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CANTO UNDICESIMO

1.1Ma 'l capitan de le cristiane genti,
1.2vòlto avendo a l'assalto ogni pensiero,
1.3giva apprestando i bellici instrumenti
1.4quando a lui venne il solitario Piero;
1.5e trattolo in disparte, in tali accenti
1.6gli parlò venerabile e severo:
1.7– Tu movi, o capitan, l'armi terrene,
1.8ma di là non cominci onde conviene.
2.1Sia dal Cielo il principio; invoca inanti
2.2ne le preghiere publiche e devote
2.3la milizia de gli angioli e de' santi,
2.4che ne impetri vittoria ella che puote.
2.5Preceda il clero in sacre vesti, e canti
2.6con pietosa armonia supplici note;
2.7e da voi, duci gloriosi e magni,
2.8pietate il vulgo apprenda e n'accompagni. –
3.1Così gli parla il rigido romito,
3.2e 'l buon Goffredo il saggio aviso approva:
3.3– Servo – risponde – di Giesù gradito,
3.4il tuo consiglio di seguir mi giova.
3.5Or mentre i duci a venir meco invito,
3.6tu i Pastori de' popoli ritrova,
3.7Guglielmo ed Ademaro, e vostra sia
3.8la cura de la pompa sacra e pia. –
4.1Nel seguente mattino il vecchio accoglie
4.2co' duo gran sacerdoti altri minori,
4.3ov'entro al vallo tra sacrate soglie
4.4soleansi celebrar divini onori.
4.5Quivi gli altri vestìr candide spoglie,
4.6vestìr dorato ammanto i duo Pastori
4.7che bipartito sovra i bianchi lini
4.8s'affibbia al petto, e incoronaro i crini.
5.1Va Piero solo inanzi e spiega al vento
5.2il segno riverito in Paradiso,
5.3e segue il coro a passo grave e lento
5.4in duo lunghissimi ordini diviso.
5.5Alternando facean doppio concento
5.6in supplichevol canto e in umil viso,
5.7e chiudendo le schiere ivano a paro
5.8i principi Guglielmo ed Ademaro.
6.1Venia poscia il Buglion, pur come è l'uso
6.2di capitan senza compagno a lato;
6.3seguiano a coppia i duci, e non confuso
6.4seguiva il campo in lor difesa armato.
6.5Sì procedendo se n'uscia del chiuso
6.6de le trinciere il popolo adunato,
6.7né s'udian trombe o suoni altri feroci
6.8ma di pietate e d'umiltà sol voci.
7.1Te Genitor, te Figlio eguale al Padre,
7.2e te che d'ambo uniti amando spiri,
7.3e te d'Uomo e di Dio vergine Madre
7.4invocano propizia a i lor desiri;
7.5o Duci, e voi che le fulgenti squadre
7.6del ciel movete in triplicati giri,
7.7o Divo, e te che de la diva fronte
7.8la monda umanità lavasti al fonte,
8.1chiamano; e te che sei pietra e sostegno
8.2de la magion di Dio fondato e forte,
8.3ove ora il novo successor tuo degno
8.4di grazia e di perdono apre le porte,
8.5e gli altri messi del celeste regno
8.6che divulgàr la vincitrice morte,
8.7e quei che 'l vero a confermar seguiro,
8.8testimoni di sangue e di martiro;
9.1quegli ancor la cui penna o la favella
9.2insegnata ha del Ciel la via smarrita,
9.3e la cara di Cristo e fida ancella
9.4ch'elesse il ben de la più nobil vita;
9.5e le vergini chiuse in casta cella
9.6che Dio con alte nozze a sé marita;
9.7e quell'altre magnanime a i tormenti,
9.8sprezzatrici de' regi e de le genti.
10.1Così cantando, il popolo devoto
10.2con larghi giri si dispiega e stende,
10.3e drizza a l'Oliveto il lento moto,
10.4monte che da l'olive il nome prende,
10.5monte per sacra fama al mondo noto,
10.6ch'oriental contra le mura ascende,
10.7e sol da quelle il parte e ne 'l discosta
10.8la cupa Giosafà ch'in mezzo è posta.
11.1Colà s'invia l'essercito canoro,
11.2e ne suonan le valli ime e profonde
11.3e gli alti colli e le spelonche loro,
11.4e da ben mille parti Ecco risponde,
11.5e quasi par che boscareccio coro
11.6fra quegli antri si celi e in quelle fronde,
11.7sì chiaramente replicar s'udia
11.8or di Cristo il gran nome, or di Maria.
