rivelasse alto decreto.
3.1Non lunge a l'auree porte ond'esce il sole
3.2è cristallina porta in oriente,
3.3che per costume inanti aprir si sòle
3.4che si dischiuda l'uscio al dì nascente.
3.5Da questa escono i sogni, i quai Dio vòle
3.6mandar per grazia a pura e casta mente;
3.7da questa or quel ch'al pio Buglion discende
3.8l'ali dorate inverso lui distende.
4.1Nulla mai vision nel sonno offerse
4.2altrui sì vaghe imagini o sì belle
4.3come ora questa a lui, la qual gli aperse
4.4i secreti del cielo e de le stelle;
4.5onde, sì come entro uno speglio, ei scerse
4.6ciò che là suso è veramente in elle.
4.7Pareagli esser traslato in un sereno
4.8candido e d'auree fiamme adorno e pieno;
5.1e mentre ammira in quell'eccelso loco
5.2l'ampiezza, i moti, i lumi e l'armonia,
5.3ecco cinto di rai, cinto di foco,
5.4un cavaliero incontra a lui venia,
5.5e 'n suono, a lato a cui sarebbe roco
5.6qual più dolce è qua giù, parlar l'udia:
5.7– Goffredo, non m'accogli? e non ragione
5.8al fido amico? or non conosci Ugone? –
6.1Ed ei gli rispondea: – Quel novo aspetto
6.2che par d'un sol mirabilmente adorno,
6.3da l'antica notizia il mio intelletto
6.4sviat'ha sì che tardi a lui ritorno. –
6.5Gli stendea poi con dolce amico affetto
6.6tre fiate le braccia al collo intorno,
6.7e tre fiate invan cinta l'imago
6.8fuggia, qual leve sogno od aer vago.
7.1Sorridea quegli, e: – Non già, come credi, –
7.2dicea – son cinto di terrena veste:
7.3semplice forma e nudo spirto vedi
7.4qui cittadin de la città celeste.
7.5Questo è tempio di Dio: qui son le sedi
7.6de' suoi guerrieri, e tu avrai loco in queste.
7.7– Quando ciò fia? – rispose – il mortal laccio
7.8sciolgasi omai, s'al restar qui m'è impaccio.
8.1– Ben – replicogli Ugon – tosto raccolto
8.2ne la gloria sarai de' trionfanti;
8.3pur militando converrà che molto
8.4sangue e sudor là giù tu versi inanti.
8.5Da te prima a i pagani esser ritolto
8.6deve l'imperio de' paesi santi,
8.7e stabilirsi in lor cristiana reggia
8.8in cui regnare il tuo fratel poi deggia.
9.1Ma perché più lo tuo desir s'avvive
9.2ne l'amor di qua su, più fiso or mira
9.3questi lucidi alberghi e queste vive
9.4fiamme che mente eterna informa e gira,
9.5e 'n angeliche tempre odi le dive
9.6sirene e 'l suon di lor celeste lira.
9.7China – poi disse (e gli additò la terra)
9.8– gli occhi a ciò che quel globo ultimo serra.
10.1Quanto è vil la cagion ch'a la virtude
10.2umana è colà giù premio e contrasto!
10.3in che picciolo cerchio e fra che nude
10.4solitudini è stretto il vostro fasto!
10.5Lei come isola il mare intorno chiude,
10.6e lui, ch'or ocean chiamat'è or vasto,
10.7nulla eguale a tai nomi ha in sé di magno,
10.8ma è bassa palude e breve stagno. –
11.1Così l'un disse; e l'altro in giuso i lumi
11.2volse, quasi sdegnando, e ne sorrise,
11.3ché vide un punto sol, mar, terre e fiumi,
11.4che qui paion distinti in tante guise,
11.5ed ammirò che pur a l'ombre, a i fumi,
11.6la nostra folle umanità s'affise,
11.7servo imperio cercando e muta fama,
11.8né miri il ciel ch'a sé n'invita e chiama.