12.1D'in su le mura ad ammirar fra tanto
12.2cheti si stanno e attoniti i pagani
12.3que' tardi avolgimenti e l'umil canto,
12.4e l'insolite pompe e i riti estrani.
12.5Poi che cessò de lo spettacol santo
12.6la novitate, i miseri profani
12.7alzàr le strida; e di bestemmie e d'onte
12.8muggì il torrente e la gran valle e 'l monte.
13.1Ma da la casta melodia soave
13.2la gente di Giesù però non tace,
13.3né si volge a que' gridi o cura n'have
13.4più che di stormo avria d'augei loquace;
13.5né perché strali aventino, ella pave
13.6che giungano a turbar la santa pace
13.7di sì lontano, onde a suo fin ben pote
13.8condur le sacre incominciate note.
14.1Poscia in cima del colle ornan l'altare
14.2che di gran cena al sacerdote è mensa,
14.3e d'ambo i lati luminosa appare
14.4sublime lampa in lucid'oro accensa.
14.5Quivi altre spoglie, e pur dorate e care,
14.6prende Guglielmo, e pria tacito pensa,
14.7indi con chiaro suon la voce spiega,
14.8se stesso accusa e Dio ringrazia e prega.
15.1Umili intorno ascoltano i primieri,
15.2le viste i più lontani almen v'han fisse.
15.3Ma poi che celebrò gli alti misteri
15.4del puro sacrificio: – Itene – ei disse;
15.5e in fronte alzando a i popoli guerrieri
15.6la man sacerdotal, li benedisse.
15.7Allor se 'n ritornàr le squadre pie
15.8per le dianzi da lor calcate vie.
16.1Giunti nel vallo e l'ordine disciolto,
16.2si rivolge Goffredo a sua magione,
16.3e l'accompagna stuol calcato e folto
16.4insino al limitar del padiglione.
16.5Quivi gli altri accommiata indietro vòlto,
16.6ma ritien seco i duci il pio Buglione,
16.7e li raccoglie a mensa, e vuol ch'a fronte
16.8di Tolosa gli sieda il vecchio conte.
17.1Poi che de' cibi natural amore
17.2fu in lor ripresso e l'importuna sete,
17.3disse a i duci il gran duce: – Al novo albore
17.4tutti a l'assalto voi pronti sarete:
17.5quel fia giorno di guerra e di sudore,
17.6questo sia d'apparecchio e di quiete.
17.7Dunque ciascun vada al riposo, e poi
17.8se medesmo prepari e i guerrier suoi. –
18.1Tolser essi congedo, e manifesto
18.2quinci gli araldi a suon di trombe fèro
18.3ch'essere a l'arme apparecchiato e presto
18.4dée con la nova luce ogni guerriero.
18.5Così in parte al ristoro e in parte questo
18.6giorno si diede a l'opre ed al pensiero,
18.7sin che fe' nova tregua a la fatica
18.8la cheta notte, del riposo amica.
19.1Ancor dubbia l'aurora ed immaturo
19.2ne l'oriente il parto era del giorno,
19.3né i terreni fendea l'aratro duro
19.4né fea il pastore a i prati anco ritorno;
19.5stava tra i rami ogni augellin securo,
19.6e in selva non s'udia latrato o corno,
19.7quando a cantar la mattutina tromba
19.8comincia: – A l'arme! – A l'arme! – il ciel rimbomba
20.1– A l'arme! a l'arme! – subito ripiglia
20.2il grido universal di cento schiere.
20.3Sorge il forte Goffredo e già non piglia
20.4la gran corazza usata o le schiniere;
20.5ne veste un'altra ed un pedon somiglia
20.6in arme speditissime e leggiere;
20.7e indosso avea già l'agevol pondo,
20.8quando gli sovragiunse il buon Raimondo.
21.1Questi, veggendo armato in cotal modo
21.2il capitano, il suo pensier comprese:
21.3– Ov'è – gli disse – il grave usbergo e sodo?
21.4ov'è, signor, l'altro ferrato arnese?
21.5perché sei parte inerme? Io già non lodo
21.6che vada con sì debili difese.
21.7Or da tai segni in te ben argomento
21.8che sei di gloria ad umil mèta intento.
22.1Deh! che ricerchi tu? privata palma
22.2di salitor di mura? Altri le saglia,
22.3ed esponga men degna ed util alma
22.4(rischio debito a lui) ne la battaglia;
22.5tu riprendi, signor, l'usata salma
22.6e di te stesso a nostro pro ti caglia.