12.1Onde rispose: – Poi ch'a Dio non piace
12.2dal mio carcer terreno anco disciorme,
12.3prego che del camin, ch'è men fallace
12.4fra gli errori del mondo, or tu m'informe. –
12.5– E' – replicogli Ugon – la via verace
12.6questa che tieni; indi non torcer l'orme:
12.7sol che richiami dal lontano essiglio
12.8il figliuol di Bertoldo io ti consiglio.
13.1Perché se l'alta Providenza elesse
13.2te de l'impresa sommo capitano,
13.3destinò insieme ch'egli esser dovesse
13.4de' tuoi consigli essecutor soprano.
13.5A te le prime parti, a lui concesse
13.6son le seconde: tu sei capo, ei mano
13.7di questo campo; e sostener sua vece
13.8altrui non pote, e farlo a te non lece.
14.1A lui sol di troncar non fia disdetto
14.2il bosco c'ha gli incanti in sua difesa;
14.3e da lui il campo tuo che, per difetto
14.4di gente, inabil sembra a tanta impresa,
14.5e par che sia di ritirarsi astretto,
14.6prenderà maggior forza a nova impresa;
14.7e i rinforzati muri e d'Oriente
14.8supererà l'essercito possente. –
15.1Tacque, e 'l Buglion rispose: – Oh quanto grato
15.2fòra me che tornasse il cavaliero!
15.3Voi che vedete ogni pensier celato,
15.4sapete s'amo lui, se dico il vero.
15.5Ma di', con quai proposte od in qual lato
15.6si deve a lui mandarne il messaggiero?
15.7Vuoi ch'io preghi o comandi? e come questo
15.8atto sarà legitimo ed onesto? –
16.1Allor ripigliò l'altro: – Il Rege eterno,
16.2che te di tante somme grazie onora,
16.3vuol che da quegli onde ti diè il governo
16.4tu sia onorato e riverito ancora.
16.5Però non chieder tu (né senza scherno
16.6forse del sommo imperio il chieder fòra),
16.7ma richiesto concedi; ed al perdono
16.8scendi degli altrui preghi al primo suono.
17.1Guelfo ti pregherà (Dio sì l'inspira)
17.2ch'assolva il fer garzon di quell'errore
17.3in cui trascorse per soverchio d'ira,
17.4sì che al campo egli torni ed al suo onore.
17.5E bench'or lunge il giovene delira
17.6e vaneggia ne l'ozio e ne l'amore,
17.7non dubitar però che 'n pochi giorni
17.8opportuno a grand'uopo ei non ritorni;
18.1che 'l vostro Piero, a cui lo Ciel comparte
18.2l'alta notizia de' secreti sui,
18.3saprà drizzare i messaggieri in parte
18.4ove certe novelle avran di lui,
18.5e sarà lor dimostro il modo e l'arte
18.6di liberarlo e di condurlo a vui.
18.7Così al fin tutti i tuoi compagni erranti
18.8ridurrà il Ciel sotto i tuoi segni santi.
19.1Or chiuderò il mio dir con una breve
19.2conclusion che so ch'a te fia cara:
19.3sarà il tuo sangue al suo commisto, e deve
19.4progenie uscirne gloriosa e chiara. –
19.5Qui tacque, e sparve come fumo leve
19.6al vento o nebbia al sole arida e rara;
19.7e sgombrò il sonno, e gli lasciò nel petto
19.8di gioia e di stupor confuso affetto.
20.1Apre allora le luci il pio Buglione
20.2e nato vede e già cresciuto il giorno,
20.3onde lascia i riposi, e sovrapone
20.4l'arme a le membra faticose intorno.
20.5E poco stante a lui nel padiglione
20.6venieno i duci al solito soggiorno,
20.7ove a consiglio siedono, e per uso
20.8ciò ch'altrove si fa quivi è concluso.
21.1Quivi il buon Guelfo, che 'l novel pensiero
21.2infuso avea ne l'inspirata mente,
21.3incominciando a ragionar primiero
21.4disse a Goffredo: – O principe clemente,
21.5perdono a chieder ne vegn'io, ch'in vero
21.6è perdon di peccato anco recente,
21.7onde potrà parer per aventura
21.8frettolosa dimanda ed immatura;
22.1ma pensando che chiesto al pio Goffredo
22.2per lo forte Rinaldo è tal perdono,
22.3e riguardando a me che in grazia il chiedo
22.4che vile a fatto intercessor non sono,
22.5agevolmente d'impetrar mi credo
22.6questo ch'a tutti fia giovevol dono.