22.7L'anima tua, mente del campo e vita,
22.8cautamente per Dio sia custodita. –
23.1Qui tace, ed ei risponde: – Or ti sia noto
23.2che quando in Chiaramonte il grande Urbano
23.3questa spada mi cinse, e me devoto
23.4fe' cavalier l'onnipotente mano,
23.5tacitamente a Dio promisi in voto
23.6non pur l'opera qui di capitano,
23.7ma d'impiegarvi ancor, quando che fosse,
23.8qual privato guerrier l'arme e le posse.
24.1Dunque, poscia che fian contra i nemici
24.2tutte le genti mie mosse e disposte,
24.3e ch'a pieno adempito avrò gli uffici
24.4che son dovuti al principe de l'oste,
24.5ben è ragion (né tu, credo, il disdici)
24.6ch'a le mura pugnando anch'io m'accoste,
24.7e la fede promessa al Cielo osservi:
24.8egli mi custodisca e mi conservi. –
25.1Così concluse, e i cavalier francesi
25.2seguìr l'essempio e i duo minor Buglioni;
25.3gli altri principi ancor men gravi arnesi
25.4parte vestiro e si mostràr pedoni.
25.5Ma i pagani fra tanto erano ascesi
25.6là dove a i sette gelidi Trioni
25.7si volge e piega a l'occidente il muro,
25.8che nel più facil sito è men securo.
26.1Però ch'altronde la città non teme
26.2de l'assalto nemico offesa alcuna.
26.3Quivi non pur l'empio tiranno insieme
26.4il forte vulgo e gli assoldati aduna,
26.5ma chiama ancora a le fatiche estreme
26.6fanciulli e vecchi l'ultima fortuna;
26.7e van questi portando a i più gagliardi
26.8calce e zolfo e bitume e sassi e dardi.
27.1E di machine e d'arme han pieno inante
27.2tutto quel muro a cui soggiace il piano,
27.3e quinci in forma d'orrido gigante
27.4da la cintola in su sorge il Soldano,
27.5quindi tra' merli il minaccioso Argante
27.6torreggia, e discoperto è di lontano,
27.7e in su la torre altissima Angolare
27.8sovra tutti Clorinda eccelsa appare.
28.1A costei la faretra e 'l grave incarco
28.2de l'acute quadrella al tergo pende.
28.3Ella già ne le mani ha preso l'arco,
28.4e già lo stral v'ha su la corda e 'l tende;
28.5e desiosa di ferire, al varco
28.6la bella arciera i suoi nemici attende.
28.7Tal già credean la vergine di Delo
28.8tra l'alte nubi saettar dal cielo.
29.1Scorre più sotto il re canuto a piede
29.2da l'una a l'altra porta, e 'n su le mura
29.3ciò che prima ordinò cauto rivede
29.4e i difensor conforta e rassecura;
29.5e qui genti rinforza e là provede
29.6di maggior copia d'arme, e 'l tutto cura.
29.7Ma se ne van l'afflitte madri al tempio
29.8a ripregar nume bugiardo ed empio.
30.1– Deh! spezza tu del predator francese
30.2l'asta, Signor, con la man giusta e forte;
30.3e lui, che tanto il tuo gran nome offese,
30.4abbatti e spargi sotto l'alte porte. –
30.5Così dicean, né fur le voci intese
30.6là giù tra 'l pianto de l'eterna morte.
30.7Or mentre la città s'appresta e prega,
30.8le genti e l'arme il pio Buglion dispiega.
31.1Tragge egli fuor l'essercito pedone
31.2con molta providenza e con bell'arte,
31.3e contra il muro ch'assalir dispone
31.4obliquamente in duo lati il comparte.
31.5Le baliste per dritto in mezzo pone
31.6e gli altri ordigni orribili di Marte,
31.7onde in guisa di fulmini si lancia
31.8vèr le merlate cime or sasso, or lancia.
32.1E mette in guardia i cavalier de' fanti
32.2da tergo, e manda intorno i corridori.
32.3Dà il segno poi de la battaglia, e tanti
32.4i sagittari sono e i frombatori
32.5e l'arme da le machine volanti,
32.6che scemano fra i merli i difensori.
32.7Altri v'è morto e 'l loco altri abbandona;
32.8già men folta del muro è la corona.