22.7Deh! consenti ch'ei rieda e che, in ammenda
22.8del fallo, in pro comune il sangue spenda.
23.1E chi sarà, s'egli non è, quel forte
23.2ch'osi troncar le spaventose piante?
23.3chi girà incontra a i rischi de la morte
23.4con più intrepido petto e più costante?
23.5Scoter le mura ed atterrar le porte
23.6vedrailo, e salir solo a tutti inante.
23.7Rendi al tuo campo omai, rendi per Dio
23.8lui ch'è sua alta speme e suo desio.
24.1Rendi il nipote a me, sì valoroso
24.2e pronto essecutor rendi a te stesso;
24.3né soffrir ch'egli torpa in vil riposo,
24.4ma rendi insieme la sua gloria ad esso.
24.5Segua il vessillo tuo vittorioso,
24.6sia testimonio a sua virtù concesso,
24.7faccia opre di sé degne in chiara luce
24.8e rimirando te maestro e duce. –
25.1Così pregava e ciascun altro i preghi
25.2con favorevol fremito seguia.
25.3Onde Goffredo allor, quasi egli pieghi
25.4la mente a cosa non pensata in pria,
25.5– Come esser può – dicea – che grazia i' neghi
25.6che da voi si dimanda e si desia?
25.7Ceda il rigore, e sia ragione e legge
25.8ciò che 'l consenso universale elegge.
26.1Torni Rinaldo, e da qui inanzi affrene
26.2più moderato l'impeto de l'ire,
26.3e risponda con l'opre a l'alta spene
26.4di lui concetta ed al comun desire.
26.5Ma il richiamarlo, o Guelfo, a te conviene:
26.6frettoloso egli fia, credo, al venire;
26.7tu scegli il messo, e tu l'indrizza dove
26.8pensi che 'l fero giovene si trove. –
27.1Tacque, e disse sorgendo il guerrier dano:
27.2– Esser io chieggio il messaggier che vada,
27.3né ricuso camin dubbio o lontano
27.4per far il don de l'onorata spada. –
27.5Questi è di cor fortissimo e di mano,
27.6onde al buon Guelfo assai l'offerta aggrada:
27.7vuol che sia l'un de' messi e che sia l'altro
27.8Ubaldo, uom cauto ed aveduto e scaltro.
28.1Veduti Ubaldo in giovenezza e cerchi
28.2vari costumi avea, vari paesi,
28.3peregrinando da i più freddi cerchi
28.4del nostro mondo a gli Etiopi accesi,
28.5e come uom che virtute e senno merchi,
28.6le favelle, l'usanze e i riti appresi;
28.7poscia in matura età da Guelfo accolto
28.8fu tra' compagni, e caro a lui fu molto.
29.1A tai messaggi l'onorata cura
29.2di richiamar l'alto campion si diede;
29.3e gli indrizzava Guelfo a quelle mura
29.4tra cui Boemondo ha la sua regia sede,
29.5ché per publica fama, e per secura
29.6opinion, ch'egli vi sia si crede.
29.7Ma 'l buon romito, che lor mal diretti
29.8conosce, entra fra loro e turba i detti,
30.1e dice: – O cavalier, seguendo il grido
30.2de la fallace opinion vulgare,
30.3duce seguite temerario e infido
30.4che vi fa gire indarno e traviare.
30.5Or d'Ascalona nel propinquo lido
30.6itene, dove un fiume entra nel mare.
30.7Quivi fia che v'appaia uom nostro amico:
30.8credete a lui; ciò che diravvi, io 'l dico.
31.1Ei molto per sé vede, e molto intese
31.2del preveduto vostro alto viaggio
31.3(già gran tempo ha) da me: so che cortese
31.4altrettanto vi fia quanto egli è saggio. –
31.5Così lor disse: e più da lui non chiese
31.6Carlo o l'altro che seco iva messaggio,
31.7ma furo ubidienti a le parole
31.8che spirito divin dettar gli suole.
32.1Preser commiato, e sì il desio gli sprona
32.2che, senza indugio alcun posti in camino,
32.3drizzaro il lor corso ad Ascalona,
32.4dove a i lidi si frange il mar vicino.
32.5E non udian ancor come risuona
32.6il roco ed alto fremito marino,
32.7quando giunsero a un fiume il qual di nova
32.8acqua accresciuto è per novella piova,
33.1sì che non può capir dentro al suo letto,
33.2e se 'n va più che stral corrente e presto.
33.3Mentre essi stan sospesi, a lor d'aspetto
33.4venerabile appare un vecchio onesto,
33.5coronato di faggio, in lungo e schietto
33.6vestir che di lin candido è contesto.
33.7Scote questi una verga, e 'l fiume calca
33.8co' piedi asciutti e contra il corso il valca.
34.1Sì come soglion là vicino al polo,
34.2s'avien che 'l verno i fiumi agghiaccia e indure,
34.3correr su 'l Ren le villanelle a stuolo
34.4con lunghi strisci e sdrucciolar secure,
34.5così ei ne vien sovra l'instabil suolo
34.6di queste acque non gelide e non dure;
34.7e tosto colà giunse onde in lui fisse
34.8tenean le luci i due guerrieri, e disse:
35.1– Amici, dura e faticosa inchiesta
35.2seguite; e d'uopo è ben ch'altri vi guidi,
35.3ché 'l cercato guerrier lunge è da questa
35.4terra in paesi incogniti ed infidi.
35.5Quanto, oh quanto de l'opra anco vi resta!
35.6quanti mar correrete e quanti lidi!
35.7E convien che si stenda il cercar vostro
35.8oltre i confini ancor del mondo nostro.
36.1Ma non vi spiaccia entrar ne le nascose
36.2spelonche ov'ho la mia secreta sede,
36.3ch'ivi udrete da me non lievi cose
36.4e ciò ch'a voi saper più si richiede. –
36.5Disse, e ch'a lor dia loco a l'acqua impose;
36.6ed ella tosto si ritira e cede,
36.7e quinci e quindi di montagna in guisa
36.8curvata pende e 'n mezzo appar divisa.
37.1Ei, presili per man, ne le più interne
37.2profondità sotto del rio lor mena.
37.3Debile e incerta luce ivi si scerne,
37.4qual tra boschi di Cinzia ancor non piena;
37.5ma pur gravide d'acque ampie caverne
37.6veggiono, onde tra noi sorge ogni vena
37.7la qual rampilli in fonte, o in fiume vago
37.8discorra, o stagni o si dilati in lago.
38.1E veder ponno onde il Po nasca ed onde
38.2Idaspe, Gange, Eufrate, Istro derivi,
38.3ond'esca pria la Tana; e non asconde
38.4gli occulti suoi princìpi il Nilo quivi.
38.5Trovano un rio più sotto, il qual diffonde
38.6vivaci zolfi e vaghi argenti e vivi;
38.7questi il sol poi raffina, e 'l licor molle
38.8stringe in candide masse e in auree zolle.
39.1E miran d'ogni intorno il ricco fiume
39.2di care pietre il margine dipinto;
39.3onde, come a più fiaccole s'allume,
39.4splende quel loco, e 'l fosco orror n'è vinto.
39.5Quivi scintilla con ceruleo lume
39.6il celeste zafiro ed il giacinto;
39.7vi fiammeggia il carbonchio, e luce il saldo
39.8diamante, e lieto ride il bel smeraldo.
40.1Stupidi i guerrier vanno, e ne le nove
40.2cose sì tutto il lor pensier s'impiega
40.3che non fanno alcun motto. Al fin pur move
40.4la voce Ubaldo e la sua scorta prega:
40.5– Deh, padre, dinne ove noi siamo ed ove
40.6ci guidi, e tua condizion ne spiega,
40.7ch'io non so se 'l ver miri o sogno od ombra,
40.8così alto stupore il cor m'ingombra. –
41.1Risponde: – Sète voi nel grembo immenso
41.2de la terra, che tutto in sé produce;
41.3né già potreste penetrar nel denso
41.4de le viscere sue senza me duce.