33.1La gente franca impetuosa e ratta
33.2allor quanto più puote affretta i passi;
33.3e parte scudo a scudo insieme adatta,
33.4e di quegli un coperchio al capo fassi,
33.5e parte sotto machine s'appiatta,
33.6che fan riparo al grandinar de' sassi;
33.7ed arrivando al fosso, il cupo e 'l vano
33.8cercano empirne ed adeguarlo al piano.
34.1Non era il fosso di palustre limo
34.2(ché no 'l consente il loco) o d'acqua molle,
34.3onde l'empieno ancor che largo ed imo,
34.4le pietre e i fasci e gli arbori e le zolle.
34.5L'audacissimo Alcasto intanto il primo
34.6scopre la testa ed una scala estolle,
34.7e no 'l ritien dura gragnuola o pioggia
34.8di fervidi bitumi, e su vi poggia.
35.1Vedeasi in alto il fier elvezio asceso
35.2mezzo l'aereo calle aver fornito,
35.3segno a mille saette, e non offeso
35.4d'alcuna sì che fermi il corso ardito;
35.5quando un sasso ritondo e di gran peso,
35.6veloce come di bombarda uscito,
35.7ne l'elmo il coglie e il risospinge a basso;
35.8e 'l colpo vien dal lanciator circasso.
36.1Non è mortal, ma grave il colpo e 'l salto
36.2sì ch'ei stordisce, e giace immobil pondo.
36.3Argante allor in suon feroce ed alto:
36.4– Caduto è il primo, or chi verrà secondo?
36.5Ché non uscite a manifesto assalto,
36.6appiattati guerrier, s'io non m'ascondo?
36.7Non gioveranvi le caverne estrane,
36.8ma vi morrete come belve in tane. –
37.1Così dice egli, e per suo dir non cessa
37.2la gente occulta, e tra i ripari cavi
37.3e sotto gli alti scudi unita e spessa
37.4le saette sostiene e i pesi gravi;
37.5già gli arieti a la muraglia appressa,
37.6machine grandi e smisurate travi,
37.7c'han testa di monton ferrata e dura:
37.8temon le porte il cozzo, e l'alte mura.
38.1Gran mole intanto è di là su rivolta
38.2per cento mani al gran bisogno pronte,
38.3che sovra la testugine più folta
38.4ruina, e par che vi trabocchi un monte;
38.5e de gli scudi l'union disciolta,
38.6più d'un elmo vi frange e d'una fronte,
38.7e ne riman la terra sparsa e rossa
38.8d'arme, di sangue, di cervella e d'ossa.
39.1L'assalitore allor sotto al coperto
39.2de le machine sue più non ripara,
39.3ma da i ciechi perigli al rischio aperto
39.4fuori se n'esce e sua virtù dichiara.
39.5Altri appoggia le scale e va per l'erto,
39.6altri percote i fondamenti a gara.
39.7Ne crolla il muro, e ruinoso i fianchi
39.8già fesso mostra a l'impeto de' Franchi.
40.1E ben cadeva a le percosse orrende
40.2che doppia in lui l'espugnator montone,
40.3ma sin da' merli il popolo il difende
40.4con usata di guerra arte e ragione,
40.5ch'ovunque la gran trave in lui si stende
40.6cala fasci di lana e li frapone;
40.7prende in sé le percosse e fa più lente
40.8la materia arrendevole e cedente.
41.1Mentre con tal valor s'erano strette
41.2l'audaci schiere a la tenzon murale,
41.3curvò Clorinda sette volte, e sette
41.4rallentò l'arco e n'aventò lo strale;
41.5e quante in giù se ne volàr saette,
41.6tante s'insanguinaro il ferro e l'ale.
41.7Non di sangue plebeo ma del più degno,
41.8ché sprezza quell'altera ignobil segno.
42.1Il primo cavalier ch'ella piagasse
42.2fu l'erede minor del rege inglese.
42.3Da' suoi ripari a pena il capo ei trasse
42.4che la mortal percossa in lui discese,
42.5e che la destra man non gli trapasse
42.6il guanto de l'acciar nulla contese;
42.7sì che inabile a l'arme ei si ritira
42.8fremendo, e meno di dolor che d'ira.
43.1Il buon conte d'Ambuosa in ripa al fosso,
43.2e su la scala poi Clotareo il franco:
43.3quegli morì trafitto il petto e 'l dosso,
43.4questi da l'un passato a l'altro fianco.
43.5Sospingeva il monton, quando è percosso
43.6al signor de' Fiamminghi il braccio manco,
43.7sì che tra via s'allenta, e vuol poi trarne
43.8lo strale, e resta il ferro entro la carne.
44.1A l'incauto Ademar, ch'era da lunge
44.2la fera pugna a riguardar rivolto,
44.3la fatal canna arriva e in fronte il punge.
44.4Stende ei la destra al loco ove l'ha colto,
44.5quando nova saetta ecco sorgiunge
44.6sovra la mano e la confige al volto;
44.7onde egli cade, e fa del sangue sacro
44.8su l'arme feminili ampio lavacro.
45.1Ma non lungi da' merli a Palamede,
45.2mentre ardito disprezza ogni periglio
45.3e su per gli erti gradi indrizza il piede,
45.4cala il settimo ferro al destro ciglio,
45.5e trapassando per la cava sede
45.6e tra i nervi de l'occhio esce vermiglio
45.7diretro per la nuca; egli trabocca
45.8e more a' piè de l'assalita rocca.
46.1Tal saetta costei. Goffredo intanto
46.2con novo assalto i difensori opprime.
46.3Avea condotto ad una porta a canto
46.4de le machine sue la più sublime.
46.5Questa è torre di legno, e s'erge tanto
46.6che può del muro pareggiar le cime;
46.7torre che grave d'uomini ed armata,
46.8mobile è su le rote e vien tirata.
47.1Viene aventando la volubil mole
47.2lancie e quadrella, e quanto più s'accosta,
47.3e come nave in guerra a nave suole,
47.4tenta d'unirsi a la muraglia opposta;
47.5ma chi lei guarda ed impedir ciò vuole,
47.6l'urta la fronte e l'una e l'altra costa,
47.7la respinge con l'aste e le percote
47.8or con le pietre i merli ed or le rote.
48.1Tanti di qua, tanti di là fur mossi
48.2e sassi e dardi ch'oscuronne il cielo.
48.3S'urtàr duo nembi in aria, e là tornossi
48.4talor respinto, onde partiva, il telo.
48.5Come di fronde sono i rami scossi
48.6da la pioggia indurata in freddo gelo
48.7e ne caggiono i pomi anco immaturi,
48.8così cadeano i saracin da i muri,
49.1però che scende in lor più greve il danno,
49.2che di ferro assai meno eran guerniti.
49.3Parte de' vivi ancora in fuga vanno,
49.4de la gran mole al fulminar smarriti.
49.5Ma quel che già fu di Nicea tiranno
49.6vi resta, e fa restarvi i pochi arditi;
49.7e 'l fero Argante a contraporsi corre,
49.8presa una trave, a la nemica torre,
50.1e da sé la respinge e tien lontana
50.2quanto l'abete è lungo e 'l braccio forte.
50.3Vi scende ancor la vergine sovrana,
50.4e de' perigli altrui si fa consorte.
50.5I Franchi intanto a la pendente lana
50.6le funi recideano e le ritorte
50.7con lunghe falci, onde cadendo a terra
50.8lasciava il muro disarmato in guerra.
51.1Così la torre sovra, e più di sotto
51.2l'impetuoso il batte aspro ariete,
51.3onde comincia omai forato e rotto
51.4a discoprir le interne vie secrete.
51.5Essi non lunge il capitan condotto
51.6al conquassato e tremulo parete,
51.7nel suo scudo maggior tutto rinchiuso
51.8che rade volte ha di portar in uso.
52.1E quivi cauto rimirando spia,
52.2e scender vede Solimano a basso
52.3e porsi a la difesa ove s'apria
52.4tra le ruine il periglioso passo,
52.5e rimaner della sublime via
52.6Clorinda in guardia e 'l cavalier circasso.
52.7Così guardava, e già sentiasi il core
52.8tutto avampar di generoso ardore.
53.1Onde rivolto dice al buon Sigiero,
53.2che gli portava un altro scudo e l'arco:
53.3– Ora mi porgi, o fedel mio scudiero,
53.4cotesto men gravoso e grande incarco,
53.5ché tenterò di trapassar primiero
53.6su i dirupati sassi il dubbio varco;
53.7e tempo è ben che qualche nobil opra
53.8de la nostra virtute omai si scopra. –
54.1Così mutato scudo a pena disse,
54.2quando a lui venne una saetta a volo,
54.3e ne la gamba il colse e la trafisse
54.4nel più nervoso, ove è più acuto il duolo.
54.5Che di tua man, Clorinda, il colpo uscisse,
54.6la fama il canta, e tuo l'onor n'è solo;
54.7se questo dì servaggio e morte schiva
54.8la tua gente pagana, a te s'ascriva.