41.5Vi scòrgo al mio palagio, il qual accenso
41.6tosto vedrete di mirabil luce.
41.7Nacqui io pagan, ma poi ne le sant'acque
41.8rigenerarmi a Dio per grazia piacque.
42.1Né in virtù fatte son d'angioli stigi
42.2l'opere mie meravigliose e conte
42.3(tolga Dio ch'usi note o suffumigi
42.4per isforzar Cocito e Flegetonte),
42.5ma spiando me 'n vo da' lor vestigi
42.6qual in sé virtù celi o l'erba o 'l fonte,
42.7e gli altri arcani di natura ignoti
42.8contemplo, e de le stelle i vari moti.
43.1Però che non ognor lunge dal cielo
43.2tra sotterranei chiostri è la mia stanza,
43.3ma su 'l Libano spesso e su 'l Carmelo
43.4in aerea magion fo dimoranza;
43.5ivi spiegansi a me senza alcun velo
43.6Venere e Marte in ogni lor sembianza,
43.7e veggio come ogn'altra o presto o tardi
43.8roti, o benigna o minaccievol guardi.
44.1E sotto i piè mi veggio or folte or rade
44.2le nubi, or negre ed or pinte da Iri;
44.3e generar le pioggie e le rugiade
44.4risguardo, e come il vento obliquo spiri,
44.5come il folgor s'infiammi e per quai strade
44.6tortuose in giù rispinto ei si raggiri;
44.7scorgo comete e fochi altri sì presso
44.8che soleva invaghir già di me stesso.
45.1Di me medesmo fui pago cotanto
45.2ch'io stimai già che 'l mio saper misura
45.3certa fosse e infallibile di quanto
45.4può far l'alto Fattor de la natura;
45.5ma quando il vostro Piero al fiume santo
45.6m'asperse il crine e lavò l'alma impura,
45.7drizzò più su il mio guardo, e 'l fece accorto
45.8ch'ei per se stesso è tenebroso e corto.
46.1Conobbi allor ch'augel notturno al sole
46.2è nostra mente a i rai del primo Vero,
46.3e di me stesso risi e de le fole
46.4che già cotanto insuperbir mi fèro;
46.5ma pur seguito ancor, come egli vòle,
46.6le solite arti e l'uso mio primiero.
46.7Ben son in parte altr'uom da quel ch'io fui,
46.8ch'or da lui pendo e mi rivolgo a lui,
47.1e in lui m'acqueto. Egli comanda e insegna,
47.2mastro insieme e signor sommo e sovrano,
47.3né già per nostro mezzo oprar disdegna
47.4cose degne talor de la sua mano.
47.5Or sarà cura mia ch'al campo vegna
47.6l'invitto eroe dal suo carcer lontano,
47.7ch'ei la m'impose; e già gran tempo aspetto
47.8il venir vostro, a me per lui predetto. –
48.1Così con lor parlando, al loco viene
48.2ov'egli ha il suo soggiorno e 'l suo riposo.
48.3Questo è in forma di speco e in sé contiene
48.4camare e sale, grande e spazioso.
48.5E ciò che nudre entro le ricche vene
48.6di più chiaro la terra e prezioso,
48.7splende ivi tutto; ed ei n'è in guisa ornato
48.8ch'ogni suo fregio è non fatto, ma nato.
49.1Non mancàr qui cento ministri e cento
49.2che accorti e pronti a servir gli osti foro,
49.3né poi in mensa magnifica d'argento
49.4mancàr gran vasi e di cristallo e d'oro;
49.5ma quando sazio il natural talento
49.6fu de' cibi e la sete estinta in loro:
49.7– Tempo è ben – disse a i cavalieri il mago
49.8– che 'l maggior desir vostro omai sia pago. –
50.1Quivi ricominciò: – L'opre e le frodi
50.2note in parte a voi son de l'empia Armida:
50.3come ella al campo venne, e con quai modi
50.4molti guerrier ne trasse e lor fu guida.