55.1Ma il fortissimo eroe, quasi non senta
55.2il mortifero duol de la ferita,
55.3dal cominciato corso il piè non lenta,
55.4e monta su i dirupi e gli altri invita.
55.5Pur s'avede egli poi che no 'l sostenta
55.6la gamba, offesa troppo ed impedita,
55.7e ch'inaspra agitando ivi l'ambascia,
55.8onde sforzato alfin l'assalto lascia.
56.1E chiamando il buon Guelfo a sé con mano,
56.2a lui parlava: – Io me ne vo constretto:
56.3sostien persona tu di capitano
56.4e di mia lontananza empi il difetto.
56.5Ma picciol'ora io vi starò lontano:
56.6vado e ritorno. – E si partia, ciò detto;
56.7ed ascendendo in un leggier cavallo,
56.8giunger non può che non sia visto al vallo.
57.1Al dipartir del capitan, si parte
57.2e cede il campo la fortuna franca.
57.3Cresce il vigor ne la contraria parte,
57.4sorge la speme e gli animi rinfranca;
57.5e l'ardimento co 'l favor di Marte
57.6ne' cor fedeli e l'impeto già manca:
57.7già corre lento ogni lor ferro al sangue,
57.8e de le trombe istesse il suono langue.
58.1E già tra' merli a comparir non tarda
58.2lo stuol fugace che 'l timor caccionne,
58.3e mirando la vergine gagliarda,
58.4vero amor de la patria arma le donne.
58.5Correr le vedi e collocarsi in guarda
58.6con chiome sparse e con succinte gonne,
58.7e lanciar dardi e non mostrar paura
58.8d'esporre il petto per l'amate mura.
59.1E quel ch'a i Franchi più spavento porge,
59.2e 'l toglie a i difensor de la cittade,
59.3è che 'l possente Guelfo (e se n'accorge
59.4questo popol e quel) percosso cade.
59.5Tra mille il trova sua fortuna e scòrge
59.6d'un sasso il corso per lontane strade;
59.7e da sembiante colpo al tempo stesso
59.8colto è Raimondo, onde giù cade anch'esso.
60.1Ed aspramente allor anco fu punto
60.2ne la proda del fosso Eustazio ardito.
60.3Né in questo a i Franchi fortunoso punto
60.4contra lor da' nemici è colpo uscito
60.5(che n'uscìr molti) onde non sia disgiunto
60.6corpo da l'alma o non sia almen ferito.
60.7E in tal prosperità via più feroce
60.8divenendo il circasso, alza la voce:
61.1– Non è questa Antiochia, e non è questa
61.2la notte amica a le cristiane frodi.
61.3Vedete il chiaro sol, la gente desta,
61.4altra forma di guerra ed altri modi.
61.5Dunque favilla in voi nulla più resta
61.6de l'amor de la preda e de le lodi,
61.7che sì tosto cessate e sète stanche
61.8per breve assalto, o Franchi no, ma Franche? –
62.1Così ragiona, e in guisa tal s'accende
62.2ne le sue furie il cavaliero audace
62.3che quell'ampia città ch'egli difende
62.4non gli par campo del suo ardir capace,
62.5e si lancia a gran salti ove si fende
62.6il muro e la fessura adito face;
62.7ed ingombra l'uscita, e grida intanto
62.8a Soliman che si vedeva a canto:
63.1– Soliman, ecco il loco ed ecco l'ora
63.2che del nostro valor giudice fia.
63.3Che cessi? o di che temi? or costà fora
63.4cerchi il pregio sovran chi più 'l desia. –
63.5Così gli disse, e l'uno e l'altro allora
63.6precipitosamente a prova uscia;
63.7l'un da furor, l'altro da onor rpito
63.8e stimolato dal feroce invito.
64.1Giunsero inaspettati ed improvisi
64.2sovra i nemici, e in paragon mostràrsi;
64.3e da lor tanti furo uomini uccisi,
64.4e scudi ed elmi dissipati e sparsi,
64.5e scale tronche ed arieti incisi,
64.6che di lor parave quasi un monte farsi,
64.7e mescolati a le ruine alzaro,
64.8in vece del caduto, alto riparo.
65.1La gente che pur dianzi ardì salire
65.2al pregio eccelso di mural corona,
65.3non ch'or d'entrar ne la cittate aspire,
65.4ma sembra a le difese anco mal buona;
65.5e cede al nuovo assalto, e in preda a l'ire
65.6de' duo guerrier le machine abbandona,
65.7ch'ad altra guerra omai saran mal atte
65.8tanto è 'l furor che le percote e batte.