50.5Sapete ancor che di tenaci nodi
50.6gli avinse poscia, albergatrice infida,
50.7e ch'indi a Gaza gli inviò con molti
50.8custodi, e che tra via furon disciolti.
51.1Or vi narrerò quel ch'appresso occorse,
51.2vera istoria da voi non anco intesa.
51.3Poi che la maga rea vide ritòrse
51.4la preda sua, già con tant'arte presa,
51.5ambe le mani per dolor si morse
51.6e fra sé disse di disdegno accesa:
51.7<
51.8miei prigion liberati egli si vanti.
52.1Se gli altri sciolse, ei serva ed ei sostegna
52.2le pene altrui serbate e 'l lungo affanno;
52.3né questo anco mi basta: i' vo' che vegna
52.4su gli altri tutti universale il danno.>>
52.5Così tra sé dicendo, ordir disegna
52.6questo ch'or udirete iniquo inganno.
52.7Viensene al loco ove Rinaldo vinse
52.8in pugna i suoi guerrieri, e parte estinse.
53.1Quivi egli avendo l'arme sue deposto,
53.2indosso quelle d'un pagan si pose;
53.3forse perché bramava irsene ascosto
53.4sotto insegne men note e men famose.
53.5Prese l'armi la maga, e in esse tosto
53.6un tronco busto avolse e poi l'espose;
53.7l'espose in ripa a un fiume ove doveva
53.8stuol de' Franchi arrivar, e 'l prevedeva.
54.1E questo antiveder potea ben ella
54.2che mandar mille spie solea d'intorno,
54.3onde spesso del campo avea novella
54.4e s'altri indi partiva o fea ritorno;
54.5oltre che con gli spirti anco favella
54.6sovente, e fa con lor lungo soggiorno.
54.7Collocò dunque il corpo morto in parte
54.8molto opportuna a sua ingannevol arte.
55.1Non lunge un sagacissimo valletto
55.2pose, di panni pastorai vestito,
55.3e impose lui ciò ch'esser fatto o detto
55.4fintamente doveva; e fu essequito.
55.5Questi parlò co' vostri, e di sospetto
55.6sparse quel seme in lor ch'indi nutrito
55.7fruttò risse e discordie, e quasi al fine
55.8sediziose guerre e cittadine.
56.1Ché fu, com'ella disegnò, creduto
56.2per opra del Buglion Rinaldo ucciso,
56.3benché alfine il sospetto a torto avuto
56.4del ver si dileguasse al primo aviso.
56.5Cotal d'Armida l'artificio astuto
56.6primieramente fu qual io diviso.
56.7Or udirete ancor come seguisse
56.8poscia Rinaldo, e quel ch'indi avenisse.
57.1Qual cauta cacciatrice, Armida aspetta
57.2Rinaldo al varco. Ei su l'Oronte giunge,
57.3ove un rio si dirama e, un'isoletta
57.4formando, tosto a lui si ricongiunge;
57.5e 'n su la riva una colonna eretta
57.6vede, e un picciol battello indi non lunge.
57.7Fisa egli tosto gli occhi al bel lavoro
57.8del bianco marmo e legge in lettre d'oro:
58.1<
58.2peregrinando adduce a queste sponde,
58.3meraviglie maggior l'orto o l'occaso
58.4non ha di ciò che l'isoletta asconde.
58.5Passa, se vuoi vederla.>> E' persuaso
58.6tosto l'incauto a girne oltra quell'onde;
58.7e perché mal capace era la barca,
58.8gli scudieri abbandona ed ei sol varca.
59.1Come è là giunto, cupido e vagante
59.2volge intorno lo sguardo, e nulla vede
59.3fuor ch'antri ed acque e fiori ed erbe e piante,
59.4onde quasi schernito esser si crede;
59.5ma pur quel loco è così lieto e in tante
59.6guise l'alletta ch'ei si ferma e siede,
59.7e disarma la fronte e la ristaura
59.8al soave spirar di placid'aura.
60.1Il fiume gorgogliar fra tanto udio
60.2con novo suono, e là con gli occhi corse,
60.3e mover vide un'onda in mezzo al rio
60.4che in se stessa si volse e si ritorse;
60.5e quinci alquanto d'un crin biondo uscio,
60.6e quinci di donzella un volto sorse,
60.7e quinci il petto e le mammelle, e de la
60.8sua forma infin dove vergogna cela.
61.1Così dal palco di notturna scena
61.2o ninfa o dea, tarda sorgendo, appare.
61.3Questa, benché non sia vera sirena
61.4ma sia magica larva, una ben pare
61.5di quelle che già presso a la tirrena
61.6piaggia abitàr l'insidioso mare;
61.7né men ch'in viso bella, in suono è dolce,
61.8e così canta, e 'l cielo e l'aure molce:
62.1<
62.2v'ammantan di fiorite e verdi spoglie,
62.3di gloria e di virtù fallace raggio
62.4la tenerella mente ah non v'invoglie!
62.5Solo chi segue ciò che piace è saggio,
62.6e in sua stagion de gli anni il frutto coglie.
62.7Questo grida natura. Or dunque voi
62.8indurarete l'alma a i detti suoi?
63.1Folli, perché gettate il caro dono,
63.2che breve è sì, di vostra età novella?
63.3Nome, e senza soggetto idoli sono
63.4ciò che pregio e valore il mondo appella.
63.5La fama che invaghisce a un dolce suono
63.6voi superbi mortali, e par sì bella,
63.7è un'ecco, un sogno, anzi del sogno un'ombra,
63.8ch'ad ogni vento si dilegua e sgombra.
64.1Goda il corpo sicuro, e in lieti oggetti
64.2l'alma tranquilla appaghi i sensi frali;
64.3oblii le noie andate, e non affretti
64.4le sue miserie in aspettando i mali.
64.5Nulla curi se 'l ciel tuoni o saetti,
64.6minacci egli a sua voglia e infiammi strali.
64.7Questo è saver, questa è felice vita:
64.8sì l'insegna natura e sì l'addita.>>
65.1Sì canta l'empia, e 'l giovenetto al sonno
65.2con note invoglia sì soavi e scorte.
65.3Quel serpe a poco a poco e si fa donno
65.4sovra i sensi di lui possente e forte;
65.5né i tuoni omai destar, non ch'altri, il ponno
65.6da quella queta imagine di morte.
65.7Esce d'aguato allor la falsa maga
65.8e gli va sopra, di vendetta vaga.
66.1Ma quando in lui fissò lo sguardo e vide
66.2come placido in vista egli respira,
66.3e ne' begli occhi un dolce atto che ride,
66.4benché sian chiusi (or che fia s'ei li gira?),
66.5pria s'arresta sospesa, e gli s'asside
66.6poscia vicina, e placar sente ogn'ira
66.7mentre il risguarda; e 'n su la vaga fronte
66.8pende omai sì che par Narciso al fonte.
67.1E quei ch'ivi sorgean vivi sudori
67.2accoglie lievemente in un suo velo,
67.3e con un dolce ventillar gli ardori
67.4gli va temprando de l'estivo cielo.
67.5Così (chi 'l crederia?) sopiti ardori
67.6d'occhi nascosi distempràr quel gelo
67.7che s'indurava al cor più che diamante,
67.8e di nemica ella divenne amante.
68.1Di ligustri, di gigli e de le rose
68.2le quai fiorian per quelle piaggie amene,
68.3con nov'arte congiunte, indi compose
68.4lente ma tenacissime catene.
68.5Queste al collo, a le braccia, a i piè gli pose:
68.6così l'avinse e così preso il tiene;
68.7quinci, mentre egli dorme, il fa riporre
68.8sovra un suo carro, e ratta il ciel trascorre.
69.1Né già ritorna di Damasco al regno,
69.2né dove ha il suo castello in mezzo a l'onde;
69.3ma ingelosita di sì caro pegno,
69.4e vergognosa del suo amor, s'asconde
69.5ne l'oceano immenso, ove alcun legno
69.6rado, o non mai, va de le nostre sponde,
69.7fuor tutti i nostri lidi; e quivi eletta
69.8per solinga sua stanza è un'isoletta.
70.1Un'isoletta la qual nome prende
70.2con le vicine sue da la Fortuna.