66.1L'uno e l'altro pagan, come il trasporta
66.2l'impeto suo, già più e più trascorre;
66.3già 'l foco chiede a i cittadini, e porta
66.4duo pini fiammeggianti invèr la torre.
66.5Cotali uscir da la tartarea porta
66.6sogliono, e sottosopra il mondo porre,
66.7le ministre di Pluto empie sorelle,
66.8lor ceraste scotendo e lor facelle.
67.1Ma l'invitto Tancredi, il qual altrove
67.2confortava a l'assalto i suoi latini,
67.3tosto che vide l'incredibil prove,
67.4e la gemina fiamma e i duo gran pini,
67.5tronca in mezzo le voci, e presto move
67.6a frenar il furor de' saracini;
67.7e tal del suo valor dà segno orrendo
67.8che chi vinse e fugò fugge or perdendo.
68.1Così de la battaglia or qui lo stato
68.2co 'l variar de la fortuna è vòlto,
68.3e in questo mezzo il capitan piagato
68.4ne la gran tenda sua già s'è raccolto
68.5co 'l buon Sigier, con Baldovino a lato,
68.6de i mesti amici in gran concorso e folto;
68.7ei che s'affretta e di tirar s'affanna
68.8de la piaga lo stral, rompe la canna,
69.1e la via più vicina e più spedita
69.2a la cura di lui vuol che si prenda,
69.3scoprasi ogni latebra a la ferita
69.4e largamente si risechi e fenda.
69.5– Rimandatemi in guerra, onde fornita
69.6non sia co 'l dì prima ch'a lei mi renda. –
69.7Così dice; e premendo il lungo cerro
69.8d'una gran lancia, offre la gamba al ferro.
70.1E già l'antico Eròtimo, che nacque
70.2in riva al Po, s'adopra in sua salute,
70.3il qual de l'erbe e de le nobil acque
70.4ben conosceva ogni uso, ogni virtute;
70.5caro a le Muse ancor, ma si compiacque
70.6ne la gloria minor de l'arti mute;
70.7sol curò tòrre a morte i corpi frali,
70.8e potea far i nomi anco immortali.
71.1Stassi appoggiato, e con secura faccia
71.2freme immobile al pianto il capitano.
71.3Quegli in gonna succinto e da le braccia
71.4ripiegato il vestir, leggiero e piano
71.5or con l'erbe potenti in van procaccia
71.6trarne lo strale, or con la dotta mano;
71.7e con la destra il tenta e co 'l tenace
71.8ferro il va riprendendo, e nulla face.
72.1L'arte sue non seconda ed al disegno
72.2par che per nulla via fortuna arrida;
72.3e nel piagato eroe giunge a tal segno
72.4l'aspro martìr che n'è quasi omicida.
72.5Or qui l'angiol custode, al duol indegno
72.6mosso di lui, colse dittamo in Ida:
72.7erba crinita di purpureo fiore
72.8c'have in giovani foglie alto valore.
73.1E ben mastra natura a le montane
73.2capre n'insegna la virtù celata,
73.3qualor vengon percosse e lor rimane
73.4nel fianco affissa la saetta alata.
73.5Questa, benché da parti assai lontane,
73.6in un momento l'angelo ha recata,
73.7e non veduto entro le mediche onde
73.8de gli apprestati bagni il succo infonde,
74.1e del fonte di Lidia i sacri umori
74.2e l'odorata panacea vi mesce.
74.3Ne sparge il vecchio la ferita, e fuori
74.4volontario per sé lo stral se n'esce
74.5e si ristagna il sangue; e già i dolori
74.6fuggono da la gamba e 'l vigor cresce.
74.7Grida Eròtimo allor: – L'arte maestra
74.8te non risana o la mortal mia destra,
75.1maggior virtù ti salva; un angiol, credo,
75.2medico per te fatto, è sceso in terra,
75.3ché di celeste mano i segni vedo:
75.4prendi l'arme; che tardi? e riedi in guerra. –
75.5Avido di battaglia il pio Goffredo
75.6già ne l'ostro le gambe avolge e serra,
75.7e l'asta crolla smisurata, e imbraccia
75.8il già deposto scudo e l'elmo allaccia.