70.3Quinci ella in cima a una montagna ascende
70.4disabitata e d'ombre oscura e bruna,
70.5e per incanto a lei nevose rende
70.6le spalle e i fianchi, e senza neve alcuna
70.7gli lascia il capo verdeggiante e vago,
70.8e vi fonda un palagio appresso un lago,
71.1ove in perpetuo april molle amorosa
71.2vita seco ne mena il suo diletto.
71.3Or da così lontana e così ascosa
71.4prigion trar voi dovete il giovenetto,
71.5e vincer de la timida e gelosa
71.6le guardie, ond'è difeso il monte e 'l tetto;
71.7e già non mancherà chi là vi scòrga,
71.8e chi per l'alta impresa arme vi porga.
72.1Trovarete, del fiume a pena sorti,
72.2donna giovin di viso, antica d'anni,
72.3ch'a i lunghi crini in su la fronte attorti
72.4fia nota ed al color vario de' panni.
72.5Questa per l'alto mar fia che vi porti
72.6più ratta che non spiega aquila i vanni,
72.7più che non vola il folgore; né guida
72.8la trovareta al ritornar men fida.
73.1A piè del monte ove la maga alberga,
73.2sibilando strisciar novi pitoni
73.3e cinghiali arrizzar l'aspre lor terga
73.4ed aprir la gran bocca orsi e leoni
73.5vedrete; ma scotendo una mia verga,
73.6temeranno appressarsi ove ella suoni.
73.7Poi via maggior (se dritto il ver s'estima)
73.8si troverà il periglio in su la cima.
74.1Un fonte sorge in lei che vaghe e monde
74.2ha l'acque sì che i riguardanti asseta;
74.3ma dentro a i freddi suoi cristalli asconde
74.4di tòsco e stran malvagità secreta,
74.5ch'un picciol sorso di sue lucide onde
74.6inebria l'alma tosto e la fa lieta,
74.7indi a rider uom move, e tanto il riso
74.8s'avanza alfin ch'ei ne rimane ucciso.
75.1Lunge la bocca disdegnosa e schiva
75.2torcete voi da l'acque empie omicide,
75.3né le vivande poste in verde riva
75.4v'allettin poi, né le donzelle infide
75.5che voce avran piacevole e lasciva
75.6e dolce aspetto che lusinga e ride;
75.7ma voi, gli sguardi e le parole accorte
75.8sprezzando, entrate pur ne l'alte porte.
76.1Dentro è di muri inestricabil cinto
76.2che mille torce in sé confusi giri,
76.3ma in breve foglio io ve 'l darò distinto,
76.4sì che nessun error fia che v'aggiri.
76.5Siede in mezzo un giardin del labirinto
76.6che par che da ogni fronde amore spiri;
76.7quivi in grembo a la verde erba novella
76.8giacerà il cavaliero e la donzella.
77.1Ma come essa lasciando il caro amante
77.2in altra parte il piede avrà rivolto,
77.3vuo' ch'a lui vi scopriate, e d'adamante
77.4un scudo ch'io darò gli alziate al volto,
77.5sì ch'egli vi si specchi, e 'l suo sembiante
77.6veggia e l'abito molle onde fu involto,
77.7ch'a tal vista potrà vergogna e sdegno
77.8scacciar dal petto suo l'amor indegno.
78.1Altro che dirvi omai nulla m'avanza
78.2se non ch'assai securi ir ne potrete
78.3e penetrar de l'intricata stanza
78.4ne le più interne parti e più secrete,
78.5perché non fia che magica possanza
78.6a voi ritardi il corso o 'l passo viete;
78.7né potrà pur, cotal virtù vi guida,
78.8il giunger vostro antiveder Armida.
79.1Né men secura da gli alberghi suoi
79.2l'uscita vi sarà poscia e 'l ritorno.
79.3Ma giunge omai l'ora del sonno, e voi
79.4sorger diman dovete a par co 'l giorno. –
79.5Così lor disse, e li menò dopoi
79.6ove essi avean la notte a far soggiorno.
79.7Ivi lasciando lor lieti e pensosi,
79.8si ritrasse il buon vecchio a i suoi riposi.
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