76.1Uscì dal chiuso vallo, e si converse
76.2con mille dietro a la città percossa:
76.3sopra di polve il ciel gli si coperse,
76.4tremò sotto la terra al moto scossa;
76.5e lontano appressar le genti averse
76.6d'alto il miraro, e corse lor per l'ossa
76.7un tremor freddo e strinse il sangue in gelo.
76.8Egli alzò tre fiate il grido al cielo.
77.1Conosce il popol suo l'altera voce
77.2e 'l grido eccitator de la battaglia,
77.3e riprendendo l'impeto veloce
77.4di novo ancora a la tenzon si scaglia.
77.5Ma già la coppia de i pagan feroce
77.6nel rotto accolta s'è della muraglia,
77.7difendendo ostinata il varco fesso
77.8dal buon Tancredi e da chi vien con esso.
78.1Qui disdegnoso giunse e minacciante
78.2chiuso ne l'arme il capitan di Francia,
78.3e 'n su la prima giunta al fero Argante
78.4l'asta ferrata fulminando lancia.
78.5Nessuna mural machina si vante
78.6d'aventar con più forza alcuna lancia.
78.7Tuona per l'aria la nodosa trave,
78.8v'oppon lo scudo Argante e nulla pave.
79.1S'apre lo scudo al frassino pungente,
79.2né la dura corazza anco il sostiene,
79.3ché rompe tutte l'arme, e finalmente
79.4il sangue saracino a sugger viene.
79.5Ma si svelle il circasso (e 'l duol non sente)
79.6da l'arme il ferro affisso e da le vene,
79.7e 'n Goffredo il ritorce: – A te – dicendo
79.8– rimando il tronco, e l'armi tue ti rendo. –
80.1L'asta, ch'offesa or porta ed or vendetta,
80.2per lo noto sentier vola e rivola,
80.3ma già colui non fère ove è diretta,
80.4ch'egli si piega e 'l capo al colpo invola;
80.5coglie il fedel Sigiero, il qual ricetta
80.6profondamente il ferro entro la gola,
80.7né gli rincresce, del suo caro duce
80.8morendo in vece, abbandonar la luce.
81.1Quasi in quel punto Soliman percote
81.2con una scelce il cavalier normando;
81.3e questi al colpo si contorce e scote
81.4e cade giù come paleo rotando.
81.5Or più Goffredo sostener non pote
81.6l'ira di tante offese, e impugna il brando;
81.7e sovra la confusa alta ruina
81.8ascende, e move omai guerra vicina.
82.1E ben ei vi facea mirabil cose,
82.2e contrasti seguiano aspri e mortali,
82.3ma fuor uscì la notte e 'l mondo ascose
82.4sotto il caliginoso orror de l'ali;
82.5e l'ombre sue pacifiche interpose
82.6fra tante ire de' miseri mortali,
82.7sì che cessò Goffredo e fe' ritorno.
82.8Cotal fine ebbe il sanguinoso giorno.
83.1Ma pria che 'l pio Buglione il campo ceda,
83.2fa indietro riportar gli egri e i languenti,
83.3e già non lascia a' suoi nemici in preda
83.4l'avanzo de' suoi bellici tormenti;
83.5pur salva la gran torre avien che rieda,
83.6primo terror de le nemiche genti,
83.7come che sia da l'orrida tempesta
83.8sdruscita anch'essa in alcun loco e pesta.
84.1Da' gran perigli uscita ella se 'n viene
84.2giungendo a loco omai di securezza.
84.3Ma qual nave talor ch'a vele piene
84.4corre il mar procelloso e l'onde sprezza,
84.5poscia in vista del porto o su l'arene
84.6o su i fallaci scogli un fianco spezza;
84.7o qual destrier passa le dubbie strade
84.8e presso al dolce albergo incespa e cade;
85.1tale inciampa la torre, e tal da quella
85.2parte che volse a l'impeto de' sassi
85.3frange due rote debili, sì ch'ella
85.4ruinosa pendendo arresta i passi.
85.5Ma le suppone appoggi e la puntella
85.6lo stuol che la conduce e seco stassi,
85.7insin che i pronti fabri intorno vanno
85.8saldando in lei d'ogni sua piaga il danno.
86.1Così Goffredo impone, il qual desia
86.2che si racconci inanzi al novo sole,
86.3ed occupando questa e quella via
86.4dispon le guardie intorno a l'alta mole;
86.5ma 'l suon ne la città chiaro s'udia
86.6di fabrili instrumenti e di parole,
86.7e mille si vedean fiaccole accese,
86.8onde seppesi il tutto o si comprese.
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